44. Il passato di Chiara

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«Quando Philippe fu attaccato da quel vampiro che ti salvò, ci ordinò di scappare

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«Quando Philippe fu attaccato da quel vampiro che ti salvò, ci ordinò di scappare. Controvoglia, io e Logan lo facemmo. Poi lo cercammo e scoprimmo che era morto. A quel punto, scappammo.
Avevamo paura. Salimmo su di una nave, nascondendoci nella stiva, e sbarcammo in Galles dopo parecchi giorni.
Per circa un anno vagammo da soli, finché non incontrammo Derek, in esplorazione da solo. Lui ci accolse nel branco, convincendo poi i due Alpha a tenerci. Da allora... abitiamo qui» concluse Nicholas, ancora in forma di lupo, ammiccando verso Derek.
Mi dispiace... sussurrai. Non credevo che Alistair avrebbe ucciso quel vampiro. Ammisi sentendomi leggermente in colpa.
«Non importa» rispose il lupo «Se non fosse successo così, non avremmo scoperto che esistono altri licantropi come noi. Credevamo di essere gli unici al mondo!».
Beh... anch'io la pensavo così. Poi ho incontrato voi... poi Derek... mormorai.
«Ma tu sei unica! Sei metà...» iniziò a rispondere Nicholas, venendo però interrotto da Derek, che gli saltò addosso.
«Zitto, idiota!» ringhiò buttandolo a terra. «Ne parleranno gli Alpha!» continuò, mentre, istintivamente, li fissavo rigida e stupita.
Sapevo bene di essere metà licantropo -Sangue di Lupo e Quileute- e metà vampiro.
Nicholas uggiolò e avvicinò il suo muso all'orecchio di Derek, come per dirgli qualcosa. Dopo un attimo, ci soffiò dentro e il lupo nero saltò indietro, ringhiando.
Fulminò con lo sguardo il suo amico e tornò da me. «Scusa» disse dolcemente «Ora torniamo al branco, parlerai con gli Alpha e capirai tutto».
Annuì, poco convinta. Avevo paura di entrare in un branco di sconosciuti che erano probabilmente stati avvertiti del mio arrivo dalla lupa bianca con la quale avevo quasi lottato dopo esserle involontariamente rotolata addosso. Avvertii subito dopo un odore diverso e un lontano vociare concitato, accompagnato da ringhi e ululati.
«Siamo quasi arrivati» disse Derek, cercando di sorridermi in modo lupesco.
Sicuramente voleva tranquillizzarmi, ma io mi fermai. Ho paura. Ammisi. Non voglio.
«Cosa?» domandò il lupo nero. «Non succederà nulla, te lo giuro. Non tutti sono aggressivi come Hurit».
«Sì, lascia perdere la lupa bianca» confermò Nicholas, avvicinandosi a me «Ma ha il ciclo venticinque ore su ventiquattro, tutti i giorni -più uno- all'anno» disse ridacchiando da solo per la sua battuta «E so che fa paura, ma vedila così: hanno accolto me e Logan, due completi sconosciuti. Tu, invece, hai qualcosa in comune con loro e, soprattutto con l'Alpha, quindi stai tranquilla» concluse posando una zampa sulla mia spalla. Intanto, il ringhio sordo di Derek si unì ai suoni già presenti. «Oh! E non fare il geloso!» esclamò Nicholas, ridendo «E non dire che le ho detto troppo! Non sa quasi nulla in più di quanto le avessi detto tu!».
Derek sbuffò, per poi guardare la strada dritta davanti a noi. «Andiamo?» chiese.
Andiamo confermai, annuendo con un colpo secco del muso. Poi feci un passo in avanti, per far vedere che davvero ero pronta.
Derek e Nicholas ripresero a camminare e così li seguii.
Il rumore si fece pian piano più intenso, così come l'odore. Per un attimo tentennai, spaventata dall'incognito che mi attendeva. Nella mente del branco non sentivo nessuno, e la cosa mi preoccupava; non sapevo se eravamo troppo distanti per poterci sentire o se, invece, ero io ad avere qualche problema.
«Siamo arrivati» annunciò Derek, prima che superassimo un'enorme roccia che ostruiva la vista. Un ululato si levò dall'alto, mentre davanti ai miei occhi si apriva una distesa di altri alberi. Spaventata dal suono, alzai il muso per vedere un lupo totalmente grigio che ci fissava dalla punta della roccia.
«Tranquilla, è Uthgard» disse Derek, mentre un altro ululato, questa volta più lontano, richiamava la mia attenzione.
«E questo è Rahmroh» aggiunse Nicholas, superandoci per andare verso gli alberi.
«Sono sentinelle, controllano solo che non arrivino nemici o umani» mi spiegò Derek, mentre continuava a camminare ed io ero sempre più terrorizzata.
Superammo gli alberi ed eccolo: una specie di accampamento primitivo. Vi erano alcune tende composte da teli logori e sporchi, oppure da pellicce, e sorrette da bastoni conficcati nel terreno. Vidi delle persone osservarci, uomini e donne, alcuni ringhiavano sospettosi, mentre altri non emettevano suoni.
Si sentirono delle risate e due bambini corsero tra le tende, giocando, ma vennero fermati da una donna, che li afferrò entrambi. E così tornò il silenzio.
Mi guardai intorno, a disagio. Loro erano così diversi da me e sembravano molto ostili. Indossavano vestiti logori oppure pellicce, alcuni erano sporchi di terra ma non sembravano curarsene e i capelli lunghi di qualche donna erano aggrovigliati e unti, con dei ramoscelli incastrati fra di essi.
Una donna che reggeva un cesto di fiori entrò nell'unica capanna costruita interamente in legno e con una porta.
L'odore di licantropo era forte, ma c'era anche una pesante puzza di sporco. Effettivamente, nel bosco non potevano avere dei bagnoschiuma per lavarsi.
Derek passò sotto ad un arco di legno, che reggeva una specie di acchiappasogni gigante e oscillante per via di un leggero venticello. «Torna umana» mi suggerì il lupo prima di trasformarsi.
Annuì e feci come lui, dopo aver superato l'arco.
Anche Nicholas tornò umano, restando dietro di noi.
Guardai ancora le persone. Sì, erano decisamente ostili.
Ad un tratto, si voltarono tutti da una parte e alcuni arretrarono, accennando ad un inchino. Un uomo e una donna ci vennero incontro. Lui indossava degli stivaletti da montagna, dei jeans logori, una camicia rossa e blu a quadretti -con una manica bucata- e un gilet di pelliccia. Lei, invece, aveva degli stivaletti neri e un lungo vestito bianco, un po' sgualcito ai bordi. I lunghi capelli biondi erano curati e ricadevano morbidamente sulle spalle.
Capii immediatamente che erano gli Alpha.
Il branco aveva smesso di ringhiare, tutti sembravano essersi calmati.
L'uomo sorrise, passandosi una mano sulla barba rossiccia e non folta. «Benvenuta, Chiara».
 «Grazie?» risposi non proprio convinta.
Perché sapeva il mio nome? Perché Derek continuava a dirmi che gli Alpha mi avrebbero spiegato tutto?
«Sì, ora sarai confusa. Ma vieni, ti spiegheremo tutto». Detto ciò, l'uomo iniziò a camminare, accompagnato dalla donna. Derek li seguì e, con un cenno della testa, mi invitò a fare lo stesso.
Seguimmo un sentiero costellato da pietre e erbacce. Ogni tanto, fra gli alberi appariva qualche capanna primitiva. Poi, un'enorme spiazzo ben ripulito si aprì davanti ai nostri occhi. Era a forma circolare, delimitato da alcune rocce e, al centro, vi erano due cervi morti, circondati da delle lisce pietre appuntite.
«Li avevamo appena cacciati» mormorò Derek in risposta al mio sguardo confuso.
Il sentiero proseguiva per poco, per poi essere ingoiato da una grossa caverna.
Noi ci entrammo dentro.
Essa era rischiarata da alcune lampade a gas e da alcuni grossi fori nella roccia. Era molto larga e spaziosa, con due insenature ai lati, nascoste dietro a due tende di cuoio. Al centro, c'erano quattro sedie ripiegabili in plastica bianca.
Sorrisi divertita trovando strana la presenza di qualcosa di umano.
«Sedetevi» sorrise l'uomo, mentre Derek si stava già sedendo. Mi sedetti vicino a lui, agitata. Davanti a me si sedette la donna e al suo fianco l'uomo.
«Io» disse proprio lui, portandosi con forza una mano sul petto «Sono Greymark».
La donna fece la stessa cosa. «Io sono Keyla» disse con voce dolce.
«E io cosa c'entro con voi?» chiesi ottenendo l'occhiata divertita di Derek.
«Gli Alpha non si interrompono» sussurrò divertito.
Sgranai gli occhi, stupita. «Oh... ok... scusate» mormorai leggermente in imbarazzo.
«È una storia difficile da raccontare, ma ci riusciremo» sorrise Greymark. «Tutto iniziò con l'incontro fra due lupi diversi, un uomo e una donna. L'uomo non era dei nostri, lui era grosso come un cavallo, quando si trasformava, e molto più forte».
Sgranai gli occhi, capendo che stava parlando di un Quileute.
«Lui era Abhijat, mio padre. Lui non parlava inglese e nemmeno la lingua dei Sangue di Lupo.
Lei era Aylen, una Sangue di Lupo.
I due si innamorarono, ma il branco non accettava Abhijat, poiché era diverso.
Ci furono degli scontri e Abhijat sfidò l'Alpha».
«È un grosso affronto sfidare l'Alpha. Lui e lo sfidante lottano fino alla morte o finché uno dei due non si arrende. Se ci si arrende si è umiliati, se si vince si diventa Alpha e si ottiene il rispetto del branco» specificò Keyla. I due avevano degli accenti così strani, forse nordici, e una lieve insicurezza nella pronuncia e nella grammatica, come se non conoscessero bene l'inglese.
«Abhijat vinse» disse Greymark, con voce profonda «E ebbe tre figli con Aylen: Meinir, me e Jograjh. Quando i tre figli raggiunsero l'età adatta e il loro corpo fu pronto, si trasformarono. Con Meinir si vide la mescolanza di sangue tra i due genitori: lei tremava, gli occhi diventavano gialli e il suo lupo era grande quanto i nostri. Io ho le vene nere dei Sangue di Lupo e gli occhi gialli e divento un lupo come i nostri. Jograjh tremava, i suoi occhi restavano normali e il suo lupo diventava enorme, alto quanto i cavalli e possente e forte come dieci alci».
«I Sangue di Lupo si trasformano in modo diverso dai tuoi amici. Ma lo avrai visto con Derek, presumo» disse la donna e io annuii. Mi ricordavo perfettamente la trasformazione di Derek: il suo corpo veniva ricoperto da linee nere -avevo poi scoperto essere le sue vene, attraverso le quali scorreva il sangue da licantropo-, gli occhi diventavano gialli, gli spuntavano gli artigli e le zanne e poi... puf! appariva un lupo normalissimo dove prima c'era un ragazzo.
In tutto ciò, però, stavo pensando ad un'altra cosa: Meinir era il nome di mia madre, lo sapevo. Forse lei era proprio questa Meinir.
«Meinir crebbe» continuò Greymark. «E un giorno si innamorò. Avrebbe dovuto sposare Maxwell, capo delle sentinelle e fratello di Keyla.
Ma aveva incontrato un uomo.
Un uomo strano, dall'odore strano e fastidioso, dalla pelle bianca e marmorea, fredda come il ghiaccio.
Il Branco non voleva quell'uomo e tantomeno Abhjiat, che raccontò storie sui Freddi. Di come uccidevano le persone e di quanto erano forti, e di come i lupi avrebbero dovuto sconfiggerli.
Meinir andò via con l'uomo, Aaran».
Ci fu un attimo di silenzio, mentre la mia mente continuava a unire tutti i pezzi del puzzle. Sapevo che mio padre si chiamava Aaran e mia madre Meinir, anche se ero piccola li avevo conosciuti e sapevo i loro nomi. Sospettavo che Aaran fosse un vampiro e Meinir una lupa, e la "visione" di Andrea me lo aveva confermato.
Questo Aaran era un vampiro e questa Meinir un licantropo metà Quileute e metà Sangue di Lupo, che si trasformava proprio come me.
Erano loro. Sicuramente.
«Abhijat amava Aylen e smise di trasformarsi per stare con lei. Lui non invecchiava, ma lei sì. Poi lui iniziò ad invecchiare.
Rintracciammo Meinir, che venne qui per salutare Aylen prima che partisse per raggiungere il Dio Fryogard.
Poi tornò per essere eletta ad Alpha.
Meinir però rifiutò e Abhijat elesse me, il secondo genito.
Anche Abhijat raggiunse Fryogard e adesso corre sulle stelle con Aylen.
Meinir andò via di nuovo.
Dopo quasi un anno arrivarono degli uomini strani, con le caratteristiche di Aaran. Erano vestiti di nero e cercavano Aaran o Meinir. Noi non sapevamo dove fossero, ma comunque non glielo avremmo mai detto.
Gli uomini in nero attaccarono i nostri lupi. Avevano degli strani poteri ed erano fortissimi. Fu solo grazie a Jograjh se non venimmo sterminati.
I vampiri andarono via dopo aver visto che Meinir e Aaran davvero non c'erano, ma avevano distrutto il villaggio e molti dei nostri erano morti. Con loro, anche nostro figlio Brandon e successivo erede al trono».
Mi passai una mano tra i capelli, riuscendo a ricollegare quello che mi stava raccontando Greymark a ciò che mi aveva detto Derek.
I Volturi... pensai.
«Scoprimmo poi, molto tempo dopo, che Meinir aveva avuto una figlia licantropo. Duo giovani lupi si unirono a noi e ci raccontarono di aver trovato una Sangue di Lupo solitaria. Ci narrarono di ciò che era successo, facemmo delle ricerche e capimmo tutto.
Per questo inviammo Derek e, finalmente, sei arrivata».
Guardai l'uomo. «Quindi... Aaran era mio padre e Meinir mia madre?» chiesi anche se lo sapevo, ma ne volevo una conferma.
«Sì» disse lui, annuendo.
«Ok...» sussurrai un po' sconvolta. Adesso, però, stavo capendo. I miei genitori erano un vampiro e un ibrido Quileute-Sangue di Lupo. Ecco perché io ero così. In più, Aaran aveva qualche potere che c'entrava con la mente e poteva essere la causa del mio di potere.
Con la gravidanza inaspettata di Bella avevamo scoperto che i vampiri maschi potevano fare figli con un'umana. Forse anche i miei genitori erano all'oscuro di ciò e Meinir, pur essendo una lupa, era rimasta incinta.
«Però... perché i vampiri in nero vi hanno attaccati? Come facevano a sapere dei miei genitori?».
«Questo non lo sappiamo» rispose Greymark, scuotendo la testa.
«Ma dobbiamo chiederti una cosa» disse Keyla, guardando prima me e poi l'uomo.
«Sì» disse lui «Tu sei la figlia della primogenita di cui ho preso io il posto. Se tua madre fosse restata qui e tu fossi nata, saresti stata tu l'Alpha. Quindi devo chiedertelo: vuoi rivendicare il tuo titolo legittimo di Alpha?».
Sgranai gli occhi, stupita. «State affidando un intero branco ad una ragazzina sconosciuta?» chiesi.
«Sì» risposero in coro i due Alpha.
«Ehm... no. No, non voglio» risposi immediatamente. Non potevo prendere il comando di un branco di sconosciuti con usanze sconosciute. «No» ripetei convinta.
«Puoi cambiare idea quando vuoi» disse Greymark «E vuoi restare qui con noi?».
«Non... lo so... Dovrei tornare a casa».
«Solo per un po', la strada è lunga».
«Sì, per un po' va bene» dissi annuendo.
«Ti faccio fare un giro!» esclamò Derek, alzandosi di scatto.
«Sì, andate» sorrise Gerymark, prima che il ragazzo mi trascinasse fuori.
Lo lasciai fare, ancora sconvolta dalla proposta della coppia.
Io Alpha?

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