Capitolo 5

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Il venerdì mattina mi sento un po' a disagio. Forse perché stasera J andrà a cena da suo padre e ho come il sospetto che qualcosa andrà storto. E sono così impensierita e tra le nuvole da dare buca a mio padre nel suo ufficio, che mi aspettava per una riunione importante, e porto Leo a fare una passeggiata al parco.

    Oggi è una giornata piacevole. Non fa troppo caldo e i raggi del sole sono dolci e morbidi sulla pelle, come una tenera maglietta di cashmere.

     Leo guarda con curiosità tutto quello che gli circonda, esclamando bau bau quando vede dei cani al guinzaglio oppure bibo quando ci passa accanto un bimbo nel passeggino insieme a sua madre. Mi si scioglie il cuore e non riesco a smettere di sorridere e di fargli complimenti. Sono così fiera di lui da fermarmi nel bel bezzo del vialetto acciottolato per stampargli innumerevoli baci sulle guanciotte soffici. Ma le sorprese non finiscono qui, e quando ci passa accanto un ragazzo col braccio interamente tatuato che fa jogging, Leo esclama «Papà».

     «Cos'hai detto?»

     «Papà», ripete con la sua dolce voce e si guarda le braccia.

     «Sì, i tatuaggi. Come papà». Sono sorpresa e euforica. «Sì, sei un bambino bravissimo». Gli stringo le manine e lui strilla felice.

     «Tattu», aggiunge poi rendendomi più fiera e stravolta da una miriade di emozioni.

     «Esatto, tattu, tatuaggi. Come papà».

     «Papà», ripete ancora e recupero subito il cellulare dalla borsa per fare una videochiamata a J. Non può perdersi questo momento speciale.

     Mi risponde quasi subito e io non sto più nella pelle. Il suo viso è sorpreso quando appare sul display nel mio cellulare. Non sono solita a fargli telefonate nel bel mezzo del mattino, ma questa è importantissima.

     «Ehi, amore. Dove sei?» mi fissa dall'altro lato dello schermo e io non smetto di sorridere.

     «È appena successa una cosa incredibile».

     «Non avevi una riunione con tuo padre?»

     «Sì, ma ora sono al parco con Leo e, non ci crederai...»

     «Raccontami».

     «Stavamo passeggiando quando ha cominciato a ripetere le sue solite paroline per identificare le cose, e all'improvviso ci è passato accanto un ragazzo con il braccio tatuato e...» inquadro anche Leo nel display e J gli sorride. «Vuoi ripetere cos'hai detto?» chiedo a Leo con dolcezza e lui fissa divertito suo padre.

     «Tattu», ripete contento e J strabuzza gli occhi.

     «Sì, tatuaggi. Guarda, come papà», aggiungo ancora incredula e J alza un braccio per mostrarlo a suo figlio.

     «Che campione. Bravo Leo. I tatuaggi, eccoli qui, sì, sei bravissimo». J è emozionato e sorpreso, ma rimane senza fiato quando Leo aggiunge la parola papà.

      «Oddio, l'ha detto sul serio?» non crede alle sue orecchie e io annuisco, continuando a tenere il display rivolto verso Leo che lo ripete ancora. «Ma è fantastico. Non ci credo, lo sta dicendo sul serio».

      «Sì, è tenerissimo. Fa dei progressi enormi, ogni giorno».

      «Non ci credo. È il momento più bello della mia vita. Andiamo, campione: dillo ancora». J è fuori di sé per la gioia e vorrei registrare questa scena così ricca di emozioni per rivederla tutte le volte che ne ho bisogno. Essere madre, moglie, dona gratitudine e gioia. Lottare per J è stata di sicuro la scelta migliore che abbia fatto, perché in questo momento, non vorrei essere da nessun'altra parte.

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora