«Ricordati che questo pomeriggio partiamo. Non possiamo aspettare ancora» mi ricordò Emmett mentre saltavo giù dalla sua enorme jeep.
«Sì, lo so» sbuffai.
«Ci vediamo dopo scuola» aggiunse osservandomi.
«Sì...» borbottai andando verso l'ingresso dell'edificio.
Erano passati quattro giorni dalla morte della nonna di Andrea e speravo di poter vedere il ragazzo in questione, per poter chiarire con lui e salutarlo. Nel pomeriggio avremmo lasciato Forks per andare da qualche parte. Nemmeno io sapevo dove, dovevano ancora decidere. Ma, per gli umani, saremmo andati a Città del Messico.
Sorrisi leggermente, scuotendo la testa. Era decisamente troppo soleggiata per dei vampiri.
«Ehi, Chiara!» mi salutò Alexis, raggiungendomi.
«Ciao» risposi sorridendo. «Hai visto Andrea?» le chiesi immediatamente.
Lei sospirò e, dopo un attimo di esitazione, annuì. «È lì con Brian» disse indicando un punto alla sua sinistra.
Per l'intera cittadina di Forks, l'aggressione di un lupo nero era stato un tremendo shock.
Spostai lo sguardo ed incontrai quello freddo ed accusatore del ragazzo. Rabbrividii.
«Grazie, dovevo parlargli».
«No, non farlo» mi intimò lei «È ancora scosso per la morte della nonna e... non so perché, ma è arrabbiato con te».
Sospirai. «Sì, ma, prima o poi, dovrò parlargli...» borbottai abbassando lo sguardo.
Subito dopo la morte di Gertrude ero tornata a casa, raccontando ai Cullen quanto accaduto e mettendo in guardia i licantropi: il bosco si stava popolando di cacciatori. Sam, Paul e Jared erano venuti a casa nostra e si erano confrontati con i vampiri e Jacob, accompagnato da Leah e Seth. Dopo varie discussioni e le mie più sentite opposizioni, era stato deciso che i Cullen, me compresa, avrebbero lasciato la città.«E Jacob?!» urlò Renesmee, opponendosi alla decisione dei genitori.
Edward fulminò il licantropo con lo sguardo. Non aveva ancora digerito la questione dell'imprinting.
«Tesoro, Jacob non può venire» cercò di spiegarle Bella, dolcemente.
«Non voglio venire se non c'è Jake!» si lamentò.
«Ness, verrò a trovarti spesso, spessissimo. Sarà come avermi lì con te» la tranquillizzò lui, inginocchiandosi davanti a lei.
Renesmee, dopo un attimo di indecisione, annuì.Sospirai ricordando la tristezza della bambina che, per fortuna, aveva capito la gravità della situazione e noj si era lamentata troppo.
E così, saremmo partiti nel pomeriggio. Tutti quanti a scuola lo sapevano già.
«Ci sentiremo comunque, vero?» chiese Alexis, rompendo il silenzio che si era creato.
Annuii. «Sì, ci terremo in contatto».
«Tutti i giorni, vero?».
Sorrisi. «Sì, possiamo provarci» risposi mentre la campanella segnava l'inizio delle lezioni.
Ci dirigemmo nell'aula di scienze. «Perché Andrea si comporta così con te?» domandò Alexis, notando che il ragazzo si era seduto distante da noi, con Brian, e non mi guardava.
Sospirai. «Non lo so» mentii guardando fuori dalla finestra. «Forse non ha digerito l'annuncio della mia partenza improvvisa perché Esme ha trovato un buon lavoro in Messico e Carlisle è stato assunto nell'ospedale migliore».
«Sì, forse» mormorò Alexis.
In realtà pensavo proprio di sapere perché si comportasse così: aveva finalmente capito che eravamo mostri.Le prime due ore volarono senza che me ne accorgessi. Ero troppo presa dai miei pensieri.
Nell'intervallo persi il coraggio e non andai a parlare ad Andrea, perché avevo paura della sua reazione.
Il giorno del funerale di sua nonna avevo provato ad affiancarlo, ma mi aveva mandata via con un "vattene, non ho voglia di vederti" seguito da un "mostro..." sussurrato così a bassa voce da risultare inudibile per un umano, ma non per un licantropo o un vampiro.Anche le due ore successive sembrarono volare ed arrivò l'ora di mensa.
«Andrea, dobbiamo parlar...» dissi trovando il coraggio per avvicinarmi a lui, appena uscimmo dall'aula dell'ultima lezione.
«Non adesso» mi interruppe lui con tono gelido, cercando di allontanarsi.
«Ti prego» mormorai afferrandogli il braccio per farlo fermare. «Questo pomeriggio devo partire. Non torneremo qui».
Con uno strattone si liberò. «Non toccarmi» sibilò fulminandomi con lo sguardo. «Buon viaggio» aggiunse prima di disperdersi nella folla di persone che andava verso la mensa.
Sospirai e, dopo un attimo, lo seguii. Oltretutto, Derek non si faceva vedere da quel giorno. Non sapevo se fosse scappato, se fosse tornato dal suo branco, o se i cacciatori l'avessero trovato. Non sapevo niente, e la cosa non mi piaceva.
«Andrea, aspetta. Ti prego» dissi appena raggiunsi l'umano.
Sospirò frustrato. «Vuoi lasciarmi in pace?» domandò irritato.
«Prima voglio chiederti perché mi stai ignorando» risposi guardandolo negli occhi. Aveva uno sguardo freddo ed accusatore.
«Secondo te?» sibilò abbassando la voce, forse non voleva che qualcun'altro ci sentisse «Avete ucciso mia nonna».
Mi sentii come se stessi sprofondando. «I-io... non c'entro nulla. Non... non doveva succedere».
«E invece è successo. Ero quasi riuscito a convincerla che voi non eravate mostri, che non uccidevate gli umani, e poi... è stata uccisa da uno di voi».
«Ma... A-Andrea... no...» mugolai mentre si allontanava, senza dire nulla.
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It's my life
FanfictionPremetto che sarebbe il sequel della trilogia de "I Cullen e i Quileutes", PERÒ non è obbligatorio leggere quelle tre storie per capire questa. I personaggi e i fatti de "I Cullen e i Quileutes" saranno reintrodotti qui ^.~ ...