11

157 4 0
                                    

CARLEIGH

 Oggi 

Osservo Tucker che si allontana, l'ostilità che irradia da lui a ondate. Non ho proprio l'energia per affrontare i suoi capricci infantili in questo momento. Voglio soltanto collassare sul mio letto. Non capisco nemmeno che cavolo ci facesse qui. Il mio cervello è troppo esausto per pensare in maniera decente, ma se era fuori da Stuyvesant Hall così presto, è possibile che stesse lasciando la stanza di qualche ragazza – quella Cozza Rossa, per quel che ne so – e il solo pensiero disintegra il mio umore già a terra. È stato già abbastanza brutto guardarlo flirtare e andarsene via con quella, e non so perché mi sono sorpresa. Sapevo che avrebbe voltato pagina. Ma vederlo succedere davanti ai miei occhi... è stato intollerabile. E non è che io mi sia divertita con Zayne. Avevo bisogno di un passaggio e lui mi ha fatto un favore. Ma Tucker mi odia, quindi che diavolo gliene frega se faccio una follia e vado a letto con Zayne? Come se potesse succedere. È il mio insegnante. E si dà il caso che sia anche una persona perbene. Non era costretto a venirmi in soccorso ieri sera. Non era obbligato a offrirmi il suo aiuto. Ma lo ha fatto. Il mio cuore praticamente ha smesso di battere quando Billy mi ha telefonato. Gli ho sempre detto di chiamarmi in caso lui o i suoi amici si fossero messi nei guai o avessero fatto qualcosa di stupido. E bisogna dargliene atto: mi ha dato retta. Sentire la sua voce impastata dall'alcol mi ha mandato subito nel panico. Ha solo tredici anni. Non ha nessuno, adesso che sono al college. Mia madre era in città a fare dio sa cosa, e Billy sarebbe dovuto restare a casa con gli amici. Invece sono andati a una festa e si sono ubriacati. Ma non riuscivano a tornare a casa. Non c'erano taxi e i loro amici erano tutti troppo giovani per guidare, anche quelli sobri. Mia madre non rispondeva al telefono e la prima macchina disponibile con Uber non sarebbe arrivata prima di un'ora. Ho immaginato di dover saltare le lezioni del giorno dopo per restare con Billy, così ho deciso di mandare una mail agli insegnanti – Zayne e il professor Farley – per informarli che avevo un'emergenza in famiglia e che non sarei stata presente. Non mi aspettavo che rispondessero, di certo non a quell'ora, ma Zayne lo ha fatto. E quando mi ha chiesto se era tutto okay e ho risposto che il mio fratellino era nei guai e nessun altro poteva aiutarlo, Zayne mi ha chiesto se avevo bisogno di qualcosa. Gli ho scritto scherzando se poteva far materializzare per magia un taxi la sera di Halloween. Ma lui ha risposto che aveva la macchina. E come potevo rifiutare? Billy era talmente ubriaco che non connetteva e io ero in preda al panico. Zayne mi ha portato da Billy in meno di mezz'ora, e ci ha portati a casa mia giusto in tempo perché Billy vomitasse sull'ortensia di mia madre. Mi ha aiutato a portarli tutti dentro casa. Pensavo che dopo se ne sarebbe andato, invece mi ha aiutato a fargli passare la sbronza e a metterli a letto. È stato imbarazzante da morire, ma non potevo proprio rifiutare il suo aiuto, visto che ormai pesano quasi tutti più di me. Avere Zayne a casa mia è stato surreale. Mi ha colpito la facilità con cui ho dimenticato che era il mio insegnante, e abbiamo cominciato a fare conversazione spontaneamente. Gli ho preparato una tazza di caffè... e più parlavamo, più dovevo ricordarmi chi fosse quest'uomo: il mio insegnante, per quanto amichevole sembrasse. Stava finendo il caffè quando mia madre ha finalmente risposto: Ho ricevuto i tuoi messaggi. Scusa se avevo il telefono spento. Sto tornando a casa, quindi puoi rientrare al campus. Ho borbottato contro il telefono. «Tutto okay?» mi ha chiesto Zayne, e io ho seppellito la mia frustrazione per il suo bene. «Mia madre» ho mormorato. «Sta tornando a casa.» «Be', è un'ottima cosa, no?» «Sì. Mi ha detto che dovrei tornare al college. Come se potessi lasciare un gruppo di tredicenni ubriachi qui da soli. È che a volte... mi fa davvero perdere la pazienza.» Mi sono pentita di avergli concesso quella panoramica della mia famiglia disfunzionale nell'istante in cui l'ho detto, ma Zayne è riuscito a rendere tutto meno imbarazzante. È rispettoso e gentile, e questo mi ha spinta a confidarmi ancora di più. Si è scoperto che mia madre e la sua hanno molto in comune. «Materialismo estremo» lo ha chiamato lui. Ma quando ha chiesto esitante di mio padre, io ho scosso la testa e ho cambiato argomento tornando alla sua famiglia, chiedendogli – per quanto inappropriato fosse – se i suoi genitori stanno ancora insieme. Zayne ha scosso il capo. «Mia madre tende a seguire i soldi. E mio padre era un uomo d'affari. Si è fatto da sé. Quando ha perso la società, non aveva un patrimonio di famiglia su cui contare, e così ha perso anche mia madre.» Ho sentito una fitta al cuore per lui. Almeno mia madre ha resistito, anche se il suo non è più un matrimonio, con mio padre in prigione. Ma del resto lui non ha perso tutti i suoi soldi. Mi chiedo se sia per questo che ha insistito tanto per tenerseli... per tenersi anche lei. Al punto di rinunciare a un decennio di libertà. Ancora adesso il pensiero mi tormenta. Questo non è amore. Almeno non l'amore che desidererei trovare io. Avrei vissuto con Tucker anche in una baracca se lui avesse voluto. Abbiamo parlato a lungo, poi i miei occhi hanno cominciato a chiudersi e lui ha proposto di accompagnarmi al dormitorio, ma non me la sentivo di andarmene prima dell'arrivo di mia madre, e quando si è offerto di passarmi a prendere all'alba non potevo di certo rifiutare. Devo averlo ringraziato un centinaio di volte, ma lui ha minimizzato, come se il fatto che una sua studentessa avesse bisogno di aiuto fosse una ragione più che sufficiente per aiutarla. A quanto pare una volta aveva una tutor che faceva di tutto per i suoi studenti, ed è ovvio che è quello il genere di insegnante che vuole essere. E direi che ci riesce benissimo. Ripenso al consiglio che mi ha dato ieri sera: «Tutto accade per una ragione, Carleigh. So che è una cosa trita e ritrita, ma è vero. So che non si direbbe in giornate come questa, ma se mio padre non avesse affrontato tutte quelle difficoltà, io avrei ereditato un ricchissimo fondo fiduciario e probabilmente adesso me ne starei a festeggiare su una spiaggia a Ibiza. Invece ho scoperto una vocazione per l'insegnamento che non avrei mai immaginato.» Mi chiedo se possa essere così anche per me. Magari, nel lungo periodo, verrà fuori qualcosa di buono da tutti i miei rimpianti. Entro nel dormitorio in silenzio e metto in carica il telefono. Mi butto sul letto vestita senza svegliare Devin, che è in stato comatoso e ha ancora addosso il trucco tutto sfatto. Il sonno non arriva facilmente, però. L'accusa di Tucker mi riecheggia nella mente. Più ci penso e più mi infurio. Temevo di essere stata troppo invadente con Zayne, ma non mi è mai passato per la mente che dall'esterno il fatto che mi abbia riaccompagnato al dormitorio all'alba potesse sembrare scandaloso. Perché non era scandaloso. Era del tutto innocente e io non posso fare a meno di sentirmi oltraggiata che Tucker abbia insinuato altrimenti. Come osa? Mentre lui si sbatteva la Cozza Rossa, io dovevo occuparmi di Billy grazie all'aiuto di una persona che non era obbligata a offrirlo. Un uomo attraente, dolce e molto gentile. Che non mi interessa nemmeno. E la ragione è la stessa per cui ho dato buca a Ben Aronin. Per via di Tucker, e rendermene conto mi fa venire voglia di prendere a pugni il muro. E d'un tratto mi dico basta. Basta chiedere scusa e sentirmi in colpa. E basta andare a letto con lui, specie adesso che è stato con la Cozza Rossa. Basta. Chiudo gli occhi, rinvigorita da nuova determinazione, e cedo al sonno quasi immediatamente, pronta ad abbracciare la mia nuova vita da single quando mi sveglierò. Sono finalmente pronta per dimenticare Tucker Green. Nel corso delle due settimane successive io e Tucker riusciamo a fare ciò che ritenevo la cosa peggiore possibile: cancellarci. Non fingerò che non sia doloroso. Ma se c'è un vantaggio nell'essere la figlia di Nicole Stanger è la capacità di seppellire le emozioni e fingere compostezza. Il mio nuovo piano d'azione è semplice, ovvio ma efficace: se non ci riesci, fingi. E così mi comporto come se avessi raggiunto la stabilità emotiva che sto cercando di conquistare. Tucker sembra esser giunto alla stessa conclusione. Flirta con le ragazze e contribuisce agli incontri del nostro gruppo, anche se non si rivolge mai direttamente a me, né io a lui. E sono piuttosto sicura che vada a letto con la Cozza Rossa. Ho scoperto che si chiama Courtney, e anche se fosse una ragazza simpatica, io continuo a chiamarla la Cozza Rossa... almeno nella mia testa. Ho anche scoperto che non alloggia a Stuyvesant Hall, il che non spiega che diavolo ci facesse Tucker lì quella mattina. Dapprima sospettavo che fosse finito a letto con un'altra ragazza. Ma poi mi sono ricordata dei messaggi che mi ha lasciato in segreteria, chiedendomi di richiamarlo, in preda all'ansia. Ma ho deciso di ignorarlo, visto che avevo già messo in atto il mio piano per voltare pagina. Però questo mi lascia nel dubbio. Poi ricordo il mio nuovo mantra, simile a quello che usavo dopo che io e Tucker abbiamo cominciato a fare sesso. Non m'importa. Non m'importa, non m'importa, non m'importa. Zayne conclude la lezione e ci congeda. Mentre raccolgo i libri, mi rivolge un sorriso caloroso, che ricambio aggiungendovi una nota personale di gratitudine. È davvero una brava persona, un fatto che mi è sempre più chiaro di giorno in giorno. Persino la spiegazione di Zayne per la propria gentilezza – la sua visione dell'insegnamento – è stata eccezionalmente nobile. Quell'uomo ha un dono e la sua abilità nel creare legami con le persone – con me – non è una cosa da dare per scontata. Ma pare che a Tucker non piaccia. Ho capito che crede che Zayne abbia un interesse non appropriato nei miei confronti, ma non gliene importa più niente, in fondo. Perché dovrebbe? E anche se fosse, non sarebbero comunque affari suoi. Io non sono più affar suo. E devo farmene una ragione. Così stasera prendo per la prima volta l'iniziativa. Seguo il resto delle lezioni, mi metto in pari con gli esercizi assegnati e per l'ora di cena sono nervosa, certo, ma non ho intenzione di cancellare l'appuntamento. Ben passa a prendermi al dormitorio alle otto. Puntuale. Dopo il mio centesimo tentativo di disdire, mi ha affrontato a viso aperto. E cosa potevo dire? Aveva ragione. Così gli ho ripetuto che ero un po' restia a uscire con altri ragazzi. Quindi stasera non è un appuntamento. Siamo solo due amici che vanno a cena insieme. Ma mentre usciamo dal campus in un silenzio imbarazzato, l'aria è intrisa del tipico disagio da primo appuntamento. Ben cerca di fare conversazione, ma io riesco solo a dare risposte monosillabiche che sembrano troncare la conversazione sul nascere. Quando arriviamo al locale e Ben consegna le chiavi dell'auto all'addetto al parcheggio, mi sono già pentita dell'intera faccenda. Ma non penso proprio di tirarmi indietro adesso. La mano di Ben si chiude delicatamente attorno al mio polso, fermandomi mentre faccio per entrare nel ristorante. «Carleigh, se non ne hai voglia possiamo andarcene» propone, e questo non fa che esacerbare il mio senso di colpa. «Non è che non ne ho voglia. È solo che...» Che posso dire? Vorrei essere qui con un altro? «Ehi. Smettila di rimuginare troppo. Sono stufo del cibo del campus e sono felice di portare in questo ristorante una nuova amica. Okay?» Apprezzo le sue parole, mi aiutano a rilassarmi un pochino. Gli rivolgo un sorriso quasi sincero. «Okay» accetto. Ben non è solo chiacchiere. È premuroso nel cercare di non mettermi a disagio, conversa amichevolmente per tutta la cena come farebbe un vecchio amico. Non ci sono domande da primo appuntamento, nel tentativo di fare conoscenza, e una volta finiti gli antipasti sono riuscita ad abbassare la guardia e comincio a divertirmi. Non c'è assolutamente alcuna attrazione o chimica romantica, ma va bene così. Non devo dimenticare Tucker in un colpo solo. Anche solo uscire a divertirmi con un nuovo amico è un grosso passo avanti, e do a me stessa una metaforica pacca sulla spalla. Decidiamo di saltare il dessert e insisto per dividere il conto. «Tanto per essere chiaro, accetto solo perché questo non è un appuntamento. Ma se lo fosse stato, non ti avrei mai permesso di pagare. Per la cronaca, eh» dice Ben con un sorriso scherzoso. «Ricevuto.» Rido. «Spargerò la voce che sei un perfetto gentiluomo.» «Fa' pure. Assicurati che vengano informate tutte le tue amiche matricole.» «Sarà fatto.» «Credo che questo sia l'inizio di una splendida amicizia.» E chi lo sa? Magari sarà davvero così. Prendiamo le giacche e Ben consegna la ricevuta del parcheggio. Il mio telefono vibra per l'arrivo di un messaggio e attivo lo schermo. Ma non c'è nessun messaggio nuovo, quindi controllo le mail. È Zayne. L'oggetto è Come va, e io guardo perplessa la casella di posta in arrivo con la fronte corrugata, sovrappensiero. Non è la mail inaspettata che mi coglie di sorpresa. Quello che mi sorprende è la scintilla quasi impercettibile di eccitazione che mi prende allo stomaco. Ciao Carleigh, ogni volta cerco di fermarti dopo la lezione, ma uno dei due ha sempre qualche contrattempo, vero? Comunque, non voglio angosciarti, ma ammetto che nelle ultime due settimane ho pensato parecchio a te e a quello che stai affrontando a casa. Volevo soltanto accertarmi che stessi bene e farti sapere che se dovessi sentirti sotto stress o avessi bisogno di aiuto, puoi venire da me, okay? Che si tratti degli studi o meno. Per me è chiaro che sei una ragazza eccezionalmente capace, ma so quanto possa essere gravoso il carico di lavoro richiesto a una matricola, e talvolta la famiglia e la vita privata si sommano a questo carico. L'ultima cosa che voglio è che tu ti senta sopraffatta. Io ci sono. Anche se hai bisogno solo di parlare. Z «Pronta?» Sto ancora fissando quelle parole quando la voce di Ben mi coglie di sorpresa. Non lo avevo sentito avvicinarsi e ho un sussulto, poi nascondo bruscamente il telefono, neanche stessi guardando un porno. E non so perché. La mail di Zayne era del tutto innocente. «Sì» dico, ricomponendomi. «Andiamo.» Ben e io riprendiamo a chiacchierare a nostro agio per tutto il tragitto di ritorno. «Vuoi venire a casa nostra per il bicchiere della staffa?» mi chiede. Questo mi coglie di sorpresa. Non voglio essere presuntuosa o altro, ma quali altre ragioni avrebbe un ragazzo per invitarti a casa sua dopo cena per un bicchiere? «Non farti strane idee, signorina. Stasera viene un po' di gente e pensavo ti facesse piacere conoscere altre persone.» Il sollievo mi si deve leggere in faccia. Lui scuote il capo. «Dio, voi matricole e le vostre menti perverse.» Rido. È simpatico. E non è tanto tardi. Ma c'è un motivo mastodontico per cui forse non dovrei. «Non so se è il caso.» Ben si acciglia. «Perché no?» Do un'alzata di spalle, evitando il suo sguardo. «Fammi indovinare... c'entra per caso Tucker Green?» I miei occhi incontrano i suoi. Come fa a saperlo? Tucker gli ha detto qualcosa? «Che vuoi dire?» replico con una certa esitazione. «Dai. Ho visto come ti fissa. Come si fa a biasimarlo? E poi mi hai detto tu che andavate al liceo insieme.» Giusto. Lo avevo dimenticato. «E comunque ha accennato al fatto che avete dei trascorsi. Ma ha detto che è una faccenda morta e sepolta. Sei già venuta a qualche festa a casa nostra, quindi qual è il problema?» Morta e sepolta. Cerco di anestetizzarmi dal dolore provocato dalle sue parole. Se a Tucker non importa, perché dovrebbe importare a me? «Immagino che potrei fermarmi per un po'.»

Ruin me. Ogni volta che mi spezzi il cuore - Danielle PearlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora