Capitolo 25

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Per Rasputin, vedere la Silfide al centro dei giardini del castello era stata una vera sorpresa; tuttavia, quando gli uomini del Re erano comparsi di fronte alla sua porta, non si era aspettato niente di diverso da un attacco sovrannaturale. Erano state le loro espressioni, quelle bocche storte dietro gli elmetti d'argento, a farglielo intuire. Inequivocabili, si era detto, e poi li aveva seguiti senza dire una sola parola, mentre Gabi lo scrutava da lontano.

Così, anche in quel momento, si ricordò di lui e delle sue parole. Pensò a Cibele, l'unica creatura che fosse in grado di richiamare uno Spirito Elementale, e pronunciò a gran voce l'esorcismo del Grimorium Verum.

Alle sue spalle, le occhiate piene di terrore di un'intera schiera armata.

Le ignorò, storse il naso con una punta di fastidio, e vide la Silfide tremare sul posto prima di ritirarsi in una nube di sabbia. «Inaudito» borbottò tra sé e sé. Prese a chiedersi che razza di piano potesse aver partorito la mente di Cibele, dove fosse nascosta e se si trovasse ancora lì, da qualche parte. Un strano sorriso gli comparve sul volto, tirò le sue guance verso l'alto e gli fece calare appena le palpebre. Allora, muovendo lentamente dei passi, si addentrò nel miasma del vento che calava a terra e sfilò verso il portone.

Qualcuno, un uomo armato, azzardò un: «Dove andate?».

Lui agitò appena una mano, poi la sollevò per zittirlo e, senza degnarlo di troppa attenzione, disse: «A cercare gl'intrusi, ovviamente, per proteggere Sua Maestà». Non aggiunse altro. Lo sguardo brillante e tagliente, rivolto dinanzi a sé, continuò a camminare dritto e deciso fin quando un fruscio non attirò la sua attenzione. Fu a quel punto che si voltò fulmineo verso destra e mostrò i denti di perla. «Meraviglioso» sussurrò. Udì i passi ritmici delle guardie farsi vicini e subito aggrottò le sopracciglia, sentendosi dire:

«Il vostro compito è terminato».

«Mi avete cercato per un motivo» gli ricordò, restando immobile. «Questi non sono nemici che possono essere sconfitti con le spade.»

«Qualora fosse necessario il vostro intervento, sarete chiamato per servire il Re.»

Serrò le labbra, lasciandosi attraversare da un moto di rabbia, e poi ghignò. Scosse la testa, mormorando un placido: «Come volete voi». Lanciò un'occhiata oltre le proprie spalle e guardò l'uomo che, a capo delle forze armate, aveva osato rivolgersi a lui in quel modo. «Se volete morire per mano delle forze oscure, se non v'interessa perdere l'anima o essere dimenticati dalle famiglie che avete lasciato a Münster, io non ho problemi. Sappiate, però, che Sua Altezza si ricorderà di questo giorno come quello in cui una guardia qualunque ha permesso a dei mostri di fare visita al castello, cacciando il suo fidato, l'unico in grado di respingerli.»

Lui tentennò, deglutì a vuoto e, per un attimo, provò l'impulso di mandarlo al diavolo. Poi serrò i denti, indurì i muscoli del viso e sollevò il braccio. «Andrà da solo» dichiarò a gran voce. «E che Dio lo assista» concluse in un grugnito.

«Molto bene» assentì serafico. Tornò a guardare i cespugli, si mosse in quella direzione e, cercando di aguzzare la vista, restrinse lo sguardo. «Siete qui, Cibele, non è vero?» chiese piano. Solo allora udì un mormorio, una voce che scandiva piano:

«Immortale, Eterno, Ineffabile e Increato Padre di tutte le cose, che senza sosta sei trasportato sul carro roteante dei mondi in perpetuo giro. Dominatore degli eterei regni ove è innalzato il trono del Tuo potere, dal quale il Tuo sguardo tremendo tutto vede, e le Tue sante orecchie tutto odono, soccorri i tuoi figli, che amasti sin dall'inizio dei secoli: perché la Tua grande, aurea ed eterna maestà brilla sul mondo, sul cielo e sulle stelle, e Tu sei elevato su tutto o fuoco Scintillante, ed illumini Te Stesso del Tuo splendore, e della tua essenza incorruttibile emani raggi di luce che nutriscono il Tuo infinito Spirito. Quello spirito infinito che produce tutte le cose, e appronta il tesoro inesauribile di sostanza sempre pronta per la creazione che Ti circonda , e si appropria delle forme di cui Tu sin dall'inizio l'hai impregnata. Da questo spirito traggono origine i Re santissimi che circondano il Tuo trono e formano la Tua Corte, o Padre Universale! O Unico, O Padre dei felici mortali e immortali! Tu creasti in particolare le potenze che sono meravigliosamente simili all'Eterno Pensiero, dalla Tua adorabile essenza. Tu le stabilisti al di sopra degli Angeli. Tu creasti un terzo rango di sovrani negli elementi. Il nostro esercizio eterno è di adorare i Tuoi desideri. Noi bruciamo nel desiderio di possedere Te, o Padre, o Madre, la più tenera delle Madri! O esempio mirabile del sentimento e della tenerezza delle madri! O Figlio, fiore dei Figli! O Forma di tutte le Forme! Anima, Spirito, Armonia e Nome di tutte le cose, custodisci e saremo benedetti! Amen (1)».

Restò fermo, con le palpebre appena abbassate, pronto a ricevere l'Elementale che sapeva sarebbe comparso di li a breve. Le palpebre appena abbassate, i nervi tesi e i muscoli del corpo contratti. Non disse una parola, tuttavia digrignò i denti e pensò che quello fosse un tentativo fin troppo azzardato per affannarsi verso i cancelli. Poi, dopo qualche istante, quando neppure una Salamandra gli comparve davanti, sollevò entrambe le sopracciglia e trattenne una risata. Disse: «Mi sorprendo di voi, pensavo che gl'insegnamenti di Gabi vi avessero forgiata nel corpo e nello spirito». Mosse un passo in avanti e sollevò un angolo delle labbra verso l'alto. E quando vide la sua testa corvina sbucare dalle foglie, lo sguardo sicuro che gli baluginò dinanzi lo fece vacillare.

«Più di quanto pensate» rispose Dietricha. Il tono fermo, il naso storto in un'espressione di disgusto. Sollevò il mento, indirizzandosi verso l'armata, e indusse Rasputin a voltarle le spalle in un moto di curiosità.

Fu allora che la vide: mostruosa, mitologica, con il corpo dalla pelle bruciata e nera come il carbone; le zampe piegate sul selciato e le dita lunghe, dotate di artigli. «Volete distruggere l'esercito del Re» sussurrò incredulo. Vide la Salamandra battere la coda in terra, spaccare il suolo, gocciare lava fusa dagli occhi e poi sputare una folgore di fuoco sui malcapitati in fuga. Allora trattenne il respiro, cercò di nuovo lo sguardo di Dietricha e si accorse di averla persa di vista. Boccheggiò, sentì un fremito attraversargli la schiena e si lasciò andare a una piccola risata convulsa, eccitata. Una mano sul viso, tra i capelli, e scossa la testa.

Alle sue spalle, sciolti come ferro in mano a Efesto, scheletri in anime d'argento.

Alle sue spalle, sciolti come ferro in mano a Efesto, scheletri in anime d'argento

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(1) Orazione delle Salamandre dal "Grimorium Verum".

(1) Orazione delle Salamandre dal "Grimorium Verum"

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Note:

Salve a tutti, ragazzuoli.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ho avuto qualche piccolo problemino nella conclusione del capitolo, perché avevo intenzione di far rispondere al fuoco col fuoco, ma non sapevo quanto focoso fosse questo fuoco. In realtà ci teneva a scoprirlo perfino Rasputin, perché aveva intenzione di concludere tutto con un esorcismo di poche parole. Ma è stato colto alla sprovvista, perché Dietricha non voleva attaccare lui.

Alla fine mi sono decisa a tirare fuori un secondo una Salamandra; e per inciso, io le ho sempre adorate. La versione che vi presento è un po' diversa da quella che avrei voluto proporre, anche perché, diciamo che per me una Salamandra è un esserino puccioso come un cucciolo di Tritone Marino (?)

Ci vediamo presto con il prossimo aggiornamento. Siete curiosi di sapere quanto sia oltre la mente del mio Rasputin? Ah, io lo adoro!

Lasciatemi un commento o una stellina di supporto, mi raccomando.

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