Capitolo 14 - Eleanor

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Se c'è una cosa che ho capito di J in tutto questo tempo è che chiede scusa solo quando è veramente dispiaciuto. E nei suoi occhi c'era davvero dispiacere stamattina e il mio cervello dà per scontato che J mi abbia chiesto scusa per non essere tornato a casa e per non aver fatto nemmeno una telefonata. Oppure c'è dell'altro che sto ignorando in questo momento? Dell'altro che sto ignorando di proposito perché mi fa male pensarci e dubitarne, ma Ivy proprio non riesco a togliermela dalla testa. Il suo tono di voce, durante la chiamata di questa notte, sembrava quasi una sfida nei miei confronti, o addirittura vittorioso. Che ci abbia provato con J? Ha dormito con lui? Forse J mi ha chiesto scusa per questo?
    No, impossibile. Mi fido di lui. J non è un uomo infedele che si diverte a guardare altre donne. Non l'ha mai fatto e non gli è mai interessato farlo. Da quando abbiamo chiuso con passato, ha solo e sempre dedicato a me il suo tempo. Mai un'uscita con gli amici, ma una commissione importante da solo... ogni cosa l'abbiamo sempre fatta insieme.
Ora non più, mi ricorda una vocina fastidiosa. E penso controvoglia che da quando il padre di J è piombato nella nostra vita, stravolgendola, lui esce sempre senza di me. Mi lascia da sola alle cene, alle feste importanti e ora anche di notte. Non l'aveva mai fatto e sono in pensiero per lui e per il nostro matrimonio, e soprattutto sono preoccupata. Preoccupata che suo padre me lo porti via o che io venga surclassata da Ivy. E ora, improvvisamente, mi sento insicura e in competizione con un'altra donna, e devo impedire a tutti i costi che J mi metta da parte.

    «Eleanor, ci stai ascoltando?» la voce di mio padre mi riporta alla realtà e mi ricordo di essere nel suo ufficio con gli occhi dei presenti incollati addosso.

     «Ehm, scusatemi. Potete ripetere?» mormoro imbarazzata e mio padre rivolge un sorriso di scuse agli uomini presenti, tra cui anche Andrew e suo padre.

     «Okay, sembri molto stanca...» riprende mio padre.

     «È che ho dormito poco. Leo ha fatto i capricci», trovo una scusa, ma tengo lo sguardo basso. Mio padre percepisce ogni cosa se mi guarda negli occhi e per ora non mi va di raccontargli del litigio con J e della sua notte fuori, mi riporterebbe a casa sua senza neanche chiedermelo.

     «Va bene, allora vai pure a casa a riposare. Termino io la riunione». Raggruppa dei fogli e li posa in una cartellina. «Porta questa con te. Prova a dare un'occhiata più tardi ai documenti che ci trovi dentro».

      «Sì, va benissimo». Annuisco e recupero la mia borsa, dopodiché saluto con un cenno della testa i presenti e scappo via dall'ufficio con il solo pensiero di raggiungere J e sistemare le cose tra noi, dimenticandomi completamente della cartellina con i documenti da controllare. Beh, verrò a recuperarla più tardi, ora devo solo andare da mio marito e fargli capire che sono io l'unica donna della sua vita. L'unica donna che può renderlo felice, che può amarlo con tutta se stessa, che non lo tradirebbe mai e che lo appoggerebbe e lo difenderebbe sempre... che lo sceglierebbe tra i tanti anche nelle prossime vite.

    Una mano mi afferra il gomito e riconosco la fragranza fresca e costosa che Andrew si spruzza addosso ogni mattina prima di uscire di casa. Mi volto di scatto verso di lui, visibilmente irritata. «Andrew, che c'è?» sbotto.

     «I documenti di tuo padre», mi sventola in faccia la cartellina e sembra offeso dal mio tono seccato senza un apparente motivo, facendomi sentire una pessima persona.

     «Oh, scusami. Ti ringrazio», ma non me li cede e mi obbliga a guardarlo negli occhi.

     «Cos'hai? Sei così assente ultimamente...»

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora