1. This Time Tomorrow

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Non pensavo di fare ritorno in questa città dopo il liceo, ma non ebbi altra scelta per via della mia situazione familiare. Passarono tre anni, e tutte le strade mi erano ancora così chiare.
Raymond, il mio migliore amico dai tempi del liceo, mi diede un appuntamento davanti l'entrata della facoltà di arte.

«Gerard!» mi salutò sorridendo, e io ricambiai salutandolo con una mano.
«Abbiamo un po' da recuperare, eh? Dobbiamo raggiungere gli altri, saranno contenti di rivederti»
Annuii grattandomi leggermente la nuca, ero un po' nervoso, insomma, l'unica persona con cui avevo tenuto realmente i contatti era lui.
«D'accordo. Io però devo finire l'iscrizione, c'è stato un lieve equivoco con i miei documenti..» dissi un po' sconfortato, e Raymond mi diede una gentile pacca sulla spalla.
«Va bene, io ti aspetto»

Cercai la segreteria, o un collaboratore che potesse aiutarmi a trovarla, era la prima volta che entravo in quell'università ed era molto ampia. Finii in una stanza da dove proveniva  un fastidioso baccano, mi concentrai un po' sul vociare che sentivo e captai le voci di due ragazzi, stavano litigando. Mi feci spazio tra la gente, che aveva accerchiato i due ragazzi come se stesse assistendo a qualcosa di scandaloso, e così intravidi i due ma... spinto dagli altri, finii proprio lì davanti, e loro spostarono lo sguardo su di me.
«E tu che cosa vuoi? Vedi qualcosa che ti interessa qui?» mi chiese uno dei due, il più alto, furioso, mentre l'altro mi guardava con un'espressione accigliata e le labbra schiuse per l'affanno.
Guardai il primo, mantenendo la mia calma impeccabile –proprio per questo molte persone pensano che io mi senta superiore o sia troppo orgoglioso– e gli risposi semplicemente con un "no" secco, allontanandomi allo stesso modo con il quale ero entrato nella stanza.
«Ma guardalo...» sentii quello dire, ma non mi voltai ed estraniai completamente le voci dalla mia mente. Avevo bisogno di completare l'iscrizione, o avrei fatto tardi.
Non mi aspettavo di certo di assistere a questo tipo di scene proprio il primo giorno, ma mi imposi di non farci caso.
Notai un uomo anziano che stava trascinando in malomodo un secchio sul pavimento e mi avvicinai, mettendomi davanti a lui, e solo così riuscii ad attirare la sua attenzione; mi guardò, appoggiandosi al manico del suo mocio.
«Serve qualcosa, ragazzo?» mi squadrò dalla testa ai piedi. Non sembrava antipatico, solo stanco.
«Sì, grazie. Potrebbe dirmi dove si trova la segreteria?»
L'uomo annuì e sollevò un braccio, indicandomi con il dito un punto alla mia sinistra.
«Infondo al corridoio, poi gira a destra»
Gli sorrisi gentilmente e lo ringraziai prima di seguire le sue indicazioni.
Passai dal centralino che mi portava alla segreteria e notai che non ero l'unico a dover terminare l'iscrizione; c'erano tre ragazzi oltre me, davanti a un uomo non molto più grande dietro una scrivania.
«Non preoccupatevi, abbiamo le chiavi delle vostre stanze, e» Cominciò puntando un dito contro il ragazzo al centro «sappiamo con chi mettervi, nella stanza, di certo non starete tutti lì»
«Ma siamo tre!» sbottò il ragazzo più basso appoggiato a una vetrina sulla sinistra, allargando le braccia incredulo.
«Questo non..» l'uomo sui quasi trent'anni si sporse con la sedia per guardare me oltre i ragazzi «Oh, sì..?» sollevò un sopracciglio, invitandomi a fare una presentazione.
Feci un paio di passi avanti, rimanendo accanto al terzo ragazzo.
«Gerard» porsi i moduli rinnovati della mia iscrizione, «Way» lo osservai mentre lui controllava i miei documenti, poi annuí lentamente e io tirai un sospiro di sollievo. Finalmente.
«Okay Way, Iero, fate le presentazioni» mi diede una chiave, indicandomi con un dito uno dei ragazzi e appena mi girai a guardarlo in viso notai era quello che stava litigando con il ragazzo scorbutico.
«..Oliver mi prendi per il culo?!» si avvicinò e mi sfilò le chiavi dalle dita, «Non lo conosco nemmeno, non voglio rovinarmi l'anno» chiuse le chiavi nella sua mano, non molto grande e nera di tatuaggi.
Io rimasi impassibile a guardare Iero, non sapevo cosa fare, dopotutto non mi importava di scegliere, nemmeno io conoscevo nessuno –oltre i miei amici, che però avevano la loro stanza.
Sospirai, spostando lo sguardo su Oliver, che stava facendo un gioco di sguardi con il ragazzo, e alla fine però quest'ultimo rise, così sbuffò.
«E dai...» alzò per la prima volta lo sguardo su di me e io mi sentii costretto a spostare il mio davanti.
«L'iscrizione è okay adesso?» chiesi all'uomo, che annuì, così feci lo stesso e mi allontanai verso la porta.
«Immagino tu debba finire il giro dell'edificio, allora datevi – gesticolò esageratamente con le mani – un'ora e vedetevi nella sala principale»
Annuii di nuovo e guardai il ragazzo come per assicurarmi che avesse capito anche lui, ma uscii senza chiedere l'ora perché sinceramente non ce la facevo a stare ancora in quella piccola stanza con troppe persone.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora