Capitolo 27 - Eleanor

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Passano circa dieci minuti quando sento bussare alla porta. Minuti che ho impiegato a mangiarmi le unghie e a camminare in tondo per la casa, ma ora posso tirare un sospiro di sollievo.
     J è tornato.

     Mentre percorro di corsa il salotto, prego che non sia accaduto nulla di grave e che abbia risolto ogni cosa senza mettersi nei guai. Ma quando spalanco la porta, non è J che mi ritrovo davanti.

      Reprimo un urlo mentre una mano si posa con forza sulla mia bocca e i tre tizi sconosciuti entrano in casa, mentre uno di loro mi tiene bloccata con le braccia dietro la schiena. Mi dimeno e mi sforzo di non urlare per non spaventare Leo che dorme beatamente nella sua culla, ma il tizio non accenna a lasciarmi e uno di loro si guarda intorno.
      «Ma guardate che casa. Quel coglione non si fa mancare proprio nulla», giocherella con una lampada che costa un occhio della testa. Un gradito regalo di matrimonio che ci sta a pennello accanto al divano.

     «Solo la casa? Vi sfugge la moglie», interviene il tizio dietro le mie spalle, che continua a tenermi stretta. La sua mano callosa sulla mia bocca emana un certo odore di sigaro e quasi mi viene da vomitare.

     Due di loro si avvicinano a me e mi squadrano dalla testa ai piedi. Dopo la doccia con J ho solamente indossato una leggera vestaglia di seta nera che si è allentata nei movimenti bruschi. I capelli sciolti e umidi si aggrappano al mio petto, e mi si accappona la pelle quando uno dei due avanza di qualche passo verso di me, con un sorriso ambiguo stampato sulle labbra.

     Ha tutta l'aria di essere il capo, dato la sua andatura spavalda e sicura, fasciato in un completo scuro di alta sartoria. Avrà all'incirca quarant'anni, credo. Capelli scuri tirati indietro, mascella squadrata e perfettamente sbarbata. Giocherella con una sigaretta spenta tra le labbra, che muove a destra e sinistra con la punta della lingua.
     Lo fisso terrorizzata. Non l'ho mai visto prima e non ho la più pallida idea di cosa voglia.
     La sua mano inanellata si alza verso il mio viso e mi scosta una ciocca di capelli dagli occhi.
     «Cazzo...» mormora, scostandosi dalle labbra la sigaretta con l'altra mano. «A quel pervertito piacciono le donne giovani».

     «Ce la scopiamo a sangue come abbiamo fatto con l'amante?» chiede euforico il tipo alle mie spalle e il terzo si fa avanti con un ghigno contento.

     Sgrano gli occhi e non capisco di cosa stanno parlando, ma ansimo forte e il cuore pompa pericolosamente.

     «No», annuncia il capo. «Lasciala stare», agita la mano e vengo spinta per terra. Ma mi affretto a rimettermi in piedi e a sistemarmi la vestaglia.

     «Andate subito via da casa mia», sbotto con un filo di voce stridula e i tre se la ridono.

     «Dicci prima dov'è tuo marito», mi risponde il capo che inizia a girarmi intorno.

      «Cosa volete da lui?» vorrei scappare in camera da letto e proteggere mio figlio, ma non ho una via di fuga. Gli altri due mi tengono d'occhio.

      «Quello che mi ha rubato». La calma con cui parla mi mette ansia e si ferma alle mie spalle. Gli altri due rimangono in attesa, di chissà quale ordine, di fronte a me.

      «J non ha rubato nulla a nessuno», provo a ribattere e lo sento sogghignare.

      «Non parla molto con te, vero? Eppure mi incuriosisce sapere cosa ci trovi di così speciale in quel vecchio arrapato da sposarlo addirittura...»

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora