Capitolo 1 - Eleanor

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«Mam-ma. Mammma... mamma», balbetta il piccolo Leo mentre si rosicchia l'indice con quei pochi dentini da poco spuntati. È un piccolo batuffolo morbido tra le lenzuola candide del letto.

    «Ma sei bravissimo, amore della mamma», sussurro strofinando la punta del mio naso contro la sua piccola e delicata. Si dimena all'istante e batte le manine, lanciando un gridolino euforico per il complimento ricevuto.
    Fa ridere anche me. Ha un odore così buono quando è appena sveglio. Sa di latte e miele, e da un anno rende le mie giornate più dolci che mai.

    «Quando inizierai a dire papà, piccolo traditore?» J si tira un po' su e gli fa il solletico sul pancino. La sua pelle tatuata e abbronzata è in netto contrasto accanto a quella chiara e immacolata di Leo. Ma sono meravigliosi insieme e si somigliano tantissimo. Hanno gli stessi colori degli occhi e dei capelli e la scena che ho di fronte è la cosa più perfetta e completa che abbia mai visto: J che sorride a suo figlio. J che è diventato un marito premuroso e un padre impeccabile. Io che lo amo ogni giorno sempre di più.

    «Non essere geloso». Faccio a J una linguaccia e mi tuffo con la testa sul cuscino.

«Avrei voluto vedere la tua faccia se la prima parola di Leo fosse stata papà». Mi ricambia la linguaccia e rotola sulla schiena, portandosi Leo sul petto.

«Sarei stata molto contenta per te», ribatto saccente e lui allunga una mano verso il mio viso. Col dorso delle dita mi accarezza una guancia e ci guardiamo negli occhi, mentre Leo fissa con curiosità tutti i disegni sul petto nudo del papà.

«Ti ho mai detto grazie?» col dorso dell'indice mi sfiora appena il labbro inferiore.

«Sì».

«Ma ti ho mai detto grazie per avermi reso un padre felice?»

Gli bacio l'indice. «Il merito è di Leo che ci rende così orgogliosi di lui».

«Soprattutto tuo che sei una madre fantastica».

«Lo credi davvero?» mi avvicino a lui e la sua mano si sposta nei miei capelli.

«Sì, stai facendo un ottimo lavoro».

    «Un duro lavoro. Basta guardare le occhiaie che ho e la stanchezza perenne».

     Mi sorride e mi tira verso la sua spalla. Mi ci appoggio sopra con la guancia e guardo Leo che si diverte a chiacchiere a monosillabi con i tatuaggi sul petto del papà. «Ti amo anche con le occhiaie e la stanchezza perenne», mi risponde e mi stampa un bacio tra i capelli.

     «Lo so. E questo fa di te il marito migliore del mondo». E me ne resto così, a crogiolarmi sul suo fianco, entrambi ammaliati dalla bellezza di nostro figlio. Un piccolo cucciolo che ha reso completa la nostra vita, che ci regala innumerevoli sorrisi e gioie in una domenica di tarda mattina dove non esiste altro al di fuori noi; della piccola famiglia felice che siamo diventati. E ne approfittiamo di queste ore spensierate per ridere, oziare a letto e riempire Leo di attenzioni, dimenticandoci del solito pranzo domenicale a casa dei miei.

Il telefono comincia a squillare e ce la prendiamo comoda aggrovigliati tra le lenzuola, lasciando che squilli per un bel po' di volte. «Quanto insiste la nonna», dico a Leo con una voce buffa e mi risponde con una dolce risata.

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora