34. Votazioni

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«A mio parere, dovrebbe tornarsene a casa» disse Rosalie.
«Potremmo riaccompagnarlo io e Seth» propose Jacob.
«Forse dovremmo votare... come abbiamo fatto per Bella» provò a suggerire Carlisle, che stava cercando di evitare una guerra civile all'interno della sua famiglia.
Stavano discutendo per me. Non sapevo se esserne orgoglioso o sentirmi molto in colpa.
«Questa è una cosa diversa. Bella voleva diventare un vampiro... qui si tratta di togliere un ragazzo alla sua famiglia» obiettò Esme, con fare materno. «Non mi sembra giusto. I suoi genitori saranno distrutti».
Sospirai ed abbassai lo sguardo sulla mia caviglia ancora fasciata. Una settimana era passata e stavo iniziando a camminare, aiutato da un paio di stampelle recuperate da chissà dove.
«Però anche Bella sarebbe dovuta stare lontana da Charlie e da sua madre» intervenne Chiara ed io alzai lo sguardo su di lei.
«E lui, stando con noi, diventerà un vampiro, prima o poi» ragionò Emmett «Quindi penso che potremmo votare allo stesso modo».
Sobbalzai leggermente. Non avevo mai preso in considerazione l'idea di diventare uno di loro. Non in quel senso.
«Così lo spaventi, Em» ridacchiò Jasper.
Mi sentii in imbarazzo. Non volevo che pensassero che avevo paura di diventare un vampiro. Non era affatto così, solo... non ci avevo mai pensato seriamente.
«E così tu lo metti a disagio» lo canzonò Edward, che, forse, aveva letto i miei pensieri.
«Non sono né spaventato né a disagio» mentii con un leggero sorriso.
Forse, se volevo essere accettato in famiglia, dovevo far vedere che ero ancora gentile e simpatico come un tempo. Li avevo traditi dicendo a tutti che cosa erano, ma potevo ancora redimermi.
Emmett, Edward e Jasper si misero a ridere, seguiti dalla risata cristallina della piccola Alice. "Piccola" perché era più bassa di me (e questo la mandava su tutte le furie, era da una settimana che mi borbottava contro qualsiasi cosa).
«Dai, votiamo!» concluse infine Emmett «Così potrò andare a vedere i Lakers che giocano».
«Da quando segui il basket?» chiesi stupito.
«L'eternità è luuuuunga» rispose lui facendomi un occhiolino e ridacchiando.
Sorrisi e poi focalizzai l'attenzione su Carlisle, che si era appena alzato in piedi. Sapevo che era il capo di quella famiglia, mi aspettavo infatti che fosse lui il primo a votare. «Io inizio con il dire che sono contrario a questa fuga» disse il vampiro, guardandomi «A mio parere, dovresti tornare dai tuoi genitori, ma non mi opporrò se volessi restare qui».
Annuì abbassando lo sguardo, mentre tornava a sedersi. Sapevo benissimo che dovevo parlarne con i miei genitori.
«Carlisle ha ragione, Andrea» mi disse con dolcezza Esme, posando una mano su quella del compagno «So cosa significa perdere un figlio, ed è un dolore terribile. Non oso immaginare come stiano i tuoi genitori adesso... ho parlato con tua mamma al telefono, te l'ho già detto, e non sta bene... lo sai». Sospirai ed annuì, tenendo lo sguardo in basso. «Per fortuna hanno con loro Kanai'i e tanti buoni amici vicino, ma, davvero, dovresti tornare».
«Quindi è un no?» mormorò Carlisle, dolcemente.
Esme sospirò e restò per un attimo in silenzio. «Sì. Ma, se deciderà di restare con noi, lo accoglierò a braccia aperte così come ho accolto tutti gli altri».
Alzai lo sguardo e sorrisi per ringraziarla. Non aveva detto di sì, ma non mi aveva nemmeno rifiutato.
Feci vagare lo sguardo per la tavola scura della cucina, attorno alla quale erano seduti tutti i membri della famiglia Cullen -Renesmee compresa-, più Jacob e Seth. Chiara era vicino a me, in silenzio e con lo sguardo basso.
Il giro continuò in senso antiorario. Toccò a Rosalie, che era alla destra di Esme. «No» disse subito lei e la cosa non mi stupì. «Non mi sembra giusto abbandonare la famiglia per un amore adolescenziale e, nel caso tu voglia diventare un vampiro: ripensaci. La trovo una cosa altamente infantile» si spiego «Poi, se vuoi farlo, la vita è tua. Ma io avrei gradito che qualcuno votasse "no" per me, se solo ci fosse stato» aggiunse con amarezza.
«Ok...» sussurrai «Grazie». Non so perché lo dissi. Forse perché, tutto sommato, mi aveva paragonato al suo passato. Sapevo la sua storia e potevo solo immaginare quanto dovesse aver sofferto; era bello che avesse provato a darmi un "Piano B".
Dopo di lei fu il turno di Jasper che, però, guardò Alice. La ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto. Quando tornò a focalizzarci, sorrise. «Io voto di sì, decisamente» disse guardandomi «Non vedo cose brutte nel nostro immediato futuro. Anzi, solo felicità per te e Chiara».
Sorrisi e mi voltai verso la mia ragazza. Adesso avevamo chiarito e stavamo di nuovo insieme.
Anche Chiara sorrideva ed era arrossita.
Ridacchiai leggermente e guardai Jasper.
«Sì» disse lui, accennando un sorriso. «Se Alice è convinta che sia una cosa bella, allora ne sono convinto anch'io».
Sorrisi quando lui si voltò verso la sua compagna e i loro sguardi si incrociarono. Avvertii la forza del loro legame e sentii un brivido corrermi lungo la schiena.
Guardai Emmett.
«Ovviamente sì!» esclamò lui, battendo una mano sul tavolo con euforia. «Un altro neonato in famiglia, robe da matti! Speriamo solo che tu sia un po' più incontrollabile di Bella» rise e contagiò anche me.
«Niente trasformazione, per ora» dissi e sentii il ringhio di Chiara.
«Tu resti umano! Per sempre!» sbuffò con tono abbastanza autoritario e gli occhi gialli.
«Sì... sì...» dissi ridacchiando. «Resto umano».
«Bene...» borbottò poco prima che prendesse la parola un altro dei suoi fratelli.
«Non ne sono convinto al cento per cento, ma... sì» sospirò Edward, muovendo la mano in un gesto stanco.
«Sì» disse subito dopo Bella. «Anzi, ti capisco pure. Capisco perché vuoi farlo e mi trovi totalmente, completamente dalla tua parte» sorrise e mi sentii molto più tranquillo. Forse lei mi avrebbe aiutato sempre con la mia decisione di stare con Chiara.
«Quindi abbiamo il "sì" di Jasper, Alice, Emmett e Bella» contò Carlisle «Contro il "no" di Rosalie e i "sì" poco convinti mio, di Esme e di Edward... Chiara?» chiese guardando la mia ragazza.
Lei alzò lo sguardo su di lui ed annuì. «Sì, ma resta umano». Dopo aver detto ciò, vidi che si voltava verso Edward, che aveva un sorrisetto sghembo stampato sul viso, e lo guardava negli occhi. Immaginai che si stessero dicendo qualcosa, comunicando con il loro potere di leggere nelle menti.
Carlisle annuì e fu interrotto da Jacob. «Anch'io non sono convinto» ammise il licantropo. «E se i genitori di Andrea dovessero denunciarvi per rapimento?» chiese mentre, con fare fraterno, accarezzava i capelli di Renesmee, che era decisamente più grande di quando l'avevo vista l'ultima volta. Era una ragazzina che si stava preparando a diventare donna. Le avrei dato circa quattordici o quindici anni, forse anche un po' di più, ma non ero bravo a capire le età delle persone.
«Non sanno che sono qui» gli ricordai «Potrei non dirglielo».
«No. Devono sapere che stai bene e che sei al sicuro» intervenne Esme.
«Concordo...» mormorò Carlisle. «Devono essere d'accordo anche loro».
«Va bene. So come fare» risposi prontamente. Avevo già pensato anche a questa eventualità.
«Io mi oppongo!» mi interruppe Seth. «Sul serio lo accettate dopo quello che ha fatto a Chiara e a noi? Davvero?» ringhiò alzandosi. Notai subito le mani che tremavano impercettibilmente. «Ci ha insultati e minacciati con i suoi amichetti e con i fucili, e adesso voi lo fate entrare qui e lasciate che stia indisturbato vicino a Chiara e a tutti voi?». Uno spasmo gli percosse tutto il corpo. Prontamente, Jacob spinse lontano Renesmee ed Edward la attirò delicatamente a sé. La mano di Jacob andò a posarsi sul braccio di Seth. «Sto bene» sbuffò lui prima di liberarsi con uno strattone e correre via.
«Seth!» lo richiamò Chiara, alzandosi e correndo dietro di lui. La sedia sulla quale era seduta cadde a terra, ma lei era già fuori e trasformata, mentre inseguiva il lupo color sabbia che si stava inoltrando tra gli alberi.
Mi alzai con la voglia di seguirli. Non volevo che si facessero male e volevo spiegare a Seth perché mi ero comportato così. Soprattutto, volevo dirgli che sapevo di aver sbagliato e che non volevo sconvolgere le loro vite.
«Fermo» disse Jacob afferrandomi per un braccio «Chiara sa cosa fare».
Annuii e mi sedetti di nuovo
«Questo non l'avevi previsto, vero nanetta?» ridacchiò poi il licantropo, alzandosi e stiracchiandosi, parlando probabilmente con Alice. «Nessie, partitina alla play?».
«Sì! Così vinco!» rise Renesmee correndo fuori dalla cucina.
«Devo vedere i Lakers!» si lamentò Emmett, seguendoli e ridendo.

«Devo vedere i Lakers!» si lamentò Emmett, seguendoli e ridendo

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Seth, fermati! Lo richiamai per la milionesima volta. Proprio non capivo perché avesse reagito così.
D'un tratto, senza preavviso, si scollegò dalla mente del branco. Era tornato umano.
Continuai a correre finché non lo raggiunsi. Era appoggiato al tronco di un albero e indossava dei pantaloncini di jeans dai bordi sbrindellati, che non sapevo dove avesse preso, ma ero felice che li avesse addosso. Vedere Seth nudo non era proprio tra le mie attuali priorità.
Per un attimo il mio sguardo cadde sui suoi addominali perfettamente definiti. Non avevo ancora capito perché tutti i licantropi avessero dei corpi perfetti praticamente senza allenarsi.
Alzai subito lo sguardo, imbarazzata per aver pensato che anche il suo corpo fosse perfetto.
«Seth» dissi dolcemente, tornando umana «Ultimamente sei... strano. C'è qualcosa che non va?».
«Sì» rispose guardandomi, incrociando le braccia al petto. «Non mi sta bene che Andrea arrivi qui dal nulla e venga accettato. Non so se avete capito ciò che ha fatto. Soprattutto ciò che ha fatto a te».
«Era sconvolto... dai. Nemmeno io l'ho perdonato, però...».
«Però ti piace e quindi va bene» sbuffò allontanandosi dall'albero. «Quando vi metterà nei casini con gli umani e i Volturi, ne riparleremo» disse dirigendosi ad ampie falcate verso la casa.
«Seth, ma perché fai così?» domandai seguendolo.
«Perché ha ribadito più volte che siamo mostri, ti ha puntato un fucile contro, è andato a dire in giro che i Cullen sono vampiri e i Quileute licantropi, è andato a caccia di lupi enormi -anche nella riserva- insieme ai suoi amichetti... devo andare avanti?».
Sospirai. «Va bene... ma, secondo me, ha cambiato idea... era solo sconvolto per la morte della nonna».
Seth sbuffò e continuò a camminare «E io non posso essere sconvolto dal fatto che ti abbia puntato un fucile contro?».
«Sì, certo, ma...» mormorai incerta.
«Ma?» incalzò lui, voltandosi verso di me.
«Ma non serve... nel senso...» sospirai. Non sapevo come andare avanti. «Ok... dai, non pensiamoci più» tagliai corto.
«Certo» sbuffò nuovamente lui, per poi calare in un impenetrabile silenzio.
Raggiunse la casa e vi entrò, riservando un'occhiata di fuoco ad Andrea. Senza dire nulla, andò a sedersi vicino a Jacob, sul divano.
Sospirai e salii in camera, seguita dal mio ragazzo. «Tutto ok?» chiese mentre mi sedevo sul letto.
«No» sospirai «A Seth non va bene...» borbottai.
«La maggioranza però è a favore per farmi restare» sorrise sedendosi vicino a me.
Mi appoggiai contro il suo corpo. «Lo so...» dissi accennando un sorriso. «Però... forse hanno ragione: dovresti parlarne con i tuoi genitori».
«Mh...» mormorò lui, mentre mi accarezzava un braccio, facendomi arrossire leggermente. «Forse sì... ma, se non dovessero accettare, avrei comunque una soluzione».
«Quale?» domandai alzando lo sguardo per guardarlo.
«Jasper» sorrise. «Potremmo usare il suo potere per convincere i miei genitori a venire ad abitare con te, come tu hai fatto con i tuoi genitori adottivi».
«Vedremo...» mormorai poco convinta. Non ero sicura che gli altri avrebbero accettato.
Io ero nata in Italia, più precisamente, in Toscana. I miei genitori erano morti in un incidente stradale quando ero molto piccola ed ero finita in un orfanotrofio. Ero poi stata adottata da una coppia, gli Smitterson. Per questioni lavorative, però, ci eravamo trasferiti a Forks e lì era iniziata la mia avventura. L'odore dei vampiri aveva innescato in me il processo di trasformazione, tipico dei Quileute, liberando probabilmente anche la parte da vampiro e da Sangue di Lupo. Quando gli Smitterson avevano programmato di trasferirsi di nuovo, sempre per lavoro, i Cullen avevano deciso di adottarmi e avevano utilizzato proprio il talento di Jasper per convincerli a dire di sì.
Ma io ero come loro, in parte vampiro e in parte licantropo. Andrea era umano e così sarebbe rimasto fino alla morte.

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