2. Breathe

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Solo dopo essere tornato alla sala principale, ricordai di non aver chiesto a Raymond e Bob dove poter trovare il bar dell'università, così imprecai sottovoce e sbuffai.
Mi avvicinai alla finestra e la aprii, sporgendomi leggermente per prendere un po' d'aria ma senza alzare la testa, il sole era forte da spaccar le pietre.
Dovevo aspettare quel ragazzo, e così decisi di fare ma... dopo una buona mezz'ora me ne andai.
A breve avrei dovuto incontrare il professore della facoltà d'arte, e supposi che avrebbe fatto presentare tutti gli studenti del suo corso.

«Bene, ragazzi, questo è il corso d'arte moderna e contemporanea. Io sono James Lewis.» iniziò l'uomo appoggiandosi alla scrivania con movimenti pacati. «Mi scuso con tutti gli studenti che hanno avuto difficoltà a trovarmi, non sono riuscito ad avere una sala libera prima»
Era giovane, alto e magrolino, i capelli scuri disordinati gli ricadevano sul viso, donandogli un'ombra di mistero.
«Ma che ne dite di iniziare, mh?» guardava un po' tutti con un sorrisetto stampato in faccia, incontrando anche il mio sguardo -che non dev'essere stato uno dei più simpatici perché il suo cambiò subito direzione.
«Non mi soffermerò per ora sui dettagli del programma di quest'anno, ve ne parlerò durante il primo corso. Sappiate solo che, se avete scelto questa specialistica, è perché avete deciso di studiare l'arte in tutte le sue forme»
Ma davvero? Uh...
Okay, okay, forse non era lui a dire cose scontate ma io ad averle sentite decisamente troppe volte.
«È davvero una bellissima specializzazione per quest'anno di università, mi congratulo con voi per la scelta fatta» e detto ciò diede l'ordine di creare una fila ordinata per poter dare a tutti quello che serviva per quando sarebbero iniziate le lezioni.

«Gerard Arthur Way?»
«Sono io»
«Le ragioni più plausibili per la sua iscrizione al corso?», chiese con un pizzico d'ironia. Infondo era una domanda ripetuta per tanti anni e la risposta non cambiava.
«Apprezzo l'arte in ogni sua piccolezza.. e uhm ho una passione per il disegno e nel creare fumetti»
«Hai indugiato un attimo. Dubbioso?»
«Oh no, è solo che sembra una cosa così comune da dire, e probabilmente l'avrà già sentita da più della metà di questi studenti»
Mi sorrise, comprensivo. «È l'incertezza che affascina, la nebbia rende le cose meravigliose»
«Oscar Wilde», precisai in automatico sollevando un sopracciglio, chiedendomi perchè l'avesse messo in mezzo.
«Vedo che conosce i classici, ragazzo»
«È un'artista che apprezzo.. abbastanza» dissi prima di spostare lo sguardo in giro per l'aula, ma senza guardare nessuno a lungo, notando di aver attirato l'attenzione di troppi. Tra questi notai anche Frank. Ovviamente non ne rimasi sorpreso, quello era il corso principale della facoltà.
A fine presentazioni uscii dall'aula e presi il mio cellulare, notando così un messaggio da parte di Raymond.
Hey amico, dammi il numero della tua stanza, passo da te quasi verso le otto.
Oh, grazie Ray, mi hai salvato.
Sorrisi sollevato e gli diedi una conferma, scrivendogli il numero della stanza che avevo impresso in mente, e poi mi misi a cercarla.

Quarantadue, quarantatrè, quarantaquat...
«Gerard? Non pensavo ti avrei visto oggi»
Mi girai e trovai davanti a me Robert, una persona con cui passai momenti piacevoli... e spiacevoli.
«Robert. Come va?». Usai un tono distaccato, ma feci un piccolo sorriso e misi le mani in tasca.
Lui annuì. «Bene... e tu? Che cos'hai fatto in questi anni?» chiese, con una punta di delusione, e sapevo benissimo per cosa fosse.
«Nulla di divertente» Dissi, rimanendo sul vago, dando la risposta che avrebbe dato qualsiasi altro ragazzo.
Bert ridacchiò e io ripresi a camminare, fermandomi davanti alla porta della mia stanza.
«Ci sarai anche tu stasera...?», esitai un momento a finire la frase, perché notai uno sguardo interrogativo da parte sua.
Oh. A lui non l'avevano chiesto?
Avrei dovuto immaginare... non tutti hanno apprezzato il fatto che io per un periodo sia dipeso da lui, perché a causa sua presi una sorta di dipendenza dall'alcool. A causa sua niente, non mi obbligava mica a bere con lui, semplicemente qualche sera capitava di passarla così...
Mi schiarii la voce, «Sto cercando di riunire i vecchi compagni, stasera, in un bar che.. non ho ancora idea di dove sia». Risi, e notai la sua espressione rilassarsi, poi mi sorrise e annuì.
«Sì, certo, allora uhm a stasera» rispose veloce e mi salutò con la mano, allontanandosi. Ricambiai il saluto allo stesso modo, un po' stranito, ed entrai nella stanza senza preoccuparmi di bussare.
Il mio "coinquilino" non c'era e pensai fosse meglio così, perché volevo riposare. Letto a castello a destra... odio i letti a castello, letto singolo a sinistra.. huh stranamente erano tutti e tre vuoti, allora supposi che Iero non fosse mai entrato e la scelta spettava a me perché ero arrivato prima. E proprio mentre lasciavo la mia cartella sul letto singolo, sentii la porta aprirsi di scatto e un Frank poco amichevole entrare, che appena mi vide venne nella mia direzione.
«No no no, questo è il mio letto» fece un cenno con la mano verso il letto a castello, guardandomi con le sopracciglia aggrottate.
«Mh? Non mi sembra» mi sedetti sul letto e aprii la cartella, con l'intenzione di tirare fuori la mia roba.
«Senti.. come ti chiami, non voglio litigare, perciò spostati sull'altro letto e lasciami in pace»
Roteai gli occhi e richiusi la cerniera della borsa, poi mi alzai, lanciandola sull'altro letto. Infantile.
Lo sentii sbuffare e poi buttarsi a peso morto sul letto, cosa che feci anch'io, portandomi le braccia dietro la nuca e guardando il letto sopra di me. Sentivo il suo sguardo addosso e pensai di girarmi e minacciarlo con il mio, ma mi diedi un contegno, volevo non rendermi l'anno un inferno. Il mio terzo anno di università...
«Hey uhm, puoi.. spiegarmi dov'è il bar?» chiesi, sperando mi rispondesse senza ironici giri di parole.
«Quale dei due» mi rispose in tono seccato, e io lo guardai, così lui spostò lo sguardo avanti a sè.
«Ah.. non sapevo ce ne fossero due» mi morsi il labbro, diamine, potevano dirmelo.
«C'è quello del primo piano, passi dal corridoio e giri a sinistra, mentre l'altro è appena fuori l'università.. non puoi non notarlo»
Annuii, «Grazie..» feci per dire il suo nome ma mi bloccai, mi avrebbe chiesto come facevo a saperlo e non potevo dirgli che i miei amici avevano detto "Frank Iero non ha una buona reputazione".
Scrollò le spalle e prese una cassa stereo, premendo un paio di tasti per accenderla.
«Devo chiederti il permesso per ascoltare la musica oppure ti metti a fare il vecchio rompipalle?»
«Oh no, fai pure», sorrisi divertito al "vecchio rompipalle" e feci un cenno di consenso con la mano.
«Bene... rock» mormorò, come per avvisarmi, ma era come se non volesse farmelo sentire.
Non avevo un genere preferito e non ascoltavo nenmeno molta musica, ma quando mi capitava sceglievo i brani che rispecchiavano il mio umore e.. beh, finivo sempre su quei generi poco calmi. Risi silenziosamente, ma lui se ne accorse.
«Cos'hai da ridere?» mi chiese sollevando un sopracciglio mentre faceva partire la musica, poi lasciò il piccolo stereo sul comodino accanto al suo letto.
«Nulla, pensavo soltanto»
«Questo l'avevo capito» scosse la testa infastidito.
Non eravamo così diversi dai, entrambi nevrotici e poco amichevoli alle prime impressioni.
Con questo non volevo dire che lui sarebbe stato antipatico solo il primo giorno, solo volevo pensare positivo, ma finché non gli avessi dato motivo di essere nervoso... potevamo convivere.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora