Capitolo 19

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Detestava la convivenza con quello Spirito Impuro, tuttavia la riteneva necessaria e utile in molte occasioni. Gli doleva ammetterlo, ma era molto più fedele di tutti gli esseri umani che lo avevano affiancato in vita e di quelli che lui stesso ricercava per il proprio tornaconto. Era subdolo, egoista, perfino restio a rispondere agli ordini, ciononostante continuava a lasciargli degli spunti interessanti su cui riflettere. Primo tra tutti, quello di sbrigarsi a risolvere il problema per recuperare Cibele.

E perfino in quel momento, mentre sollevava il martello, non poté fare a meno di pensarci. Lo sguardo rivolto al chiodo arrugginito, il secondo che aveva appena iniziato a premere con forza tra l'erba schiacciata sul ciglio della fossa comune. «Pater noster upto in terra» disse, ripeté. La stessa formula del primo, quella con la quale aveva battuto forte nell'orma di Adalric. «Amen.» Calò il braccio, lasciò che il ferro si scontrasse con il ferro ed ebbe come la sensazione che il suo respiro potesse spezzarsi a distanza. Poi prese il terzo, l'ultimo, e lo puntò. Ripeté il processo, scandì: «Pater noster upto in terra. Amen».

Fu allora che Dietricha, sorda di quell'eco, vide il corpo di Adalric scosso da un forte tremito e dischiuse le labbra per emettere un gemito basso, strozzato. Si guardò attorno allarmata, cercò una risposta che non riuscì a trovare e si accorse di essere sola, immersa in una distesa di lapidi piene di muschio. Poi si chinò in terra, posò una mano sulla sua spalla e provò a fermarlo. Le lacrime agli occhi, le sopracciglia contratte, iniziò a chiamare il suo nome con urgenza.

Accanto a lei, nell'erba alta, frusciò silenziosa la figura di Rasputin. Il martello in mano e il viso storto in un'espressione funesta. Continuò a guardarla senza dire una parola e provò l'impulso di abbandonare il pentacolo che gli pendeva dal collo, lo stesso che aveva indossato prima di uscire di casa e che ne celava l'identità attraverso un velo invisibile.

«Adalric» lo chiamò ancora. «Ti prego, svegliati!»

Sentendola, arricciò il naso. Poi si chinò, raggiunse il viso di Adalric e strinse forte le dita sullo stelo di legno. Gli occhi fissi sul suo viso, indugiò e iniziò a contare in silenzio, chiedendosi quanto avrebbe impiegato a riprendersi dopo quell'incantesimo proveniente dal Grimorium Verum. Abbassò di poco le palpebre, vide le sue fremere, infine sollevò entrambe le sopracciglia e attese.

«Cos'è successo?» biascicò, sollevando una mano tremante per raggiungere la propria fronte sudata. La toccò appena e, scoprendola stranamente calda, la ritirò in un moto d'orrore.

«Non lo so» ammise, portandosi via una lacrima dalla guancia. «Sei svenuto all'improvviso, poi hai iniziato a tremare e io non sapevo casa fare. Ho avuto paura di perderti ancora una volta...»

Rasputin serrò i denti, si spostò appena e lasciò ad Adalric lo spazio necessario per mettersi a sedere. In bilico sui calcagni, osservò le sue spalle e restrinse lo sguardo. Avrebbe voluto maledirlo, forse anche assaltarlo alle spalle e dargli un colpo in testa con il martello, ma non lo fece. Si disse, anzi, che avrebbe pregustato il momento in cui, privo di qualsiasi dote, si sarebbe spinto a impugnare quelle copie che portava con tanta fierezza alla cintura.

E lui, quasi fosse chiamato in causa, le cercò subito. Trovandole, emise un sospiro di sollievo e tornò a spronare lo sguardo verso l'alto, laddove le nuvole campeggiavano indisturbate in una miriade di prolungamenti biancastri. «Non dovete preoccuparvi di una cosa simile» borbottò. «Né dovete piangere per me.»

«Non posso farci niente, non riesco a controllare anche questo» obiettò a gran voce. Premette due pugni chiusi sulla gonna, chinò il mento e si sentì dire:

«Non voglio vedere una donna piangere».

Si morse le labbra e trattenne un singhiozzo. «Credi davvero che io sia solo questo, Adalric? Una donna. Una donna e basta. Una persona che è tornata in vita, che risponde o risponderà al volere di Rasputin. È annichilente.»

«Ne abbiamo già parlato» sospirò. «Per quel che ne so, tutto questo potrebbe essere causa vostra.»

«Cosa vorresti dire?» chiese crucciata. «Il fatto che tu sia caduto in terra in preda alle convulsioni sarebbe colpa mia?» Si alzò in piedi agitata e lo squadrò dall'alto, mentre il cuore prendeva a galopparle forte nel petto.

Lui non rispose, la guardò e basta. Le gambe piegate, incrociate tra loro, batté appena le palpebre e deglutì, sentendosi stranamente in difetto.

«Perché ti comporti così?» chiese in un sussurro. «Invece di colpevolizzare me, potresti anche cercare di capire quale sia il reale motivo delle cose che accadono.»

Storse le labbra in una smorfia, poi disse: «Invece di dare per scontata la vostra innocenza, potreste anche considerare il fatto che siate implicata nelle disgrazie che vi circondano».

Le sue sopracciglia ebbero un fremito, mentre la voce scandiva un: «E sia, come volete, prenderò le distanze». Mosse un passo indietro, ignara dell'espressione soddisfatta che si era dipinta sul volto di Rasputin in quell'esatto momento. In brivido le attraversò la schiena, le percorse le braccia fino a farle vacillare le dita. «Ma non ho intenzione di fermarmi, non ho intenzione di lasciare che Erdmann marcisca in prigione o finisca con la testa sul ceppo» mormorò. Si piegò in avanti e raggiunse la spada. L'afferrò, poi gli lanciò uno sguardo carico di risentimento e disse: «Se volete che le nostre strade siano divise, allora le dividerò adesso, ma non intralciate il mio cammino, Adalric».

Lui deglutì, leggendo nei suoi occhi la stessa sicurezza che un tempo segnava quelli di Damian. Sgranò i propri, s'immobilizzò e per un istante provò l'impulso di ritrattare tutto. Aprì la bocca, provò a dire qualcosa, sentì le parole morire in gola. Un rantolo, poi la conferma: «Va bene».

Dietricha inspirò a fondo, socchiuse le palpebre e si umettò le labbra secche. «Addio» mormorò. Fece stridere la lama sull'erba alta, poi gli diede le spalle e, con i battiti accelerati, iniziò a correre lontano dal cimitero.

E il sorriso si piegò sul volto di Rasputin, sigillò una risata grottesca.

E il sorriso si piegò sul volto di Rasputin, sigillò una risata grottesca

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Note:

Salve a tutti.

Dovevo aggiornare ieri, ma sto fusa per gli esami e quindi shhhh! In compenso scrivo Invisibile (salvation) ogni due minuti liberi... Fatemi gli auguri per lunedì, che Fotografia Digitale mi aspetta. Arg!

Il capitolo in questione mi ha fatto un po' penare nella sua conclusione. A differenza degli ultimi è un po' corto, non trovate? Beh, vi avevo abituato bene. O male, dipende dai punti di vista.

Comunque è stato interessante proporre un Rasputin invisibile, mi sono divertita.

Cosa ne pensate di Dietricha e Adalric? Io li adoro, nonostante continuino a scornarsi di continuo. Sono destinati a incontrarsi? Mi piacerebbe sapere la vostra.

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciatemi un commento o una stellina di supporto.

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