32. Dissidi nel branco

413 41 8
                                    

Continuai a correre velocemente dietro alla lepre, con Hurit al mio fianco

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Continuai a correre velocemente dietro alla lepre, con Hurit al mio fianco. Mi voltai verso di lei e le feci un cenno col muso, che colse all'istante. Sorrisi quando si inoltrò tra gli alberi alla nostra destra.
Accelerai il passo con un piccolo salto e vidi la preda scossa da un tremore di paura.
Mi immaginavo che sentisse il mio fiato sulla sua pelliccia e le mie zanne affondate nella sua carne. La cosa mi eccitò non poco, spingendomi a continuare la corsa.
Dalle mie fauci  sfuggì un ringhio irritato quando mi resi conto, troppo tardi, che davanti a noi c'era una tana dove la mia lepre poteva entrare facilmente. A quel punto, saltai in avanti, pronto a mettere fine alla caccia.
Mentre aprivo la bocca e protendevo le zampe anteriori, un lampo bianco mi passò davanti e l'animaletto scomparve.
Atterrai sul duro suolo boschivo e rotolai a terra. Alzai il muso e assottigliai lo sguardo, focalizzandolo su Hurit che stava scuotendo velocemente la testa, scodinzolando. Tra le fauci reggeva il corpo morto della nostra preda.
«Era mia...» brontolai alzandomi. Mi scossi velocemente, per togliere la terra dal mio corpo, e mi avvicinai alla lupa bianca.
«Stavamo cacciando insieme, o sbaglio?» ridacchiò lei, aprendo la bocca per lasciare cadere l'animaletto.
Sbuffai in modo teatrale, mentre lei mi guardava con il muso sporco di sangue.
Senza dire nulla, tornammo entrambi umani e ci inginocchiammo davanti alla lepre. Posai una mano sulla sua testa e chiusi gli occhi. «Scusaci, amica lepre» iniziai a dire nella Lingua dei Sangue di Lupo «Perdonaci per averti tolto la vita così. Noi però ti siamo grati poiché la tua carne ci darà energia e noi, ancora, ammiriamo la tua velocità, la tua forza e la tua resistenza.
Buon viaggio, piccola amica, speriamo che tu raggiunga i tuoi simili e che possa vivere in pace per l'eternità». Aprii gli occhi e alzai lo sguardo, per incontrare quelli gialli di Hurit. Senza dire nulla, ululammo insieme, per aiutare la lepre a compiere il suo viaggio.
Ero piuttosto scettico riguardo a ciò, ma ci insegnavano a farlo fin da piccoli, da chissà quante generazioni.
Dopo il rito, mi alzai e tornai lupo.
Era bello trasformarsi, le membra venivano percorse da un piacevole torpore, sentivi i battiti del tuo cuore accelerare, il sangue scorrere. Le ossa e i muscoli cambiavano leggermente, ma non era per niente doloroso. Poi, dopo pochi secondi, ti ritrovavi a guardare il mondo da una prospettiva più bassa, ed ecco che eri un lupo.
Mi grattai un orecchio con la zampa posteriore, mentre osservavo Hurit. Uggiolai leggermente infastidito. Perché non si trasformava?
«Un attimo» rispose lei. Si allontanò da me e la osservai mentre scompariva dietro agli alberi.
Restai confuso, non capivo quali problemi avesse.
Tornò poco dopo, con la sua giacca di pelliccia di alce in mano, che conteneva qualcosa.
Piegai il muso da un lato, chiedendole a gesti che cosa ci fosse lì dentro. Se un lupo era trasformato e uno no, non si poteva comunicare a parole.
La ragazza sorrise e una luce furbetta passò nei suoi occhi, adesso azzurri come il ghiaccio. «Guarda» disse aprendo il fagotto fatto con la giacca. Al suo interno, c'erano dei piccoli cuccioli di riccio che si muovevano.
Capii immediatamente cosa intendeva fare e ringhiai.
Era vietato uccidere i cuccioli e i genitori che avevano un cucciolo a cui badare.
«Dai, la madre non c'era. Sono piccoli e non sazieranno nessuno, ma sempre meglio di avere lo stomaco vuoto».
Tornai immediatamente umano e le strappai la giacca dalle mani. «No, Hurit» dissi con tono perentorio «I cuccioli non si mangiano».
Lei ringhiò. «Derek, è cibo. Non abbiamo cibo, mi capisci? Serve tutto quello che troviamo».
«I cuccioli non si mangiano» ripetei e mi avviai verso la strada percorsa dalla ragazza. Il suo odore era ancora molto forte, avrei trovato facilmente la tana dei piccoli.
«Derek!» ringhiò lei, raggiungendomi. «Serve cibo al branco! Tha an t-acras oirnn».
"Abbiamo fame".
Sospirai. Sapevo bene che avevano fame, ormai il cibo iniziava a scarseggiare e l'inverno era alle porte.
Scossi la testa, con un movimento secco e deciso. «Non possiamo disobbedire alle regole del dio Fryogard solo perché il branco ha fame. Dobbiamo fare come dice l'Alpha» dissi mentre continuavo a camminare. Sorrisi vedendo un buco alla base di un albero, dal quale proveniva odore di riccio.
«Il dio capirà e anche l'Alpha» sbuffò Hurit.
Mi inginocchiai a terra e deposi i piccoli tremanti nella loro tana. «No. Ci sono regole precise da seguire, lo sai».
Hurit ringhiò, ma non mi scomposi. «Andiamo, si sta facendo tardi».
«Non possiamo tornare a casa con una sola lepre» mi fece notare.
«I Cacciatori stavano seguendo un cervo» le feci notare camminando per tornare dalla nostra piccola preda.
Hurit ringhiò di nuovo e non mi seguì.
Mi voltai e la vidi inginocchiata a terra, mentre tentava di prendere uno dei cuccioli dalla tana.
«No!» ringhiai e mi trasformai. Immediatamente, le saltai addosso e la buttai a terra. La fulminai con lo sguardo, mostrando le zanne, mentre lei fece lo stesso. I suoi occhi gialli esprimevano moltissima rabbia e i lunghi canini non promettevano nulla di buono.
Scesi giù dal suo corpo e lei si rialzò. Era ancora umana, ma aveva i denti e gli occhi del lupo.
Indicai con la testa una direzione dietro di me, per farle capire che dovevamo tornare a casa.
Hurit, però, si avvicinò di nuovo alla tana.
Ringhiai ancora una volta e saltai nuovamente, pronto ad atterrarla di nuovo.
Questa volta lei fu più veloce e si trasformò.
Quando le atterrai addosso mi morse alla spalla e mi spinse via, facendomi rotolare sul terreno. Guaii e mi rialzai, ringhiando.
Voleva lottare? Ok.
Hurit era brava a combattere, una dei migliori, ma non lo era decisamente quanto me.
Iniziammo a girare in tondo, squadrandoci per trovare qualche debolezza nell'avversario. Nel mentre, ringhiavamo e ci scagliavamo qualche insulto nella nostra lingua. Quasi di comune accordo, scattammo entrambi uno contro l'altro.
Il tonfo dei nostri corpi, attutito dalle morbide pellicce, fu seguito da ringhi, guaiti e latrati. L'unica cosa che ci importava era fare male all'altro.
Rotolammo nel terreno e fra i cespugli, mentre ci mordevamo e il sapore caldo e ferroso del sangue ci spingeva a fare di più.
Sbattei Hurit contro un pino, ma poi venni spinto a terra e caddi su di una roccia.
Guaii di dolore e mi rialzai, saltandole nuovamente addosso. I miei denti affondarono con facilità nella sua spalla e il sangue mi si riversò nella bocca, eccitandomi, insieme ai suoi guaiti.
Mi morse una zampa e questa volta a lanciare un lamento di dolore fui io.
Sorrisi. Anche lei sicuramente provava ciò che stavo provando io.
Poi, arrivarono altri lupi. Probabilmente erano stati richiamati dal rumore che stavamo facendo.
Un grosso lupo grigio si buttò tra di noi e ringhiò quando, nella foga del combattimento, lo mordemmo.
Altri lupi ci saltarono addosso e ci bloccarono contro il terreno.
Accecati ancora dall'eccitazione del combattimento, sia io che Hurit cercammo di liberarci, ma i lupi che ci tenevano erano troppi.
Sbuffai e mi fermai, respirando affannosamente per la fatica. Restammo così, in silenzio ed immobili, per chissà quanto tempo. Mentre l'effetto del combattimento passava, il dolore per le ferite iniziava a farsi sentire e mi sfuggì un piccolo guaito.
Il lupo grigio che si era messo in mezzo annuì e i sei lupi che bloccavano me e Hurit -tre a testa- si spostarono. Mi rialzai dolorante e un po' confuso. Non riuscivo ad appoggiare la zampa sinistra e la spalla destra doleva in modo inaudito, così come i fianchi, il muso e un orecchio. Hurit non era messa meglio, la sua pelliccia era più rossa che bianca, e stava appoggiata ad un altro lupo, per sorreggersi.
«Che cosa avete fatto?» chiese irritato il lupo grigio, Khoppa.
«Divergenze di caccia» risposi cercando di fare un passo in avanti. Un giovane lupo fulvo venne in mio aiuto, ma gli ringhiai contro. Camminavo benissimo anche da solo.
«E vi sembra il modo di comportarvi?» chiese fulminandoci con lo sguardo.
«Voleva uccidere dei cuccioli di riccio, quindi... sì!» ringhiai subito.
Khoppa e gli altri lupi si voltarono sbigottiti verso Hurit, che fece immediatamente un mugolio di disapprovazione.
«Era per il bene del branco!» esclamò «Stiamo morendo di fame! Serve del cibo!».
«Ha ragione» «Mae'n iawn» commentò qualcuno degli altri, in lingua "normale" o Sangue di Lupo.
«No!» ringhiò immediatamente Khoppa e, essendo il secondo in comando per il gruppo degli Anziani, tutti gli diedero retta e si zittirono all'istante. «Non possiamo uccidere dei cuccioli. È contro le regole».
«Feumaidh sinn a bhith beò!» mugolò qualcuno.
«Dobbiamo vivere, al diavolo le regole!» esclamò il lupo che prima voleva aiutarmi, traducendo nella prima parte del suo discorso la frase che era stata detta nella nostra lingua.
Ringhiai e, senza pensarci, gli saltai addosso, mordendolo al collo. Lui guaì e si lasciò atterrare, mentre altri cinque lupi mi furono addosso e mi trascinarono via, afferrandomi per la collottola e la coda.
Khator si rialzò e mi fulminò con lo sguardo. Stava bene, non avevo chiuso la presa, altrimenti sapevo che lo avrei ucciso.
«Calmiamoci tutti» sbuffò Khoppa. «Uccidere i cuccioli è sbagliato. Loro non possono difendersi».
«Anche la lepre non si difende!» esclamò una lupa dalla pelliccia grigia con delle macchie marroni.
«Sì, Katara, ma la lepre adulta ha già vissuto la sua vita. Sa che i predatori possono ucciderla e sa come fuggire. I cuccioli no» rispose con pazienza l'Anziano. «I genitori con i cuccioli non si uccidono. Perché i cuccioli non potrebbero sopravvivere, e quindi prederemmo due vite con un'uccisione. E la seconda vita morirebbe malamente di stenti» continuò «E uccidere i cuccioli non ha senso. Quei piccoli ricci che non sfamerebbero neanche un nostro cucciolo perché sono troppo piccoli, un giorno diventeranno più grossi e faranno dei figli. Quando saranno più grossi, sfameranno qualcuno, e i loro piccoli cresceranno e faranno altri piccoli, che cresceranno e faranno altri piccoli. Se togliamo oggi la vita a quei cuccioli di riccio, la togliamo anche a molti altri futuri ricci e possibili prede».
Alcuni lupi, convinti dalle sagge parole dell'Anziano, annuirono.
«Andiamo a casa adesso. Hurit e Derek hanno bisogno di cure» sorrise e si incamminò verso l'accampamento del branco. Due lupi andarono ad aiutare Hurit.
Presi la lepre e zoppicai ai fianco di Khoppa.
Gli altri quattro lupi si allontanarono e ci raggiunsero poco dopo, trascinando un cervo.
In prossimità dell'arrivo, fummo raggiunti da altri lupi che ulularono felici, annunciando la nostra vittoria. Un lupo nero come la pece mi raggiunse immediatamente e riconobbi subito Nicholas.
«Derek!» esclamò «Cosa hai fatto!?».
Mi strinsi nelle spalle «Io e Hurit ci siamo un po'... azzannati».
«Cavolo!» disse lanciando un'occhiata alla lupa bianca «E perché?».
«Storia lunga» tagliai corto superandolo.
«Dammi, ti aiuto» propose avvicinando il muso alla lepre.
«Ce la faccio» ringhiai allontanandomi.
«Derek... dai, fatti aiutare» mugolò lui.
«No» risposi e raggiunsi gli altri Cacciatori. Lasciai la preda sul cervo all'interno del cerchio di pietre e mi allontanai zoppicando.
«Devi farti curare» mi disse Nicholas, raggiungendomi.
«Nick, smettila» ringhiai.
«Sono serio...» borbottò lui. «Sanguini» aggiunse leccandomi l'orecchio dal quale usciva del sangue che sentivo colare sulla pelliccia.
Sobbalzai e lo guardai male, ringhiando. «Sei pazzo?! Vai a leccare qualcun'altro! Tuo fratello, una lupa, ma non me!».
Il lupo nero abbassò le orecchie e il muso. «Se lecco mio fratello, mi ammazza» mi fece notare dopo un attimo di silenzio, muovendo leggermente la coda, divertito.
«E anch'io sto per farlo. Vai a badare ai cuccioli, sei bravo con loro» dissi addolcendo poi il tono durante la seconda frase.
«Anche tu» scodinzolò lui.
«Ora non posso» gli feci notare con una smorfia, guardandolo.
Nicholas non mi rispose e si inchinò, abbassando il muso fino quasi a toccare terra, distendendo le zampe davanti.
«Derek» mi sentii richiamare dalla voce dell'Alpha.
Alzai lo sguardo e lo vidi. Era in forma umana, indossava dei jeans sporchi e consumati, una camicia rossa e blu a quadretti con un buco su di una manica, un paio di stivaletti adatti a fare una camminata in montagna e un gilet di pelliccia di cervo. «Ti sei fatto curare?» domandò. Scossi la testa e lui sorrise. «Allora andiamo» disse sfiorandomi un orecchio con la mano. «Giovane Nicholas» aggiunse guardando il mio amico «Rialzati, ti prego» rise.
Mi voltai verso il lupo ed accennai un sorriso, era ancora inchinato.
Si alzò e poi, dopo avermi salutato, trotterellò via.

Seguii l'Alpha verso la capanna dei Guaritori. Essi erano un gruppo formato da lupi normali e da qualche Anziano. Solo questi ultimi, però, sapevano precisamente come preparare qualche medicina o strano intruglio.
Entrammo e vidi Hurit seduta su di una lastra di pietra coperta da soffici pellicce. Due donne la stavano curando.
L'interno era buio e rischiarato solo dalla luce solare che entrava da due finestrelle laterali. C'era una lampada a gas in un angolo, che veniva usata di notte o se il sole era nascosto dalle nuvole.
In silenzio, saltai su uno di quei lettini rustici e tornai umano. Strinsi i denti sentendo un forte dolore un po' ovunque, a causa dei lividi e delle ferite costretti a cambiare forma insieme a me.
Due ragazze mi si avvicinarono, una reggeva una bacinella di terracotta piena d'acqua e un panno bianco, l'altra mi aiutò con delicatezza a sfilarmi la maglia e i pantaloni completamente sporchi di sangue.
«Derek, vorrei proprio sapere perché tu e la giovane Hurit vi siete azzannati» disse l'Alpha.
«Voleva uccidere dei cuccioli» risposi freddo, mentre le due ragazze pulivano le mie ferite.
«Questo lo so già. Ma so anche che spesso vi azzannate e vi ferite. Dovreste smetterla».
«È un allenamento» accennai un sorriso divertito, stringendomi nelle spalle. Un dolore lancinante mi invase e mi morsi forte il labbro inferiore.
«Siete entrambi due validi combattenti. Non serve tutta questa violenza durante gli allenamenti».
«Va bene... va bene... oggi mi sono arrabbiato. Stava infrangendo la legge!» dissi irritato. Avevo fatto solo il mio dovere.
«Derek, un Alpha deve sapersi controllare... la forza viene usata solo in casi estremi».
Assottigliai lo sguardo, mentre un bruciore mi percorreva le membra. Le due ragazze mi stavano medicando le ferite con un unguento che bruciava peggio del fuoco. «Loro non vorranno un Alpha non legittimo» mormorai infine, guardando il terreno costituito da piastre di roccia irregolari, incastrate quasi perfettamente tra loro, e polverose.
«Derek...».
«No!» lo interruppi alzandomi di scatto, avvertendo un po' di dolore ad una caviglia. «Dovrò combattere e lo sai benissimo, cazzo! Non me ne frega nulla se tu vuoi la pace perpetua! Questa cosa non c'è!».
Mi interruppe fulminandomi con lo sguardo. «Attento a come parli» mi ammonì.
«Parlo come cazzo mi pare!» ringhiai dandogli una spinta che gli fece fare un mezzo passo indietro.
L'uomo mi afferrò per la spalla e ringhiò.
Strinsi i denti per il dolore causato dalla sua presa ferrea in un punto ferito, ma non demorsi e scoprii i denti, ringhiando a mia volta, mentre specchiavo i miei occhi gialli nei suoi, del medesimo colore.
«Lasciami finire di parlare» sibilai e mi liberai con uno strattone. «È stato fottutamente inutile mandarmi da quei cazzo di addomesticati completamente diversi da noi per cercare di portare qui quella che dovrebbe essere la legittima erede al trono! Nessuno vorrà un'addomesticata metà Sangue di Lupo, metà altro e metà vampiro! È già tanto che apprezzino te, e lo fanno solo perché tuo padre era un cazzo di lupo gigante e quasi imbattibile!
E lei è anche la figlia di una traditrice che ha preferito i vampiri ai Sangue di Lupo!
Se non fosse stata per tua sorella e il suo fidanzato quei vampiri dai mantelli neri non sarebbero venuti qui e Brandon non sarebbe stato ucciso!» sbottai «Mi hai capito?! Tuo figlio, il mio migliore amico, sarebbe ancora vivo! E sarebbe lui il legittimo erede al trono!» terminai con le guance rigate dalle lacrime. Sul punto di scappare via per andare a sbollire da qualche parte la rabbia, gli diedi una spinta che lo fece barcollare di nuovo.
In quel momento, nel silenzio generale, la porta ai aprì ed entrò Uhriel, uno dei più importanti fra gli Anziani, nonché uno dei più importanti consiglieri dell'Alpha.
«Greymark, abbiamo bisogno di te» disse immediatamente.
L'uomo contro il quale avevo appena urlato mi riservò un'occhiata gelida e poi si voltò verso il nuovo arrivato. «Arrivo» disse e uscì subito dalla capanna.
Afferrai i miei vestiti e li rimisi in tutta fretta. «'Fanculo» sbuffai prima di correre fuori e trasformarmi.
Vidi poco lontano da me due ragazzi perfettamente uguali, anche se sapevo distinguerli alla perfezione. Nicholas aveva i tratti più dolci e non mi avrebbe mai guardato così male come, invece, stava facendo il suo gemello Logan. Vicino a loro c'era Hurit e non sapevo bene quando fosse uscita dalla capanna dei Guaritori.
Li ignorai e corsi verso il bosco. 
«Derek!» mi sentii chiamare da Nick ma non mi fermai, lasciando che mi inseguisse.
Lo sentivo dietro di me.
Continuai a correre, sparendo tra gli alberi del bosco con quel lupo nero, fastidioso quanto dolce, alle calcagna.


§§§§§§Nota dell'autrice§§§§§§
So che probabilmente molti di voi non vedevano l'ora di vedere cos'è successo ad Andrea e come sta, ma... no! Ho preferito fare un piccolo focus sulla vita di Derek e del suo branco (non odiatemi troppo) :)
Comunque, ci tenevo anche a ringraziarvi per tutti i commenti che lo scorso capitolo ha ricevuto. Sono felice che vi sia piaciuto e di essere riuscita a farvi venire un po' di ansia per Andrea ^.^

It's my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora