Percorro in moto tutta la strada che separa casa dal locale ad una velocità estremamente illegale. Non ho idea di cosa vogliono quei tizi e del perché mi hanno sfasciato il locale, ma ho un brutto presentimento... e credo che mio padre sappia qualcosa.
Non appena arrivo al locale, mi rendo conto che la situazione è peggio di come l'avevo prevista. Tutte le bottiglie in esposizione si trovano adesso sul pavimento in mille pezzi. La puzza di alcol è fortissima e anche capace di stordirmi mentre mi faccio strada tra i cocci di vetro e le pozzanghere di alcol per raggiungere Daniel dietro al bancone. Sta cercando di rimettere a posto il casino, per quel che può, insieme ad altri due dipendenti che hanno preferito rimanere.
Non riesco a proferire parola e mi guardo intorno con gli sgranati, incredulo e... impotente.
«Ci costerà un botto, lo sai? I danni sono parecchi» mormora Daniel, è devastato.Non solo le bottiglie di alcol, pregiate e non, sono state distrutte, ma anche i tavoli, una parte del bancone e gli specchi alle pareti. Ci vorranno giorni per sistemare tutto e soprattutto tanto denaro.
«Lo so», digrigno i denti e mi rimbocco le maniche della camicia e comincio a raccogliere i cocci di vetro più grossi.«E se tornassero?» sbotta Daniel, spostandosi davanti a me. «J, ce l'avevano con te. Parlavano di denaro che non hanno ricevuto e di alcuni chili di roba spariti. Credono sia stato tu».
«Cosa?» lascio perdere i cocci e mi alzo, fissando Daniel come se per davvero non avessi capito quello che ha appena detto.
«Fai finta di non sapere nulla? Quei tizi hanno fatto il tuo nome. Cercavano proprio te...»
«Io davvero non lo so», sbraito. «Non conosco questi tizi e non tocco quella merda da anni...»
«Allora dovresti farti una chiacchierata con quella ragazza», sospira e si passa una mano nei capelli.
«Quale ragazza?»
«Non so come si chiama. La tua amante?» lo dice come se fosse una parolaccia e stavolta non si risparmia, anzi, è contrariato e la sua occhiataccia me lo dimostra palesemente. «Era qui quando sono arrivati quei tizi e sembrava che li conoscesse, perché l'ho vista fissarli un po' troppo a lungo, ancor prima che quelli ti nominassero. Poi ha provato a chiamare qualcuno al cellulare e dopo poco... è sparita».
Ivy c'entra qualcosa? O meglio, sa qualcosa di tutto questo casino che sta succedendo? Forse dovrei provare a rintracciarla, ma è fuori discussione andare a casa sua... proprio adesso che sto per riavvicinarmi ad Eleanor non voglio darle altri motivi per dubitare.«Io... non lo so», mormoro tra me e me e Daniel stringe i pugni. So che ci tiene al locale ed è per questo che ho deciso, tempo fa, di nominarlo mio socio. Ci mette tempo e anima in questo lavoro e capisco perfettamente la sua preoccupazione. "Ma mi occuperò io di tutto, Daniel. Ci metterò io il denaro che serve per riparare tutto...»
«Non è una questione di soldi!» sbotta. «So che si può riparare tutto, ma tu? La tua vita? Si può sapere cosa diavolo stai combinando?» ha sempre capito che qualcosa non stava andando nella mia vita, ma per rispetto non si è mai intromesso. Stavolta però ha dovuto farlo per forza. C'è troppo in gioco in questo momento, ma io davvero non centro nulla.
«Ho sbagliato, con Ivy intendo, ma con questa storia...» indico tutto il locale e allargo le braccia. «È assurdo! Non conosco questa gente e non so cosa vogliono...» ma vengo interrotto dalla barista di turno che corre verso di noi quasi senza fiato.
«Che succede?» Daniel si allarma.
«Sono andata sul retro a gettare dei cocci di vetro... e... e... oddio», si lascia cadere sul pavimento con una mano sul petto.
Mi accovaccio e le stringo una spalla. «Stai calma e dicci cosa succede».
«C'è una ragazza accanto al cassonetto. Credo sia stata stuprata», scoppia a piangere e fisso Daniel con gli occhi sgranati, ma poi l'istinto mi dice di correre e raggiungo il retro del locale, trovandomi davanti una scena macabra e sconvolgente.
Daniel è alle mie spalle e lo sento trattenere il respiro.
«Merda, è Ivy». Corro verso di lei che è riversa a terra, tra alcuni sacchetti dell'immondizia, con il vestito alzato fino al seno e gli slip strappati. Ci sono delle macchie di sangue tra le sue cosce, e non solo, ha il labbro spaccato e un occhio nero.Mi accascio sulle ginocchia, accanto a lei, e non ho fiato. Le sposto alcune ciocche di capelli scure e umide dagli occhi con la mano che trema, e le sue iridi si spostano su di me. «J...» la sua voce si sente appena.
«Reggiti a me. Ti porto in ospedale». Le sistemo il vestito per coprirla meglio e le passo un braccio sotto la schiena, cercando di sollevarla senza farle troppo male. Ma non si lascia prendere in braccio e con quel filo di forza che le è rimasta prova a scostarmi.
«Non c'è tempo», mormora tra le lacrime.
«Devi farti visitare e poi mi dirai chi cazzo è stato, perché...» ma mi zittisce posando una mano sulla mia bocca e i suoi occhi sgranati mi fissano con terrore.
«Non c'è tempo perché stanno andando da tua moglie. Corri a casa, adesso». Stringe i denti e mi si accappona la pelle.
«Da Eleanor?»
«Vai!» strilla e Daniel mi si avvicina.
«La porto io in ospedale. Vai a casa», mi suggerisce e io mi rialzo in preda al panico.
Se a Ivy l'hanno ridotta così, cosa diamine faranno a Eleanor?
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Rapita - parte 4
Mystery / ThrillerRitornano Jack e Eleanor, con una nuova vita ma con questioni ancora irrisolte. Pronti a farvi trascinare di nuovo nel loro oscuro mondo?