- "CHAPTER 15 (pt.2)"

4K 240 25
                                    

Taehyung ignorò totalmente quel che era il casino posto al suo fianco, che lo portava alla perdizione con delle semplici frasi e, essendo non proprio vestito, la paura che un "piccolo" problemino potesse incombere, lo preoccupava.
E non appena il fotografo annunciò la fine dello shoot, almeno per quella giornata, Taehyung si rialzò subito dal letto ed iniziò a quasi correre verso il suo camerino, con il cuore che gli scoppiava in petto e una voglia di cose non proprio caste in mente.

«Cazzo, Kim Taehyung, frena questi ormoni e pensa a Jimin che sbatte contro il tavolo e cade. Pensa a Jimin, Jimin, JiminTaehyung iniziò a parlottare e a pronunciare il nome del suo amico a voce un po' più alta, lasciando un cenno di disaccordo formarsi sul volto del corvino che l'aveva seguito e aveva sentito soltanto quell'ultima parte.
«Taehyungie, pensi ad altri uomini quando non ci sono?» Jeongguk aprì la porta del camerino del ragazzo che era palesemente in crisi nel bel mezzo della stanza, non sapendo fare con quel ragazzo dai capelli come seta nera appena filata e le labbra lucide come lamponi.

«Jeongguk, questo non é proprio il momento di rompere i coglioni.» Taehyung fece per allontanarlo, in modo da portarlo verso la porta, senza però ottenere alcun successo.
«Ma guarda che il mio intento era un altro, caro. Inoltre dimentichi la posizione in cui ti trovi, Taehyungie? Mi hai tentato fin a pochi minuti fa con quelle espressioni in preda all'estasi, quindi cosa dovrei fare?» Jeongguk si avvicinò al ragazzo ancora mezzo nudo che si era subito spostato di nuovo dall'altra parte del camerino, portando una mano sulla sua vita con delicatezza ma fermezza, mentre osservava il minore con l'ansia in petto che devastava le sue labbra lucide grazie al trucco, le quali sembravano morbide come un dolcetto appena sfornato, mentre i suoi capelli lunghi erano aperti verso un lato, portati lievemente dietro l'orecchio.

«Io non ho fatto proprio nulla, Jeongguk. É c-colpa tuasenza rendersene neanche conto, Taehyung iniziò a balbettare a quella vicinanza così potente ma pericolosa, con il corvino che presiedeva lì dinanzi con un sorrisetto malizioso sulle labbra come suo solito fare, e seppure si conoscessero da così poco tempo, Jeongguk era stato in grado di cambiare Taehyung, di fargli provare sensazioni strane delle quali non se ne capacitava.
«É colpa mia, piccolo? Allora mi faresti scusare?» Jeongguk poggiò l'altra mano sui capelli del ragazzo, portarti un altro po' all'indietro, e non potè far altro che pressare le sue labbra sulle sue, con la dolcezza di pochi ma con la fermezza di chi non ti lascerebbe mai andare, preso dal suo mondo quasi surreale.

Il loro bacio sapeva di controllo e di dedizione, di dolcezza, di un qualcosa d'inspiegabile, mentre le loro labbra scoccavano le une sulle altre per poi unirsi del tutto.
Gli occhi di Taehyung erano serrati, lui che non aveva mai baciato e non sapeva neanche cosa fosse avere una relazione con qualcuno, si beava di quel contatto di cui forse se ne sarebbe pentito, ma nulla importava mentre i loro corpi si sfioravano e le loro lingue iniziavano ad attaccarsi l'un l'altra, lasciando ansimare il più grande di tanto in tanto, data l'inesperienza e il piacere inaspettato che stava provando.
«Dio, Taehyungie, smettila di fare così. Non farmi venire ancor di più questo piacere nel sentirti ansimare per me.» Jeongguk sussurò sulle sue labbra e continuò a baciarlo, lasciando che la sua mano sinistra scendesse cauta sulle curve del suo corpo, intanto che l'altra era ben salda al lato del suo volto maestoso.
E mentre Taehyung lasciava sciogliersi in quella stretta e nei movimenti prestanti di quella lingua così esperta, di un giovane che aveva tutto e trovava la calma in quelle braccia, entrò dalla porta lo stylist di qualche ora prima, facendo sì che si destasse il silenzio in quel camerino per metà oscurato.
«Signor Kim, oddio, mi scusi, non sapevo fosse impegnato.» il mandarino sentì le guance andare a fuoco mentre si muoveva in modo agitato e subito Jeongguk corse per chiudere la porta, in modo da non fargli fare troppo rumore.
«Hoonie, n-non ero impegnato.» Taehyung si coprì il più possibile e lo sguardo del corvino cambiò completamente, intanto che il più grande di tutti non sapeva cosa fare.
«Mi può dire il suo nome?» Jeongguk, abbassò il tono di voce, poggiando una mano sulla spalla dell'arancione che lo guardava spaventato, con la paura di poter perdere il suo lavoro soltanto perché voleva portare dei biscotti al suo modello preferito.
«Park Jihoon, signore. Avevo portato dei biscotti al signor Kim per congratularmi e non sapevo fosse impegnato.» Jihoon tentò di spiegare ed istintivamente abbassò lo sguardo, intenerendo così il giovane Taehyung che osservava la scena da qualche metro di distanza.

«Ti ringrazio, Hoonie, ma ti prego, n-non dire a nessuno di ciò che hai visto. Mi fido di te, ti considero come un amico e te l'ho già detto, quindi ti chiedo di mantenere il segreto.» Taehyung si avvicinò al ragazzo in modo da fargli alzare lo sguardo e, mentre poggiava l'altra mano sulla spalla di codesto, Jeongguk strinse lievemente la presa, tirando di nuovo l'attenzione su di lui.
«Spero voglia continuare a lavorare normalmente, signor Park, e non sbandierare tutto al vento. Come può ben sapere, sono una persona molto influente in quest'azienda, e mi dispiacerebbe perdere un dipendente come lei per una frivolezza.» Jeongguk disse con quel suo tono di voce basso e serio che fece subito annuire il ragazzo, in modo da promettere di restare zitto, per poi uscire insieme a codesto una volta finito il tutto.

«Ci sentiamo dopo, piccolo. E mi raccomando, rispondimi, altrimenti la prossima volta non mi fermerò soltanto ad un bacio più spinto.»

❛TALKING BODY❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora