11. Dog Days are Over

244 22 4
                                    

I miei occhi erano rossi, li sentivo gonfi, e svuotati da qualsiasi emozione. Esattamente come il resto di me: ero tornato apatico.
Mi stavo sentendo proprio come anni fa, quando iniziai a bere per via di Robert, per via della situazione di mio padre. Mio padre si ammalò e dissero che non c'era nulla che potevano fare, che potevamo solo stargli accanto fino alla fine. Quella fine era segnata, ed era troppo vicina perché io potessi abituarmi.
Tenevo a mio padre, ci tenevo davvero molto. Non ero il figlio perfetto, non ero quello affettuoso, e sapevo benissimo che preferiva Michael a me, ma non ne ero geloso nè tantomeno arrabbiato. Semplicemente Mikey è sempre stato un bravo ragazzo, davvero un esempio, a differenza mia. È molto più emotivo di me, però non si fa prendere in giro, io stimo mio fratello e la cosa è reciproca, non credo di poter pensare a un rapporto migliore di quello che abbiamo.
Comunque sia, immaginavo il mio aspetto senza vedermi allo specchio, lo immaginavo già da come mi sentivo: una merda. Mi avvicinai al letto e mi ci buttai sopra. Un tonfo ed ero sdraiato a pancia in su. Sospirai. Guardavo il soffitto bianco e cercavo di non pensare a nulla, volevo soltanto calmarmi, buttare fuori tutta quella rabbia. Però una parte di me voleva ancora sfogarsi, doveva farlo.
«Gerard? Come... come stai?»
Il mio sguardo saettò contro quello di Frank, cercando direttamente un conflitto, quasi senza che io me ne accorgessi. Lui se ne accorse, perché abbassò lo sguardo, ma poco dopo tornò a guardarmi e mi fissò, con un'espressione che non riuscivo a decifrare. Forse era arrabbiato.
«Mi sto intromettendo? Se è così dillo, ma non voglio litigare. Mi... dispiace di averti offeso o robe del genere dicendo quello che ho detto ieri sera.»
«Sì.»
«Cosa?»
«Ti stai intromettendo. Non parlarmi, Iero, lasciami in pace. Da quando ci sei tu la mia vita va di male in peggio.» Mi voltai e feci spofondare la faccia nel cuscino, che presi a stringere con entrambe le mani. Non vidi l'espressione di Iero, ma forse ero stato troppo brusco. Non avevo detto che la colpa non era sua, poco prima di entrare in stanza?
«Stavi piangendo? E quel sangue? È stato Robert?».
Alzai la testa dal cuscino quando fece il nome di Robert, voltandomi verso di lui per guardarlo.
«Che ne sai tu, di tutto questo? Come ci hai parlato?». E quale sangue, pensai, prima di concentrarmi sul lieve dolore del labbro spaccato. Me lo toccai, mettendomi a sedere.
Frank si avvicinò a me, mettendosi appoggiato al comodino accanto al mio letto. Io lo guardai, aspettando.
«Niente di che. Cercava qualcuno a cui sputtanarti, così mi sono offerto, giusto per sapere qualcosa su di te. Ma devo dire che è proprio uno stronzo, e stavo per dirtelo quella volta, ma te ne sei andato.»
I miei occhi si allargarono. Voleva sapere qualcosa su di me? Ma a quale scopo?
«Quella volta che... oh, dio, quella volta che ti ho beccato sul punto di farti quel tizio.»
Lo vidi arrossire impercettibilmente, io però ero ancora confuso, non ricordavo benissimo della serata e ci ero rimasto male, visto che ancora volevo capire cosa stesse facendo Iero. Se era cosciente o meno.
«Non me lo stavo per fare.»
«Sì, sì, comunque. Che vuoi dire con "sapere qualcosa su di me?"».
«Che c'è da capire?».
«Beh...».
Lo vidi mordersi il labbro per trattenere un sorriso, cosa che mostrò ugualmente, e io rimasi a guardarlo. Era tutto strano, quel ragazzo.
«Sei gay, Frank?».
«E-eh?».
«Oppure eri talmente ubriaco da pensare che quello fosse una ragazza?».
Sentii Iero sussurrare un "Oh Cristo" prima di rispondermi. L'aveva detto per disperazione forse, eppure sembrava sollievo quello nella sua voce, non l'avevo mica capito.
«No, lo sapevo che era un maschio.» Rise mettendosi una mano in faccia, io sorrisi alla sua reazione, stendendomi nuovamente di schiena.
Rabbrividii improvvisamente per via degli spifferi d'aria che entravano dalla finestra, così mi coprii con il lenzuolo fino al petto e mi arricciai su me stesso.
«Incomincia a far freddo.»
«Vero...», Confermò Iero, ispezionando me o il mio letto. «Vuoi un'altra coperta? Io ne ho tre, perché l'ho rubata anche al letto di sopra». Ridacchiò, cosa che feci anche io.
«No... tranquillo». Lo guardai per un momento negli occhi e abbozzai un sorriso, ringraziandolo silenziosamente. Per una volta, credo, aveva avuto un pensiero gentile nei miei confronti. Lui annuì senza insistere.

***

Sentii bussare alla porta della stanza. Frank stava dormendo nel suo letto, così mi alzai io e andai ad aprire, sistemandomi i capelli con una mano.
«Sì?». Chiesi spontaneamente, sbadigliando, prima di alzare lo sguardo sul tizio che era venuto a disturbare di prima mattina.
«Non è che mi fai entrare?». Chiese mio fratello ridendo, io allora sorrisi e lo abbracciai, stringendomelo forte.
«Miks!»
«Ehi, ho già fame. Non ho mangiato un cazzo». Entrò nella mia- nella stanza che condivido con Frank Iero, e si guardò intorno.
«Allora, dov'è quel ragazzo di cui mi hai parlato?».
Frank si era svegliato, aveva i piedi giù dal letto e ci stava guardando confuso, grattandosi i capelli dietro la testa.
«Chi, io?».
Risi leggermente, poi annuii e mi avvicinai solo un po' a lui.
«Lui è il nostro compagno di stanza, Frank.»
«Che? Cosa scusa?».
«Ciao, sono Michael. Allora Gee, il letto sopra è mio?». Mi chiese mio fratello dando le spalle a Frank, indicando il letto a castello che avremmo condiviso.
Io annuii con un sorriso. Guardai per un momento Frank con la coda dell'occhio, lo vedevo, era irritato, probabilemente per mio fratello che "andava di fretta".
«Sistemati pure, io vado a prendere un caffè.» Mi voltai verso Frank, «Tu... vuoi?».
«No, grazie.» Rispose lui freddo, anzi, gelido, e si alzò per andarsene in bagno. D'accordo, beh, è Frank Iero.
Guardai mio fratello, che aveva visto la scena e lo notai dalla sua espressione accigliata.
«Che problemi ha?».
«Oh, nessuno...» Accennai una risata e feci un cenno di testa verso la porta. «Vado a prendere il caffè allora.» Mi guardai allo specchio giusto per rimettere i miei capelli al loro posto e dopo uscii.
Non appena tornai, vidi una scena strana.
Michael stava fissando Frank, e Frank stava fissando mio fratello. Frank seduto sul suo letto, Mikey sul mio.
Mi schiarii la gola, avvicinandomi a Miks per dagli il suo caffè. Tenendo le spalle rivolte verso Iero, domandai con lo sguardo a mio fratello cosa stesse succedendo. Lui mi sorrise, dopo mi invitò a sedermi accanto a lui.
Mi sedetti e feci un sorso del mio caffè prima di lasciarlo sul comodino, mettendomi poi a gambe incrociate sul letto.
«Ma tu...». Assottigliai gli occhi, ricordandomi qualcosa. «Non dovevi arrivare tra tre giorni?!»
«Sì- -rispose Mikey, ridendo- però niente, sono tornato prima. Dovresti essere felice.» Disse, mettendo il broncio. Io ridacchiai, tornando serio subito dopo.
«Dobbiamo fare qualcosa per compensare quello che non abbiamo fatto a settembre.»
«Tipo... vuoi recuperare il tempo perduto con me? Ohh-»
Gli spiaccicai una mano in fronte, facendo una specie di ghigno irritato.
«Il tuo compleanno, idiota.»
Lui ridacchiò. L'aveva capito, ma doveva farmi perdere la testa già da quest'ora del mattino. A proposito...
«Che ore sono?- »
«Le otto e mezzo.» Rispose Frank, più irritato di prima, solo che sembrava essersi calmato.
«Cazzo. Mikey, non potevi venire prima?».
«Devi dirmi grazie. Muovi il culo e mostrami questa fantastica scuola.» Mi ordinò ironico mio fratello. Dio santo, mi era mancato così tanto, e sentivo che le cose d'ora in poi sarebbero andate per il meglio. Con lui mi sarei divertito di più, avremmo studiato insieme o cose del genere, anche se Mikey è due anni più piccolo di me. Ma a chi importava.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora