Capitolo 21 - Eleanor

2.5K 144 28
                                    

«Sicura di voler tornare a casa?» Andrew mi blocca per un gomito proprio mentre sto per mettere piede fuori dal suo yacht. Brenda e Walter sono già più avanti con Leo e mi stanno aspettando per darmi un passaggio a casa.

«Sì, è stata una giornata lunga per Leo», evito di guardarlo negli occhi e fisso un punto morto della banchina buia.

«Potete stare qui. Lo sai che non è un problema».

      «Andrew, ti prego. Non è così che voglio risolvere i miei problemi». Le sue troppe attenzioni oggi mi hanno davvero infastidita. Solo perché J ha ceduto alle tentazioni di un'altra donna non vuol dire che io debba fare lo stesso con lui. Non sono quel genere di persona e ho dovuto più volte allontanare le sue mani su di me.

     «Voglio solo aiutarti». Ed ecco che mi afferra i fianchi e mi stringe a lui.

     Mi allontano con un sospiro sommesso. «Hai già fatto troppo oggi e ti ringrazio. Sei stato molto gentile, ma ora devi lasciarmi andare...»

     Non accenna a mollare la presa sui miei fianchi, anzi, stringe ancora di più. «Ricordati chi sei veramente, Eleanor» spinge le sue labbra sulla mia fronte. «Lui ti ha cambiata, in peggio. Adesso hai la tua occasione per rinascere e debellarlo dalla tua vita una volta per tutte».

     Lo spingo via e lo fisso infastidita. «Decido io per la mia vita, Andrew». Gli volto le spalle e raggiungo l'auto di Walter.

     Prendo posto sui sedili posteriori e rilascio un profondo sospiro. Leo reclama le mie braccia e lo stringo a me, lasciando che l'andamento calmo dell'auto lo culli fino a casa. Ma è impossibile ignorare l'ansia che mi sta prendendo a morsi lo stomaco. J sarà a casa? Avrà intenzione di raccontarmi tutto? Porrà fine al nostro matrimonio per stare con Ivy?
      Le lacrime non tardano ad arrivare. Mi pizzica il naso e mi mordo l'interno delle guance per rimandarle indietro.

      «Non credi che devi darci delle spiegazioni?» Brenda si volta verso di me e io sprofondo nel sedile.

      «Innanzitutto, vi ringrazio. So che avevate altri impegni per oggi e sono felice che abbiate deciso di disdirli per stare con me». La mia voce è poco più che un sussurro e strozzata dalle lacrime che sto cercando di trattenere.

      «Lo sai che non devi ringraziarci, ma siamo preoccupati. Ci hai fatto correre allo yacht perché non volevi stare da sola con Andrew, e in effetti... è stato un tantino appiccicoso oggi».

      «J mi ha tradita». Faccio uno sforzo immane per non crollare e a Brenda casca letteralmente la mascella, mentre Walter inchioda l'auto nel bel mezzo della strada.

      «Ma stai dicendo sul serio?» si volta incredulo verso di me e i loro sguardi spaesati mi stringono il cuore.

      Non riesco a trattenere più le lacrime e scuoto leggermente la testa.
      «Ma quando è accaduto? Sei incinta e J non può averti fatto per davvero una cosa così orribile». Brenda è inorridita e strilla così tanto da far sobbalzare Leo.

«Sei incinta?» chiede Walter e mi passa un fazzoletto o di carta.

Annuisco. «Ma lui ancora non lo sa. A cosa serve dirglielo adesso se vuole stare con un'altra? Non voglio che stia con me solo per il senso del dovere. Avrei dovuto capirlo che J non è fatto per questa vita». Mi asciugo le lacrime e accarezzo mio figlio, sforzando un sorriso.

«L'altra in questione sarebbe quella Ivy?» solo sentire pronunciare il suo nome mi viene il voltastomaco.

     «Sì», rispondo a Brenda. «Sì è presentata stamattina a casa per raccontarmi la notte che ha passato con J».

      «Che troia», borbotta.

      «Cerca di stare calma, Eleanor», interviene Walter. «Vedrai che le cose si sistemeranno in fretta», cerca di essere gentile ma si becca solo un'occhiataccia dalla moglie.

      «Ti ringrazio, ma ora voglio solo tornare a caaa mia». Mi impongo di smettere di piangere e Walter annuisce, riprendendo a guidare.

      E a differenza di Andrew, non mi trattano come una bambina che deve essere controllata, ma mi danno gli spazi che mi servono senza farmi alcuna raccomandazione.
     Leo dorme tra le mie braccia quando arrivo a casa e con grande difficoltà riesco ad aprire la porta senza svegliarlo, facendo meno rumore possibile. Ma quando entro in casa, proprio non mi aspettavo di trovarci J.

      Mi blocco sulla soglia, come se avessi appena visto un fantasma, e lo fisso con gli occhi sgranati, senza riuscire a dire nulla.
     È seduto sul divano, al buio e alle prese con una sigaretta che spegne nel posacenere non appena mi vede entrare. «Eleanor...» pronuncia il mio nome con timore e io lascio cadere la borsa sul pavimento. Ma tra tutte le cose che avevo pensato di fare e di dire, proprio non mi aspettavo di riuscire a voltargli le spalle e comportarmi come se non esistesse. Ma il punto è che mi infastidisce.
Mi infastidisce pensare e sapere che le sue mani hanno toccato un'altra donna, che le sue labbra sono state su quelle di un'altra e che il suo corpo ha desiderato quello di Ivy invece che il mio.
Mi si contorce lo stomaco e non ho voglia di guardarlo negli occhi per poi pensare che quegli stessi occhi hanno visto Ivy completamente nuda e in posizioni differenti. No, non posso accettarlo. Mi fa stare male tutto questo.

Con calma e le lacrime agli occhi, riesco a svestire Leo senza farlo svegliare e a mettergli il pigiamino. Sento lo sguardo di J che fissa ogni mio movimento, ma non accenna ad entrare in camera da letto e aspetta con pazienza che termino di fare tutto. Ma io continuo ad ignorarlo, anche dopo aver messo Leo nella sua culla e metto in ordine delle cose di proposito solo per non dover scontrarmi con lui e aprire il fatidico discorso. Ma dopo un po', si stanca del mio perdere tempo e mi afferra un polso.
«Mi dispiace e vorrei parlarti se la smettessi di ignorarmi». La sua voce è incerta, come se stesse tastando un territorio minato e non sa quanto mi manca per esplodere.

«Parlare?» tiro via il braccio. La sua pelle calda contro la mia mi infastidisce e glielo faccio notare. «Parlare di cosa? Di come hai passato la notte con Ivy? Di come l'hai desiderata, toccata e baciata? Perché se non lo sapessi, la tua cara amica è venuta qui a dirmelo stamattina e con il solo scopo di umiliarmi. E la colpa è tua, J». Cerco di non urlare e riesco a mantenere la calma, stupendomi di me stessa.

     J mi fissa con tristezza. «Scusami...»

     Mi volto di spalle. «Non so che farmene delle tue scuse», borbotto a denti stretti.

      «Lo so, non servono a nulla. Ma ci tengo a dirti che ho chiuso. Ho chiuso con mio padre, con Ivy, con tutto quello che a te dà fastidio. E non lo sto dicendo perché voglio il tuo perdono, ma perché sono veramente pentito di quello che ho fatto. Non lo meritavi e non so cosa mi abbia preso...» gli si incrina la voce sull'ultima frase, ma io non credo alle mie orecchie.

     Mi volto di nuovo verso di lui che se ne sta con le mani nelle tasche ad un metro da me. «Sai di cosa mi pento io?» affilo lo sguardo e stringo la mascella. «Di aver scelto te». Mi costa dirlo, soprattutto guardandolo negli occhi. Ma è quello che sento in questo momento e deve capire quanto mi ha ferita e delusa.

     «Eleanor...» prova a fare un passo verso di me, ma paro in avanti le mani.

     «Non avvicinarti. Voglio che tu adesso vada via».

     «E Leo?»

     «Ci hai pensato a nostro figlio mentre ti crogiolavi a letto con Ivy? No, allora non vedo perché dovrebbe importartene adesso. Vai via, J. Non ti voglio in questa casa e non ti voglio tra i piedi». Il cuore mi batte in gola e ho l'affanno, ma non cedo. Non piango. Non lo perdono.

     Fa un passo indietro e annuisce. «Okay», mormora e si allontana, sconfitto. Non prova a dire nulla, neanche ad insistere, perché sa che peggiorerebbe solo le cose. E io ci rimango ancora più male nel sentire i suoi passi che si avvicinano alla porta e se la sbatte alle spalle. Sì, ci rimango decisamente più male perché in cuor mio speravo che avrebbe dato della pazza a Ivy, che mi avrebbe tranquillizzata dicendomi che si era inventata tutto... e invece no. È tutto terribilmente vero.

Rapita - parte 4 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora