Il giorno successivo pensavo. Sì, pensavo, a qualsiasi cosa. Volevo farmi un quadro generale di tutto, di tutte le cose che mi circondavano, di come mi sentivo io in determinate situazioni, di quello che ho provato durante determinati eventi, e dei rapporti con i miei amici.
Riepilogando nella mia testa, quel cassonetto pieno di spartiti, dove tutto è posto perfettamente in ordine, dove non vola una mosca eppure vola di tutto. Pensieri, parole non dette, parole dette, sentite. Imprecazioni.
Sembro un ragazzo spensierato, ma la mia testa urla sempre, quindi come potrei pretendere di non starla a sentire? Il problema è che vuole sempre essere ascoltata.
Dicendolo, mi chiederebbero di parlare a uno psicologo. Che poi, lo psicologo posso farlo io stesso, a me stesso. Perché io faccio domande e mi rispondo pure da solo.
Stavo quasi per ridere a quel pensiero, mentre Mikey passava davanti a me, così si fermò e mi affiancò.
«Fratellino?»
«One»
«Sì... insomma» Ridacchiò e mise un braccio attorno alle mie spalle, spingendomi leggermente per invitarmi a parlare.
«A che penso? Non lo so, non chiedermelo.» Voltai la testa verso di lui, accennando un sorriso, e lui lo ricambiò.
«A cosa sai di non pensare?»
Mi corrugai per un momento, poi capendo l'intento di mio fratello risi silenziosamente.
«Non sto pensando a...» Mi mordicchiai il labbro non sapendo cosa dire, improvvisamente serio. Dopo mi misi sul letto a gambe incrociate e guardai intensamente Mikey.
«Cosa pensi di Ray?»
Gli occhi di Mikey si illuminano per un secondo, dopo mio fratello mi regalò uno dei suoi grandi sorrisi, che sono rari.
«Che è un grande amico, e gli voglio un casino di bene»
Sorrisi alla bontà di mio fratello, alla sua sincerità.
«Lui stravede per te»
«E io per lui.» Confermò tenendo il sorriso, prima di guardarmi in modo interrogativo, come se si fosse accorto di qualcosa. «Dove volevi arrivare con questo?»
«Uhm... diciamo che non so cosa dovrei pensare di Frank Iero» Feci spallucce facendo sembrare la cosa un pensiero passeggero, mentre mi sta perseguitando da un giorno intero, siccome la mia mente come un computer mi manda un avviso ogni cinque minuti chiedendomi se posso fidarmi di lui o meno. Vedo pure il sì e il no, ma riesco solo a posticipare.
«Oh, quel ragazzo... da quel che vedo, è un po' lunatico. Nemmeno io riesco a capire se è un tipo a posto o meno.»
«Ma sì... solo che non so se potrebbe essere un amico o se dovrei tenermelo come rivale, starmene sulle mie, essere indifferente alle sue azio- »
«No, no» Mikey gesticolò davanti alla mia faccia con entrambe le mani, interrompendomi.
«Quando fai così sei freddo, e quando sei freddo io vorrei tanto darti due sberle. Nessuno merita il tuo gelo, Gerard.»
Mi misi a ridere alla cosa tragicomica che aveva appena detto mio fratello, eppure lui rimase serio.
«Dico così perché è meglio evitarti quando sei di pessimo umore, e se quel qualcuno merita di subire il tuo carattere in quella circostanza vuol dire che è un diavolo.»
«Sciocco, mi dipingi come una bestia» Misi una mano sulla testa di mio fratello e gli scompigliai i capelli, tenendo un sorriso gentile sul viso. Lui mi sorrise, mettendosi sotto il mio braccio, così riuscii ad abbracciarlo e stringerlo come non facevo da un po'.
E prima o poi doveva accadere, Frank Iero interruppe il momento magico tra i due fratelli. Entrò in stanza e ci guardò con noncuranza, finché io non mi staccai da Mikey.
«Giorno» borbottò mio fratello rimanendo mezzo attaccato alla mia giacca.
«Dov'eri?» Chiesi io diretto, e Frank fece spallucce.
«A fare colazione»
Sbuffai. Avrei voluto fare anch'io colazione, ma erano già le otto meno venti e non mi andava minimamente di sopportare gli studenti che sapevo stessero sgallettando a quell'ora nel bar dell'università.
«Andiamo a fare colazione? Ray ci aspetta.»
«Vai tu, ci vediamo a lezione» Mi sdraiai sul letto cacciando uno sbadiglio e guardai Mikey dal basso, lui annuì e se ne andò dopo avermi fatto un cenno di saluto.
A quel punto mi girai su un fianco, ranicchiandomi per bene. Faceva freddo, così mi coprii con la mia coperta rossa, molto natalizia; Siamo solo alla fine di ottobre.
«Che fai, salti le lezioni?»
Feci sbucare la testa dalla coperta e ricambiai lo sguardo di Iero, scuotendo poi il capo in risposta.
«Ah. Non sembri uno che vuole andarci però»
«Non lo sono, infatti»
«Allora resta a dormire.»
«La fai facile.» Guardai meglio Iero e lui fece un sorrisetto sfacciato.
«In realtà no, tu non hai mai saltato una lezione, vero?»
«No...»
«E allora? Puoi dire di stare male, ma ti dico che non se ne accorgeranno nemmeno se una volta salti.»
In effetti aveva ragione. Se saltavo una volta, non avrebbero fatto alcuna tragedia, anzi, magari potevo chiedere a Raymond di coprirmi, o a mio fratello. Un po' di influenza forse ce l'avevo, visto che mi sentivo debole.
Annuii.
«Non mi va di avvisare Mikey...»
«Avvisarmi di cosa?» Mio fratello entrò dalla porta non appena pronunciai il suo nome, e io sussultai per la sorpresa.
«Non me la sento di venire oggi»
«Oh... che hai?» Mikey mi raggiunse e appoggiò una busta sul mio comodino, dopo mi toccò la fronte. «Febbre? Sei un po' caldo»
«Non lo so» Guardai altrove un po' imbarazzato, sapendo di avere lo sguardo di Frank Iero addosso o che comunque stava ascoltando. «Quello è cibo?» Puntai lo sguardo sulla busta, che sembrava quella del bar, e Mikey annuì.
«Il tuo cornetto preferito.»
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma mio fratello continuò: «E il caffè, ovviamente» Mi sorrise, trattenendo visibilmente una risatina.
«Perfetto» Sorrisi a trentadue denti nonostante l'apparenza pigra e debole e scartai subito la mia colazione. «Grazie Miks» Gli diedi una pacca sul gomito e quando si alzò gli augurai una buona giornata.
«Oh cucciolo, hai la febbre?»
Senza guardare Iero, alzai gli occhi al soffitto prima di farli roteare, scocciato. Che stupido che era, sapevo che avrebbe commentato inutilmente.
«Sì, vuoi che te la vengo a mischiare?»
«Mi faresti un favore... anche se non ho bisogno di sentirmi male per saltarmi una giornata di lezioni.»
«Paghi per farti promuovere?» Chiesi, non capendo come facesse a fare quello che voleva senza essere stato bocciato nemmeno una volt- aspetta, questo non potevo saperlo.
«Ma che sei scemo? Studio tutto prima delle pagelle, babe»
«Oh sì baby, peccato che siamo all'università, e fare così te lo sogni»
«Aah, non immischiarti, Way» Gesticolò con una mano, indifferente a quello che dicevo.
«D'accordo, buonanotte.» Mi misi nuovamente comodo, intento a ignorare Iero. Ci riuscii per cinque minuti, dopo presi una specie di infarto.
Qualcosa, o meglio qualcuno, mi si era buttato addosso e io, girato a involtino nelle coperte, mi muovevo velocemente senza vedere un genitale maschile. Frank Iero riuscì a bloccarmi le mani, dopo a spingermi un ginocchio nello stomaco per farmi stare fermo.
Volevo dire qualcosa, ma cosa, oltre riempirlo di insulti?
Restai fermo, il respiro mozzato dalle coperte. Aspettai che facesse qualcosa, che mi liberasse dalle coperte almeno scoprendomi la faccia. Lo sentii abbassarsi e raggiungere il mio orecchio, perché poi sussurrò qualcosa che mi fece avvampare, seppur non capendo cosa volesse dire.
«Mischiami la tua febbre»
Tolse le coperte dalla mia faccia e le sue labbra si fiondarono sulle mie. Senza darmi un attimo di tregua iniziò a muovere la bocca sulla mia, succhiandomi prima il labbro superiore e poi quello inferiore.
La cosa più scioccante? Ricambiai quella specie di bacio. Brusco, violento. Eccome se lo feci; ci stavamo letteralmente divorando le labbra. Cos'era quel bisogno che stavo sentendo? Come stava accadendo? Quando era iniziato tutto? Qualcosa mi era sfuggito, o semplicemente Iero stava facendo una delle sue cazzate?
Non appena l'ultimo pensiero entrò in circolo nella mia mente, spalancai gli occhi e mi bloccai, respingendo Iero dal petto con le mani ancora sotto le coperte. Lo guardai a occhi sgranati, dopo feci finta di avere tutto sotto controllo, di essere calmo.
Iero si passò il polso sulle labbra, guardandomi in modo malizioso. Ma che aveva?

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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
Fiksi PenggemarMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...