Capitolo 8: L'orfanotrofio

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Arrivo a scuola, parcheggio la moto al suo posto e scendo togliendomi il casco, prendo le chiavi ed entro a scuola. Sarà l'ultima volta prima che rimarrò chiusa in orfanotrofio e non so quanto rimarrò chiusa lì dentro ma spero per poco tempo, però se nessuno mi adotterà non potrò uscire da li... Raggiungo l'aula dell'altra volta e mi siedo ed appoggio il mio casco sul pavimento. È tutto uguale all'ultima volta, non è cambiato niente e per ora visto che non c'è nessuno in classe decido di accedere il mio cellulare e noto che mi è arrivato un messaggio da parte di Josh, lo apro e lo leggo

"Daisy oggi ti porto le iniezioni da fare, fatti trovare da qualche parte" leggo il messaggio

"Va bene, ti aspetto nella mensa della scuola. Al primo piano, appena entri gira a destra e li troverai la sala pranzo" gli scrivo. Non capisco perché non ti facciano uscire dell'orfanotrofio, se uno deve andare da sua nonna perché sta esalando l'ultimo suo respiro, non può perché te lo impediscono. A distrarmi da questo è il suono della campana e pochi secondi dopo arrivano tutti i ragazzi dell'altra volta, così metto via il cellulare e arriva Sole che si mette in mezzo al cerchio di sedie dove ci sono seduti i ragazzi

<Buongiorno ragazzi, allora ci sarà un cambio di programma. Siccome io non potrò più esserci per motivi un po' personali da oggi in poi, a turno vi seguirà una psicologa. Uno ad uno vi chiamerà e voi andrete nel suo studio e li parlerete dei vostri problemi. La visita durerà 30 minuti, varieranno da alunno a alunno quindi se Luca avrà bisogno di più tempo ve lo darà. Per chi è di questa scuola sa che la potete trovare tutti i giorni se volete parlare con lei. Detto questo, manderò prima Giulia e gli altri possono aspettare facendo quello che vogliono>dice Sole. Prendo tutte le mie cose e ci alziamo tutti e usciamo da quella classe. Ne ho proprio bisogno di parlare con qualcuno che non sia Josh o Alex. Avevo riflettuto di avere un psicologa ma poi ho cambiavo idea, forse ne ho davvero bisogno... Forse avrebbero potuto risparmiare un giorno per sta roba visto che la ragazza se ne è già andata e ora ci tocca parlare con una totalmente nuova... Dopo non so quanto tempo continuando a riflettere e camminando per la scuola, senza accorgermene vado a sbattere contro qualcuno, cosi alzo lo sguardo che fino a poco fa lo avevo basso

<S...scusa non ti avevo visto>dico balbettando abbassando di nuovo la testa

<Non fa nulla>dice il ragazzo molto più alto di me. Si allontana e anche io faccio lo stesso. Non l'ho mai visto in questa scuola, magari sarà nuovo o sarà arrivato ieri non lo so... Sono seduta sul muretto fuori da scuola, avevo bisogno di un po' di aria fresca

<Daisy vieni con me> dice qualcuno di fianco a me alzo di colpo la testa e mi ritrovo Sole, non lo neanche sentita arrivare ero persa nel mio mondo. Mi alzo e la seguo fino ad arrivare in una stanza con una scrivania di legno e 2 sedie su cui una è seduta un'altra ragazza che mi sorride subito appena incrocia il mio sguardo. Sulla scrivania ci sono alcuni documenti e altre cose. Sole chiude dietro di sé la porta lasciandoci da sole. Mi siedo anche io e appoggio il mio casco a terra

<allora Daisy, io sono Alice, piacere. Sole mi ha raccontato di voi anche se qual poco visto il poco tempo a disposizione ma mi sembra vi aver capito che vivi in una comunità, giusto? Ti dispiacerebbe raccontarmelo?>si presenta Alice mentre tira fuori il disegno che io ho disegnato qualche giorno fa e io annuisco non molto convinta

<Si è vero, vivo in una comunità>dico semplicemente

<Mi puoi raccontare il motivo?>domanda. Faccio un sospiro e poi inizio a parlare, duro colpo ma lei non mi giudicherà

<I miei sono morti in un incidente stradale mentre mia madre era incinta del mio fratellino di 8 mesi, io quel pomeriggio ero a casa, ero uscita di casa per fare qualcosa ma appena girai l'angolo ho visto l'incidente, ho visto i miei stesi a terra in una pozza di sangue... Sono morti 3 mesi fa... E da lì io vivo in comunità. Il sangue mi fa paura...>finisco di parlare, non avevo mai parlato a qualcuno della morte dei miei

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