Capitolo 31

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Vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere.
(Che Guevara)

JAMES'S POV

«Tu lo vedi?» mia sorella continua ad alzare le punte dei piedi e cerca disperatamente con lo sguardo Fred, quello che un tempo era il nostro autista.

«È lì non serve che ti agiti tanto» le dico in modo leggermente scontroso e mi dirigo da colui che mi ha sempre coperto le spalle da mio padre a causa delle frequenti cazzate che combinavo.

«Signorino James la trovo in forma» come al solito mi saluta cordialmente con una stretta di mano «Quante volte ti ho detto di darmi del tu? Andiamo Fred ci conosciamo da quando sono nato!» esclamo sollevando gli occhi al cielo.

«Fred!» Aubrey si lancia letteralmente tra le sue braccia «Signorina Aubrey mi è mancata anche lei» dice sorridendo per poi stringerla in un abbraccio che sa di casa, di famiglia «E lei non si aggiunge a noi? Avanti signorino James, non si faccia pregare e si aggiunga a questo abbraccio, so che muore dalla voglia di farlo»

«Non sono più un bambino, ma se è quello che volete vi accontento» mento spudoratamente per poi stringermi a loro. Quando eravamo piccoli lo facevamo sempre e non nego che mi sia mancato questo piccolo trio. Ci sciogliamo l'abbraccio e dopo aver aiutato Fred con i bagagli entriamo in auto.

Osservo la mia città, così maleducata, così spietata, così caotica, così viva, così allegra, così puttana.
Osservo la grande mela, New York, in tutte le sue sfaccettature.

Mentirei se dicessi di voler tornare a Boston, quella città ormai non mi appartiene da tempo, peccato che la ragazza per la quale credo di aver perso la testa ami quella città.

Mi rigiro tra le dita questa piccola scatoletta e mi chiedo cosa possa contenere. Stasera avrò occasione di aprirla e al solo pensiero mi vengono i brividi, ma non per l'ansia o altre cazzate del genere, semplicemente l'idea che lei mi abbia pensato mi rallegra e questo mi fa sentire così stupido. Detesto il fatto di sapere che le miei emozioni dipendano da una persona, mi fa sentire così vulnerabile.

«Sei pronto?» mi chiede dolcemente mia sorella posando la sua mano sul mio ginocchio tremante. Non ho motivo per essere nervoso, devo calmarmi e sono venuto qui con un obiettivo ben preciso, riallacciare i rapporti con mio padre. Ho parlato con mia madre ed è andato tutto abbastanza bene perché non dovrebbe accadere la stessa identica cosa con lui?

«Andiamo»

Scendo dall'auto e osservo la villa che mi ha ospitato durante la mia adolescenza. Ogni venerdì davo una festa diversa e ovviamente essendo il ragazzo più popolare della scuola non mancava nessuno.

Flashback
«Non morirai per un tiro, avanti che aspetti?» mi prendo gioco di quel coglione di Scott e aspiro un altro tiro dalla mia canna.

Fumare erba mi fa sentire in pace con me stesso e soprattutto mi trasporta in un'altra dimensione, non penso a niente e mi fa dimenticare temporaneamente la realtà che mi circonda.

«Passamela» «Oh finalmente ti sei deciso!» esclama Kyle più euforico del normale e ora sì che mi incazzo sul serio.

«Ti sei fatto di nuovo di cocaina?» «Solo una piccola dose fratello ma domani smetto, lo giuro» sussurra come se fosse un segreto.

«Domani Kyle» «Dovresti provarla anche tu e cambieresti immediatamente idea a riguardo» interviene colui che la fornisce al mio migliore amico prima di tirare la polverina bianca dal naso.

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