Capitolo 11

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Sfuggo ciò che m'insegue. Ciò che mi sfugge inseguo.
(Orazio)

SHARON'S POV

Guardo l'ora sul cellulare e per poco non mi prende un infarto quando vedo che è già mezzogiorno. Ho dormito abbastanza eppure mi sento così stanca e affamata. Avrei tanto voglia di mangiare una fetta di torta al cioccolato accompagnata da un bel bicchiere di latte freddo con un po' di cacao... quando restavo per giorni a casa di nonna Adelaide questa era la mia routine mattutina.

Appena tornerò a Boston la prima persona a cui farò visita sarà lei senza alcun'ombra di dubbio.

In sua compagnia io ed Ethan sappiamo davvero spassarcela tra i vari locali. A volte andiamo nei casinò, ma non perché ci piace giocare, anzi io e Ethan detestiamo quel posto ma la nonna non la pensa allo stesso modo, spesso ci rechiamo lì e lei gioca.

Abbiamo provato a farla smettere, ma nulla da fare, è riottosa.

Spesso dimentico che ha 63 anni eppure ha una vita molto più attiva di me in tutti i sensi! Chissà cosa ne penserebbe papà se solo sapesse cosa combina la sua dolce mammina...

Dopo una mezz'ora passata a contemplare sul mio comportamento inadeguato assunto ieri sera e a fare esercizi di yoga per rilassare i nervi, mi alzo e prendo l'occorrente per farmi una bella doccia fresca.Percorro in rigoroso silenzio il corridoio, non voglio disturbare o meglio non ho propria voglia di vedere tutte quelle teste. Giungo a destinazione e mi chiudo la porta alle spalle girando tre volte la chiave nella serratura.

Terminata la lunga doccia fresca esco dal box doccia, tampono con l'asciugamano il mio corpo e avvolgo con un altro i miei capelli creando una specie di turbante. Dopo essermi asciugata per bene e aver domato i miei capelli, indosso un jeans a vita alta, una delle felpe di Ethan color senape e scarpe da ginnastica. Applico un leggero strato di mascara sulle mie folte ciglia scure e metto un rossetto nude sulle labbra. Per finire lego i capelli in una coda alta e apro la porta .

La prima cosa che noto è un bimbo che mi fissa intontito. «Ehy» lo saluto con un sorriso e lui continua a guardarmi questa volta imbronciato. È bellissimo, biondo con due occhi scuri, chissà cosa ci fa qui... non sarà mica il figlio di qualcuno dei ragazzi?!

Mi abbasso alla sua altezza e gli accarezzo i capelli, finalmente ride «Allora, mi dici come ti chiami?» «Piacere io sono Thomas, ma per le belle ragazze mi faccio chiamare Tommy» dice facendomi un occhiolino. Sì, è sicuramente imparentato con uno dei ragazzi.

«Vado un attimo in camera a lasciare questi asciugamani, vieni con me?» non so perché glielo sto chiedendo però non mi va di lasciarlo qui da solo. Mi prende per mano e mi guida nella mia camera... ci capisco sempre meno.

Mentre appoggio tutto su una sedia Tommy si butta sul letto «Non mi hai ancora detto cosa ci facevi fuori dal bagno» mi scruta e fa un altro sorrisino. Ma quanto può essere bello?! Okay Sharon meglio non entrare in modalità pedofila.

«Ho sentito parlare di te dagli altri e volevo vedere se tu fossi davvero come dicevano» mi avvicino e mi siedo accanto a lui «Ah si? E come sono?» «Beh loro hanno detto che hai un bel sedere e delle belle tette, ma non capiscono proprio nulla» porta una sua mano tra i suoi capelli e li accarezza leggermente, mi sorride un'altra volta «E invece tu che pensi?» «Che tra qualche anno diventerai mia moglie, sei bellissima» gli lascio un bacio sulla guancia e quest'ultime si colorano di un rosso tenue «E tu che pensi di me?» mi chiede tutto esaltato «Penso che tu sia molto bello, più degli altri ragazzi» «È un commento banale! Insomma so di essere bello» okay non posso farcela, scoppio a ridere e lui mette di nuovo quel broncio, gli faccio il solletico e inizia a ridere anche lui a crepapelle.

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