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TUCKER 


Oggi 

Il sole sta tramontando quando arrivo a destinazione, ed ecco la sua maledetta macchina da crisi di mezz'età precoce posteggiata lì davanti, in strada. La casa è decisamente ordinaria, in stile coloniale proprio come tutte le altre della via. La vernice, un tempo gialla, è sbiadita e tutta scheggiata per l'ovvia mancanza di cura. L'erba dev'essere stata tagliata, ma la casa non sembra aver ricevuto manutenzione da anni. E le finestre sono tutte serrate. Parcheggio dall'altro lato della strada, tiro fuori la pistola dalla borsa e la carico con cautela. Non sono mai stato tanto grato per le visite ai parenti in Pennsylvania, quando lo zio Jerry portava me e i miei cugini al poligono. Si dà il caso che io sia un ottimo tiratore. Con le finestre chiuse in questo modo, è impossibile dire se ci sono luci provenienti dall'interno, così decido di fare il giro dietro la casa. Tengo la pistola davanti a me, pregando in silenzio di non doverla usare, ma pronto a fare qualunque cosa sia necessaria per portare Carl via da qui. Cerco di ripetermi che posso farcela. Ma so che sparare a un bersaglio e ben diverso dal fare fuoco su un essere umano. Ma in fondo Zayne non è umano. L'uomo che ha rapito la mia ragazza, le ha fatto del male, l'ha violentata... è un mostro. Ci sono solo due entrate, fronte e retro. Ma non è che posso sfondare la porta e entrare con la pistola spianata. Il telefono vibra. Un messaggio di Cap, dice che sta arrivando. Grazie a dio, cazzo. Lo raggiungo dove ha posteggiato l'auto, due case più in giù, e studiamo un piano. È un piano di merda, ma è il meglio che abbiamo a disposizione e abbiamo dalla nostra l'elemento sorpresa, quindi non abbiamo altra scelta. Cap mi chiama con FaceTime e io abbasso il volume al minimo in modo che non si senta nulla. Dovrà fare in modo che Zayne non se ne accorga, ma se funziona mi darà una panoramica della parte anteriore della casa. Torno sul retro e mi sistemo dietro la porta, tenendo la pistola in posizione di tiro mentre aspetto che Cap suoni il campanello. Din don. Riecheggia per la casa, e io aspetto. Non è detto che Zayne vada ad aprire. E non abbiamo un piano B. Sollevo il telefono per vedere un primo piano della porta. «Chi è?» La voce è attutita, ma è proprio Zayne. «Mike, il vicino» risponde Cap. La porta si apre e lo schermo mostra i jeans di Zayne. Dietro di lui, l'ingresso. «Sì?» domanda Zayne. Sembra già sospettoso. Non è un buon segno. «Salve. Mi spiace disturbare, ma è tua la macchina qui davanti?» Una pausa. «Sì...» «Oh. Lo immaginavo. Volevo solo dirti... che le gomme anteriori sono squarciate.» «Cosa?» «Sì. C'erano due ragazzini ubriachi che facevano un gran baccano. Gli ho urlato dietro... sai, mia nonna è malata e stava cercando di dormire. Credo che abbiano pensato che fosse la mia. Hanno tirato fuori un coltellino e hanno tagliato due gomme.» Cap sembra proprio convincente. «Figli di puttana!» grida Zayne. Dalla mia visuale, lo vedo correre lungo il vialetto verso la sua auto, cui abbiamo tagliato le gomme poco fa. Cap punta la videocamera dietro di lui, così posso vedere dentro casa, e noto subito l'unica porta sotto cui filtra della luce. Cap muove di nuovo il telefono, mostrando Zayne vicino alla macchina, e io faccio la mia mossa. Punto il piede proprio sotto la maniglia, calciando con tutte le mie forze. Sento la porta flettersi, ma non basta. Altri due calci e la porta finalmente cede, andando a sbattere contro la parete opposta. Sussulto mentre il colpo riverbera per tutta la casa, ma un'occhiata al telefono mostra che Zayne è ancora vicino all'auto, a protestare e imprecare contro quei pezzi di merda. La casa è piccola. Un solo piano, non più di due stanze. C'è solo una porta chiusa visibile, quella con la luce che ho visto prima. Prego che Carl sia lì dentro e percorro in fretta il corridoio. La porta non è chiusa a chiave, entro subito. E nonostante le foto e il video che ho visto, nulla poteva prepararmi alla vista della ragazza che amo, gli occhi spalancati e terrorizzati, imbavagliata e legata al letto. La camicetta le copre il seno e la gonna è tirata giù sopra le cosce, offrendole almeno una parvenza di pudore. Le lacrime le hanno fatto colare il mascara sotto gli occhi, creando delle forme astratte di paura e disperazione. Lo shock iniziale si trasforma nella più splendida tonalità di sollievo quando vede che sono io. Corro da lei, consapevole che non abbiamo molto tempo. Lei cerca di parlare attraverso il bavaglio, ma colgo solo un mugolio disperato. Mi infilo la pistola dietro la schiena e tiro fuori il coltello per tagliare la corda che la tiene legata alla testata del letto. «Tuck...» «Sono qui, principessa» le assicuro, e non appena è libera mi stringe le braccia attorno al collo. La abbraccio così forte che temo di farle male. Ma lei si aggrappa a me con altrettanta ferocia. Seppellisce il viso contro il mio petto, inzuppandomi di lacrime. «Sei davvero qui» mormora. «Te l'ho detto che sarei venuto a prenderti.» Lei singhiozza più forte. «Shhh. Dobbiamo andarcene. Dobbiamo uscire dal retro. Ce la fai a camminare?» Carl annuisce. La mia tenace, bellissima ragazza. Estraggo la pistola e le stringo un braccio attorno alle spalle. «Cap lo sta distraendo. Dobbiamo fare il giro attorno alla casa, poi Cap troverà una scusa per allontanarsi. Quando avremo via libera, raggiungeremo la mia macchina. Tutto chiaro, principessa?» Lei deglutisce ansiosamente. «O-okay.» È chiaramente sconvolta, ma deve solo starmi vicina e io la riporterò a casa. «Vieni.» La porto fuori dalla stanza e giro a sinistra nel corridoio. «Ci siamo quasi.» Ma ho parlato troppo presto. D'un tratto sento Cap al telefono. «Sicuro che non vuoi che ti aiuti a cercarli, amico?» «No.» E poi Cap sussurra concitatamente, direttamente al telefono: «Esci da lì, Tuck, sta arrivando». Ma non riusciamo a muoverci abbastanza in fretta. «Non un altro passo!» urla Zayne. Trascino Carl dietro di me e alzo la pistola, ma la sua è già puntata alla mia testa. «Scappa» ordino a Carl. «Vai a cercare Cap, svelta!» «Non posso!» geme lei. «Vai!» «Ma sì, Carleigh. Scappa, lascia qui il tuo fidanzatino a combattere la tua battaglia. Gli pianterò una pallottola in quella cazzo di testa» sogghigna Zayne. «Questa è la battaglia di suo padre, stronzo!» sibilo. «Non la sua.» Sono tentato di voltarmi verso Carl, per convincerla ad andarsene, ma non posso allontanare lo sguardo da Zayne nemmeno per un istante. «Ti prego. Ti amo. Ti ho sempre amato. Se mi vuoi un po' di bene, per una volta nella vita fa' come ti dico e va'. Via. Di. Qui.» «Se se ne va, ti sparo» minaccia Zayne. «Non se ti sparo prima io, figlio di puttana» ringhio. Carl si lascia sfuggire un mugolio. «Tuck.» Il mio nome è solo un sussurro strozzato che somiglia a un tentativo di scuse. E allora capisco. Non andrà da nessuna parte. «Non posso, Tuck» piange. «Anch'io ti amo. Non posso lasciarti.» Cazzo. Zayne sparerà a uno dei due. E non posso permettere che sia lei. «Lasciaci andare, Zayne. Ho le istruzioni per il versamento. Lasciaci andare e avrai i tuoi soldi.» Lui ride. «Perché dovresti consegnarmi il denaro quando non avrai più alcun incentivo per farlo? Trasferiscilo adesso, qui, davanti a me, e ve ne andrete tutti e due sani e salvi.» Non ci casco. «Neanche per sogno, Zayne. Non abbasserò la pistola finché la mia ragazza non sarà al sicuro.» «Allora lascerò andare Carl. Tu rimani qui, mi dai la pistola e versi il denaro. Una volta arrivato sul mio conto, le nostre strade si dividono.» «Andata» accetto prontamente. So di non avere molte probabilità che mi lasci andare, ma ci penserò quando la mia ragazza non sarà più sotto tiro. Adesso è solo questo che conta. «Non ti lascio qui, Tucker!» urla lei. Il mio cuore batte come un tamburo, a ritmo rapido, e ho l'adrenalina alle stelle. E poi vedo Cap con la coda dell'occhio, che entra lentamente cercando di non fare rumore. Tengo gli occhi fissi su Zayne per non rivelare la posizione di Cap. Devo distrarre Zayne per dar modo al mio amico di aiutarci a uscire tutti da qui. Quindi continuo a cercare di convincere Carl ad andarsene, pregando che non veda Cap o che almeno abbia la presenza di spirito di non spostare l'attenzione su di lui. «Principessa, devi ascoltarmi, okay? Quando avrò trasferito il denaro, Zayne mi lascerà andare. Non ha niente da guadagnare a farmi del male.» Cap parte all'attacco. Zayne cade in avanti per la forza dell'impatto e la sorpresa. Riesce a girarsi sulla schiena, ma Cap comincia a tempestarlo di pugni al volto e allo stomaco. Un sonoro crac riempie la stanza quando il pugno di Cap gli disintegra il naso, il sangue che schizza ovunque. Zayne non ha una buona presa sulla pistola, ma stringe la canna e colpisce la mascella di Cap con l'impugnatura. Merda. Carl sussulta dietro di me, e io vorrei tanto poterla rassicurare, ma non posso voltarmi. Ogni istinto cerca di spingermi in avanti ad aiutare il mio amico, ma razionalmente so che il mio vantaggio sta principalmente nell'arma che ho in mano. Ma Cap sa incassare un paio di colpi, e anche se sembra sbagliato starmene a guardare mentre il mio migliore amico combatte la mia battaglia, non ho altra scelta: devo essere paziente... una cosa che non mi viene proprio naturale. Il gomito di Zayne colpisce Cap allo stomaco e lui finalmente riesce ad avere una presa salda sulla pistola, ma invece di concentrarsi sul suo assalitore, gli volta le spalle. Un ghigno da maniaco gli deforma il viso e ignora Cap per puntare la pistola contro di me. No. Non contro di me. Contro Carl. Mi lancio davanti a lei proprio mentre Zayne fa fuoco. Il mio braccio esplode di un dolore accecante mentre il proiettile lacera muscolo e tessuto. Porca troia, se fa male! Ma non è sufficiente per abbattermi, e mentre Zayne si scrolla di dosso Cap e si volta per mirare di nuovo, mi dà una visuale pulita del suo petto. Non esito. Premo il grilletto. Il proiettile colpisce cinque centimetri sotto a dove ho mirato. Per un momento Zayne se ne resta lì, traumatizzato, mentre una chiazza cremisi gli inzuppa la camicia, sempre più larga, finché la pistola non gli cade di mano e lui crolla a terra. Cap si tuffa per prendere la pistola, ma Zayne non oppone più resistenza. Abbasso l'arma, e Carl è al mio fianco un attimo dopo. «Tuck! Sei ferito! Oh, dio!» L'agonia mi attraversa il braccio mentre lei cerca di toccarlo, e io la allontano con una scrollata di spalle. «Non smette di sanguinare!» urla. E fa anche un male cane. Ma adesso non posso ancora pensarci. «Non ti muovere» le ordino. Tenendo la pistola alzata, mi avvicino a Zayne. Un fiume rosso gli tinge la camicia bianca e ha formato una pozza sotto di lui. Ma è vivo. Il suo viso si contorce in una smorfia di dolore. Per caso ricordo quando il giorno prima l'ho sentito dire al suo ex capo che stava per entrare in possesso di una cospicua eredità. Adesso capisco che parlava del riscatto. Be', le cose non sono proprio andate come sperava. Ma nonostante il suo fallimento, ha portato via qualcosa di vitale alla mia ragazza. Qualcosa che lei non potrà mai riavere indietro. Stringo la mano intorno all'impugnatura della pistola, il dito che freme sul grilletto. «Ormai è finita, amico» dice Cap. So cosa intende in realtà. Che si potrebbe chiuderla qui. Carl è salva e Zayne non è più in grado di minacciarci. Ma è una mia scelta. E so cosa farebbe lui al mio posto. Alzo la pistola. «Tuck!» strilla Carl. «Portala fuori da qui» ordino a Cap. Lui esita, ma poi va da Carl, pronto a condurla fuori. Ha già subito troppi traumi, non deve vedere anche questo. Ma mentre Cap le cinge le spalle con un braccio, lei si divincola dalla sua stretta. «No! Non vado da nessuna parte Cap. Tuck, stai sanguinando. Dobbiamo portarti in ospedale. Subito. E dobbiamo chiamare la polizia.» Ma non rispondo. Perché Zayne non andrà in prigione, finirà all'obitorio. Le dita di Carl si stringono attorno al mio bicipite sano e io mi volto a guardarla. «Tuck, so cosa stai pensando di fare. Ma non puoi, okay?» Cazzo. Non avrei dovuto guardarla negli occhi. Guardo nel mio mare preferito di smeraldo e vedo solo preoccupazione per me. La mia amorevole, premurosa, leale, generosa ragazza. E una volta pensavo che non fosse nessuna di queste cose. Ho distrutto la nostra storia per questo. E comprendo che, per quanto disprezzi Zayne per quello che ha fatto, è me stesso che odio di più. Ma lui... lui lo posso punire. Poso una mano sul viso di Carl, lasciando che il pollice le accarezzi l'angelico contorno della guancia, sfiorandole il gonfiore e il livido dove lui l'ha colpita. «Ti ha fatto male» sussurro, e non parlo solo del colpo al viso. «Sei migliore di così, Tucker» dice lei con voce implorante. Scuoto la testa. È proprio da lei pensarla così, ma si sbaglia di grosso. «No, principessa. Tu sei meglio di così. Io no.» Poso teneramente le labbra sulle sue. Perché non lo sono. Almeno non quando si tratta di Carl. Non c'è confine che non supererei per lei. «Ti ha violentata, principessa. E non permetterò a un uomo simile di continuare a vivere.» Lei sgrana gli occhi, e d'un tratto scuote la testa. «No. Non l'ha fatto.» Cosa? Sta davvero cercando di mentirmi per salvare la vita di questo rifiuto umano? «Ho visto tutto, ricordi?» Un altro cenno di diniego. «Voleva che pensassi che lo avesse fatto. Voleva farti sapere che faceva sul serio. Così gli avresti procurato i soldi. Ma...» Abbasso la mano, non volendo averla su di lei mentre soccombo all'ira. «Mi ha mandato una foto, cazzo! Di te, con il suo...» Mi si serra la gola, non riesco a finire la frase. Carl chiude gli occhi e la sua vergogna mi colpisce al petto. Deglutisce sonoramente e solleva il viso, ma non riesce a guardarmi negli occhi. «È salito sopra di me e... ha fatto tutto... da solo.» È ripugnante, ma non appena lo dice, ogni cellula del mio corpo vuole disperatamente crederle. Le afferro il mento e la costringo a guardarmi. Stranamente, la stanza gira. «Mi giuri che non ti ha violentata?» Annuisce. So che non posso dubitare della sua sincerità. È una lezione che ho imparato a mie spese. Un peso che mi avrebbe tormentato per il resto della vita lascia le mie spalle. Ma quello che ha fatto è disgustoso ed è comunque una forma di violenza. «Ti ha fatto comunque del male.» «Sì, Tuck, ma sto bene. Avrebbe potuto fare di peggio, lo sai.» «Lo difendi?» «No. Sto solo cercando di dire che se avesse voluto farlo, lo avrebbe fatto.» Sposto lo sguardo sul corpo immobile di Zayne. Mi gira la testa. Ma la rivelazione di Carl che il peggio non è accaduto... mi fa sentire quasi euforico. Me la stringo al petto con il braccio sano e le poso ruvidamente le labbra sulla fronte. «Tu... pazza, testarda, bellissima ragazza» borbotto. Lei scuote la testa, senza scusarsi. «Non potevo lasciartelo fare.» «Lo so.» Cap si è allontanato per chiamare la polizia, e d'un tratto sento davvero molto freddo. È perché ho il braccio zuppo, mi rendo conto. «Cap» urla Carl. «Cap! Perde troppo sangue.» Guardo in basso. Il mio braccio sembra tatuato da una marea rossa. Merda. «Siediti, amico» dice Cap, guidandomi verso il gradino che conduce alla cucina. Carl resta accanto a me, infila una mano nella mia tasca e tira fuori il coltello. Lo usa per tagliare la stoffa della mia camicia e poi me la lega attorno al bicipite, formando un laccio emostatico. «Ma guardati... la mia sexy infermiera, che cerca di strapparmi i vestiti di dosso» cerco di farla ridere. «Il mio eroe.» Sorride, ma il suo è un sorriso forzato. Poi corruga la fronte con espressione angosciata. «Cap, aiutami a stringerlo di più.» Tira disperatamente la stoffa attorno alla ferita, finché non ci prova Cap, con le nocche che diventano bianche per lo sforzo. «Perché non smette di sanguinare?» chiede Carl. «Deve aver colpito l'arteria brachiale» dice lui. Non va bene. È un'arteria principale. «Sento le sirene!» annuncia Carl con sollievo palpabile, e Cap si alza per andar loro incontro. Quando la guardo, Carl mi fissa con un'espressione insondabile, che mi colpisce dritto al petto. «Ti sei fatto sparare per me» dice sottovoce. Lo rifarei un centinaio di volte. «Quando ami una ragazza più della tua stessa vita, non rinunci a lei... per nulla al mondo. Nemmeno per un proiettile.» Lei smette di respirare e io le asciugo con il pollice una lacrima che le è colata sul viso. «Pensavo avessi rinunciato a me molto tempo fa» sussurra. «Ci ho provato, principessa» ammetto. «Ma non sarei mai riuscito. Credo che una parte di me lo abbia sempre saputo.» «Mi odiavi da morire.» «Ti amavo. Odiavo quello che pensavo avessi fatto. Mi ha spezzato il cuore.» Cerco di scacciare il groppo che ho in gola. Non c'è tempo a parte il presente, e in fondo alla mente so che le vertigini e la vista che comincia a offuscarsi... potrebbero significare che non ci sarà un futuro. «Pensavo... che lo sapessi.» «Lo sapevo.» La sua voce è così flebile. «No. Di mio padre. Pensavo che sapessi tutto fin dall'inizio.» Lei spalanca gli occhi, sorpresa. «Pensavi che sapessi che tuo padre era un cliente del mio? E che fosse per questo che...» Si porta una mano sulla bocca. Fissandomi con indignazione. E me la sono meritata tutta. Rimpiangerò sempre la mia mancanza di fede nei suoi confronti. «Mi dispiace tanto.» «Come hai fatto a sapere che non era così?» «Ho sentito te e tua madre. In ospedale... dopo l'incidente di Billy.» Sembro ubriaco. Mi sento ubriaco. Carl d'un tratto scuote la testa. «Va... va tutto bene, Tuck. Sta' calmo. I paramedici stanno arrivando.» «N-no, non va bene. Sono un coglione. Ti amo. Da morire, principessa. Sempre.» E anche se sto per perdere conoscenza, almeno posso farlo senza rimorsi, perché sa la verità: la fine della nostra storia non è colpa sua. È solo mia. E sa che la amo più della mia stessa vita, e se devo perdere la mia per salvare la sua, per me va più che bene.


Ruin me. Ogni volta che mi spezzi il cuore - Danielle PearlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora