Capitolo 12 - Eleanor

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Forse sono troppo petulante? Insicura? Esasperante? Forse non gli lascio i dovuti spazi e lo sto soffocando senza volerlo? La cosa certa è che stasera mi sono comportata da perfetta moglie isterica. In un certo senso mi sono sentita tradita, ma non ho dato il dovuto peso al motivo per cui ha raccontato a suo padre il nostro segreto. J non aveva intenzione di farmi un dispetto, ma proteggermi da un ipotetico disastro psicologico se fosse spuntato il nome di Richard durante la cena.

    Forse dovrei provare a fidarmi di lui e dare una possibilità a quell'uomo di entrare a fare parte della nostra vita. Posso riuscirci se J vuole questo e se suo padre, ovviamente, non mi guarderà più con ribrezzo facendomi sentire ogni volta a disagio o come se non fossi per niente all'altezza di suo figlio.

Mi giro e rigiro nel letto con milioni di pensieri che mi fanno annodare lo stomaco. Per fortuna Leo si è riaddormentato e ora è rannicchiato al mio petto, facendomi sentire meno sola. J avrà molto da fare al locale per tardare così tanto, o forse vuole solo starsene per i fatti suoi ancora per un po'. Dovrei chiamarlo? Ma la vibrazione del cellulare che rimbomba a contatto col legno del comodino mi fa sobbalzare. Allontano Leo con delicatezza, assicurandomi che non prenda un altro spavento, e scendo dal letto per rispondere. Ma non è J.

«Daniel?» rispondo preoccupata.

«Eleanor, scusami per l'ora. Sto provando a chiamare J, ma non risponde. Come sta?»

Vengo colta in fallo e non so cosa rispondergli. Forse ha intuito qualcosa? J gli ha raccontato del nostro litigio? Si è lamentato di me? «Oh, ehm... sta bene. Cos'è successo?»

«Non te l'ha raccontato?»

«Era molto stanco quando è rientrato», mento.

«Una rissa al locale con un gruppo di mocciosi. Comunque ora devo chiudere, puoi dirgli che ho risolto tutto?»

«O-okay...»

«Buonanotte. Scusami ancora per l'ora...» ma riattacco prima che concluda la frase e chiamo J mentre cammino in tondo per il salotto e con l'unghia del pollice tra i denti. Dov'è? Perché non è tornato a casa dopo la rissa? Forse si è fatto male?

Continuo a chiamare con insistenza ma il suo cellulare squilla sempre a vuoto. Entro ormai in modalità panico e respiro a fatica. Alzo continuamente lo sguardo verso la porta, sperando che J la spalanchi al più presto. Ma niente, non si ostina a rientrare e neanche a rispondere, e io non so che fare. Dovrei prendere Leo, caricarlo in auto e mettermi a cercarlo? Dovrei chiamare l'ospedale per chiedere se è lì? Forse nella rissa si è fatto male oppure ha avuto un incidente mentre stava tornando a casa. Oddio, sto per sentirmi veramente male.

     Mi trascino in camera da letto per controllare Leo che per fortuna non si è mosso di un centimetro e riprendo a chiamare J, ma inutilmente.

     Sono tesissima e con i pensieri concentrati solamente su qualcosa di tragico. Provo a prepararmi anche una tesina per cercare di calmarmi e attendere con pazienza il ritorno di mio marito, ma in cucina combino solo disastri e decido di ritornare a letto accanto a mio figlio.

     Passa un'ora quando finalmente il mio cellulare stretto nel palmo comincia a vibrare e mi sento improvvisamente più leggera quando vedo che è lui. «J, finalmente. Sono preoccupatissima. Dove sei?»

    Si sussegue un opprimente silenzio e poi finalmente qualcuno si schiarisce la voce. Ma non è J. «Eleanor...»

    «Ivy?» sussurro confusa.

    «Sì, sono io. J è qui e sta dormendo adesso. Ha passato una brutta serata ma non devi preoccuparti...»

     «Perché è da te?» sbotto sentendo che l'agitazione ritorna a farsi strada nello stomaco.

     «Ero al locale quando è scoppiata una rissa. J è rimasto ferito, ma nulla di grave. Ci ha pensato suo padre a medicare la ferita e si è addormentato appena dopo aver preso un antidolorifico».

     «Oh mio dio».

     «Stai tranquilla, Eleanor. J è in ottime mani...»

     «Ma vaffanculo», chiudo la telefonata senza darle la possibilità di continuare a parlare e spengo il cellulare. «J è in ottime mani», scimmiotto tra me e me e stringo i pugni dal nervoso. Ma chi si crede di essere questa Ivy? Ma da dove è saltata fuori? Non ha alcun diritto di intromettersi nel mio matrimonio e dirmi di stare tranquilla sulle cose che ti guardano mio marito. Dovrei esserci io con lui, non lei, porca troia!

     E per un attimo mi balena in testa l'idea di andare lì, prendere J di peso e riportarlo a casa. E magari rimettere al suo posto quella Ivy del cazzo, facendole capire che non deve mai più permettersi di prendere il cellulare di mio marito per rassicurarmi su una questione che lo riguarda. Ma Leo comincia a lamentarsi e azzero la mente da ogni negatività per occuparmi di lui al meglio. Non devo essere una madre isterica, infelice e insicura. Devo farmi forza per lui e quando J tornerà a casa... beh, non so proprio cosa accadrà.

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora