28. Perfect - Frank's

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Mi svegliai nel letto di Gerard quella mattina, ed era così fottutamente perfetto. Tutto, intendo.
Soprattutto aprire gli occhi e vedere quel viso angelico e diabolico.
Davvero mi ero innamorato di quel ragazzo, davvero avevo fatto tutte quelle cazzate per lui, davvero mi aveva chiesto di essere il suo ragazzo e davvero siamo stati a letto insieme.
Wow.
Ero così confuso, però sorridevo.
Sapevo che davanti a Gerard non sorridevo mai in quel modo, e quasi mi sentii in colpa. Però non smisi di sorridere. Non potevo, mentre lo guardavo.
Il suo naso all'altezza del mio mento e il respiro che mi solleticava il collo. Penso stesse dormendo nell'esatta posizione nella quale si era addormentato.
Con la massima lentezza, portai una mano fra quei capelli lunghi, disordinati e rovinati; quei capelli che erano da lui, e che su di lui erano perfetti. Presi ad accarezzarglieli sempre con più delicatezza, e quasi subito lo sentii sospirare, rilassato dal mio tocco.
Nella mia intera vita non ero mai stato così dolce, e giuro, non avevo nemmeno mai fatto un complimento a qualcuno nella mia testa - figuriamoci se sarebbe uscito dalla mia bocca.
Invece mi veniva spontaneo pensare che Gerard era bello, tanto bello, e che non capivo cosa ci trovasse in uno come me. Già, pensavo proprio così, nonostante il mio carattere dimostrava cazzutaggine e menefreghismo.
Abbassai lentamente la testa all'altezza del suo viso e mi avvicinai piano, guardando i suoi occhi chiusi. Spostai quel ciuffetto di capelli che gli ricadeva sul viso, e lo baciai piano sulla fronte. Molto piano, in modo che non se ne accorgesse.
Ecco, ero così.
Mi piaceva tanto stare con lui, fare quelle cose, eppure non glielo avrei mai detto così esplicitamente.
Ero troppo... così. Come dire, non so, forse era una specie di difesa personale, quella di non mostrare certe cose.
Però non era giusto comportarsi così nei suoi confronti, visto che lui me lo era venuto a dire, che gli piacevo, che voleva stare con me.
Era imbarazzante quella cosa del "diventa il mio ragazzo", ma sentirmelo chiedere è stato una cosa fantastica. Una cosa unica. Una cosa che sarebbe uscita dalla bocca di Gerard solo per quella volta - anche perché gli avrei risposto sì.
E così feci, infatti.
Però lo vedevo, che entrambi non sapevamo come comportarci, e questo non faceva che rendere le cose ancora più belle. Nel senso, vederlo arrossire, sentire le vibrazioni che provenivano dal suo petto, mentre il suo cuore accelerava.
E forse lui non lo notava, ma anche a me succedevano quelle cose. Quelle cose strane, fastidiose, come le definivo dopo essermi preso una cotta per lui nonostante stessimo sempre a battibeccare. In realtà non sempre, però uno dei due alla fine faceva la cazzata, e si ritornava al punto di partenza.
Conoscerci è stato un dramma, in pratica.
Ma ne è valsa la pena. Oh, sicuro.
Dopo minuti interminabili ero quasi deciso ad alzarmi, magari per andare a prendere la colazione. Però qualcosa mi fece direttamente scattare seduto.
La chiave girò nella serratura, e due secondi dopo Mikey, il fratello minore di Gee, era in stanza e mi stava guardando. Il suo sguardo era tipo "che cazzo fa questo", "non è che mi ha ucciso il fratello" con la bocca mezza aperta e gli occhi pure.
«Ehm... buongiorno... e Gerard?» Mi indicò il letto del fratello con lo sguardo, e io mi ricordai appunto di essere sul letto di Gerard, non nel mio.
Diedi un'occhiata al mio letto, era immacolato. Ops...
«È qua» Risposi indicando dietro di me con il pollice, in modo indifferente. Forse per non sembrare troppo sgamabile. Ma, beh...
Mikey sgranò gli occhi, come se non gli fosse venuto in mente che avessimo potuto dormire insieme – dopo aver fatto altro...
«Perché sei sul letto di mio fratello?» Chiese, allarmato.
Io mi misi a ridere, «Calmati, Mikey.»
Lui fece per dire qualcosa, ma un piagnucolio di Gerard riempì la stanza.
«La smettete di fare baccano voi due? Lasciatemi dormire in pace.» E detto questo, mi spinse con le ginocchia facendomi finire di culo a terra.
Nonostante quella dolorosa botta, mi misi a ridere di nuovo.
«Grazie Gerard, 'giorno anche a te.»
Quel coso pallido sembrò essersi accorto di quello che aveva fatto, e poco dopo me lo ritrovai affacciato dal letto, il suo viso appena sopra il mio. Sorrisi, divertito.
«Scusa-» Disse, ricambiando il mio sorriso in modo imbarazzato, dopo inclinò leggermente la testa verso l'altro e incontrò lo sguardo di Mikey.
Dio, Michael era ancora là impalato e la mano ancora attaccata alla maniglia della porta, letteralmente.
«Mi-Mikey» Gerard fece un sorriso smagliante al suo fratellino, mentre all'interno di questo la prima e seconda guerra mondiale si stavano scontrando formando la terza.
«Ciao.» Riuscì a pronunciare Mikey, robotico, e super imbarazzato, attraversando finalmente la stanza ma senza alcuna intenzione di avvicinarsi al letto a castello.
Forse aveva capito tutto, ops di nuovo... ridacchiai sotto i baffi e Gerard mi lanciò un'occhiata, preoccupato.
Io feci spallucce e una smorfia di indifferenza, sapendo che non avrebbe reagito male.
Non conoscevo chissà quanto Mikey, però era un pezzo di pane e questo si vedeva a un miglio di distanza.
Il viso di Gerard allora sembrò rilassarsi.
«Vado a prenderla io la colazione, oggi» Dissi, facendo un sorrisino complice a Gerard. Avrei lasciato loro il tempo per parlare, quando invece la mano di Gee raggiunse il mio braccio e spalancando gli occhi mimò un no continuo con le labbra.
Trattenni una risata. Che carino che era, aveva paura di confrontarsi con il fratello per quello.
Però era meglio se l'avessero fatto, quindi gli feci l'occhiolino e me ne andai.
Non doveva nascondere le cose al fratello, se la nostra doveva essere una cosa seria. Giusto?
Ovviamente non doveva dirgli che quella notte avevamo scopato. Soltanto fargli capire che c'era qualcosa tra noi.
Se Gerard si sentiva pronto, ovvio.
Non gli avrei messo fretta per alcun motivo.
Io ero solo più diretto di lui e a me le cose sarebbero risultate più facili.
Uscito dalla stanza, dunque, camminai lentamente fino alla mensa per prendere la colazione.
«Ehi Frank, te la cavi con il coniglietto di Way?»
Sollevai le sopracciglia a quel nomignolo, «Coniglietto?»
«Sì, beh, si vede che è frocio. Non credi?» Mi chiese Jacob, credendo di essere simpatico. Ma beh non lo era.
«Se è per questo, ti sei visto?» Chiesi, indicando la sciarpetta che teneva avvolta al collo. «Stringila di più, magari inizia a donarti.» Gli feci l'occhiolino.
Lui se la rise.
Ero sempre così con loro, perciò sembrava normale e non la prese come un'offesa.
In un certo senso era meglio.
Io, beh, non avevo chissà questi grandi amici a cui raccontare le mie storie, poi sapendo quanto erano chiacchieroni. Non avrei mai sparato merda su Gerard.
Quello che stava accadendo tra noi doveva rimanere tra noi finché uno dei due non si sarebbe sentito pronto a dirlo a qualcuno a cui importava. Di me o di lui.
O di entrambi, chissà.
Troy forse era quello che teneva veramente a me. Mi stava sempre dietro, senza che io chiedessi nulla, dall'inizio.
E non ero uno a cui lui poteva attaccarsi per interessi personali, quindi semplicemente mi stava accanto e basta. E io l'ho sempre trattato così, come faccio con tutti gli altri.
Però non potevo farci nulla, se appena iniziavo a mostrare fiducia gli altri mi mettevano i piedi in testa.
Quindi imparai a fare così, e le persone che non se lo meritavano dovevano sopportarlo.
Come Troy, e come Gerard.
Se fossi stato gentile e disponibile verso Gerard sin dall'inizio, saremmo andati subito d'accordo visto i nostri modi di fare che pur essendo molto simili, beh, ho appurato che possono completarsi in qualche modo.
Però, comunque sia, non si guarda mai indietro. E poi, non vorrei mai cambiare quello che è stato, era tutto perfetto nel modo in cui si era svolto.
Perchè nonostante tutto, si era svolto.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora