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CARLEIGH

Oggi

Apro la bocca per chiedere come sta Billy, ma la dottoressa Solamed sta già parlando. «L'intervento è finito. Il trauma ha causato due diverse emorragie, che siamo riusciti a localizzare e arginare. Gli abbiamo fatto anche una trasfusione.» «Allora... sta...» «Sta bene, allora?» traduce Tucker per me. Lei annuisce. «È stato trasferito in rianimazione. Resterà incosciente ancora per un po' e dovrà rimanere qui in osservazione per qualche giorno, ma a meno che non insorgano complicazioni, si riprenderà.» Sento materialmente il peso del terrore che mi lascia le spalle, alleggerendo muscoli e giunture. Billy sta bene. Stringo Tucker al collo e lui mi abbraccia forte, posandomi un bacio sulla fronte «Te l'avevo detto, principessa» sussurra. «È un lottatore forte. Proprio come sua sorella. Non mollate mai.» «Possiamo vederlo?» chiedo alla dottoressa. «Non appena verrà trasferito, manderò qualcuno che vi mostri la sua stanza.» «Grazie. Grazie infinite» le dico. Lei sorride con calore. «Carleigh, sai per caso qual è il tuo gruppo sanguigno? Billy ha già ricevuto una trasfusione, ma sarebbe meglio avere altro sangue a disposizione, non si sa mai.» «AB positivo» le dico. «Ah, okay. William è AB negativo» dice. «E il tuo fidanzato?» Il mio fidanzato. «0 negativo» dice Tucker. La dottoressa Solamed sorride. «Ah, un donatore universale. Pensaci, abbiamo sempre bisogno di 0 negativo.» Tucker annuisce. «Qualunque cosa, se posso rendermi utile.» «Fantastico. Manderò un'infermiera a chiamarti.» Tucker annuisce e la dottoressa se ne va. «Scusa» mormora. «Lo so che è strano. La faccenda del fidanzato. Ma era l'unico modo per...» «Lo so» lo interrompo. «Lo hai già detto. Ho capito. Non mi dà fastidio, Tuck.» Quello che mi dà fastidio è sapere che quel barlume di felicità che provo nel sentirglielo dire non sarà mai reale. «Sì che ti dà fastidio, Carl» mi sfida. «Forse non quello specificamente, ma hai chiarito i tuoi pensieri a casa di Cap. E dobbiamo parlarne.» Eh? «Tuck...» «Non ora. Lo so. Devi pensare a Billy. Ma dobbiamo parlare, principessa. Non credere di potermi dire certe cose e andartene. Ho diritto di replica.» Si passa una mano tra i capelli per la frustrazione. Ma non capisco perché. Perché dobbiamo parlarne ancora? E perché non la pianta di chiamarmi principessa? Un'infermiera bussa piano e chiede se il "donatore universale" è pronto. «È questo che sono per voi? Una sacca di sangue?» scherza Tucker, e l'infermiera poco più che ventenne sorride e sbatte le ciglia. E arrossisce. Alzo gli occhi al cielo. Una sacca di sangue e un pezzo di carne, a quanto pare. «Va bene se vado adesso, Carl?» «Sì. Mia madre sarà qui a momenti.» Mi stringe la spalla, poi se ne va. E allora resto sola, a camminare su e giù per la saletta, in attesa che qualcuno venga a dirmi che posso vedere mio fratello. «Carleigh!» strilla mia madre, e io mi volto e corro da lei. Mi stringe forte, e sono sorpresa di vedere il suo viso arrossato e striato di lacrime. «Hai saputo qualcosa?» «Sta bene!» Poi scoppio a piangere anch'io e ci abbracciamo sollevate per la scampata tragedia. Non riesco a ricordare l'ultima volta che mia madre mi ha abbracciato o mi ha dimostrato dell'affetto al di là dei suoi baci rivolti all'aria. Ma la sua emozione in questo momento è sincera e colgo una parte di Nicole Stanger che non sapevo esistesse. Facciamo quattro chiacchiere per allentare la tensione mentre veniamo scortate nella stanza di Billy. La mamma mi racconta quanto sia stato orribile il volo, e anche se si concentra sull'"intollerabile" esperienza in classe economica, la tensione nei suoi occhi mi dice che era la paura per mio fratello la vera ragione del suo disagio. Si scusa per avermi costretta a stare da sola in attesa di notizie, ma le dico che c'era Tucker qui con me. La sua unica reazione è un vago borbottio di interesse, poi aggiunge che non sapeva che io e Tucker parlassimo di nuovo. Prima di farci entrare, l'infermiera ci informa che Billy resterà incosciente ancora per un paio d'ore almeno. Sussulto quando lo vedo. Sembra così pallido, così giovane. Un viso infantile su un corpo che è troppo grande per un bambino e troppo piccolo per un uomo. Mia madre si siede al suo capezzale, ma io non ci riesco. La osservo mentre gli prende la mano e gli sussurra all'orecchio che starà meglio. Sembra tutto così fasullo. Anche se adesso le sue emozioni sembrano reali, non posso fare a meno di provare risentimento per il suo modo arbitrario di essere madre. Come se potesse fare il genitore solo quando le va. Certo, è tornata subito a casa appena ha saputo dell'incidente, ma il fatto che io sia rimasta sorpresa quando l'ho saputo... è tutto un dire. E la verità è che se non fosse stata tanto assente, Billy non si sarebbe nemmeno trovato in questa situazione. Avremmo potuto perderlo. Io avrei potuto perderlo. Mi asciugo furiosamente le lacrime che mi offuscano gli occhi. «Anche Kyle sta bene, ma gli hanno dovuto asportare metà della milza» mormoro, e mia madre si volta a guardarmi. «C'era lui al volante. Erano ubriachi.» Le sue sopracciglia si tendono l'una verso l'altra, per quanto possibile con tutto il Botox che le paralizza i muscoli facciali. «Perché i Lahey gli hanno permesso di guidare? Non ha la patente.» La guardo sbalordita. Ma dice sul serio? «Certo che non ha la patente! Ha tredici anni, cazzo!» «Carleigh...» fa per rimproverarmi, ma io la ignoro. «E che vuol dire che gli hanno permesso di guidare? Proprio come tu hai "permesso" a Billy di bere. Non lo sapevano! È uscito di nascosto e ha rubato la macchina!» Mia madre deglutisce ansiosamente. «Spacconate da maschi» dice con incertezza. «Qui parliamo di ben altro e tu lo sai. Billy ha bisogno di parlare con qualcuno. Ha bisogno di un genitore.» Mia madre sospira. «So che sei sconvolta per quello che è successo, ma questo non ti autorizza a dire cose spiacevoli.» Oh, è proprio ridicolo detto da lei. «Giusto. Dimenticavo che tu sei l'unica che può permettersi di criticare gli altri. Ma almeno le tue opinioni riguardano cose importanti. Cioè, chi se ne frega se il tuo stile di vita si ripercuote sui tuoi figli, basta che io indossi i vestiti giusti, eh, mamma?» Il mio sarcasmo è spietato, ma sono stanca di mordermi la lingua. Non posso fare da madre a Billy, specie adesso che non vivo nemmeno più a casa. Mia madre alza gli occhi al cielo, come se fossi in preda a una tempesta ormonale. «Adesso Billy beve per via del mio stile di vita?» dice con tono sprezzante. «È il primo adolescente al mondo a provare l'alcol?» «Ma ti senti? Billy non lo ha solo provato. Era ubriaco! Come a Halloween. Ricordi?» Mio dio, se la negazione fosse una disciplina olimpica, questa donna batterebbe ogni record mondiale. Lei sospira. «Okay, Carleigh. Ti ascolto. È ovvio che sta attraversando una fase. Gli farò un bel discorsetto sul suo comportamento.» Le rivolgo uno sguardo adirato. «E che mi dici del tuo, di comportamento?» Lei corruga la fronte – o perlomeno ci prova – ma invece della legittima indignazione che mi aspetto, sembra ansiosa. Lo nasconde in fretta e in modo esperto. «E quale sarebbe esattamente questo comportamento?» Mi passo il palmo della mano sul viso. «Forse il fatto che passi più tempo all'estero che a casa? Billy ha bisogno di una madre.» «Non c'è niente di male a crescere dei figli indipendenti. I miei genitori viaggiavano di continuo, e io sono venuta su bene lo stesso.» Questo è discutibile. «La parola chiave è proprio crescere, mamma.» Lei socchiude gli occhi. «Sai una cosa, Carleigh? Sarai anche matura per la tua età, ma hai solo diciotto anni. Anche se credi il contrario, non sai tutto. Vedi, la mia vita non è stata esattamente rose e fiori. Nonostante tutti i miei sforzi, sono pur sempre una madre single e, a parte il caratterino, direi che sei venuta su molto bene.» Non grazie a te. Ma è il primo complimento non del tutto ambiguo che ricevo da lei, e mi rendo conto di essere stata ingiusta. Nonostante tutti i suoi errori, Nicole Stanger mi ha insegnato l'orgoglio e la resilienza, e se devo biasimarla per le sue mancanze, allora posso riconoscerle anche i punti di forza. Ma lei non me ne dà l'occasione. «Sai, amo tuo padre, ma questa non è esattamente la vita che avevo sognato... essere sempre sul chi vive per salvare le apparenze, proteggere la reputazione della famiglia. Credi che per me sia piacevole vivere separata da mio marito? Vederlo un paio di volte al mese?» La fisso, incredula. «Sei tu l'unica ossessionata dalla reputazione della famiglia! Forse se raccontassimo la verità non dovremmo stare costantemente sul chi vive! Forse se Billy non avesse dovuto mentire ai suoi migliori amici non sarebbe stato tanto sotto stress!» «Da una saputella come te non mi sarei mai aspettata tanta ingenuità, Carleigh. Come credi che sarebbe stata la tua infanzia se tutti i tuoi amici avessero saputo dov'era tuo padre? Credi che sarebbero stati compassionevoli e comprensivi?» «Forse.» I miei amici più intimi non mi giudicherebbero mai per le scelte di mio padre. Mia madre si lascia sfuggire una risatina di scherno. «Avrebbero giudicato tutti noi, non solo tuo padre. Avrebbero letto gli articoli e creduto a tutte quelle cose orribili, anche alle esagerazioni, e avrebbero riservato la loro comprensione alle persone che hanno perduto i propri investimenti, Carleigh. Non a noi, te lo assicuro.» Deglutisco a fatica. Perché so che in parte ha ragione. Ma lei non resiste e si spinge un po' troppo oltre. «Pensa a cos'è successo con Tucker. E sì che lui diceva di amarti sopra ogni cosa...»

Ruin me. Ogni volta che mi spezzi il cuore - Danielle PearlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora