15. In trappola

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Quando finalmente riuscimmo ad uscire dall'infermeria, annusai freneticamente l'aria per trovare l'odore del ragazzo misterioso. Iniziai a camminare per cercare di individuare una qualsiasi traccia, ma venni bloccata da Andrea.
«No» mi disse tirandomi verso di sé «Adesso andiamo a casa. Non cercherai quel tipo».
«Perché?!» chiesi allibita, allontanandomi.
«Perché può essere pericoloso e perché andiamo a chiedere a Carlisle cosa ti è successo».
Lo guardai confusa, piegando leggermente la testa da un lato.
«Hai perso il controllo sul lupo» mormorò avvicinandosi «Te lo devo ricordare?».
Alzai gli occhi al cielo e mi diressi verso la sua moto. «È il problema di stare con qualcuno come me» risposi lanciando una rapida occhiata al suo braccio fasciato (la signora dell'infermeria aveva creduto che si fosse fatto male mentre mi portava e ci aveva lasciato andare consigliandogli di andare al più presto a farsi vedere).
Chiusi gli occhi e venni assalita dai sensi di colpa. Lo avevo morso! E il fatto che mi fosse piaciuto mi faceva sentire ancora più un mostro.
«Non avevi mai perso il controllo. Non così, almeno» rispose e mi porse il casco «Dobbiamo chiedere a Carlisle se ne sa qualcosa, oppure a Jacob».
«Magari quel ragazzo saprebbe dirmi cosa mi è successo. Mi ha fatta calmare lui, no?» chiesi con tono aggressivo mentre mi mettevo il casco.
«Oppure tutto questo è colpa sua» rispose Andrea salendo sulla moto.
Mi sedetti riluttante dietro di lui. «Perché gli dai la colpa? Mi ha aiutata».
«Primo: ti ha fatta svenire, non ti ha aiutata; secondo: è troppo strano che arriva questo qui e tu impazzisci» disse e mise fine alla conversazione, accendendo la moto ed iniziando a guidare verso casa mia.
Stupido umano... pensai arrabbiata. Tanto tornerò a cercare quel ragazzo, non puoi impedirmelo.
Certo, era una strana coincidenza che proprio dopo la morte del professore-cacciatore arrivasse un nuovo licantropo identico a me e che riuscisse a farmi passare un'improvvisa e fortissima perdita di controllo.

Arrivammo davanti alla villa dei Cullen ed Andrea parcheggiò nel giardino
Sbuffando scesi dal mezzo e gli diedi il casco. «Ora puoi andare» dissi dirigendomi verso la porta.
«Te lo scordi» rispose seguendomi.
«Ma perché fai così?! Sei geloso di quel tipo?» sbottai. «Non ci farò nulla! Voglio solo sapere perché è come me».
Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo. «Non è per questo» disse infine «Sono solo preoccupato. Ultimamente sei... strana».
Sbuffai ed entrai in casa seguita da lui. Non c'era nessuno all'interno.
«Posso stare un po' da sola?» domandai al ragazzo, tentando di restare calma. «Voglio dormire e ho paura di attaccarti di nuovo».
Dopo un attimo di esitazione, Andrea annuì. «Ci vediamo domani...» mormorò ed uscì dalla casa.
Mi lasciai cadere sul divano del salotto. Vi era un immenso silenzio, rotto soltanto dal rombo della moto di Andrea che si allontanava.
Sospirai e mi venne alla mente l'ultima cosa che aveva detto quel ragazzo: "Portala in infermeria, ma evita che le facciano degli esami del sangue e che le diano delle medicine, o qualsiasi altra cosa, a base di aconito".
Aconito.
Avevo già sentito questo nome. Era un qualcosa di medico, se non ricordavo male.
Mi alzai di scatto e corsi su per la scale, per poi intrufolarmi nello studio di Carlisle. Lui non c'era, ma sicuramente in uno dei suoi innumerevoli libri di medicina veniva citato l'aconito.
Cercai subito un manuale sulle piante, ma ce n'erano fin troppi.

«Ti serve qualcosa?».
Sobbalzai rischiando di cadere dalla sedia sulla quale ero salita per raggiungere gli scaffali più alti. Ero così concentrata che non mi ero accorta dell'arrivo di Carlisle.
Mi voltai a guardarlo «Sì, ecco, mi serviva qualche informazione su di una pianta...» dissi scendendo dalla sedia «Per... Una ricerca di scienze...».
«È una pianta usata in medicina?».
«Ehm... forse».
Il vampiro ridacchiò «Come si chiama?».
«Aconito, se non sbaglio».
«Sì, è utilizzata in medicina. L'Aconitum L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Ranunculaceae, dall'aspetto di erbacce dalla tipica infiorescenza a spiga e dai fiori velenosi» recitò velocemente e con serietà, guardandomi negli occhi. I vampiri avevano una memoria formidabile; riuscivano a ricordare con chiarezza anche i dettagli più insignificanti della loro vita a partire dalla loro trasformazione in poi.
Lo guardai confusa, non ci avevo capito quasi nulla. «Magari se mi traducessi le parole del testo di università dell'800 con il quale ti sei laureato, ci capirei di più» mormorai prendendolo leggermente in giro.
Carlisle si mise a ridere e si sedette su di una sedia. Lo feci anch'io, sperando che sapesse tantissime cose su questa pianta e che mi aiutasse a capire di più tutto quanto.
«Sì, è una pianta medica, l'Aconito» disse in modo più lento e comprensibile «L'Aconitum L. 1753 è un genere di piante che producono semi (spermatofite) che appartengono alla famiglia delle Ranunculaceae. Ha l'aspetto di un fiore selvatico viola a forma di spiga di grano e i fiori sono velenosi. Però, se trattato con i giusti mezzi, può essere utilizzato in medicina».
«Uhm... ok» quindi avevo ragione: era una pianta medica.
«Forse volevi sapere qualcosa sull'Aconitum napellus».
«C'è qualche differenza?» chiesi passandomi una mano tra i capelli.
«È una pianta erbacea della famiglia delle Ranunculaceae con la sommità del fiore somigliante vagamente ad un elmo antico. È una delle piante più tossiche della flora italiana diffusa nelle zone montagnose delle Alpi. Fa parte del genere Aconitum».
«Ed è usata in medicina?».
«Sì, poiché uno dei composti chimici presenti è l'aconitina.
In fitoterapia viene utilizzata per le sue marcate proprietà antinevralgiche, sedative, analgesiche.
In omeopatia viene indicata contro gli attacchi di panico, gli stati di shock, il mal di gola e il mal d'orecchio.
Però sono sufficienti quantità anche inferiori ai 6 mg di aconitina per uccidere un uomo adulto. Infatti, i Galli e i Germani avvelenavano con essa le punte di frecce o lance prima di una battaglia».
«Ah... sai altre cose storiche su questa pianta? Leggende, storie, fatti reali...». Forse sapeva darmi qualche indizio sul ragazzo misterioso.
«Sì, ma non so quanto siano vere. Non ho mai provato a dare dell'Aconito ad un licantropo e, so per certo che con i vampiri non funziona».
«Questo mi incuriosisce. Continua, per favore» dissi spostandomi involontariamente più vicino a lui, come per sentire meglio.
«Nelle credenze popolari l'aconito, al pari dell'aglio, può essere usato per tenere lontani i vampiri -come in un famoso film di Dracula- e i lupi mannari.
Così come l'aglio, l'aconito non ha effetto su di noi, ma non ho mai voluto utilizzare un licantropo come cavia per vedere se con loro funziona.
Forse ti interessava questa l'informazione... ma ne so altre non inerenti a licantropi e vampiri...».
«Ormai mi sono incuriosita, voglio sentire anche le altre storie» sorrisi annuendo.
«Secondo uno storico tedesco, Christoph Schäfer, un cocktail di droghe a base di aconito è stato la vera causa della morte di Cleopatra e non il morso di un aspide, come dicono i documenti romani.
Poi, secondo Ovidio, l'aconito nacque dalla bava di Cerbero, infuriato perché incatenato e trascinato fuori dall'Ade da Eracle, ossia Ercole, durante l'ultima delle sue imprese.
E Medea utilizza l'aconito quando, insieme al marito Egeo, tenta di avvelenare Teseo, inizialmente non riconosciuto dal padre».
«Mh, interessante...» mormoriai «Ma quindi, l'aconito, dovrebbe essere velenoso per i licantropi...».
«Sì, dovrebbe ma non ne sono sicuro».
Annuii. «Non sai cosa succede se un licantropo dovesse ingerirlo?».
Carlisle scosse la testa «Presumo che morirebbe ma, come ti ho già detto, non so se funziona veramente. Perché vuoi saperlo?» chiese subito dopo.
«No, niente, curiosità personale» risposi alzandomi dalla sedia. «Grazie mille e scusa se ho frugato fra la tua roba» dissi dirigendomi verso la porta.
«Tranquilla, non è un problema» sorrise. «A parte il fatto che la sezione che stavi perlustrando contiene i libri in latino, lingua che tu non conosci» aggiunse ridacchiando divertito.
«Ah... ecco perché avevano titoli così strani...» risposi sentendomi una stupida.
Carlisle si alzò e mi raggiunse. «Poi vorrei sapere cos'è successo oggi a scuola».
«L-lo sai?» mormorai stupita.
«Sì, mi hanno telefonato dicendo che eri svenuta e che ti avevano rimandata a casa».
«Beh... avevo solamente tantissimo sonno. Anzi, magari adesso vado a riposarmi per bene in camera» dissi uscendo dalla stanza.
«Sì, vai pure» rispose Carlisle e, dal suo tono di voce, capì che non aveva creduto alla mia scusa.

Mi diressi comunque in camera mia e, sdraiata sul letto, aspettai che tutti i vampiri uscissero di casa per i loro impegni.
Appena rimasi completamente sola, uscii fuori e mi trasformai. Per mia fortuna nessun altro licantropo era trasformato, potevo stare tranquilla per un po'.
Mi diressi verso la scuola per cercare qualsiasi cosa che mi conducesse dal ragazzo misterioso. Questa volta ero decisa a trovarlo.
Non ci volle molto perché mi imbattessi nell'oggetto della mia ricerca: il suo odore. Finalmente avevo una pista da seguire.
Mi inoltrai nel bosco, seguendola il più velocemente possibile.

Poco dopo arrivai di fronte ad un grosso albero, dove la pista si interrompeva. Inziai a girare stupita intorno ad esso, finché, con uno strappo, il mondo iniziò a girare e a capovolgersi in modi strani.
Lanciai un guaito spaventata e, quando tutto smise di muoversi, mi ritrovai sospesa nel vuoto, dentro ad una rete.
Iniziai a ringhiare e cercai di liberarmi mordendo le corde che costituivano la mia gabbia. Mi arresi subito: erano troppo spesse.
Ringhiai nuovamente, frustrata. Ero ufficialmente in trappola e sia i Cullen che il branco mi avrebbero uccisa per la mia stupidità.

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