Prologo

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Due file di ciglia corvine, un tremore leggero, la luce che si divideva in piccole lame accecanti per fare spazio al mattino.

Poi il respiro, il primo, quello soffice e improvviso, diverso dall'apnea cui il suo corpo dormiente sembrava essere stato costretto fino a un attimo prima.

I polmoni rattrappiti che riprendevano a gonfiarsi, il petto che ricominciava a muoversi, le costole che si allargavano sotto i seni acerbi.

E le dita tra le foglie, i palmi aperti sul terriccio, la schiena nuda sul suolo battuto della radura.

Un guizzo di muscoli, il torpore che si abbandonava al risveglio, infine la lingua secca, spaccata, che batteva sul palato e divideva le lettere in un vibrante:

«Damian».

«Damian»

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Note:

Salve a tutti, vecchi e nuovi lettori.

Sono anni che non scrivevo un prologo, ma per questa storia era necessario che lo facessi, perciò spero che possa piacervi, nonostante sia terribilmente corto.

Si tratta di una linea guida, di un evento importante, che non poteva comunque essere accorpato al capitolo uno e che, se continuerete a leggere, capirete essere distinto per un motivo ben preciso.

Nella speranza di rivedervi o di vedervi anche solo qui sotto con un commento, v'invito a lasciare un segno del vostro passaggio e a regalarmi una stellina come supporto.

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