Recensione: Aras - Il regno degli storti

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Descrizione: I nomi che le sono stati dati sono innumerevoli, tanto quanto o miti che su di essa si raccontano.
All'uomo la verità su Dio è sempre stata celata agli occhi, ma ad alcuni fra noi lei stessa ha deciso di mostrare parte della verità.
Coloro che sono stati prelevati dalla propria vita sulla terra e condannati a questa sorte vivono in uno squarcio tra tempo e dimensione contro il proprio volere ed ignoranti del proprio destino.
Ma di questo il nostro mondo è completamente all'oscuro.
L'autorità divina sembra irraggiungibile, benevola ed eterna agli occhi del umanità e del creato, ma è questa la verità?
Anna è solo una ragazzina quando viene scelta dall'Aras.
In un secondo il suo mondo crolla: la sua vita, la sua famiglia, le sue certezze svaniscono per lasciar posto ad una nuova e crudele realtà.

Devo dire che purtroppo tramite la descrizione non si capiscono molto le premesse, e la descrizione a parer mio è importante per far capire al lettore se fa per lui o no una determinata storia, d'altra parte però è molto intrigante, quindi, be', invoglia comunque a leggere. Sulla trama in generale posso dire poco, poiché la storia è ancora all'inizio: due fratelli scendono sulla dimensione terriera (la nostra dimensione) per portare con sè una ragazzina, una di quelle speciali che dovrà adempiere al suo grande destino. Già credo di aver riconosciuto la struttura del "Viaggio dell'eroe", è quella più utilizzata per i fantasy e secondo me la più funzionale.

Sulla grammatica ho ben poco da dire, tutto ok. Mi piace il tuo modo di scrivere, il testo è scorrevole e hai uno stile semplice che ho trovato molto diretto. Mi è piaciuto stare all'interno della quotidianità di Anna, e nonostante, essendo all'inizio, il personaggio debba ancora avere uno sviluppo mi ci sono affezionato subito. Così come ho trovato molto antipatico in rispettive circostanze il personaggio di Xam, e ciò non può fare altro che farmelo piacere al tempo stesso, proprio per la sua arroganza. Alina mi ha dato l'impressione di una ragazza sognatrice e, forse, molto pessimista, ma non è stato "Amore a prima vista", sono comunque fiducioso per il suo sviluppo, dopotutto, ripeto, è solo l'inizio della storia.

Sul prologo invece ho un po' da ridire, non fraintendermi, è la mia parte preferita! Però, be', non l'avrei reso un prologo:

Il prologo ha come obbiettivo quello di anticipare qualcosa della storia, che stimoli curiosità (e il tuo ci riesce alla grande) ma che sia breve. Leggendo il tuo spazio autore so già che ti aspettavi qualcuno che avesse un commento da fare sulla lunghezza del prologo, ma secondo me si può cambiare un po' la situazione:

Alla fine il prologo ha la durata di un capitolo, quindi perché non renderlo un capitolo? Potrebbe essere l'inizio, e tutto il resto un lungo flashback che prosegue finché non si raggiunge quella parte della storia. Funziona alla grande come capitolo, ma non come introduzione; in più, ce l'hai già un introduzione coi fiocchi, mi riferisco a  "Coloro che sono voce del vento".

Ci sono degli errori, o meglio, due errori che persistono, il primo riguarda la lunghezza dei paragrafi, il secondo la mancanza di punteggiatura in alcuni casi quando vai a capo, sono degli errori collegati tra loro. Ciò dipende soprattutto dal fatto che tu utilizzi solo ed esclusivamente il punto fermo, cioè il punto e a capo. Il punto deve esserci per forza ed è corretto dove lo metti, ma non devi andare a capo subito: ogni paragrafo contiene una sorta di "argomento" e "sotto argomento".

Esempio: Zio Peppe guardava la nipotina giocare, proprio una splendida bambina, pensava. "Non toccare le cose di tuo zio!", Avrebbe voluto intimarla, ordinandole di uscire dalla biblioteca. Ma come poteva a guardare quegli occhioni neri pieni di innocenza? No, si rimangiò l'intimazione ancor prima che potesse uscire.

Peppe ora si stava accarezzando la barba, sua moglie Gisella gli aveva sempre detto che ce l'aveva troppo lunga! Lui invece l'aveva sempre trovata attraente, che fare allora? Tagliarsi la barba o non tagliarsi la barba? Ma poi si ricordò di quando durante il suo compleanno la nipotina gli aveva detto: «Sembri Babbo Natale!». Me la taglio, decise, ricordandosi del compleanno. Oh, che giorno splendido quello del suo compleanno, peccato che a rovinare tutto era stato sua fratello Giulio, sempre coi suoi modi arroganti e la voglia di screditarlo se ne andava alle feste lui. da non credere, stupido arrogante.

Be', in questo caso il primo paragrafo parlava della nipotina nella biblioteca di Zio Peppe, nel secondo si parla della barba di Zio Peppe e vi è un sotto argomento, quello su Giulio durante il suo giorno di compleanno. E come puoi vedere, come ho appena fatto adesso, ho utilizzato molti punti che non sono fermi. Spero che come esempio sia chiaro nonostante sia molto ridicolo poiché ho improvvisato.

Si può anche, talvolta, utilizzare un punto fermo spezzando il paragrafo, per creare una pausa più lunga, ma senza esagerare. Comunque, non posso dirti per filo e per segno dove mettere il punto, perché è anche parte dello stile e la punteggiatura si fa un po' soggettiva in narrativa. Nonostante ciò, ti invito a cercare questo argomento su Internet.

C'è un altro errore che vorrei segnalarti, per dare enfasi hai utilizzato la lunga pausa di cui ti parlavo, solo che hai usato le virgole: mai utilizzare le virgole prima di andare a capo, è scorretto e rovina il ritmo e la fluidità, utilizza invece dei punti fermi. Lo stesso vale per "Coloro che sono voce del vento", tutto è ottimo, ma al posto delle virgole ci vanno i punti fermi.

Questo è tutto, spero di esserti stato utile. :)

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