Capitolo 7

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Quando la porta gli sbatté alle spalle, Rasputin digrignò i denti e voltò la testa a destra e a sinistra. Allargò le narici come un toro inferocito, inspirò a pieni polmoni il profumo d'incenso bruciato che aleggiava tutt'attorno nell'ingresso buio e, seccato, arricciò il naso. La fronte corrugata, mosse dei passi veloci verso lo studio, certo che Gabi si trovasse ancora lì, proprio dove lo aveva lasciato, a fustigarsi con la testa china e gli uncini premuti a forza nelle carni lacere del petto.

«Maestro, siete voi?» balbettò da terra, frenando l'ennesima sferzata.

Si fermò sull'uscio, illuminato dalla luce fievole di un paio di candele giallognole, e lo fissò di traverso. Era una maschera di sangue, così si disse, ma non provava per lui la benché minima pena. Dopotutto conosceva la sua anima immortale e lo sapeva fatto di pura energia. Perciò non si sarebbe mai fatto ingannare e avrebbe continuato detestare quella parvenza infantile ogni giorno della sua vita. «Maledetto spirito ingannatore» sputò a denti stretti.

Lui si voltò nella sua direzione e batté le palpebre, cercando di mostrarsi perplesso. «Perché mi maledite, Maestro?» domandò. Fermo sulle ginocchia, con la schiena martoriata e il flagello pieno di sangue stretto tra le dita, lo fisso in attesa di una risposta e trattenne sulla punta della lingua la precisazione sul suo rango.

«Perché sei un'inutile sanguisuga» scandì. Lo vide deglutire a vuoto e, per la prima volta nella sua lunga vita, ebbe come l'impressione che stesse giocando. Così restrinse lo sguardo, gli si avvicinò, afferrò un uncino dal suo ventre esposto e lo tirò verso l'alto, sentendolo gemere di dolore. «Era Erdmann von Fürstenberg uno dei due uomini che si sono introdotti qui mentre tu eri appollaiato chissà dove a osservare, Gabi?»

Lui sollevò un angolo delle labbra verso l'alto e sussurrò un: «Colpa mia, Maestro Rasputin, credo di non avervelo detto. Devo avere una pessima memoria se l'ho dimenticato, non credete?».

Sentendo quelle parole, non poté fare altro che ringhiare in un moto di frustrazione e tirare l'uncino con uno scatto; tuttavia ciò che udì oltre il suono della carne che si divideva fu una sonora risata. Sgranò gli occhi, vide il sangue tra le dita e i muscoli rossi, vivi, sotto la pelle divisa, penzoloni.

Ancora un sorriso, poi un'alzata di spalle, e Gabi disse: «Mi dispiace davvero, Maestro, ma io sono solo uno Spirito Impuro dell'Ottavo Livello e le mie parole, per quanto alle volte siano sincere e cristalline, arrivano distorte all'orecchio dell'essere umano. Non potete odiarmi davvero, non per molto almeno, perché siete intelligente e non potete provare che sia stato premeditato come credete. Sapete che è possibile che siate voi ad aver capito male».

«Ti diverti a giocare con me, piccolo pezzo di sterco?» gridò furioso, colpendolo con un manrovescio. E lo vide cadere di lato, in terra, con lo sguardo ancora fisso e le labbra serrate. Le sopracciglia ebbero un fremito, si mossero e quasi si unirono sulla sommità del naso, mentre Gabi tentava di rimettersi a sedere e faceva frusciare il flagello sulle setole del tappeto.

«Perché, invece di arrabbiarvi, non venite al dunque? Pensate che debba aiutarvi, non è così? Lo pretendete, ve lo leggo negli occhi. Riguarda quell'uomo, Erdmann von Fürstenberg, e volete che sia io a trovarlo perché io l'ho visto entrare qui dentro.»

Rasputin non disse una sola parola, continuò solo a guardarlo negli occhi.

«Beh, è presto detto: non posso farlo» mormorò.

«Non oserai negarti a un mio ordine, Gabi?» sibilò. Si piegò nella sua direzione, sfilando dalle sue dita il flagello con un gesto secco. Gli occhi ridotti a due fessure e le labbra tese in una linea retta.

«Evocate un demone, se proprio vi preme rintracciare quell'uomo.»

«Mandare un demone alla ricerca di un misero fuggitivo?» schioccò. Gli puntò il flagello sotto il mento e glielo sollevò appena per fissarlo malamente. Le pupille ristrette come due capocchie di spille, arricciò perfino il naso. «Spero che tu stia scherzando. Non scomoderò mai un Signore degl'Inferi per una cosa così stupida.»

Lui si lasciò sfuggire un suono divertito e si leccò le labbra sporche di sangue. «Non ho intenzione di muovermi di qui, Maestro» sussurrò, lasciandosi colpire sul viso col flagello in un moto di rabbia. Poi batté le palpebre, sollevò il mento e gli dedicò uno sguardo vuoto, privo di qualsiasi sentimento. «Non sono da meno di un Signore degl'Inferi...»

«Sei disgustoso» scandì. «E non hai il minimo rispetto per chi ti è superiore, Gabi. Prima o poi ti divoreranno.»

Lui rise, vedendolo retrocedere di un passo. Si staccò un paio di uncini e poi si strinse nelle spalle, lasciando che il proprio corpo tornasse nella perfetta forma del ragazzino dalla pelle immacolata. «Prego che non sia così, Maestro» disse divertito. «Sarebbe orrendo se venissi masticato, non credete?»

Sentendo quelle parole, Rasputin aggrottò le sopracciglia, gettò in terra il flagello e si portò la mano al viso, cercando di nascondere il tremore convulso delle palpebre.

Una scia di sangue gli sporcò la fronte e subito dopo scomparve nell'etere con una nube nera.

Gabi inclinò appena le labbra, poi si lasciò andare a un debole sospiro e mormorò: «Siete davvero tanto arrabbiato?».

«Non dovrei?»

«Volete davvero che mi faccia perdonare?»
Lo guardò tra le dita, trattenendo il fiato. Era abituato ai suoi strani trucchetti e non sapeva cosa aspettarsi da una proposta simile; tuttavia, la sola idea di dover evocare un demone per rintracciare Erdmann von Fürstenberg gli contorceva le budella. Così grugnì e attese fin quando non si sentì dire:

«Chiamerò Amel, lui è del Nono Livello e sarà lieto di tormentare qualcuno come Erdmann von Fürstenberg per mettersi al vostro servizio, Maestro Rasputin».

Lui abbassò la mano e lo vide alzarsi da terra. Per qualche istante pensò davvero di lasciarlo fare, ma subito dopo, non appena Gabi allungò le mani in avanti e chiuse gli occhi, lo afferrò per entrambi i polsi e scandì un: «Non azzardarti».

Sobbalzò, preso alla sprovvista e lo sguardò subito spaesato. «Siete stato voi a chiedermi un aiuto, Maestro» provò a ricordarli.

«Ho chiesto il tuo aiuto, non quello di uno sconosciuto che, come pegno, cercherà di entrarmi nella testa giorno e notte. Perché so che è questo che fanno gli Spiriti Impuri e so che è questo che fai anche tu di continuo. Sibili, Gabi, come un maledetto serpente.» Prese una piccola pausa, sollevò il mento e lo guardò, cercando d'imporre la propria superiorità. «Non costringermi a ordinartelo. Aiutami e basta, fallo. Cerca quell'uomo, portalo qui, renditi utile.»

«Ho dimenticato cosa si prova a essere piegati» mormorò sentendo subito bruciare la propria pelle. E spalancò la bocca, si lasciò andare a un forte lamento, cadde di nuovo in ginocchio, con le lacrime agli occhi. Le palpebre fisse, le sopracciglia contratte, lo sguardo su Rasputin. Vide le sue mani allontanarsi e i polsi segnati da due pentacoli salomonici.***

«Te lo ordino, Gabi: trova Erdmann von Fürstenberg.»

Note:

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Note:

Salve, ragazzi.

Vi aspettavate che Gabi fosse uno spirito? Forse sì, visto come l'ho presentato all'inizio, ma di certo non potevate immaginare il tipo di carattere che nascondeva dietro la sua faccia d'angioletto. Mi mette i brividi...

Lo ammetto, è la prima volta che creo un personaggio come lui e non so bene come riuscirò a gestirlo. Sembra fuori di testa, forse anche più di Rasputin. Ma la cosa ha il suo senso, in fondo non è nemmeno umano e si tratta di una creatura molto malvagia.

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciatemi un commento o una stellina di supporto.

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