Capitolo 22

27 4 2
                                    

Non avrebbe mai creduto possibile che quella creatura si ripresentasse, non dopo quanto accaduto alla fossa comune, eppure era proprio là, di fronte ai suoi occhi, con le braccia sollevate e azzurrognole, proprio come se la ricordava.

Non che stesse cercando di attaccarlo, era palese, tuttavia lui preferì nascondersi in un cespuglio e schiacciarsi al suolo. Allora, con la testa bassa e il naso tra le foglie, la studiò in silenzio. Le labbra appena dischiuse, le palpebre sollevate all'inverosimile e le unghie che stringevano una radice nel magro tentativo di aggrapparsi a qualcosa. Sentì il cuore agitarsi nel petto e vide una nube di polvere iniziare ad agitarsi alle spalle della Silfide. Poi udì il suo canto. Parole distinte, si disse, in una lingua sconosciuta.

E, mentre fluttuava a più di due metri da terra, i soldati a guardia del castello si armarono per riceverla. Urlarono tra loro, si diedero delle indicazioni veloci, sguainarono le spade brillanti per puntargliele contro.

Adalric trattenne il respiro e rimase in attesa. Non mosse un muscolo, né disse una parola, lasciandole il compito di sfondare la difesa. Per la prima volta, si chiese a che gioco stesse giocando Rasputin e non dubitò neppure per un istante che fosse lui il mandante di quell'attacco. Infine spostò lo sguardo verso sinistra, seguì il fruscio delle fronde di qualche cespuglio e la vide: Dietricha era lì, accovacciata, con le mani strette attorno all'elsa della spada di Erdmann e lo sguardo fisso sul cancello in ferro battuto. Così sgranò gli occhi e spalancò la bocca incredulo, non riuscendo a frenare il moto delle proprie gambe, che lo portarono in quella direzione. La raggiunse in men che non si dica, l'afferrò per una spalla e, voltandola, grugnì un: «Cosa ci fate qui?».

Incrociò il suo sguardo e corrugò subito la fronte. «Cosa credete che sia venuta a fare?» sputò, arricciando perfino il naso. «Il fatto che me lo stiate chiedendo, dimostra soltanto la vostra stupidità.»

Batté le palpebre e poi, sentendosi appellare in quel modo aggrottò le sopracciglia. «Mi state dicendo che quella creatura è opera vostra?»

«Desideravate tanto che fossi responsabile di qualcosa di mostruoso» iniziò a dire, lasciando che la voce si assottigliasse. «Eccovi accontentato. Sono stata io, ho fatto tutto da sola e solo per liberare Erdmann.»

Lui non riuscì a rispondere, sentì solo un brivido corrergli lungo la schiena e voltò di poco la testa verso l'ingresso, laddove i soldati si agitavano disorientati e gemevano nel miasma del vento innalzato dalla Silfide.

«Non parlate più?» incalzò, attirando di nuovo la sua attenzione.

Un'occhiata veloce, lo sguardo che si faceva confuso e crucciato, chiese: «Cosa volete dimostrare con questo gesto?».

«Non voglio dimostrare niente, non a voi» mormorò. «Non siete il centro del mio mondo, Adalric, e su questo siete stato chiaro; perciò sappiate che tutto ciò che sto facendo è solo per Erdmann. Sono qui per lui, sto rischiando la vita per lui, ho richiamato uno Spirito Elementale per lui. Checché ne diciate, io non sono una donna qualunque.» Pochi istanti dopo, si sollevò in piedi. La spada stretta a due mani, prese un bel respiro e iniziò a correre verso l'ingresso.

Fu allora che Adalric scattò. Quasi non se ne rese conto, perse completamente il controllo del proprio corpo e le andò dietro; il passo svelto, il battito accelerato, la vista appannata. Dopo mesi, gridò il suo nome: «Damian, non farlo!».

Ma lei non si fermò. Il fiato corto, sembrò quasi animata da una forza sovrannaturale e si lanciò nel tornado di polvere, ferendo a morte uno dei tre soldati. Gli occhi fuori dalle orbite, ritirò la spada che aveva affondato nel suo addome con un grugnito e vide quello alla sua destra spalancare la bocca inorridito. Lesse la sorpresa nel suo sguardo, gli vide spalancare la bocca pensò che stesse per urlare qualcosa; così digrignò i denti e fece roteare la lama nell'aria, ferendolo alla giugulare.

Uno schizzo di sangue le macchiò il viso, la costrinse a chiudere gli occhi per un momento, fin quando la Silfide, retrocedendo appena, non iniziò a fluttuare tra gli alberi e spostò la sua opera sull'unico soldato rimasto.

Lui gemette, si accasciò al suolo, provò a ripararsi dalla polvere in un lamento, mentre le palpebre gli si riempivano di terriccio e prendevano a lacrimare.

Dietricha inspirò a fondo, tergendosi il viso con una manica bianca. Poi si voltò di scatto e fece saettare la spada, che gocciolò al suolo in modo sinistro. Ma non ebbe neppure il tempo di avvicinarsi, che gli sentì balbettare un:

«Non mi avrai mai, strega».

Lo vide respirare affannosamente e sudare freddo; il volto pallido, cereo, e le pupille strette come capocchie di spilli, si sgozzò senza aggiungere altro e cadde in terra in un tonfo sordo.

In quel momento, affannando, Adalric riuscì a superare il turbinio che la Silfide, dopo una rapida occhiata della sua evocatrice, aveva abbassato. Guardò i corpi distesi in terra, poi Dietricha, e socchiuse le labbra senza voce. Osservò il suo profilo deciso, il porpora del sangue che le sporcava il naso e le guance, e deglutì a vuoto, ricordando il modo in cui quello stesso colore aveva macchiato Damian nel momento della sua morte. Poi vacillò, mosse qualche passo nella sua direzione e sollevò le braccia. In silenzio, la strinse e posò la fronte sulla sua spalla.

«Che state facendo?» chiese lei, cercando di mantenere ancora il distacco che le era stato imposto.

Lui indugiò. I denti stretti in una morsa titubante, li schiuse solo per sussurrare un: «Ho avuto paura di perderti di nuovo». Sentì la pelle delle proprie braccia accapponarsi, gli occhi che si riempivano di lacrime e uno strano bruciore sul palato.

Fu allora che i brividi presero a correrle lungo la schiena. Non seppe cosa dire, come rispondere o comportarsi. Incredula, socchiuse le labbra e balbettò: «Dobbiamo sbrigarci, Erdmann non può restare lì dentro ancora per molto».

 Incredula, socchiuse le labbra e balbettò: «Dobbiamo sbrigarci, Erdmann non può restare lì dentro ancora per molto»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Note:

Salve, ragazzi.

Questo capitolo è stato davvero particolare, la prima volta in cui Dietricha/Damian diventano un tutt'uno e perfino Adalric ne prende coscienza. Voi cosa ne pensate? Io non vedevo l'ora di arrivarci, lo ammetto.

Lasciatemi un commento o una stellina di supporto, mi raccomando.

MandragoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora