》Chαpter 34

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Un giorno il mondo
l'han fatto tondo
affinché tutto torni
anche se tu non torni
mentre mi guardo attorno.
E come credi di stupirmi,
perbenisti come un'eclissi,
il sole non lo fissi mai,
Icaro don't call me Bae.
Avvertimi se soffri di vertigini
o spediscimi reclami,
sui ciclamini ci cammini.
Chica calma che passa,
cambia stivali, e bada
al barman se ti parla
dei miei errori passati.

EMMA'S POV

Digito la password di entrata e varco la soglia del covo.

"Buonasera Stecco" lo saluto con un leggero sorriso buttando in un angolo giacca e scarpe.

"Ehi Rossa" mi sorride nervoso.

"Tutto ok?" lo guardo stranita.

"Sì, perché me lo chiedi?"

"Ti stai letteralmente torturando i ricciolini dietro la testa"

"E quindi?"

"Quando lo fai piano sei sovrappensiero, quando sei in ansia per qualcosa te li massacri come adesso" affermo, in parte sorprendendomi, nemmeno io mi ero mai davvero resa conto di saperlo.

"Oh, ehm, beh, è per..." le sue guance iniziano a tingersi di rosso, facendomi scappare un sorriso.

Sospira andando verso la scrivania per poi prendere un qualcosa di non meglio identificato e tornare di fronte a me tenendolo dietro la schiena.

"Buon San Valentino Rossa" butta fuori portando le mani in avanti.

Abbasso lo sguardo. Sui suoi palmi è posato un muffin al cioccolato con una fragola a forma di cuore in cima.
Mi sento sciogliere, rialzo gli occhi puntandoli nei suoi.

"Scusami, lo so che tu non sei una da ste cos-"

Gli prendo il dolcetto dalle mani appoggiandolo sul primo mobile che trovo prima di portare le mani sul suo viso e baciarlo. Lui ricambia appoggiandomi le mani sulla schiena, una affondata nei capelli.

"Grazie Stecco" gli sorrido con lo sguardo immerso nel suo.

Ha capito che a me bastano i piccoli gesti, ha capito che non voglio roba costosa, ha capito che preferisco del cibo ai fiori, mi ha fottutamente capita e io non potrei chiedere di meglio.

"Questo e altro per la mia Weasley"

"Ce lo mangiamo?" propongo addittando al muffin "La fragola la voglio io però" preciso.

Ride allungandosi per prenderlo, ma siamo ancora abbracciati e così ci sbilanciamo cadendo entrambi sul letto in uno strano groviglio, lui sopra di me.

"A te" mi allunga il frutto.

Avvicino la bocca alle sue dita e lo addendo, leccandomi il labbro per recuperare il succo che mi stava per scendere lungo il mento.

"Porca troia" borbotta distogliendo lo sguardo.

"Cosa?" aggrotto le sopracciglia.

"Non guardarmi con quei cazzo di occhioni innocenti mentre ti lecchi il labbro, mi fai venire pensieri che tu nemmeno ti immagini" afferma scuotendo la testa.

"Dai..." gli dò un colpetto imbarazzata.

"Dai un cazzo" ridacchia sul mio collo "È una tortura ogni volta" mi mordicchia la pelle appena sotto la mascella.

"Non iniziare Stecco" lo rimprovero, ma mi sento ridicola nel momento stesso in cui lo dico considerando che gli ho appena appoggiato le mani sulle spalle.

WHO ARE YOU? || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora