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CARLEIGH 


Oggi 

Mentre una luce innaturale filtra lentamente attraverso le palpebre gemo. Mi pulsano le tempie. Capisco subito che qualcosa non va. Ogni momento che passa mi fornisce un altro terribile indizio seguendo il ritmo del mio cuore... Battito. La testa che pulsa. Battito. La pesantezza agli arti. Battito. Il fatto che due di questi arti – le braccia – sono trattenuti sopra la mia testa. Battito. Sono sdraiata. Battito. Su un letto! Le mie pulsazioni accelerano per il panico. Dove mi trovo? Che cavolo è successo? Ma non riesco a concentrarmi abbastanza per ricordare. Cerco di calmarmi per non svenire. «Rilassati» mi ordina lui, il tono stranamente distaccato. Un momento, chi è? I miei occhi finalmente scorgono il letto di grandezza media, ordinario in ogni particolare tranne che per l'uomo in piedi contro la parete lontana, appoggiato alla cornice di una finestra serrata. «Zayne?» sussulto, come se avessi bisogno di una conferma verbale dell'impossibile. Lui sorride, divertito dal mio stupore. E poi i ricordi fumosi, irreali ritornano di colpo. Immagini di Zayne che mi convince a bere un drink con lui per festeggiare lo stage riecheggiano nella mia mente come luci stroboscopiche. In un primo momento ho rifiutato, ma lui ha insistito e si è offerto di accompagnarmi al ristorante dopo. Avevo quasi un'ora di tempo, così ho accettato. Zayne voleva parlare con Todd in fretta, ha detto, e mi ha chiesto di aspettarlo fuori dal garage, dove mi ha raggiunto con l'auto poco dopo. Almeno credo sia stato poco dopo. Tutto si fa nebuloso dopo che abbiamo lasciato l'edificio. Siamo andati davvero da qualche parte per quel drink? Ma per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare. Immagino non abbia molta importanza adesso. In un modo o nell'altro, eccomi qui. Ma perché? Certo, mi assale la risposta più ovvia, ma se voleva soltanto violentarmi, allora avrebbe potuto farlo benissimo mentre ero priva di conoscenza, no? E sono piuttosto sicura che non sia andata così. Non ho la giacca, ma indosso ancora la camicetta e la gonna che avevo per la presentazioni di... oggi? Ieri? La finestra è ben chiusa, non permette a nessuna luce di entrare, e il risultato è ancor più allarmante. Non sapere se è giorno o notte, o avere un qualunque indizio del passare del tempo... mi mette in uno svantaggio ancora più grande. Come ha fatto a portarmi qui? Come si fa a portare di peso una ragazza svenuta senza destare sospetti? Dio, dove cavolo siamo? Digrigno i denti così forte che mi fa male la mascella, lotto per tenere la bocca chiusa, inspirando disperatamente attraverso il naso. Ma so che sta aspettando che gli faccia delle domande, e probabilmente che lo supplichi di darmi una spiegazione, ma è contro la mia natura dargli la soddisfazione di assistere alla mia impotenza. Invece lo fisso con ostilità. Ma questo sembra soltanto divertirlo e alla fine sospira. Tira fuori un telefono dalla tasca e noto che non è il suo solito cellulare, cosa che avrei ignorato se non mi avesse aiutato con Billy a Halloween. Aveva progettato tutto sin da allora? Mi inquadra con il telefono e scatta una foto. Distolgo il viso per la vergogna. D'un tratto mi si contorce lo stomaco e ho la nausea. «Rilassati, Carleigh. La nausea è un effetto collaterale comune del Roipnol. Ti sentirai meglio tra un paio d'ore. Ma se devi vomitare, non farlo sul letto.» Ti sentirai meglio tra un paio d'ore. Sono le stesse parole che ha usato Ben dopo avermi drogata. Ma chi cazzo credono di essere questi, a drogare le donne come se niente fosse? «Che diavolo ti prende? Lasciami andare, subito!» Il vago divertimento di Zayne sparisce, sostituito da una maschera di irritazione. Fa un passo verso di me. Il suo sguardo mi percorre da capo a piedi con un intento che non ha mai mostrato prima d'ora. Trattengo il respiro. Non fa nessuno sforzo per nascondere la sua palese eccitazione, e sono terrorizzata quando mi sfiora il fianco mentre si china su di me. Oddio, non può succedere davvero. «Non vuoi fare questo» tergiverso, ma la mia voce è tremante, la mia paura innegabile. «Invece sì.» Le mie pulsazioni accelerano freneticamente. «Ma non ho intenzione di scoparti, Carleigh.» Tira le corde che mi legano, stringendole ulteriormente finché non faccio una smorfia. Mi scosta i capelli dalla fronte in una parodia di affetto e io distolgo lo sguardo, disgustata dal suo tocco. «A meno che non vi sia costretto» rettifica, e si alza dal letto. «Anche se non sarebbe di certo un sacrificio, te lo assicuro.» Mi rivolge un'occhiata lussuriosa. Deglutisco ansiosamente. «P-perché dovresti essere costretto?» La sua pazienza svanisce senza preavviso. «Cosa sono tutte queste cazzo di domande? Resta sdraiata e comportati bene, e potresti anche uscirne illesa.» «Non sei costretto a fare questo, Zayne. La mia famiglia ha dei soldi. Loro...» «Oh, lo so» dice lui con tono criptico. Lo guardo confusa. Be', ha visto casa mia, quindi deve aver tratto delle conclusioni. Se quello che vuole è un riscatto, allora forse stava dicendo la verità... forse dopotutto posso uscirne incolume. «Mia madre ti darà qualunque cifra, Zayne. Ti prego, non farmi del male. Ti aiuterò a ottenere quello che vuoi. Te lo giuro.» Odio quanto sembro disperata. Ma sono disperata. Abbassa la mano sull'orlo della mia gonna e io mi contorco impotente, ma lui la solleva solo di un paio di centimetri per scoprire la coscia. Poi passa alla camicetta, slacciando due bottoni e tirandola fuori dalla gonna, e scatta un'altra foto. «Pensavo lo avresti detto. Spero solo che tu abbia ragione, perché voglio i venti milioni che mi spettano.» La sua voce è bassa e minacciosa. Il panico sale addosso. Venti milioni? È esattamente quello che è rimasto dopo che i federali hanno sequestrato tutto quello che sono riusciti a trovare. Be', quello e la casa. Ma per la prima volta mi chiedo cosa valga di più per i miei genitori, i fondi che si sono rifiutati di restituire in cambio della libertà di mio padre... o la sottoscritta. Non metterebbero intenzionalmente a rischio la mia vita, naturalmente, ma i rapimenti con riscatto finiscono male tutte le volte, no? Se si trattasse di duecentomila dollari o anche due milioni, i miei li consegnerebbero in un batter d'occhio, ne sono certa. Ma tutti i loro soldi? Fino all'ultimo centesimo? Un pensiero improvviso mi colpisce. Tucker. Potrei non vederlo mai più. E per la prima volta da quando mi sono svegliata in questa situazione, il pozzo trabocca e le lacrime mi rigano le guance. Perché so che lui sceglierebbe sempre me. Persino adesso. Faccio dei respiri profondi e cerco di essere razionale. Avrò bisogno di tutte le mie facoltà mentali per uscire da questa situazione. Venti milioni. Venti milioni, cazzo. Che crede gli spettino? Lo fisso, i pezzi del puzzle che vanno minacciosamente a posto, uno per uno... ma ne mancano ancora troppi. «Chi sei?» gli chiedo. «Eri uno dei clienti di mio padre?» Ma è troppo giovane. «O lo erano i tuoi genitori?» «Fanculo i suoi clienti.» «Chi sei?» ripeto. «Ti ricordi di Art Stevens?» Deglutisco nervosamente. «Era il socio di mio padre.» «Vuoi dire l'uomo che tuo padre ha rovinato? Era un uomo d'affari rispettato. L'unico errore che ha fatto è stato fidarsi di quell'imbroglione» sputa Zayne. Ah, quindi Art è il padre di Zayne? Zayne Stevens. È un cognome talmente comune che non mi è passato per la mente che fossero parenti. E poi non sentivo nominare Art Stevens da almeno un decennio. «Quando i beni della società sono stati confiscati, questo ha incluso ogni bene di mio padre. Tutto ciò che aveva era investito nella Stanley Stevens, incluso il mio fondo fiduciario. E l'ironia è che visto che mio padre è un uomo onesto, ha perso tutto... mentre quel criminale di tuo padre ha fatto quello che fa ogni criminale e ha occultato abbastanza soldi per continuare a farvi fare la bella vita. Tuo padre ha una moglie che lo aspetta, che spende allegramente quello che le pare senza una preoccupazione al mondo, mentre mio padre riesce a scendere dal letto la mattina solo grazie agli antidepressivi.» «Tua madre...» Dio. Mi ha detto che sua madre se n'era andata quando erano finiti i soldi. Dev'essere stato orribile per lui. Non riesco a credere di provare pietà per il mio rapitore, ma è così. Quante vite ha distrutto mio padre? «Ottima memoria, Carleigh. Davvero. La tua famiglia è responsabile anche della distruzione della mia, e mentre da adulto sono giunto alla conclusione che quella puttana avida di mia madre non sia stata una gran perdita, devo ammettere che le cose mi sono sembrate ben diverse quando ero un ragazzino, anche per mio padre. Era l'amore della sua vita.» «Mi dispiace.» Mi chiedo se dovrò continuare per sempre a scusarmi delle trasgressioni di mio padre, e quanto le pagherò care. Zayne sospira. «Credo che il tuo rimorso sia irrilevante, Carleigh. Sono un uomo ragionevole e sono ben consapevole che non hai colpa di ciò che ha fatto tuo padre quando eri solo una bambina. Ma ti ho già detto che talvolta dobbiamo prendere ciò che meritiamo, e io merito una retribuzione. Voglio ciò che mi spetta e voglio che tuo padre venga punito.» «È in prigione» gli ricordo. «Come è giusto che sia. Ma è lui che ha scelto la sua condanna, quindi non la considererei esattamente una punizione. Una punizione sarebbe se perdesse qualcosa che gli è caro, e chiaramente la sua libertà viene al secondo posto, dopo i soldi.» «Be', lo hai detto tu stesso, Zayne. Gli premono i soldi. Se gliene fregasse qualcosa di me, avrebbe scelto di essere presente durante la mia infanzia.» Le mie parole trasudano l'amarezza che provo. «Per il tuo bene, spero vivamente che ti sbagli. Perché dovrà scegliere tra sua figlia e i suoi soldi. Non potrà avere entrambi. «Quindi intendi scambiarmi per il valore del tuo fondo fiduciario?» «La compagnia è stata valutata quaranta milioni di dollari. Voglio soltanto la mia metà.» «Sai che non ce li hanno» temporeggio. In verità, non ho idea di cosa sappia lui. «È tutto molto semplice, tesoro. Non sono qui per farti del male. Fidati, se non fosse così, ci sono un sacco di modi con cui avrei potuto rendere la tua permanenza qui molto più traumatica. Sei un mezzo per arrivare a uno scopo, e farò quanto necessario per raggiungere quello scopo.» «Altrimenti? Mi ucciderai?» So che probabilmente non dovrei sfidarlo, ma nel mio terrore attuale non sto esattamente pensando in modo strategico. Allunga una mano dietro di sé ed estrae qualcosa dalla cintura. Una pistola. Porca troia. La posa sul tavolo accanto a sé e io comincio automaticamente a strattonare la corda che mi tiene legata. «Faresti meglio a non sottovalutarmi, Carleigh.» Punta di nuovo il telefono e mi scatta un'altra foto mentre continuo a divincolarmi nel flebile tentativo di liberarmi. So che è inutile, specie con lui nella stanza – con una pistola – ma il mio istinto di sopravvivenza prende il sopravvento mentre Zayne scatta una quarta e una quinta foto. «Finalmente sembri spaventata al punto giusto. Queste foto saranno molto più persuasive» mormora tra sé. «Bene, è ora di andare in scena!» Giocherella con il telefono. «Non vorremmo che tua madre denunciasse la tua scomparsa.» Deglutisco nervosamente, il cuore mi batte sempre più forte a ogni istante. «Hai intenzione di chiamare mia madre?» Risponderà mai? «La donna che non si è preoccupata di rispondere al telefono quando suo figlio vomitava l'anima a Halloween? Credi che il mio piano si basi su una persona del genere? No, Carleigh, ho in mente qualcuno di un po' più affidabile.» «Mio padre non si può certo considerare disponibile» gli ricordo. Né tantomeno affidabile... Zayne ride mentre manda un altro messaggio. Il suo sguardo passa da me all'orologio, poi viene a sedersi sul letto e apre un'app che non ho mai visto. «Stealthcom. È completamente anonima» dice con orgoglio. «Si autoinstalla sul telefono dell'altra parte e non è nemmeno rintracciabile, almeno non in un lasso di tempo utile. Posso usarla per chiamare, mandare messaggi o video, e ha pure delle funzioni per contraffare la voce, tra le altre cose. L'ha sviluppata un mio vecchio compagno di studi... non è nemmeno sul mercato.» «Impressionante» dico ironicamente. «Su, su, tesoro. Non c'è bisogno di fare la bisbetica. Finché cooperano, non avrai nulla da temere. Ora, penso che la foto abbia avuto abbastanza tempo per servire al suo scopo.» Usa l'applicazione per fare una telefonata. Riconosco immediatamente il numero che compone e sgrano gli occhi per lo shock. Ma prima di premere il tasto di chiamata, mi guarda in un modo che mi lascia la gola secca. «Carleigh, non credo sia il caso di dirlo, ma non si sa mai... se provi a intralciare i miei piani – a dir loro chi sono o a dar loro anche solo un indizio – cambierò idea e ti farò molto male e molto in fretta. Ci siamo capiti?» Deglutisco a fatica e, incapace di parlare, annuisco. «Chi cazzo è?» grugnisce Tucker dall'altro capo della linea. «Una persona che ha qualcosa che vorrai rivedere.» La voce di Zayne è irriconoscibile. «Dove cazzo è? Sta bene?» «Presumo tu abbia ricevuto la mia foto.» «Fammi parlare con lei!» pretende Tucker. La sua disperazione è palpabile. «Sto bene, Tuck!» mento. «Io...» Zayne mi interrompe con un'occhiata minacciosa, che funziona, zittendomi. Forse non ha progettato di farmi del male, ma per la prima volta mi chiedo se una parte di lui non lo desideri davvero. «Carl, dove sei? Vengo a prenderti...» «No, invece» lo corregge Zayne. «Non ancora. Prima devi fare qualcosa per me.» «Se le fai del male, ti ucciderò. Lentamente.» Zayne ride. «Farò un accordo con te, signor Green. Se non mi verrà data una ragione di farle del male, allora non gliene farò, d'accordo?» Tucker non risponde. «Chi sei?» chiede invece. «Cosa cazzo vuoi?» «Chi sono non ha importanza. Cosa cazzo voglio? Venti milioni di dollari.» Silenzio. «Se credi che abbia venti milioni di dollari, allora hai fatto male i tuoi conti. Ne ho risparmiati qualche migliaio, a dir tanto. Lascia andare Carl e li avrai tutti fino all'ultimo centesimo.» Zayne sorride, non che Tucker possa vederlo. «Non ne dubito, signor Green. Ma non sono i tuoi soldi che voglio. Vedi, i genitori di Carleigh li hanno in un fondo offshore che sono riusciti a nascondere ai federali per anni. Se vuoi indietro Carleigh, Nicole Stanger dovrà versare venti milioni entro ventiquattro ore sul conto che ti fornirò. Il tuo compito è di farle capire che la cosa non è negoziabile, e tenerla motivata. Se chiamerete la polizia – e ho dei dispositivi in loco in grado di informarmi in tempo reale – Carleigh scomparirà, e nessuno di voi la rivedrà mai più. Mi hai capito?» «Fammi parlare con lei» domanda Tucker. «Mi. Hai. Capito. Cazzo?» ruggisce Zayne, così all'improvviso e brutalmente che mi rannicchio in posizione fetale, le ginocchia strette al petto, il viso schermato dalle braccia distese. «Sì!» urla Tucker astiosamente. «Sì! Cazzo. Ho capito.» «Bene.» Zayne ritrova la compostezza come se niente fosse. Il respiro accidentato di Tucker è udibile attraverso la linea. «Per favore, fammi parlare con lei. Ho... ho bisogno di sapere che sta bene» lo supplica Tucker. Zayne isola il microfono. «Ricorda cosa ti ho detto» mi avverte, e poi lo riattiva e mi avvicina il telefono al viso. «Sto bene, Tuck» mento di nuovo. «Non mi ha fatto del male. Ma... devi assicurarti che mia madre gli faccia avere il denaro, okay?» Non voglio che senta quanto sono spaventata, ma Tucker mi conosce meglio di chiunque altro e temo possa percepire fino in fondo la mia paura. «Lo farò. Giuro che lo farò. Risolverò tutto, Carl. Ti porterò via da lì.» Non so se il suo giuramento è rivolto a me o a se stesso, ma è tutto ciò cui posso aggrapparmi. «Bene, a quanto pare siamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda» ci interrompe Zayne. «Mi farò vivo io.» E chiude la comunicazione. Passano i minuti e lui non mi guarda. Resto ferma, non muovo un muscolo, solo quel tanto per respirare. Alla fine si volta verso di me, come se aspettasse che sia io a parlare. Non lo faccio. Ho un'infinità di domande ma non sono sicura che le risposte siano importanti. «Immagino ti starai chiedendo perché ho chiamato lui» dice infine Zayne. «Più o meno, sì» ammetto. «Non credo sia la scelta migliore per comunicare con mia madre. Si odiano.» Lui sospira. «Tucker Green non permetterebbe a nessuno di mettere a rischio la tua vita, nemmeno a tua madre.» Se la situazione non fosse così seria, riderei. «Credo tu abbia frainteso il mio rapporto con Tuck, Zayne. Il più delle volte non riusciamo nemmeno ad andare d'accordo.» Lui mi guarda con la testa inclinata. «Dici sul serio?» Lo guardo perplessa. «Lo hai sentito, no? Ti sembrava uno con cui non vai d'accordo?» «È una brava persona. Ma te l'ho detto che mi ha lasciato. E c'è una buona ragione per questo.» Zayne ride. «Wow, Carleigh. Non avevo capito quanto sei ingenua. Mi sono bastati meno di cinque minuti per notare come ti ha guardato il primo giorno di lezione. Te l'ho detto. Tucker Green ti ama. Anzi, certe volte, dalla sua espressione, pare che ti ami così tanto da odiarti per questo. Ma dubito che ci sia qualcosa che non farebbe per rivederti sana e salva. Se c'è qualcuno in grado di fare questo per me è proprio Tucker. Anzi, conto proprio su questo.» Il mio cuore batte più veloce alle sue parole. Vorrei tanto credere che siano vere, ma riesco a ricordare solo puro, brutale disprezzo. «Anche Tucker è solo una vittima in tutto questo. Lo sai, vero?» «Quando ho notato come ti fissava, ho fatto qualche ricerca. Mi ci è voluto un po', ma è stato piuttosto sorprendente scoprire che il figlio di una delle vittime di tuo padre era innamorato di te. È quasi shakespeariano, non trovi, tesoro?» Ride. «Vorrei che la smettessi di chiamarmi tesoro» mormoro sottovoce. Un'altra risata di Zayne. Sono lieta di essere una tale fonte di divertimento per lui. «Non sto dicendo che non capisco l'attrazione. Non sorprende che si sia innamorato di te. Quello che mi meraviglia è la sua capacità di vedere attraverso la storia. Di sicuro sapete entrambi che non c'è una quantità sufficiente d'amore che possa cambiare quello che tuo padre ha fatto al suo, giusto? E anche se poteste superare questo, suo padre ha piantato il chiodo decisivo nella cassa – battuta e tutto il resto – quando si è tolto la vita.» Si alza senza aggiungere altro, e si dirige in quello che sembra un bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Alla fine sento la sua voce attutita, presumibilmente parla al telefono. Ma non cerco nemmeno di stare a sentire. Qualunque cosa stia architettando, meglio che non sappia nulla.

Ruin me. Ogni volta che mi spezzi il cuore - Danielle PearlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora