Eleanor viene verso di me con Leo tra le braccia e tutte le sue cose che rendono la sua andatura un po' goffa e stanca. Ha deciso di ritornare a casa? Finalmente!
Le sorrido, ma lei non ricambia. È pallida, spaventata, sul punto di crollare da un momento all'altro.«Che succede?» le chiedo preoccupato e cerco di alleggerire un po' il suo carico, provando a sfilarle la tracolla di una borsa dalla spalla. Ma si scosta.
«Strip poker, eh?» dice come se fosse in trance, con un sorriso amaro che mi mette i brividi.
«Che cosa?» mormoro con la gola improvvisamente secca.
Affila lo sguardo e il suo viso riprende colore. Si sta arrabbiando. «Che cosa?» ripete incredula. «Fai anche finta di non sapere nulla? La tua amichetta, lì dentro...» indica l'entrata del ristorante e capisco che si sta riferendo ad Ivy. «ha appena detto a tutti che sei un campione di strip poker e che l'hai spogliata tutta, letteralmente, quando ti sei unito per una partita a casa sua».
«Cristo Santo!» borbotto e stringo le dita nei capelli. «Non è vero niente», provo a spiegare.
«Niente? Eppure mi chiedo quando cazzo sei andato a casa sua per una partita a strip poker».
«È stato la sera del matrimonio. Mio padre non era nei guai, ma aveva solamente bisogno di un passaggio a casa».
«Okay, e come ci sei finito a spogliare Ivy?»
«Non è andata come ha detto lei, Eleanor, credimi. Aveva solo perso la maglietta e sono andato via prima che si togliesse anche i pantaloni». Provo a farla ragionare, ma Leo comincia a piangere e lei distoglie lo sguardo da me per dedicarsi a nostro figlio. Lo dondola un po' e gli sussurra qualcosa di dolce che non comprendo. Ho il sangue che mi pompa nelle orecchie in questo momento e sto per perdere la pazienza.
«Io non ti capisco più, J», mi dice avvilita, senza staccare lo sguardo da Leo.
«Non ricominciamo».
«Perché non me l'hai detto? Credevo che non ci fossero segreti tra di noi e invece mi ritrovo a scoprire le cose sempre dopo che sono accadute e mai dalla tua bocca».
«Mi sono dimenticato di quella partita subito dopo. Non era importante per me...»
«Per te no, ma per me sì. Riesci a comprendere come mi sono sentita quando l'ha detto davanti a tutti? Mi è crollato il mondo da sotto i piedi, J».
«Mi dispiace...» non so cos'altro dire. Ogni volta che superiamo un ostacolo ce n'è uno grande il doppio che ci attende dietro l'angolo. E non so fino a quando Eleanor avrà ancora la forza di abbatterli. Potrebbe voltare le spalle da un momento all'altro e ritornare al punto di partenza, dove la strada è già spianata e conosciuta.
«Ti dispiace? Non è vero, J, perché le stai permettendo di insinuarsi tra me e te», sbotta con rabbia, con la voce strozzata e le lacrime trattenute, e si incammina verso la sua auto.
La rincorro. «Non è così».
«Sì invece». Sistema Leo nel seggiolino sui sedili posteriori e ripone le borse. «E posso capirlo», aggiunge con un filo di voce. Chiude la portiera e si ferma di fronte a me. I suoi occhi mi scrutano. Amo i suoi occhi, così chiari e limpidi da riuscire a specchiarmi. Ma stavolta non mi ci vedo, perché lei non mi sta guardando come faceva prima. Eleanor sta innalzando un muro.
STAI LEGGENDO
Rapita - parte 4
Mystery / ThrillerRitornano Jack e Eleanor, con una nuova vita ma con questioni ancora irrisolte. Pronti a farvi trascinare di nuovo nel loro oscuro mondo?