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CARLEIGH 


Circa due anni prima 

Suona la campanella, stridula e incoraggiante, a indicare l'inizio dell'estate. Ancora un anno di scuola e poi il college. Libertà. Sarà un anno lunghissimo. Mi dirigo verso il parcheggio degli studenti, ma mi fermo a chiacchierare di stasera con Lily e Sarah. Aspetto Tina sulla scalinata di cemento, dove alcuni aspiranti ribelli dell'ultimo anno festeggiano fumando sul suolo scolastico adesso che l'espulsione non è più un pericolo concreto. Controllo l'ora sul telefono, chiedendomi perché Tina ci metta tanto. Ma certo, so di preciso cosa la trattiene, e quando sbuca da dietro la curva, con Andy che le accarezza scherzoso le ciocche azzurre, sorrido divertita. Niente di serio, come no. «Ciao, Carl.» Mi volto e vedo Brian Falco che fa dondolare le chiavi della Mercedes in un gesto probabilmente studiato per apparire distratto. Ma non funziona. «Congratulazioni» mormoro. Dio, che sensazione meravigliosa deve essere, l'ultimo giorno di liceo. Mi volto dall'altra parte per non dargli modo di provarci con me, cosa che ha fatto diverse volte nelle ultime settimane, da quando è di nuovo single. Continuo a guardare Tina e Andy che si avvicinano, senza fretta, ed ecco Cap e Tucker dietro di loro, che discutono animatamente di qualcosa... forse la festa di stasera. «Grazie» dice Brian con un sorriso compiaciuto. «Stasera vieni alla festa di Coop?» chiede, costringendomi di nuovo a voltarmi. In realtà non è tanto male, però ha scaricato la sorella di Cap non molto tempo fa, e l'ostilità di Cap nei suoi confronti non è un segreto. E la mia lealtà va agli amici. Senza contare quanto si è dimostrato insensibile per la fine della storia. Beth Caplan è solo al primo anno – be', lo era fino a oggi – e Brian avrebbe dovuto andarci piano con lei. «Sì, vengo con Tina. Speriamo che il tempo regga.» Osservo con attenzione i nuvoloni in agguato. «Falco.» La voce beffarda di Tucker rimbomba alle mie spalle. Mi posa una mano sulla spalla, per ricordare a Brian chi sono i miei amici e cosa pensano di lui. Quasi quasi vorrei attaccar briga, perché Tucker sta marcando il territorio e in teoria non ne ha alcun diritto, siamo solo amici. Però adoro la sensazione della sua mano su di me, delle dita che si tendono oltre la nuca, fino alla clavicola. Adoro il pizzicorino che sento dove la sua pelle sfiora la mia. «Green» replica Brian, e poi si volta e prende la porta. Reprimo una risata. Aspetto che Tucker tolga la mano, ma non lo fa. Invece la fa scivolare attorno all'altra spalla e mi costringe a guardarlo negli occhi. «Ti stava dando fastidio?» «Non proprio. Ma so cavarmela da sola, Tuck» gli ricordo. Lui sfodera un sorrisetto compiaciuto, ed ecco che gli spuntano le fossette. «Lo so, principessa. Ma sei diventata troppo figa, e tutti questi coglioni proprio non ci arrivano che sei mia» mi stuzzica, e io alzo gli occhi al cielo, esasperata. Ecco il suo nuovo modus operandi: fa finta di provarci con me. Cosa che adoro e allo stesso tempo detesto. Quando eravamo bambini, mi tirava sempre le trecce. Alle medie ha alzato la posta, tormentandomi in ogni modo possibile... mi cospargeva la sedia di glitter e diceva a tutti che cagavo brillantini. Aveva pure messo in giro la voce che mia madre facesse parte della famiglia reale svedese e ha cominciato a chiamarmi principessa. E adesso crede che sia esilarante far finta di provarci con me. Ed è una cosa che mi manda in bestia. Perché nel profondo – non troppo, a essere sincera – vorrei che fosse vero. Ma se gli piacessi davvero, non farebbe il buffone. Ci proverebbe e basta. E non starebbe con Sarah Lickman. Usciamo dall'edificio, con il suo braccio ancora attorno alle spalle, e seguiamo Tina e Andrew, che si palpeggiano dappertutto, e Cap, che è stato raggiunto dal loro migliore amico, Dave. «Dio, muoio dalla voglia di vederti in bikini stasera» scherza Tucker. «Ne indosserai uno speciale per me, principessa? Così avrò qualcosa da immaginare quando tornerò a casa e penserò a te.» «Tucker, ti prego. Sappiamo entrambi che non penserai a me quando tornerai a casa con Sarah stasera.» Tucker sussulta in modo teatrale, premendosi una mano sul petto come se lo avessi ferito. «Stasera avrò te o la mia mano, baby. Te lo giuro.» Mi libero del suo braccio con una torsione delle spalle. «Goditi la tua mano, allora.» Sappiamo entrambi che sono tutte stronzate. Il tempo resiste ancora quando arriviamo alla festa, più tardi quella sera, e tutti sono di ottimo umore, non fanno che bere e ridere. Le ragazze fanno storie al pensiero di bagnarsi i capelli e i ragazzi le buttano in piscina comunque. Sono seduta nella vasca idromassaggio, i capelli bagnati fradici, il trucco waterproof ancora intatto, e mi comporto come se non indossassi il costume intero più sexy che ho, al doppio scopo di non assecondare la richiesta di Tucker ma di attirare lo stesso la sua attenzione. Sarah e un'altra ragazza raggiungono me e Tina, ma il loro vero interesse è chiaro fin da subito: Tucker e Cap, poco lontani, impegnati in una partita eccessivamente competitiva di beer pong. Cerco di ignorare l'ondata di gelosia che mi travolge. Non resisto, mi volto un attimo a guardarlo. È splendido. Potrebbe avere tutte le ragazze che vuole, e la cosa peggiore è che lo sa bene. Ha la pelle ancora umida dopo il bagno in piscina, e i muscoli scintillano nella debole luce delle fiaccole. Ha sempre giocato a football e lacrosse, ma quando è entrato nelle due squadre al primo anno ha cominciato a fare pesi per stare al passo con gli altri ragazzi, e accidenti se ne è valsa la pena. Non sembra un diciassettenne. Sembra un uomo. Bagnati, i suoi capelli biondi sembrano più scuri e lui getta la testa indietro per scostarli dalla fronte. I bicipiti si flettono mentre piega il braccio per lanciare la pallina, poi tutti i muscoli guizzano mentre esulta dopo aver vinto la partita. Deglutisco a fatica e tracanno quel che resta del mio punch. «Vacci piano» mi dice Tina. «Andy mi ha avvertita che è più forte di quanto sembri, e tu sei tipo al quarto.» Ha ragione, ma non me ne frega niente. Stasera c'è una festa e io ho intenzione di festeggiare. Cerco di convincermi che sto solo brindando alla fine dell'ennesimo anno scolastico. Non sto affatto cercando di iacarmi per dimenticare il vuoto che ho dentro. Sarah esce dalla vasca, seguita dall'amica, e procede con passo seducente verso Tucker. Non ce la faccio a guardare. Andy prende il loro posto e Tina gli si siede in braccio. «Ho perso.» Fa il broncio. Tina gli posa un bacio sul labbro inferiore esageratamente sporgente. «Va bene lo stesso» fa lei, civettuola. «Più perdi, più devi bere. Più bevi, più facile sarà approfittarmi di te.» Il broncio di Andy si trasforma un sorrisetto compiaciuto. «Allora dovrò perdere più spesso.» Rido. È da un bel po' che Tina ha una cotta per lui, mi fa piacere vederla così felice. Il livello dell'acqua sale all'improvviso quando un massiccio corpo caldo scivola dietro di me, ma prima che abbia modo di allontanarmi la sua voce mi rimbomba nell'orecchio. «Non fai mai quello che ti dicono, eh, principessa?» Mi rilasso addosso a lui e mi godo l'ebbrezza provocata dall'alcol e dalla sua pelle che sfiora la mia. «Non è nel mio stile» gli faccio presente, voltandomi quel tanto che basta per vedere il suo viso meraviglioso e il suo sorriso sbarazzino. «Be', questo è ancora più sexy di un bikini.» Le sue dita percorrono i lembi del mio costume, i palmi mi sfiorano i fianchi nudi. Distolgo lo sguardo e sorrido tra me e me. Missione compiuta. Tina e Andy escono poco dopo per andare in casa in cerca di un po' di intimità. Dovrei sentirmi a disagio a stare seduta con lui in questo modo, il suo corpo premuto sul mio, le dita che solleticano la pelle esposta sott'acqua. E invece no. Tucker si china verso il mio orecchio, il suo respiro che mi accarezza il collo, e io soffoco un gemito. «Mi fai impazzire, lo sai?» La sua voce è a malapena un sussurro. Mi protendo un po' di più verso le sue labbra, muoio dalla voglia di sentirle sul collo. Però vorrebbe dire oltrepassare il confine della nostra amicizia. E persino in questo stato di ebbrezza mi rendo conto che è meglio non abboccare al suo gioco, per non alimentare le mie speranze. «Sei tu che mi tormenti di continuo» gli faccio presente. La sua risata mi vibra per tutto il corpo. «Forse è per fartela pagare per tutte le volte che tormenti me senza neanche accorgertene.» Mi volto un pochino di più e mi ritrovo quasi in braccio a lui. «E come farei?» Il sorriso di Tucker, familiare ma acceso da una luce sconosciuta, mi fa battere forte il cuore e sento uno sfarfallio nello stomaco. «Con questo corpo perfetto» dice, con voce profonda, le dita che mi scivolano su verso il braccio e la spalla, nell'incavo del collo. «Con questo viso meraviglioso.» Fa scorrere il polpastrello del pollice sul mio labbro inferiore. «Con questa bocca saccente. Mi distrai da morire, principessa.» Si protende ancora un po' e io trattengo il respiro. Mi ha sempre chiamato principessa per prendermi in giro, ma ultimamente sembra più... affettuoso. Strano, visto che è lo stesso nomignolo che usava mio padre. Ma mi ricorda l'ultima volta che qualcuno mi ha dimostrato un affetto sincero, e sono grata di riceverlo di nuovo. Però Tucker è solo un amico, quindi perché mi tortura in questo modo? «Di sicuro ci penserà Sarah a distrarti» ribatto. Tucker mi prende di peso e mi fa voltare di colpo finché non mi ritrovo a cavalcioni su di lui, i suoi lineamenti alterati da un'espressione esasperata. «Che palle, Carl! Con Sarah ci sono uscito una volta sola, più di un mese fa. Perché continui a tirarla in ballo?» Sono sorpresa dalla sua reazione, e ancor più dalla sua rivelazione. «Lei ha detto...» Cerco di ricordare le parole esatte, ma sono troppo ubriaca, e poi immagino che lei abbia lasciato intendere ciò che in realtà non è. La mia gelosia deve aver fatto il resto. Tucker si acciglia, i suoi luminosi occhi verdi, per una volta sinceri, mi lasciano completamente disarmata. «Davvero non capisci quanto ti desidero?» Sono troppo brilla per uscirmene con una risposta sagace o una qualche allusione sexy, quindi mi limito a scuotere la testa. «Come posso fare per dimostrartelo?» chiede lui con una certa impazienza. «Portami a casa con te.» Le parole lasciano le mie labbra prima che possa impedirmi di pronunciarle. Ma non me ne pento. È questo che voglio. «Cazzo, sì» dice Tucker in un sussurro, e la sua bocca è talmente vicina che credo sia sul punto di baciarmi, ma non lo fa. Si guarda attorno, e un attimo dopo mi trascina fuori dalla vasca e mi avvolge in un asciugamano. Mi porta in una zona della casa dove possiamo stare finalmente soli e d'un tratto la sua bocca è sulla mia. Sono tenuta prigioniera nell'asciugamano mentre le sue labbra catturano le mie, e per una volta non oppongo resistenza. Provo un desiderio mai conosciuto prima e adesso so senza ombra di dubbio che ho fatto bene ad aspettare. Non mi sono aggrappata alla mia verginità per principio, è che non ho mai avuto l'impressione di voler fare sesso con qualcuno. Ma in questo momento muoio dalla voglia di scoprire cosa si prova a sentire questo fuoco dappertutto. Tucker si ritrae, ansante, e posa la fronte sulla mia. «Volevo farlo da anni» ammette. Le mie pulsazioni galoppano per l'eccitazione, ma l'euforia che provo non è più dovuta all'alcol. Sono ubriaca di Tucker Green. «Cosa te lo ha impedito?» sussurro. «Lo so che non mi ritieni alla tua altezza, principessa.» Scuote la testa. «Ma in questo momento non me ne frega un cazzo.» Il suo sguardo scende sulle mie labbra e mi bacia di nuovo come se fossi l'ossigeno di cui ha bisogno per respirare. Mi faccio scivolare di dosso l'asciugamano. Le mie dita muoiono dalla voglia di toccarlo, e io mi affretto a tracciare i contorni dei suoi addominali perfettamente scolpiti. Lui respira a fatica. «Fanculo, andiamo via.» Non potrei essere più d'accordo. «Resta qui.» Odio quando mi danno degli ordini, di solito. Ma in questo momento obbedisco senza fare domande. Tucker torna in giardino e un minuto dopo mi raggiunge con la mia roba. Si è messo i calzoncini sopra il costume ancora umido. Infilo il copricostume e Tucker mi trascina verso il giardino anteriore prima che riesca a tirar fuori il telefono per dire a Tina che me ne vado. Saliamo sulla sua macchina. Lui manda un messaggio a qualcuno, e il mio cuore sussulta al pensiero che possa trattarsi di Sarah. «Cap sarebbe dovuto restare a dormire da me» mi spiega. «Gli sto dicendo di usare Uber.» «Hai intenzione di piantarlo in asso?» gli domando. «Capirà, fidati» ribatte lui in tono criptico. Non faccio altre domande: non vorrei che cambiasse idea. Il viaggio in auto procede in silenzio. Fremo dal nervosismo, ma è un nervosismo dettato dalla certezza. Non tornerò indietro... che cosa surreale essere qui, con lui, sul punto di fare ciò su cui ho fantasticato più di quanto sia pronta ad ammettere. Parcheggia nel vialetto di casa, dicendo che la madre è via... in visita dalla sorella o non so dove. Quando raggiungiamo la porta di casa, Tucker si ferma. Una fugace, strana espressione gli altera i lineamenti, poi fa un respiro profondo, come se cercasse di rallentare le cose. Per un istante ho il terrore che ci ripensi. Ma poi mi bacia. Non in modo travolgente come alla festa. Un bacio lento e profondo. Si ritrae e sorride. Non è il solito ghigno sbruffone, o il suo sorriso spensierato. Sembra timido, quasi vulnerabile. Nella mia mente si affaccia il ricordo della prima volta che l'ho visto in questo stato. Il giorno della festa del papà, dopo la morte di suo padre, in seconda media. Io avevo perso il mio qualche anno prima, in circostanze completamente diverse, e noi due eravamo gli unici a non avere nessuno cui dedicare un biglietto d'auguri. È stato quel giorno che abbiamo smesso di essere compagni di classe che si fanno i dispetti e siamo diventati amici. Veri amici. Allungo una mano per tracciare le curve della sua bocca, e d'un tratto è tornato il Tucker di sempre. Mi sorride in modo lascivo, poi apre la serratura e mi porta al piano di sopra. «Ti ho immaginata sul mio letto un milione di volte, principessa.» Rido. «Sono già stata sul tuo letto prima d'ora.» Mai da sola. Anzi, non sono mai stata da sola con lui in camera sua. Ma con altri amici, a guardare un film, sì, e la stanza è familiare e accogliente. Il suo odore riempie l'aria, facendomi rilassare nonostante l'ansia per ciò che sto per fare. Che stiamo per fare. «Non come intendo io.» Mi attira a sé, riprendendo a baciarmi. Gli afferro la maglietta e gliela sfilo dalla testa. Con la punta delle dita mi sfiora in cima alle cosce mentre afferra l'orlo del mio vestito, che in un attimo sparisce, e io mi ritrovo lì con il costume umido, che in realtà è composto da qualche scampolo di tessuto tenuto insieme da un sottile lembo di rete. Gli occhi di Tucker mi squadrano dalla testa ai piedi, indugiando su alcune zone in particolare. Faccio un passo avanti ed esploro il suo corpo con le dita, cominciando dal petto per poi percorrere l'addome scolpito. Tucker trattiene il respiro mentre il mio sguardo si posa dove lui si tende sotto i calzoncini, e io spero non noti che ho un groppo in gola. Non deve sapere che tutto questo è nuovo per me. So che non sospetterebbe mai che sono ancora vergine, o addirittura che il complesso delle mie esperienze sessuali si riduce a quando, a quattordici anni, ho fatto una sega al mio primo ragazzo. Molti dei nostri amici si sono spinti ben oltre, quindi la gente dà per scontato che io abbia fatto lo stesso. Non ho la reputazione della troia, ma nessuno direbbe mai che sono tanto inesperta. Quindi Tucker non sa quanto sia audace da parte mia far scivolare lentamente la mano sotto l'elastico dei calzoncini, e dentro il costume. Il mio desiderio di lui è così inebriante che mi gira la testa, e per poco non perdo l'equilibrio. Ho la vista talmente offuscata dall'alcol che mi ci vuole un istante per capire che mi sta guardando con espressione divertita. Quasi con sospetto. «Quanto hai bevuto?» mi chiede di punto in bianco. Troppo. Se capisce quanto sono ubriaca, metterà fine a tutto questo. Fa un passo indietro, mi prende il mento con due dita e abbassa gli occhi all'altezza dei miei. Cerco di sembrare concentrata e lucida, ma la sua espressione conferma che sto fallendo. La stanza si inclina di colpo e io mi aggrappo alle sue spalle per restare in equilibrio. «Cazzo» borbotta fra sé. «Sapevo che era troppo bello per essere vero.» «Tuck...» «È tutto okay, principessa. Scusami. Avrei dovuto capirlo. Vieni, ti porto dell'acqua.» Fa per condurmi fuori dalla stanza, ma io affondo i talloni nel tappeto felpato. «Non voglio andarmene» farfuglio. Comincio a sentirmi stordita, e non ho più voglia di stare in piedi. Procedo all'indietro e Tucker mi asseconda, accompagnandomi verso il letto, e io non posso fare a meno di ridere di fronte al fatto che si tratta pur sempre di un letto a castello. Tucker sorride. «C'è qualcosa di buffo?» «Quando ti ho detto di portarmi a casa tua, non immaginavo di dover fare un pigiama party.» «Nemmeno io, principessa.» Sospira, e non riesco a non pensare di averlo deluso. Di aver deluso entrambi. Le sue parole successive lo confermano. «Ma non faremo nessun pigiama party. Non finché sei ubriaca.» «Sto bene» insisto, ma sappiamo entrambi che è una bugia. Tuck non si disturba nemmeno a ribattere, si limita a sorridere. «Ti porto un po' d'acqua.» E sparisce. Mi sdraio sul letto e osservo il soffitto che gira come un ventilatore a bassa velocità. Non avrei mai bevuto tanto se avessi saputo che così facendo avrei rovinato la serata. Eppure mi chiedo se sarei venuta lo stesso senza il coraggio infusomi dall'alcol. Non posso fare a meno di provare un certo brivido al pensiero di trovarmi qui, sul letto di Tucker, anche se ormai non vorrà fare più nulla. Rivivo nella mente i nostri baci, arrossisco di rinnovato desiderio e mi gira un po' la testa. Perché non si tratta solo di attrazione. Lui mi piace. Mi è sempre piaciuto. «Tirati su» mi ordina, il suo braccio forte che mi scivola sotto la schiena per aiutarmi. Mi porge una bottiglia d'acqua. «Bevi.» Ancora una volta, stranamente, obbedisco senza esitare. «Brava la mia ragazza. Vuoi che ti porti dei vestiti asciutti? Ti accompagno a casa.» No. Sento una fitta di delusione e di lieve panico. Non voglio andarmene. Non voglio tornare in quella casa enorme, troppo grande per tre persone, i cui corridoi riecheggiano degli spettri di una famiglia che una volta è stata felice. «Non voglio andare via.» Tucker sospira. Mi passa le dita tra i capelli, un gesto affettuoso e dolce, e quando mi prende il mento, mi protendo verso di lui. Aspetto che mi baci, ma non lo fa. «Credi che io voglia mandarti via? Ho aspettato per anni di portarti qui, Carl. Ma non voglio approfittarmi di te mentre sei ubriaca.» Si sposta a disagio sul letto. «Per quanto il mio uccello abbia da ridire.» Scoppio a ridere e lui sorride. «Se mi vuoi, principessa, dovrai ammetterlo quando sei sobria.» È una sfida, e mi chiedo se avrò il fegato di accettarla. Tucker mi posa un bacio leggero sulla fronte, che mi provoca una fitta al cuore. Questi teneri contatti sono nuovi per noi e ho il terrore che trasformino la mia cotta per lui in qualcosa di più. Qualcosa di decisamente pericoloso. «Non voglio tornare a casa» dico in modo eloquente, e lui mi conosce abbastanza bene da comprendere. Sa che casa mia è quasi sempre deserta, specie nei weekend, quando mia madre preferisce stare a Manhattan e mio fratello a casa del suo migliore amico. «Puoi restare, okay? Ma non faremo niente.» Il fatto che mi permetta di restare pur sapendo che non otterrà nulla in cambio significa tantissimo. Mi chiedo di sfuggita perché dovrei sorprendermi, ma poi immagino che sia ciò che ho imparato ad aspettarmi dai ragazzi. Grazie per le basse aspettative e il terrore dell'abbandono, papà. Tucker, però, non è soltanto un ragazzo che stasera sperava di avere fortuna. È uno dei miei più vecchi amici, il mio migliore amico maschio, e mi sento un po' in colpa per averlo temporaneamente dimenticato nella foga del momento. Distolgo lo sguardo per il rimorso, accettando le sue condizioni con un cenno d'assenso. Tucker si alza per andare a prendere una maglietta e un paio di boxer e me li lancia. «Cambiati, okay? Vado a fare una doccia veloce. Torno tra poco.» Ma la sua doccia non è affatto veloce, e ho il sospetto che sarò l'unica ad andare a dormire insoddisfatta. Sono già accoccolata sotto il copriletto quando esce dal bagno, senza maglietta e con addosso un paio di pantaloni di flanella. Si ferma ai piedi del letto e guarda indeciso tra me e il letto di sopra. Gli amici possono farsi le coccole, giusto? Scosto il copriletto a mo' d'invito. Tucker esita per una frazione di secondo prima di infilarsi dietro di me, e io mi rannicchio contro di lui. Sospiro con soddisfazione quando le sue braccia mi stringono e, mentre mi si chiudono gli occhi, mi sento del tutto confortata e protetta. «Buonanotte, principessa» mormora con voce roca, posandomi un casto bacio sui capelli. Ma sono quasi in un altro mondo... l'alcol, la stanchezza e la vicinanza inebriante di Tucker mi guidano nel sonno più tranquillo che riesca a ricordare.


Ruin me. Ogni volta che mi spezzi il cuore - Danielle PearlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora