35. L'amore non è bello se non è litigarello

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«Sì, sì... sì, mamma. Te l'ho già detto... sì... solo una settimana... sì, so che salto scuola, ma ti ricordo anche che ho buoni voti, posso permettermi questa "vacanza"» sentii dire da Andrea, che stava telefonando a sua madre mentre passeggiava davanti alle grandi vetrate dell'aeroporto, che permettevano di vedere gli enormi aerei parcheggiati. «Sì... ti telefono tutti i giorni e... sì, sì, ti scrivo quando arriviamo...» sbuffò «Sì, stai tranquilla...». Una voce agli altoparlanti annunciò la pronta partenza del nostro volo e Andrea venne verso di noi. «Devo andare, stiamo per partire... sì... salutami papà e Kanai'i... ciao... sì, ti voglio bene anch'io». Concluse la chiamata e mi sorrise, prendendomi per mano.
Lanciai un'occhiata ansiosa alle enormi scatole di ferro volanti parcheggiate all'esterno e poi seguii gli altri, assorta nei miei pensieri.
Non mi piacevano gli aerei.
Restai in silenzio, decisamente agitata, per tutto il tempo. Sia quando gli assistenti di volo spiegarono cosa fare in caso di emergenza, sia durante il decollo. Intanto, mi rigiravo tra le mani il ciondolo che mi aveva dato Derek, sperando che mi portasse fortuna e che evitasse una brutta catastrofe aerea.
«C'è qualcosa che non va?» domandò Andrea ad un tratto, accarezzandomi una mano. I sedili erano in file da sei, separati in due gruppi da tre da un corridoio non molto largo. Io e Andrea eravamo vicini ed eravamo circondati da estranei, così come gli altri membri della mia famiglia. Sfortunatamente, non eravamo riusciti a trovare dei posti vicini tra loro. «Chiara?» chiese ancora.
«Sì» risposi guardandolo «Anzi, decisamente. Siamo su di un'enorme scatola di metallo volante a milioni e milioni di metri dalla terraferma!» gli feci notare, esagerando forse un po' con i numeri.
Il ragazzo rise, scuotendo la testa.
«E ho le orecchie che continuano a tapparsi da sole» aggiunsi prima che potesse dire altro, riuscendo però soltanto a farlo ridere di più. «Non fa ridere...» borbottai assottigliando lo sguardo.
Io vivevo con i suoni e gli odori. Quindi odiavo sentire tutto attutito.
«Fa molto ridere, invece» rispose ridacchiando.
Sbuffai e ripresi a giocare con il ciondolo.
«Cos'è?» chiese Andrea.
«Una collana» risposi stringendomi nelle spalle.
«Lo vedo...» disse ridacchiando. «Ma non te l'ho mai vista addosso».
«Lo so».
«È nuova?».
«Più o meno...» mormorai guardando la pietra azzurra.
«Dove l'hai comprata?».
«Non l'ho comprata».
«Sembra un cosa indiana... te l'ha data Seth?» chiese curioso.
«No».
«Jacob?».
«Nemmeno».
«La sorella di Seth?».
Lo guardai e scoppiai a ridere. «Leah che fa un regalo a me? Davvero?» domandai divertita.
Andrea si strinse nelle spalle, sorridendo. «E allora chi te l'ha regalata?».
«Derek» ammisi e notai il suo sguardo rabbuiarsi.
«Ah» rispose leggermente infastidito «E perché?».
Mi strinsi nelle spalle e lui alzò un sopracciglio, con fare indagatore. Sbuffai roteando gli occhi al cielo. «Per aiutarmi a ritrovarlo» dissi.
«E come?» chiese.
«Non qui...» mormorai, ottenendo come risposta il suo sguardo confuso. «Umani» sillabai allora, muovendo solo le labbra. Andrea parve capire e annuì.
Però non sembrava contento di sapere che avevo un ciondolo regalatomi da Derek e che poteva permettermi di ritrovarlo.
Cademmo in un freddo silenzio per tutto il resto del viaggio.

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«Allora?» chiese Andrea ad un tratto. «Siamo in Inghilterra da ben due giorni e ancora non mi hai detto nulla su quella collana. Come può aiutarti a trovare Derek, perché te l'ha data, perché dovresti trovarlo; sai, cose così» elencò stringendosi nelle spalle, come se fosse indifferente. Avvertivo, però, la sua gelosia.
«Ti arrabbieresti» risposi rigirandomi la collana tra le dita. Era vero, da due giorni continuavo a sviare le sue domande riguardanti la collana di Derek.
«Così mi fai arrabbiare molto di più...» mi fece notare irritato.
Sbuffai «E va bene. Ma poi non dire che non te l'avevo detto» risposi stizzita. «Me l'ha data Derek per aiutarmi a ritrovarlo».
«E questo me lo hai già detto» sbuffò lui. «Come può fartelo trovare?» chiese.
«Non lo so» ammisi «Ci ho provato e... boh, sembra funzionare. L'ho stretta forte e ho pensato intensamente a Derek».
«E poi?» mi incitò lui, con un certo sospetto.
«E poi...» mi strinsi nelle spalle «Ho sentito come se sapessi dove andare per trovarlo. Un po' come una bussola che indica il Nord, questa collana mi indica Derek» cercai di spiegare.
«Tutto qui? Nulla di certo, quindi».
Annuii e lui sembrò un po' più rilassato.
«Ok, bene...» mormorò. «E perché te l'ha data?» domandò dopo un attimo di silenzio.
«Per far sì che lo trovi» risposi con ovvietà. Non glielo avevo già detto almeno dieci volte in due giorni?
«E perché dovresti trovarlo?» chiese passandosi una mano tra i capelli. Sembrava esasperato.
«Perché solo l'Alpha del suo branco può dirmi qualcosa riguardo a me e ai miei genitori» risposi.
«E tu ci credi? Magari è solo una trappola».
«Beh... lo scoprirò solo andandoci».
«Ma tu non ci andrai, vero?» chiese accennando un sorriso.
«Sbagliato» risposi guardandolo.
«Vuoi andare a cercare Derek?» domandò stupito.
«Sì» dissi senza aggiungere altro.
«E perché?!» esclamò.
«Perché... . Non c'è un perché, voglio solo sapere qualcosa di più sui miei genitori» ammisi guardandolo.
«Non puoi chiedere informazioni all'orfanotrofio dove sei stata portata?».
«Non sanno granché suoi miei genitori. Ci ho già provato anni e anni fa» risposi «E, di sicuro, non sanno nulla sui licantropi e i vampiri».
Andrea sbuffò. «E allora vengo con te» disse infine.
«No!» esclamai immediatamente.
«E perché no?» chiese irritato.
«È pericoloso!».
«E per te non lo è?» mi fece notare con un tono acido «Tu non andrai a cercare chissà dove quel licantropo».
«Non puoi impedirmelo».
«Eccome se posso».
«Assolutamente no!» ringhiai «Voglio andare a cercare Derek? Ci andrò!».
«Io non mi fido...» borbottò.
«So badare a me stessa» risposi stizzita, alzandomi in piedi.
«Non mi fido di Derek».
«Beh, io sì».
«Io no» ripetè guardandomi negli occhi.
«E allora?! Non sei mio padre!» ringhiai. «Se voglio andare a cercare quel lupo, ci andrò!».
«Gli altri lo sanno?» chiese restando serio.
«Gli altri chi?» domandai infastidita.
«Il branco... i Cullen».
«Volevo parlargliene, ma poi sei arrivato tu» risposi cercando di farlo sentire un minimo in colpa, anche se sapevo bene che lui non aveva nulla a che fare con questa storia.
«E pensi che ti lasceranno andare?».
«Perché non dovrebbero?» chiesi, ma non lo lasciai rispondere. «E comunque, non mi interessa. Se voglio andarci, ci vado. So badare a me stessa. Inoltre, Alice potrà sempre vedere ciò che faccio e potrò parlare con il branco quando sarò trasformata».
Il ragazzo sbuffò di nuovo, passandosi una mano tra i capelli scuri. «Quando intendi andare?» chiese.
«Il prima possibile. Ho già aspettato troppo».
«Perché non me ne hai mai parlato?».
«Perché non avresti capito» borbottai.
«E quindi non me lo avresti mai detto? Saresti andata senza dirmi nulla?».
Annuii senza aggiungere altro.
«Quindi io sarei potuto venire da te, rischiando la vita, e non trovarti?» chiese alzando il tono di voce. Si stava arrabbiando.
«Tu non saresti dovuto venire. È stato pericoloso e dovresti tornare dai tuoi genitori» risposi cercando di ritrovare la calma persa.
«Perché adesso vuoi mandarmi via?» domandò irritato.
«Non sto dicendo questo».
«Ti piace Derek?» domandò dopo un attimo di interminabile silenzio.
Non risposi subito, inarcando le sopracciglia in modo confuso. «Cosa... no!» dissi infine.
«E allora perché vuoi andare da lui?».
«Per vedere cosa sa il suo branco riguardo ai miei genitori» ripetei per l'ennesima volta.
«E perché non vuoi che venga anch'io?».
«Perché è pericoloso».
«Portati almeno un altro licantropo o un vampiro».
«No».
«Perché?».
«Vogliono me e basta» dissi.
«Secondo me, ti piace Derek» borbottò sdraiandosi e distogliendo lo sguardo.
«Spiegami perché dovrebbe piacermi Derek!» esclamai esasperata. Non capivo come mai fosse così geloso.
«Perché è giovane...».
«Anche tu» gli feci notare «Anzi, è più vecchio di te».
Andrea assottigliò lo sguardo e continuò a parlare. «È un licantropo, è misterioso e è immortale...».
«Cosa?!» lo interruppi di nuovo. Finalmente avevo capito perché fosse così infastidito. «L'immortalità? Sul serio?».
«Io invecchierò, lui no» disse «Una trentina d'anni e sarò molto più vecchio di adesso e tu non vorrai più stare con me» decretò.
«Io potrei decidere di non trasformarmi più e invecchiare. L'ho già fatto».
«Me lo hai già detto... ma io morirò».
«Anch'io, se smetterò di trasformarmi».
«Non sarebbe giusto portarti via alla tua famiglia e ai tuoi amici immortali».
«Non importa» dissi guardandolo «Anche Seth quando troverà una persona che gli farà avere l'imprinting invecchierà con lei» gli spiegai.
«Beh, non lo trovo giusto. E tanto so che sceglierai il licantropo immortale, ovvero Derek».
«Derek non è immortale» sbuffai «I Sangue di Lupo invecchiano» gli feci notare esasperata.
«Invecchiano?» domandò stupito.
«Già».
«Ah».
Sorrisi compiaciuta. Avevo vinto.

Rimanemmo in silenzio per un attimo, poi Andrea sbuffò. «Non capisco comunque perché vuoi andartene da quello».
«E io non capisco perché tu rompa così tanto!» risposi sentendo la rabbia che saliva di nuovo. «Non devi essere geloso di Derek, è mortale proprio come te e non mi piace!».
«Quel licantropo è incontrollabile! Ha ucciso mia nonna!».
«E allora?!» chiesi in un ringhio, senza pensare a quello che stavo dicendo.
«E allora?!» Andrea si alzò di scatto dal letto, facendolo cigolare leggermente. Mi lanciò un'occhiata di fuoco, che mi fece sentire in colpa, e uscì fuori dalla camera sbattendo con forza la porta.
Sospirai e mi lasciai cadere sul letto. Non ne facevo mai una giusta.

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