Capitolo 30 - Jack (capitolo inedito)

2.5K 143 86
                                    

E guardo mio padre, con totale delusione.
   Ha chiamato lui la polizia. Pensava di poter svignarsela con le valigie fino all'ultimo momento, mentre la polizia sarebbe stata impegnata a catturare i malviventi, fregandosene ancora una volta di me, della mia famiglia e soprattutto di mio figlio.

    Ma il suo piano è andato in fumo e nessuno lo lascerà di certo scappare.
     «Ci hanno venduti», sento urlare e capisco perfettamente cosa sta per accadere.

     Apro la portiera dell'auto e ci spingo dentro Eleanor. La schiaccio contro il sedile e le faccio scudo col mio corpo nell'esatto istante in cui partono una raffica di spari.

      Eleanor urla e scalcia sotto di me, ma non posso farla uscire. Siamo nel mirino anche noi.
      «Devo andare da Leo», urla tra le lacrime. «Leo!» ripete per un'infinità di volte mentre guardo tutta la scena all'esterno dallo specchietto laterale.

      Mi mordo il labbro a sangue e piango. Piango a singhiozzi e Eleanor smette di scalciare. Percepisco i suoi occhi su di me, ma come posso raccontarle quello che sto vedendo?
      I proiettili colpiscono non solo la carrozzeria dell'auto,  ma colpiscono soprattutto mio padre che adesso è riverso a terra in una pozza di sangue e poco più in là c'è mio figlio. Immobile.

      Tutti i rumori scompaiono all'improvviso. Nelle mie orecchie c'è solo il rimbombo del mio cuore che batte forte. Mi è difficile perfino respirare e non riesco a togliere lo sguardo dal corpo steso a terra di mio figlio.
      E per la prima volta in vita mia, prego. Prego che faccia anche un minimo movimento che mi liberi da questa tortura e che mi faccia ritornare a respirare, ma niente. Mio figlio continua a non muoversi e del sangue si spande sotto di lui, impregnandogli la maglietta.

      «No» mormoro, o forse urlo. Non sento nemmeno la mia stessa voce. Spalanco la portiera e mi precipito fuori, cadendo dopo soli due passi. Alcuni agenti mi sorpassano e io mi rimetto in piedi, a fatica. Barcollo verso mio figlio, al limite delle forze, perché è orrendo l'attimo che precede la devastazione totale. È dolorosa l'attesa, la paura di scoprire un qualcosa che è capace di ucciderci.

     E crollo sulle ginocchia, come se avessi dei macigni sulle spalle, sul petto, sullo stomaco...

     «Ne abbiamo uno», sento urlare in lontananza da un agente, o forse è accanto a me. Mi sembra di essere in una bolla in questo momento perché davanti ai miei occhi non c'è altro che mio figlio. Il mio Leo. Il mio adorato Leo. Tra le mie braccia, stretto al mio petto, sporco di sangue e terra, con gli occhioni spalancati e... vuoti.
      Un grido mi strazia il cuore. È Eleanor e ha capito cosa è appena successo.

      Nostro figlio, il nostro amato figlio, è morto.


****
Se volete togliermi il follow e cancellare la storia dalla vostra biblioteca, sappiate che vi capisco. Scusatemi 🙏🏻😭

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora