40. ...e un tuffo nel sangue

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Tornai a casa dopo circa due ore, quando la rabbia era scemata

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Tornai a casa dopo circa due ore, quando la rabbia era scemata. Andrea era venuto a cercarmi, ma lo avevo mandato via.
Annusai l'aria e notai che in casa non c'era nessuno.
Dov'era finito Andrea?
Sapevo già che gli altri erano andati o a caccia o ad accompagnare Phil e Renèe all'aeroporto, ma Andrea?
Presi il mio telefono e gli telefonai. Mi girai di scatto sentendo la sua suoneria. Proveniva dal letto. Mi avvicinai ad esso e sospirai quando vidi il cellulare bianco di Andrea tra le lenzuola.
«Dove sei andato da solo?» mormorai tra me e me. Posai entrambi i telefoni sulla scrivania e poi mi trasformai.
Sentivo perfettamente l'odore di Andrea, anche se non era più fresco. Seguendolo, corsi fuori dalla casa e mi addentrai tra i boschi.
Iniziai le ricerche mentre sentivo il cuore battere velocemente a causa dell'ansia.
Andrea era sparito ed era un vampiro neonato, non ancora perfettamente padrone del proprio controllo. Speravo solo che non avesse fatto nulla di stupido o di pericoloso.
Corsi annusando l'aria per un tempo indefinito.
Seguendo l'odore del neo-vampiro, arrivai fino al luogo dove mi aveva raggiunta e poi girai verso sinistra, ad angolo retto. Sgranai gli occhi. Presa dalla rabbia, non mi ero accorta che Andrea avesse imboccato una strada diversa da quella che era da fare per tornare a casa.
Avrei dovuto fare più attenzione! Mi dissi ringhiando, dando con le zampe un colpo al terreno. Una zolla di terra con dell'erba si staccò e volteggiò in aria, prima di ricadere sul suolo a qualche metro di distanza da me. Poi ripresi a correre.

Continuai a seguire la traccia per molto, troppo, tempo e mi resi conto che avrei dovuto chiamare Carlisle o chiunque altro.
Avevo un brutto presentimento.
Fui tentata di fermarmi per ululare, sperando che qualcuno mi sentisse e venisse da me, ma cambiai idea quando mi resi conto che l'odore del vampiro sembrava più intenso. Era vicino.
C'era però anche qualcosa di strano nell'aria. Sentivo l'odore di qualche scoiattolo e uccello appollaiato sui rami degli alberi; le foglie secche e quelle ancora in vita; l'umidità del muschio, dell'erba e di alcuni tronchi marci. Ovviamente sentivo anche l'odore fin troppo dolce di Andrea, ma c'era anche qualcos'altro; qualcosa che sapeva di ferro, caldo, umido e di... cibo.
Smisi bruscamente di correre, scavando profondi solchi nel terreno con le zampe. Quello era palesemente sangue!
Mi drizzai di scatto, allarmata, e cercai di capire da dove potesse provenire, annusando freneticamente l'aria. Lo stomaco mi si contrasse in modo strano e un formicolio fastidioso mi percorse le gengive, andando fino alla punta dei canini. Involontariamente scoprii le zanne, ma poi scossi la testa, ringhiando a me stessa.
Io ero un licantropo, non potevo essere attratta dal sangue! In realtà ero anche un vampiro, ma sapevo benissimo che il sangue umano era un tabù.
Ebbene sì, quello che sentivo era sangue umano.
Ripresi a correre verso Nord-Ovest, da dove proveniva la traccia.
Pian piano iniziai a ad avvertire anche odore di cibo, cibo umano.
Prosciutto... carne... pensai confusa. E fumo, stanno per cuocere qualcosa alla brace.
Però sentivo sempre di più il sentore ferroso che risvegliava il mio lato da vampiro.
Arrivai alla mia meta e quello che vidi oltre gli alberi mi fece gelare il sangue nelle vene. Vi era una piccola radura, con una roulotte ed una macchina rossa ad un lato, un fuocherello al centro e tre tende disposte attorno ad esso. Poi c'erano cinque umani, un anziano, un uomo, una donna e due bambini -un maschietto ed una femminuccia-.
Guardai i loro visi pallidi e i loro corpi immobili. Sul collo avevano due fori sporcati da del sangue ormai secco. Erano morti. Tutti.
Andrea... mormorai mentalmente, alzando lo sguardo su di lui. Era accovacciato al suolo, con la maglia sporcata dal liquido rosso, così come le labbra e i pantaloni. I capelli erano scompigliati e tra le braccia reggeva il bambino. Il viso del piccolo era rivolto verso di me, con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, il braccino gravemente abbandonato a terra, con le dita che sfioravano l'erba.
Il vampiro aveva gli occhi, di un rosso brillante, persi nel vuoto, come se stesse fissando il fuocherello davanti a sé.
Tornai umana e mi avvicinai lentamente a lui. Deglutii, a disagio. «Andrea..» mormorai, ma di nuovo sembrò non avermi sentito. Il silenzio era rotto solo dallo scoppiettio del fuoco. «Andrea» ripetei, un po' più forte, facendo un passo verso di lui. Ruppi un legnetto ed il vampiro sobbalzò, alzando finalmente lo sguardo, per incastrare i suoi occhi nei miei.
Si alzò di scatto, reggendo il bambino fra le braccia. Guardai sconvolta gli arti del piccolo che ballonzolavano senza vitalità e la testa lasciata ricadere verso il basso.
«Stammi lontana!» esclamò e capii che era spaventato quanto me.
«Che cosa hai fatto?» chiesi avvicinandomi ancora di un passo.
«Io... io non volevo» mugolò lui, guardandomi dispiaciuto. «Io... davvero. Ho cercato di fermarmi... di salvarli... io...» la sua voce, per quanto perfetta e melodiosa, si incrinò e si spezzò. I vampiri non potevano piangere, ma capivo che, se avesse potuto, lo avrebbe fatto.
«Cos'è successo?» chiesi cercando di restare calma.
Andrea rimase in silenzio e guardò il bambino che aveva tra le braccia. Il viso innocente e i capelli biondi; sembrava un piccolo angioletto di non più di sei anni. Notai che aveva un taglio non troppo grave o profondo sulla gamba. «Io li ho uccisi» confessò alla fine il vampiro, rompendo il silenzio.
I suoi pantaloni erano strappati all'altezza delle ginocchia e, vicino agli strappi irregolari, vi erano delle tracce di verde, sicuramente causate dall'erba. Forse aveva lottato per cercare di uccidere quei cinque umani.
«Andrea, va tutto bene. Adesso... adesso chiamiamo Carlisle» cercai di calmarlo. L'unico problema era che nessuno di noi aveva un telefono e non ero così sicura che Andrea fosse disposto a lasciare il luogo del massacro.
«No, non va bene» rispose lui inginocchiandosi. Posò delicatamente il bambino sul terreno erboso e lo osservò. «Non volevo ucciderlo» ripetè «Ma sapeva di sangue... io volevo provare a cacciare un cervo...» mormorò.
«Cos'è successo?» chiesi nuovamente, avvicinandomi.
Andrea si spostò e si sedette. Portò le ginocchia al petto ed abbracciò le gambe con le braccia. «L'ho ucciso. Lui e la famiglia, non il cervo» rispose dondolandosi lentamente, mentre fissava il vuoto.
«Lo so... hai perso il controllo... ora chiamiamo Carlisle» dissi avvicinandomi a lui.
«No!» esclamò alzandosi in piedi di scatto «Sono un mostro! Stammi lontana!».
«Non sei un mostro, Andre... hai perso il controllo. Anche gli altri lo hanno fatto» risposi alzando leggermente le mani, in segno di resa.
«Ho ucciso due bambini, Chiara. Ho sterminato una famiglia intera» disse in un soffio.
«Andrea, calmati. Ti prego» mormorai cercando di avvicinarmi cautamente a lui.
«Stammi lontana. Ho ucciso degli umani» rispose sospirando «Non... non va bene io... io sarei dovuto morire. Perché mi avete trasformato? Ora sarei morto e questa famiglia sarebbe viva!» singhiozzò accasciandosi a terra in ginocchio. Si portò le mani sul viso e iniziò ad emettere dei lamenti. Osservai la sua schiena sussultare e sospirai.
«Andrea...» mugolai avvicinandomi ancora.
«Vai via... lasciami qui» mugolò lui. Posai una mano sulla sua spalla, ma lui si ritrasse di scatto, alzandosi in piedi.
Mi guardò negli occhi per un attimo e poi scattò via.
«Andrea!» esclamai facendo istintivamente un passo in avanti. Mi trasformai ed ululai.
«Chiara! Cos'è successo?» Jacob era già "connesso" nella mente del branco e sentivo la presenza agitata di Seth. Stavano correndo verso di me. Probabilmente Alice li aveva avvertiti.
«Sì, Alice ha avuto una visione» confermò Seth, captando i miei pensieri «Andrea ha...».
Sì, temo che abbia perso il controllo! Esclamai e lanciai una veloce occhiata attorno a me, per mostrargli i corpi.
Avvertii lo stupore misto a disgusto e rabbia dei due licantropi. Sentii anche i passi di qualcuno che correva insieme a loro e dagli odori che sentivano potevo supporre che fossero Edward, Carlisle, Alice, Emmett e Jasper.
«Dov'è adesso?» chiese Jacob, tornando in sé.
È scappato. Vado a cercarlo. Esclamai prima di correre nella direzione dove Andrea era sparito.

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