2. Cacciatori di licantropi? Nah...

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«Dove avete trovato la trappola?» mi chiese Andrea ad un tratto. Eravamo appena arrivati a casa mia, dopo la scuola, ed aveva parcheggiato la moto nel giardino di fronte alla villa.
«Nel bosco, te l'ho già detto ieri» risposi.
«Sì, lo so. Intendevo, sapresti ritrovare quel posto?».
Annuii. «Conosco il bosco come le mie tasche».
«Potresti portarmici? Magari riesco a trovare qualcosa».
Scossi la testa. «È pericoloso».
Sorrise. «Dai...».
«No».
«Per favore» mormorò avvicinando il suo viso al mio.
Per un attimo mi persi nei suoi occhi, poi abbassai lo sguardo sulle sue labbra. Scossi la testa, un solo movimento secco «Ci sono già stati gli altri, non serve» dissi prima di fare un passo indietro.
«Ma magari potrei aiutarvi».
Scossi la testa. «Non se ne parla».
«Fidati, potrei aiutarvi».
Sospirai. «Andre, è pericoloso. Quella trappola potrebbe essere ancora attiva».
«E allora?».
«Una freccia potrebbe ucciderti. Non sei come noi».
«Faremo attenzione»
Stava iniziando a convincermi e la cosa mi spaventava. «Non so nemmeno da dove abbia sparato quell'aggeggio» mormorai.
«Te lo dirò io».
«E come?» domandai scettica.
Sorrise. «Ti dimentichi, per caso, che mia nonna sa tutto su di voi?».
Ringhiai sommessamente al ricordo di quella donna, assottigliando lo sguardo. Gertrude, la nonna italiana di Andrea, era convinta di sapere tutto riguardo ai licantropi perché il padre del suo defunto marito era un cacciatore di queste creature.
Il ragazzo ridacchiò per la mia reazione. «Lo so che non ti piace, ma potrebbe tornarci utile».
«Che se ne rimanga in Italia» bofonchiai incrociando le braccia al petto. L'avevo conosciuta a Natale, tre anni prima, e subito aveva capito che cos'ero ed aveva provato a smascherarmi di fronte ad Andrea e a tutta la sua famiglia. Il ragazzo aveva indagato, fino ad arrivare ad un passo dalla verità.
Andrea sorrise divertito e mi posò le mani sui fianchi, facendomi avvicinare a sé. «Non la farò venire qui, so già tutto quello che mi serve sapere» mormorò dolcemente.
Piegai lievemente la testa di lato, confusa.
Vidi Andrea mordersi il labbro inferiore e avvertii i suoi pensieri sul baciarmi. Feci una smorfia e mi richiusi nella mia mente, immaginando di alzare alte barriere di roccia. Non mi piaceva granché ascoltare i pensieri degli altri senza il loro permesso, ma a volte accadeva per caso e me ne rendevo conto solo in secondo luogo.
«Mi ha spiegato tutto riguardo ai lupi mannari, i modi per catturarli, ucciderli, eccetera eccetera» disse con uno sguardo furbetto.
E quando pensava di dirmelo?! Pensai allarmata, ma decisi di mettere la questione in secondo piano. Sapevo che la donna conosceva davvero molte cose, ma una parte di me ancora non lo accettava e la vedeva come una nonnetta appassionata dalle storie horro sui lupi mannari. «E quindi?» domandai calma, il più calma possibile.
«E quindi potrei aiutarvi» rispose lui, felice.
Sospirai, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. «Ne sei sicuro?».
«Sicurissimo».
Presi un bel respiro, sorridendo quando il suo profumo agli aghi di pino mi invase. Mi spostai leggermente per poterlo guardare negli occhi. «Se ti fai uccidere o anche solo ferire, giuro che ti ammazzo con le mie mani» sussurrai posando una mano sul suo petto.
Sorrise. «Fidati di me» mormorò ad un passo dalle mie labbra, prima di baciarmi.
«È questo il punto» dissi allontanandomi, senza dargli ciò che voleva. «Mi fido, ti svelo tutto riguardo a questa trappola e magari tu ti fai male e muori male!».
Andrea scoppiò a ridere. «Sei sempre così pessimista!».
Misi il broncio per un attimo, poi decisi di trasformarmi. Mi allontanai da lui e chiusi gli occhi. Un calore mi pervase, accompagnato da un lieve tremore delle mani, e sentii gli occhi pizzicare mentre diventavano gialli. In un attimo ero un lupo. Saggiai il terreno con le zampe, per poi alzare il muso e guardare Andrea. Dai, ti porto dalla fantomatica trappola. Gli dissi con il pensiero. Il mio potere mi permetteva di sentire i pensieri delle persone, ma anche di parlare mentalmente con loro.
«Grazie» rispose sorridendo trionfante, posando una mano sulla mia testa.
Gorgogliai chiudendo gli occhi, prima di iniziare a camminare.

«È questo il posto?» mi chiese Andrea quando arrivammo a destinazione.
Annuii.
«Dov'era Jacob quando è stato colpito?».
Feci qualche passo avanti e gli indicai il punto preciso. La freccia arrivava da destra. Aggiunsi.
L'aria non aveva più l'odore di sangue di quella notte, ma i miei ricordi erano ancora vividi.
Il ragazzo annuì pensieroso e si avvicinò agli alberi alla mia destra.
Stai attento! Lo ammonii.
«Sì» ridacchiò lui, iniziando a perlustrare la zona.

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