Epilogo - Eleanor

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Dieci anni dopo...

E per fortuna che quell'aereo non lo perdemmo, perché se fossimo rimasti a terra, dubito che avremmo avuto davvero il coraggio di andare via. E invece, la voglia di scappare quel giorno era tanta. Scappare da tutto il passato, da tutta quella vita che sentivo non appartenermi più, dai miei genitori che erano all'oscuro di tutto e che avrebbero potuto senz'altro fermarmi, dai ricordi, dal dolore e dagli omicidi che aveva commesso J.

    Era un rischio per lui stare lì, anche se non c'è mai stato nulla che lo collegasse direttamente, perché il caso si chiude dopo soli tre mesi, incrinando i cinque tizi che avevano nella lista dei sospettato, nonostante le loro dichiarazioni d'innocenza.

      Eppure non ho mai chiesto a J il modo in cui ha architettato tutto e lui non ha mai preso l'iniziativa di raccontarmelo. Anzi, solo una volta. Quel giorno sull'aereo mi disse "L'ho fatto io. Promettimi di non avere paura di me», ma io lo zittii e gli risposi che dovevamo stare solamente lontani da tutto quello che ci riportava al passato. E non appena mettemmo piede in Messico, decidemmo di non nominare più quel giorno infernale, i fatti accaduti e nostro figlio Leo.

     Dopo dieci anni, stiamo ancora mantenendo la promessa di non rivangare il passato. Ognuno di noi porta un ricordo di nostro figlio nel cuore, ed è meglio così, per noi, per la nostra famiglia e per nostra figlia Lea.

E oggi ci siamo ritagliati del tempo solo per noi, sulla nostra piccola spiaggia privata, a goderci il sole e l'amore familiare.

In questi anni io e J ci siamo dati molto da fare. Con la vendita della nostra vecchia casa abbiamo investito in un bed & breakfast che dopo poco tempo ci ha permesso di espanderci. Ora siamo i proprietari di un grande hotel di lusso, che abbiamo chiamato Leonard. Eppure, quel giorno che ci eravamo veramente riusciti a creare qualcosa contando solamente su di noi e sulle nostre capacità, nella grande hall dell'hotel vuoto e pronto per essere aperto al pubblico, entrambi pensammo a nostro figlio. Non ce lo dicemmo direttamente, ma ci capimmo guardandoci solamente negli occhi.

Anche i miei genitori, quando hanno avuto il coraggio di venire a trovarci dopo anni e di rivolgermi nuovamente la parola, non si aspettavano certo di vedere come io e J eravamo andati avanti, in meglio. Rimasero esterrefatti davanti alla maestosità dell'hotel e di come il nome Leonard torreggiava all'ingresso e su ogni altro dettaglio.

Leo c'è e ci sarà sempre. A volte lo immagino che gioca con sua sorella e che sarebbe stato quasi sua coetanea. Lo immagino sereno e felice. Solare e sorridente, come lo è sempre stato in quel po' di tempo che gli ha riservato la vita. Lo immagino che corre verso di me, sulla sabbia e col viso abbronzato, urlando Mamma a squarciagola, come adesso sta facendo Lea.

Si tuffa tra le mie braccia e io la prendo al volo. La stringo a me, anche se ormai è troppo grande per tenerla in braccio troppo a lungo, ma ogni momento con lei per me è sacro. Ne faccio continuamente tesoro.

Anche J ci raggiunge di corsa, schizzandoci addosso tutta l'acqua. Provo a correre per riparare entrambe, ma il peso di Lea mi fa inciampare sul bagnasciuga e J ci afferra, riempiendoci di baci e solletico.

Le nostre risate riecheggiano per la spiaggia deserta, mescolandosi col rumore delle onde leggere. La mia camicia di lino si inzuppa di acqua, ma non mi alzo. Mi godo l'affetto di mio marito e di mia figlia, perché adesso finalmente siamo una famiglia. Una vera famiglia.

*****
Ragazze, la storia è finita. Scusatemi per tutto il dolore che vi ho causato, ma spero che questo finale vi sia piaciuto.
ATTENZIONE all'ultimo aggiornamento di domani. Ci sarà una bella sorpresa 😍

Vi ringrazio, come sempre, per tutto il tempo che mi dedicate! ❤️❤️ buon sabato!

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora