28. Storie di vampiri a Denali

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"Ciao, come stai?" scrissi nella chat con Andrea, che non aprivo da quando avevamo lasciato Forks. Scossi la testa sospirando e cancellai il messaggio.
"Ciao. Come va?" provai a scrivere ma non mi convinceva nemmeno questa volta.
"Ciao, Alexis mi ha detto che ultimamente sei strano... tutto ok?" sbuffai e cancellai nuovamente il messaggio.
Perché era così difficile? E perché avevo deciso di scrivergli?
Avrei potuto ignorarlo come avevo fatto per tutto questo anno, e invece no, avevo deciso di seguire il consiglio di Alexis.
"Ciao, sono Chiara, Alexis mi ha" scossi la testa e, nuovamente, cancellai tutto. Era ovvio che sapesse che ero io, aveva il mio numero. Sempre che non lo avesse cancellato, ma perché avrebbe dovuto farlo?
"Come va?" provai ma non mi convinceva, era troppo freddo.
"Ciao Andrea, Alexis mi ha detto che ultimamente non stai bene... vuoi parlarmene? Puoi chiamarmi, se vuoi".
No, no, non va bene. Pensai. Non volevo assolutamente parlargli e nemmeno sentirlo al telefono.
Sbuffai e cancellai tutto.
«Tutto ok?» sentii chiedere da una voce e sobbalzai, spegnendo istintivamente il display del telefono.
«Sì» mentii guardando il vampiro alto, di corporatura media, con i capelli biondo miele che gli arrivavano fin sotto le orecchie, gli occhi dorati e le innumerevoli cicatrici, ricordo del suo passato di battaglie.
Jasper si sedette accanto a me, sul tronco di un albero caduto da probabilmente molti anni.
«Non direi» rispose osservandomi «Sento emozioni negative... ansia, rabbia» commentò spostando lo sguardo sulla distesa di neve che si apriva davanti a noi.
«Il tuo potere sta funzionando male» dissi con un sorriso forzato e palesemente finto.
«Io invece credo che funzioni piuttosto bene». Si voltò nuovamente verso di me. «Stavi scrivendo ad Andrea?».
«No» risposi abbassando lo sguardo.
«Quindi esiste un altro Andrea Seyer al mondo?».
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando infastidita. «Probabilmente sì».
«Però io credo che tu conosca solo lui».
«Però io penso che tu debba andartene e lasciarmi sola» risposi infastidita.
«Quando mi avrai detto cos'è che ti turba... Voglio aiutare la mia sorellina...» sorrise divertito.
Mugolai facendo una smorfia, per poi rimanere in silenzio. Presi un bastoncino, iniziando a tracciare delle linee a caso nella neve fresca. «Sei andato a caccia?» chiesi per cambiare argomento, anche se conoscevo benissimo la risposta.
«Con Alice, sì» rispose lui e sentii una sorta di leggerezza felice nella sua voce, che mi fece sorridere.
«Bene» commentai mentre continuavo a pensare ad Andrea e a cosa fare con lui.
Restammo in silenzio per un po' e, pian piano, l'ansia che sentivo sembrò scivolare via, insieme a tutte le emozioni negative che stavo provando. Sobbalzai quando mi accorsi di aver disegnato, in mezzo a tutte quelle linee prive di senso, un cuore. «Jasper!» lo richiamai irritata.
«Cosa c'è?» chiese lui, voltandosi verso di me ed alzando un sopracciglio.
«Smettila di usare il tuo potere su di me».
«Ma io non sto facendo nulla» si difese con un sorrisetto innocente.
«Ah, no, certo...» commentai sarcastica, indicandogli il disegno sulla neve.
«Stavi pensando tu ad Andrea mentre disegnavi, non io» mi fece notare divertito.
«A me non piace più Andrea, quindi è colpa tua e del tuo potere» sbuffai spezzando il bastoncino.
«Perché volevi scrivergli?».
«Non volevo scrivergli, lo stavo facendo solo per fare felice Alexis» sbuffai alzandomi. «Torno in casa...» borbottai allontanandomi da lui.
Il potere di Jasper poteva essere molto utile, ma io odiavo quando lo usava su di me.
Raggiunsi la villetta della casa del clan di Denali ed entrai dentro, dirigendomi verso le scale per poter raggiungere la stanza che condividevo con Renesmee.
«Chiara!» mi chiamò proprio quest'ultima, raggiungendomi.
«Cosa c'è?» domandai guardandola, sorridendo leggermente.
In tutta risposta, appoggiò la mano sulla mia guancia. Immediatamente, vidi me stessa da sola ed avvertii il suo disappunto. Poi, la scena si spostò su Garrett, che aveva deciso di raccontarle la sua storia. «Vieni» ordinò lei prendendomi per mano, interrompendo quella visione, e mi trascinò nel salotto.
Seguii Renesmee ed entrammo nella sala, dove trovai Seth e Jacob sul divano e Garrett seduto su di una sedia, intento a parlare con Eleazar di cose che non mi interessava sentire.
Renesmee mi lasciò la mano per andare a sedersi sulle gambe di Jake, mentre Seth si spostò leggermente per farmi spazio.
Sorrisi e mi sedetti vicino a lui, appoggiandomi contro il suo corpo per stare più comoda.
Io conoscevo all'incirca tutte le storie dei vampiri di Denali ma forse, ascoltarle mi avrebbe permesso di smetterla di pensare ad Andrea.
Garrett iniziò a parlare della sua nascita, nella metà del XVIII secolo, nel New England, una delle colonie inglesi in America. Parlò poco della sua vita da umano, poiché non se la ricordava molto bene -quando si diventa vampiri, si tende a ricordare con difficoltà quello che si è fatto da umani e, pian piano, i ricordi scompaiono-. Poi ci disse che era uno dei tanti patrioti a favore dell'autogoverno delle colonie e che combatté durante la guerra d'Indipendenza Americana. Fu allora che venne trasformato, intorno al 1780.
I vampiri locali approfittavano della guerra per concedersi dei lauti banchetti e Garrett, insieme a nove altri soldati, venne attaccato e la sua trasformazione accadde per caso. Dopo una battaglia, lui e i nove compagni si erano trovati isolati dal grosso esercito. Lui, all'inizio dell'attacco, aveva ricevuto una forte botta in testa, che gli aveva fatto perdere i sensi. Il vampiro che li aveva attaccati uccise gli altri nove, lasciando Garrett per ultimo. Essendo sazio, però, non riuscì ad uccidere anche lui e, probabilmente credendo che non sarebbe sopravvissuto a quella botta, lo lasciò stare, andandosene. Al suo risveglio, Garrett si ritrovò vampiro ed iniziò a vagare come nomade, incontrando anche Carlisle, per caso.
Sorrisi leggermente osservando l'alto e snello vampiro che ci aveva appena raccontato la storia, con la barba e i capelli biondastri -quest'ultimi legati con uno spago di cuoio-.
Mi era piaciuto incontrarlo tra i testimoni che ci avevano aiutato con i Volturi e avevo adorato il coraggio che aveva avuto nel fare uno dei suoi tanti discorsi patriottici anche davanti allo stesso Aro, affermando che mai lo avrebbe chiamato Signore, come invece facevano quei leccapiedi delle sue guardie e che, nel tempo che era stato con noi, era stato testimone dei legami che correvano nella nostra famiglia, specificando che eravamo una famiglia, non una congrega.
Renesmee, che aveva ascoltato rapita Garrett, si girò verso Kate, chiedendole se anche lei avesse una bella storia da raccontare.
«Ho una storia, non so se sia bella» sorrise la vampira, andando a sedersi sulle gambe del compagno ed iniziò a raccontare: «Da umana, nel XI secolo, vivevo in un'antica tribù di guerrieri slavi ed ero la dama di compagnia -o, per meglio dire, guardia del corpo- di una nobildonna. Ero stata addestrata alle arti marziali del mio popolo.
Un giorno stavamo viaggiando uniti in una piccola carovana e Sasha e Tanya ci attaccarono. Uccisero tutti, tranne me. Sasha era rimasta colpita dal mio coraggio e dalla somiglianza con loro, mi trasformò per poter essere la sorella di Tanya».
Mentre Kate continuava a raccontare la sua storia, spiegando di come avesse scoperto e migliorato il suo potere, provocare scosse elettriche, mi sconcentrai pensando a Sasha, la vampira che aveva formato il clan di Denali e che, per quanto mi aveva raccontato Carlisle, era stata uccisa per aver creato un bambino immortale, Vasili. Appena i Volturi ne scoprirono l'esistenza, non lo tollerarono, poiché i bambini immortali sono pericolosi: per un semplice capriccio possono distruggere un intero villaggio e così far facilmente scoprire dell'esistenza dei vampiri. I Volturi ordinarono l'uccisione del bambino e della creatrice, lasciando però in vita Tanya, Kate e Irina, perché erano innocenti, non sapendo assolutamente nulla riguardo alla creazione del piccolo vampiro.
Il braccio caldo di Seth che si avvolgeva attorno alle mie spalle mi destò dai miei pensieri. Rabbrividii leggermente ed alzai lo sguardo su di lui, attento ad ascoltare le storie. Nel mentre, Kate stava appunto parlando dell'esecuzione di Sasha e Vasili. Tanya, con un sospiro, si avvicinò a lei ed appoggiò una mano sulla sua spalla, inserendosi nel racconto. «Fui la prima "figlia" di Sasha» disse «Biologicamente ero una sua bisnipote e lei, quando cominciò a soffrire di solitudine nella sua vita da vampira, mi trasformò. Poi, qualche tempo più tardi, decise di trasformare anche Kate ed Irina». Un velo di tristezza si affacciò sul viso delle due vampire bionde al ricordo della sorella defunta. Era stata uccisa da Caius per aver mentito riguardo alla natura di Renesmee, anche se lei non poteva sapere che la bambina che ora sedeva in mezzo a noi non era una vampira, ma era anche umana.
Le due sorelle, Tanya dai capelli biondo ramato e Kate dai capelli biondo chiaro, dissero che, dopo aver perso la madre, iniziarono, insieme ad Irina, a perdersi in una lunga serie di amori con gli umani, ma le storie duravano poco, poiché spesso i loro compagni finivano con l'essere uccisi. Alla fine capirono che, se si fossero abituate a bere sangue animale, forse avrebbero evitato di attaccare gli uomini e avrebbero potuto vivere con loro. Così iniziò la loro vita da "vegetariane", che attirò l'attenzione dei due nomadi Carmen ed Eleazar. Quest'ultimo era uno dei membri dei Volturi, utilizzato per la sua abilità nello scovare talenti altrui, ma aveva deciso di lasciarli per seguire l'amore. Infatti, a Carmen non piaceva la vita violenta del compagno e Aro aveva deciso di lasciare andare Eleazar mantenendo con lui un buon rapporto; probabilmente era cosciente che in seguito gli sarebbe potuto tornare utile.
Allora il clan di Denali, ancora sprovvisto di Garrett, incontrò quello formato da Carlisle e notò di avere molto in comune con la sua visione della vita e, in particolare, con la scelta di nutrirsi solo di sangue animale. Tanya ammise anche di essere stata attratta da Edward per molto tempo, affascinata probabilmente dal fatto che lui, pur non avendo una compagna, era in grado di resisterle e di respingerla.
Ridacchiai insieme agli altri, dopo quell'affermazione, scuotendo leggermente la testa.
«Zio Jasper, mi racconti di nuovo la tua storia?» chiese Renesmee, voltandosi per guardare il vampiro in questione.
«Ancora?» domandò lui sorridendo leggermente divertito.
«Sì! è bella. C'è la guerra, è vero, ma poi è anche bella».
Sorrisi guardando fuori dalla finestra, mentre ascoltavo il loro discorso. Anche a me piaceva molto la storia di Jasper, c'era il giusto equilibrio tra drammaticità, avventura, violenza e romanticismo.
Alla fine, il vampiro dai capelli biondo miele sospirò in modo teatrale ed iniziò a raccontare.
«Nacqui nel 1844 ad Houston, in Texas. Durante la Guerra Civile mi arruolai nell'esercito a soli 17 anni, mentendo sulla mia età.
Mi consideravano un individuo piuttosto carismatico, probabilmente per la capacità di controllare le emozioni che affinai da vampiro.
Alla battaglia di Galveston, nel 1863, ero il più giovane dei maggiori, non avevo mai visto una battaglia in vita mia, ma non me la cavavo male.
Dopo aver condotto un gruppo di profughi da Galveston a Houston, mi imbattei in tre donne di straordinaria bellezza: Nettie, Lucy e Maria. Quest'ultima era a capo del trio e scelse di trasformarmi per l'esercito personale che stava creando.
Gli fui molto utile, sia per la mia esperienza da soldato sia per la mia abilità nel manipolare le emozioni. Diventai il suo secondo in comando e, in breve tempo, mi affezionai a lei. Non conoscevo altra vita se non quella dell'esercito, non pensavo che si potesse vivere diversamente» disse lanciando un'occhiata ad Alice che stava entrando in quel momento nella stanza. «Ero utile soprattutto per placare le risse, i neonati non sanno controllarsi bene, possono arrabbiarsi per un nonnulla e reagire in modo estremamente violento.
Badare a quei giovani vampiri era un lavoro senza fine. Maria non li faceva vivere oltre il primo anno di età, a meno che non avessero sviluppato delle abilità utili, ed eliminarli era il mio compito. Sentivo tutto quello che provavano...» sospirò ma poi riprese il racconto «Credevo che tra me e Maria fosse amore, ma mi sbagliavo. Ero la sua marionetta: lei muoveva i fili ed io ubbidivo.
Un giorno, decisi di prendere Peter come mio aiutante. Si era dimostrato abile ed estremamente civile, mi piaceva e diventammo presto amici. Una sera, mentre eliminavamo i neonati indeboliti dal tempo, notai che era agitato. Provai a chiedergli spiegazioni, ma non me ne diede. Quando arrivò il turno di Charlotte, Peter esplose di rabbia e di paura, le intimò di scappare e fuggì con lei. Avrei potuto riprenderli entrambi senza problemi, ma non lo feci.
Con il passare degli anni, iniziai a non sopportare più le emozioni dei neonati condannati a morte e Maria mutò atteggiamento nei miei confronti.
Mi accorsi che voleva eliminarmi.
Tornò Peter, per raccontarmi che esisteva un'altra vita oltre a quella dell'esercito, una vita di pacifica convivenza con altri clan.
Lo seguii immediatamente.
Ma nemmeno nel pacifico Nord mi sentii meglio. Anche le emozioni delle mie prede umane pesavano sul mio essere e, dopo qualche anno, lasciai Peter e Charlotte, andandomene per conto mio.
Nel 1948 incontrai Alice in una tavola calda. Mi parlò come se fossimo vecchi amici e mi disse, scherzosamente, che l'avevo fatta attendere parecchio. Ero confuso e diffidente, ma le emozioni positive che trasmetteva mi travolsero». Jasper si girò verso Alice, sorridendo innamorato «Mi offristi la mano e la presi senza chiedermi il senso di ciò che stavo facendo. Per la prima volta in almeno un secolo sentii nascere la speranza» le disse mentre le stringeva la mano, poi tornò a guardare noi, Renesmee in particolare «La speranza...» ripetè «Una sensazione... insolita». Il vampiro fece una breve pausa e poi riprese: «Mi raccontò di aver "visto" me e poi i Cullen, descrivendomi anche il loro stile di vita.
Non le credevo, ma la seguii ugualmente alla ricerca di questo clan.
Ci accolsero subito calorosamente e decidemmo di restare» concluse sorridendo.
«Carlisle ci suggerì di sposarci» ricordò Alice con il sorriso ad illuminarle il viso, mentre si appoggiava con la schiena al petto del compagno, in piedi contro una colonna. Nessuno dei due aveva davvero il bisogno di farsi sostenere da qualcosa, ma era un banale gesto da umani che avevano imparato per nascondersi meglio nella realtà.
Lanciai una breve occhiata alla vampira di statura minuta ed aggraziata, con i corti capelli neri. Anche la sua storia mi affascinava parecchio. Fin da piccola possedeva il dono della preveggenza, anche se le sue visioni non erano tanto chiare e vivide quanto adesso. Pian piano, venne esclusa dagli altri bambini, poiché era strano che lei riuscisse a prevedere qualcosa che poi si avverava sul serio, quindi lei smise di farne parola con qualcuno.
A volte, però, sentiva l'obbligo di avvertire le persone in caso di cose veramente gravi. Come quando pregò un suo cugino di non andare ad Ovest; il ragazzo la ignorò e andò comunque, morendo poi in un incidente.
Gli zii di Alice le diedero la colpa, poiché aveva "portato male" e la gente iniziò a darle della "strega" e della "spiritata".
Poi, un giorno, Alice vide uno sconosciuto che assassinava sua madre nel bosco. La madre le credette e si chiuse in casa con le figlie, venne anche setacciato il bosco ma non fu trovato nessun assassino. Dopo un po' di tempo senza incidenti, la madre abbassò la guardia e riprese a condurre una vita normale.
Una sera, Alice ebbe la visione di una macchina che spingeva fuori strada il calesse di sua madre. La donna era appena uscita, in calesse. Alice andò a cercarla, ma era troppo tardi.
La sua morte fu archiviata come incidente.
Il padre si sposò con un'altra donna, che non apprezzava Alice. Al contrario, provava un grande affetto per la sorellina della ragazza, Cynthia.
Alice vide poi che il padre dava dei soldi all'assassino della madre e quest'uomo chino su di lei, con un coltello in mano.
Senza pensarci due volte, scappò dagli zii, i quali la consideravano ancora la causa della morte del figlio.
Alice, allora, corse dallo sceriffo, ma suo padre e sua zia erano arrivati prima di lei.
Nessuno le diede retta quando accusò il padre di omicidio e la zia di complicità.
Il padre pagò lo sceriffo per far rinchiudere, senza troppo trambusto, Alice in un manicomio a due contee di distanza. La famiglia finse che la ragazza fosse morta.
Alice, tra le tante cose, venne sottoposta a svariati elettroshock, cosa che le fece perdere parte della memoria, ma riportò a galla la sua natura solare, ultimamente sovrastata dalle terribili vicende vissute.
Il custode dell'istituto era un vampiro in incognito, il quale aveva trovato un'abbondante riserva di umani di cui nutrirsi, poiché nessuno ne lamentava la scomparsa. Costui si affezionò ad Alice, prendendola sotto la sua ala protettrice, e scoprì il talento della ragazza.
A questo punto arrivava la parte che più mi intrigava. Infatti, Alice previde l'arrivo di James, il vampiro che, in un lontano futuro, avrebbe cacciato Bella, scatenando caos nella famiglia Cullen. Comunque, Alice vide che James era nel suo paesino natale e aveva avvertito il suo odore. Vide anche che James la trovava. La ragazza ne parlò al suo amico vampiro, il quale capì che la visione si sarebbe realizzata. Qualsiasi soluzione proponesse, Alice vedeva James che la trovava, così, decise di trasformarla, ma il tempo stringeva. Il vampiro la morse senza aspettare oltre e la nascose. Poi, pur sapendo, grazie alle visioni di Alice, che James era un vampiro più forte di lui, si mise sulle sue tracce.
Alice si svegliò e si trovò da sola, oltre che trasformata in vampira. Non ricordava nulla della sua vita umana, ma adesso era in grado di leggere il futuro con più sicurezza. Vide Jasper Whitlock, un soldato che sarebbe stato il suo futuro compagno vampiro, ma sapeva anche che non era ancora pronto per lei.
Nel frattempò, provò a diventare "vegetariana", sapendo che poi sarebbe andata con Jasper da un clan di vampiri "vegetariani", i Cullen.
Al momento giusto si recò a Philadelphia, alla tavola calda dove trovò Jasper, e poi si unirono ai Cullen.
Una cosa che mi incuriosiva era il fatto che Alice sapesse già usare il suo potere in modo piuttosto efficiente, pur essendo umana, proprio come Jasper e anche Benjamin, il vampiro del clan egiziano. Quest'ultimo, infatti, aiutava lo zio, un artista di strada che lo aveva in custodia, facendo dei piccoli trucchi con il fuoco, i quali gli erano stati insegnati dallo stesso zio, dopo che aveva notato la sua strana capacità di controllare quell'elemento.

Appena mi ripresi dal vortice di pensieri e ricordi nel quale ero caduta, mi alzai dal divano, lasciando gli altri ai loro discorsi che non avevo seguito, ed uscii fuori.
Ormai era sera ed il sole stava tramontando. Presi il telefono e notai un messaggio di Alexis:

Alexis
Hai per caso sentito Andrea?

Sospirai e le risposi mentre continuavo a camminare, per allontanarmi un po' dalla casa:

No
Perché?

Alexis
È sempre più strano. Mi spaventa...

È l'anniversario della morte di sua nonna, è normale che stia male. Gli passerà

Alexis
Oggi non rispondeva né ai messaggi, né alle chiamate. Non è venuto a scuola. Sono andata con Brian a casa sua e lui, dopo averci guardato dalla finestra non ci ha aperto! Ci ha lasciati fuori! E non risponde!

E cosa dovrei fare? Venire a Forks?

Risposi leggermente irritata. Perché Alexis si ostinava a parlarmi di Andrea? Non poteva farsi i fatti suoi?

Alexis
Sarebbe bello... :-)

Ma non posso
Andrea se la caverà

Alexis
Ho paura che faccia qualcosa di strano...
Non sei preoccupata?
È anche tuo amico....

Sbuffai tirando un calcio ad un cumulo di neve.

Era mio amico.
Adesso mi odia.
FINE

Alexis
E va bene...
Adesso devo andare
Magari, però, scrivigli

Mi sfuggii un ringhio e spensi il display del telefono senza più rispondere alla ragazza.
Chiusi gli occhi e feci dei profondi respiri, cercando di placare il tremore che mi stava percorrendo. Non potevo e non volevo trasformarmi, soprattutto non per una cosa così stupida.
Tornai irritata verso la casa, anche perché stava iniziando a diventare buio e a fare freddo e non mi andava più di stare fuori.
«Tutto ok?» sentii domandare da una voce. Alzai lo sguardo e vidi Seth.
«Sì» risposi fredda, superandolo.
«Ne sei sicura?» chiese lui, preoccupato.
«Sì» dissi nuovamente, entrando in casa.
«C'è qualcosa che non va?».
«No, smettila di rompere!» ringhiai correndo su per le scale.
«Ma... Chiara».
Risposi con un ringhio gutturale ed entrai nella camera che condividevo con Renesmee, sbattendo con violenza la porta, per poi buttarmi sul letto.
Perché tutti dovevano farsi i fatti miei? E perché mi sentivo in ansia per Andrea?
Sbuffai e mi sdraiai, nascondendo la testa nel cuscino e chiudendo gli occhi, per cercare di addormentarmi e scacciare così quel brutto presentimento che mi stava attanagliando le viscere.

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