«Devo dire che è davvero messa bene!». Disse Mikey tutto contento dopo aver finito la "visita guidata" dal sottoscritto.
«Sì.»
«Qual è il rapporto che avete, tu e... Frank?».
«Frank? Oh, hm... beh, rivali.»
«Ah. In che senso?».
«Amore e odio.»
«Amore e odio?». Chiese ancora una volta mettendosi due dita sotto il mento, facendo sì che formassero la lettera v.
«Odio alla seconda e amore.»
«Ho afferrato. Penso.» Ridacchiò. Riprese a camminare e io lo seguii, andammo a finire nella palestra. Mikey è un patito della pallavolo, sport che io invece ho sempre trovato noioso, e caso vuole che in quello dovevo essere bravo.
Dopo dieci minuti, che Mikey assisteva eccitato a una partita di pallavolo di una classe seconda, attirai la sua attenzione mettendomi davanti a lui.
«Andiamo. Non vuoi salutare Raymond?»
«Raaay!!»
«Ecco, da bravo.» Lo spinsi per la spalla finchè non mise piede fuori dalla palestra e poi sbuffai silenziosamente.Bussammo alla porta della stanza di Raymond e Bob e il primo ad aprire fu proprio quest'ultimo.
«Uh, cazzo, ciao Mikey» Disse Bob sorridendogli, probabilmente aveva notato quanto fosse cresciuto in quattro anni.
«Ehi Bob! C'è anche Raymond?»
«Chi mi chia- Mikey??». Sentii un esemplare di Raymond selvatico correre alla porta, spalancarla e buttarsi addosso a mio fratello, facendolo soffocare in poco tempo.
«Raayy»
Si stritolarono a vicenda.
Che carini, troppo carini, Ray era diventato in poco tempo un orsetto abbraccia tutti e mio fratello un pongo colorato.
«Ehm.» Cercai di attirare l'attenzione, ma non mi calcolarono minimamente, così chiusi silenziosamente la porta e me ne scappai. Volevo tornare da Frank per precisare alcune cose, però avrei dovuto aspettare la fine delle lezioni.«Frank?». Chiamai una volta rientrato in stanza, ma nessuno rispose, solo perché Iero era appena spuntato da non so dove e io ci finii a sbattere.
«Che-» Stavo per imprecare qualcosa contro di lui ma lo vidi praticamente cadere all'indietro, così mi piegai per afferrarlo. Gli cinsi il busto con le braccia e lo tirai su con poca fatica, bloccandogli la caduta.
«Dio.» Chiuse gli occhi e sospirò. Sembrava essersi rilassato perché d'un tratto lo sentii più pesante tra le braccia, ma poco dopo si allontanò e mi guardò negli occhi. Era leggermente rosso in viso, forse per l'agitazione.
«Che diamine vuoi?!»
«Ma tu che cazzo facevi nell'angolino!» Gridai, più che chiederglielo civilmente, però non ero arrabbiato, solo che lui era partito in quarta e di conseguenza io anche.
Lo sentii borbottare qualcosa ma non ci feci caso.
«Senti... quando faremo l'altra prova?»
«Di che prova parli?» Mi chiese, con il tono scocciato.
Canticchiai ad alta voce le note musicali in modo sciolto e a ritmo di una canzone che avevo in mente in quel momento e riuscii ad attirare la sua canzone. Mi guardò sollevando un sopracciglio e io ricambiai il suo sguardo, accennando un sorriso.
«Ti vedo impegnato, sai.»
«No, non so. Non sono sempre in giro, e poi potresti venire a chiamarmi, non ti dico di no.»
«Mh.» Abbassò lo sguardo, pensando a qualcosa. Dopo pochi secondi alzò la testa e mi guardò, annuendo. «Mancano cinque giorni alla recita e le prove stanno finendo. Facciamo oggi pomeriggio...? Ma come farai con-»
«Mikey? Lo caccerò, tranquillo. Se ne andrà volentieri, è più affezionato al mio migliore amico di suo fratello che a suo fratello.»
Notai la sua espressione cambiare, sembrava come se fosse stato appena calato dalle nuvole.
«Michael è tuo fratello?».
«E sì.» Presi il telefono e guardai l'ora, era quasi ora di pranzo. «Mangiamo insieme allora?». Chiesi distratto mentre scrivevo un messaggio a mio fratello dove gli dicevo che ci saremmo trovati direttamente in mensa. Dopo gli avrei detto che per quella sera era bannato dalla mia stanza.
«Okay...»
«Se devi stare con i tuoi amici non importa, volevo solo-»
«Ho detto okay, Way, parli troppo. Dovresti cantare più spesso invece.»
Stavo per ribattere, prima dell'ultimo... complimento?
Era decisamente un complimento, e sulla mia faccia spuntò un sorriso, un grande sorriso. Sicuramente nessuno mi aveva visto così, meno di tutti Iero, infatti aveva una faccia strana e mi fissava come se avesse visto un alieno.
«Tu dici? Se è così lo farò con te allora.»
«O-oh beh, sì, figo.» Disse velocemente prima di piazzarsi davanti allo specchio e sistemarsi un paio di ciuffi ribelli.
«Muoviti Frank, ho fame.»
Era la prima volta che lo chiamavo per nome, spontaneamente.
Lui si girò a guardarmi, annuendo col capo.
Serviva lo specchio anche a me, così affiancai Iero e lo spinsi con la spalla, in modo scherzoso, per potermi abbottonare la camicia bianca.
«No ma fai pure».
«Grazie». Risposi, trattendendo una risata, e così mi spuntò il sorrisetto beffardo. Lo guardavo dal riflesso e lo vidi sbuffare per poi sorridere e mettersi una mano sulla faccia, probabilmente disperato.
Oh Iero, non hai visto ancora nulla.Ci sedemmo a un tavolo, ovviamente presi uno libero, perché non voglio sentir volare una mosca quando sto mangiando. È un rito. E nei miei riti possono parlare solo le persone che dico io.
«Che schifo il menù di- »
Riuscii a zittire Iero con il mio sguardo, lo sguardo di uno che ti dice di chiudere il becco prima di dire qualcosa di stupido. Il menù del giovedì faceva sempre schifo, però io avevo fame e mi accontentavo delle crocchette di patate.
Frank sollevò un sopracciglio e si infilò una patatina in bocca, masticandola a bocca aperta. Che maleducato.
«Chiudi la bocca o ti mangerai anche le mosche.»
Rise.
«Chiudi la bocca che ti mangerai anche le mosche, gne gne gne». Ripetè tentando di imitare la mia voce, per poi roteare gli occhi.
«Non è così la mia voce.» La mia voce non è così squillante.
«Non è così dici?». Questa volta la fece nasale; io mi misi a ridere.
Infilzai una polpetta con la forchetta e la sollevai, puntandola verso Iero, «Vai a farti fottere».
«Con una polpetta?»
«Sì. Vuoi vedere se ci entra?» Chiesi beffardo, lui rise.
«No grazie.» Fece un cenno con la mano in modo teatrale per rifiutarsi e poi si girò a guardare altro.
«Oh ecco dov'eri.» L'amico di Frank Iero mi guardò, stranito, «Che ci fai con Mr Way?».
Sollevai un sopracciglio guardandolo, Frank rispose: «Mangio.»
«Lo vedo. Okay. Ora vieni con noi allora» Si girò e fece per andarsene, per poi voltarsi di nuovo verso Iero che lo guardava con una faccia perplessa.
«E che sono, il tuo cane?»
«No io- »
«Ci si vede Troy».
L'amico, con una faccia mezza delusa e mezza spaventata per la sua reazione, se ne andò senza aggiungere altro.
«Così terrorizzi le persone, bulletto».
«Mi piacerebbe bullizzare te.»
«Ah sì, e perché non lo fai?» Chiesi in tono di sfida, incrociando le braccia e sporgendomi così sul tavolo per avvicinarmi a lui.
Frank fece lo stesso.
«Perché sei una preda difficile, lo ammetto.»
Mentre lo guardavo negli occhi, vedevo il suo sguardo che cadeva su un'altra parte della mia faccia, interrompendo il contatto visivo. Dopo qualche secondo allungò una mano verso il mio viso e con le dita andò a toccare il mio labbro spaccato.
Io aggrottai le sopracciglia ma rimasi ad osservare i suoi movimenti, stando fermo, allora Frank premette in modo brusco il pollice su quella ferita facendomi sussultare.
Ridacchiò.
«Che cazzo fai?» Leccai il labbro inferiore istintivamente, facendolo pizzicare un po' di meno, e guardai stranito Iero, lo guardai male.
«Niente, doveva farti male, così ho peggiorato la situazione. Come sempre, no?»
Non so dire se quella domanda fosse sarcastica o meno. Sembrava aver fatto una smorfia, e che il suo tono avesse un non so che di deluso, ma non ci feci caso.
«Già» Risposi distratto finendo poi di mangiare il cibo rimasto nel mio piatto. Ancora mi stavo facendo domande inutili sul comportamento di Frank Iero, ma erano appunto domande inutili, e la risposta non c'era probabilmente.

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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
FanficMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...