50. Epilogo

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Stavo fissando il vuoto, in silenzio, da tempo indefinito.
Dicono che non si può non pensare a nulla, ma io avevo sempre sostenuto che non era vero, e questa ne era la prova: la mia mente non era stata attraversata da nessun pensiero nelle ultime ore. Nemmeno uno. O forse sì, ma non me n'ero accorta.
Derek era morto. Solo questo contava.
Era morto e io non avevo potuto fare nulla per salvarlo. Era morto perché era venuto a salvare me. Non sapevo se me lo sarei mai perdonata. «Chiara» sussurrò una voce familiare, seguita dal lieve fruscio dei vestiti. Si avvicinò a me, ma restò in piedi. Non avevamo ancora parlato bene di tutto quello che era accaduto. «Tra poco dobbiamo andare. Si stanno riunendo tutti».
Con gli occhi lucidi, guardai Andrea. Poi annuii, ma non mi mossi. Non sapevo se ero pronta per tutto questo. Tornai a guardare davanti a me la parete della caverna e posai le mani sulla roccia fredda su cui ero seduta. Era un lungo blocco orizzontale, piatto e ben levigato.
«Andiamo?» chiese nuovamente.
Annuii e questa volta mi alzai. Uscimmo fuori e mi strinsi nella giacca che indossavo, in modo da combattere il freddo pungente. Chiusi per un attimo gli occhi, abbagliata dalla luce che nella caverna non era così forte. Percorremmo il vialetto che avevo percorso con Derek, fino alla piazza, poi seguimmo un'altra strada.
Arrivammo in uno spiazzo che non avevo mai visitato e che avevo appena capito essere riservato solo a occasioni come queste.
Afferrai la mano di Andrea e la strinsi leggermente, mentre osservavo il corpo a terra. Indossava vestiti puliti, che gli avevo visto addosso molte altre volte, gli occhi erano chiusi, la pelle pallida e fredda. Qualcuno gli aveva ripulito le labbra e le mani dal sangue e adesso sembrava solo che stesse dormendo. Circa.
Tutto il branco era riunito in cerchio attorno a Derek, steso su di un telo marrone.
Andrea mi lasciò la mano ed io mi unii al cerchio. Lui non poteva entrare, lo avevamo capito dalle occhiatacce che aveva ricevuto.
Mi misi tra i due Alpha e strinsi loro le mani, in modo che tutti fossimo unitiPoi una donna, quella che sapevo svolgere le funzioni più religiose, si fece largo attraverso al cerchio e si mise davanti a Derek. Guardò Greymark, che annuii, e poi iniziò a parlare nella lingua dei Sangue di Lupo: «Benedici questo lupo, oh Fryogard! E guida questo spirito al Branco Originario, in modo che possa trovare pace per l'eternità!».
Nicholas mi aveva già detto che cosa avrebbe recitato, in modo che potessi capire.
La donna fece scivolare lentamente una polvere rossa sul corpo di Derek.
Seguii una lunga pausa, al termine della quale tutti i licantropi alzarono lentamente la testa al cielo per poi ululare. Ululai anch'io con loro, liberando tutto il mio dolore e la mia frustrazione.
Poi, quando finimmo, osservai un uomo che copriva Derek con una parte del telo sopra al quale era steso.
Sparsero altra polvere rossa.
Mi morsi il labbro e arretrai leggermente. Sapevo cosa stava per succedere e non volevo vedere.
Keyla mi guardò e accennò un leggero sorriso, per poi sussurrare dolcemente un "vai pure".
Mi allontanai, superai Andrea e tornai verso la caverna, sentendomi seguita dal vampiro. Andai a sedermi su di un tronco caduto vicino ad essa.
Andrea si sedette vicino a me. «Mi dispiace» sussurrò passandomi un braccio attorno alle spalle.
Rimasi in silenzio e posai la testa contro il suo petto. Almeno, eravamo ancora amici e stava provando a consolarmi. «È colpa mia» mormorai dopo un attimo «Se non mi fossi fatta rapire...».
«No. Non è stata colpa tua» rispose lui «Non è stata colpa tua se ti hanno rapita. Avremmo dovuto fare più attenzione noi. Era ovvio che i Volturi sarebbero tornati, no?».
Annuii, poco convinta. «Avrei dovuto aiutarvi. Invece sono stata lì a guardare»
«Stavi male, non potevi aiutarci» rispose lui, scuotendo la testa. «Senti» disse dopo un attimo di silenzio. Posò una mano sulla mia coscia e mi fece alzare la testa, posando un dito dell'altra sotto al mio mento.
Guardai i suoi occhi dorati, pensando che era anche colpa mia se non erano più verdi.
«Non è colpa tua se è morto» disse con tono pacato «Purtroppo le cose accadono. Le persone sbagliano, si fanno male, muoiono. Indipendentemente da noi. A noi rimane solo il dolore. Non si può evitare il dolore, ma si può evitare di viverci per sempre».
«Come posso non viverci per sempre? Sono immortale» gli feci notare.
Andrea accennò un sorrisetto divertito, ma la mia non era una battuta. «Passerà» disse poi «Io ero traumatizzato per la morte di mia nonna. Anch'io ero stato lì senza fare nulla mentre Derek le squarciava la gola davanti a me. Lei voleva solamente proteggermi da te, che in realtà non mi avresti fatto nulla, e ha pagato con la vita. Ho passato mesi terribili, poi... ho capito che dovevo andare avanti, e così ho fatto. Sono tornato ad uscire con Brian e Alexis, anche se mi ricordavano te e quindi Derek e quindi mia nonna. Dopo un po' è passato... e poi sono tornato da te, come sai» raccontò «Non voglio vietarti di essere triste. Prenditi tutto il tempo che vuoi per piangerlo, ma... la vita va e andrà avanti.
Non restare indietro, nemmeno lui lo vorrebbe».
Annuii e lo abbracciai, affondando il viso contro il suo petto. «Grazie... sei un buon amico» sussurrai.
Andrea mi strinse forte. «Quindi abbiamo fatto pace?» chiese con un tono divertito e leggero.
«Eri tu quello arrabbiato» gli feci notare, spostandomi per guardarlo.
«Già... però ho capito. E non lo sono più» sorrise «Migliori amici come prima?».
«Migliori amici come prima» confermai annuendo, tornando ad abbracciarlo.

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