23. Another Place Another Time

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L'inverno era ormai finito, e io avevo la libertà di girare per la mia stanza con la finestra aperta e una semplice maglia a maniche lunghe.
Eravamo alla metà di marzo.
Quei quattro mesi passarono come una folata d'aria.
Ci pensavo stando in disparte dal mio gruppo -il gruppo in cui ero stato messo durante la gita naturalistica, nella point lobos della California. Lo chiamano il "paradiso degli animali marini".
Durante tutti i miei anni scolastici avrò partecipato soltanto a un paio di escursioni. Non mi sprecavo mai di pagare per una gita che trovavo noiosa, soprattutto perché i posti erano sempre gli stessi e io li avevo probabilmente già visti.
Però le gite nella natura mi attiravano di più, perciò decisi di andarci.
Per non dire che non avrei potuto fare altrimenti, visto che i miei amici mi minacciavano di mandarmici a calci in culo.
E poi scoprii di non essere nemmeno nel loro gruppo.
In realtà non sapevo nemmeno con chi mi avessero messo, avevo riconosciuto solo un paio di facce femminili.
Mentre facevano l'appello io stavo usando il telefono e nemmeno sentii il mio cognome. Dopo, quando tutti iniziarono a camminare, seguii il gregge.
Il viaggio in pullman l'avevo passato accanto a Ray, sentendo però la musica. Ray aveva cercato più volte di attirare la mia attenzione, ma poi ci rinunciò e iniziò a parlare con mio fratello che era seduto ai posti davanti a noi.
Mentre camminavo quindi - dietro di tutti per poter fare meglio i fatti miei, - stavo usando il telefono, e tutto d'un tratto una persona mi affiancò.
Voltai la testa di lato, e notai Iero che con un cenno della testa mi aveva salutato.
«Ehi» Lo salutai io, rallentando un po' il passo dato che quelli davanti erano lenti e prima o poi avrei sbattuto contro di loro.
«Non ti avevo notato»
«Nemmeno io...» Ridacchiai grattandomi delicatamente la nuca con le dita, e lui mi sorrise appena.
«Come mai sei venuto?»
«Huh?»
«Intendo, come mai hai partecipato a questa gita.»
«Oh... beh, non so, questi giorni sono diventati pallosi. Ho pensato che prendere un po' d'aria pulita non mi avrebbe fatto male» Disse, ridacchiando, e io feci lo stesso.
«Anch'io.»
In quei mesi passati non avevo fatto chissà quali discorsi con Frank, e lui era un po' distaccato, o semplicemente non riusciva a trovare un momento per parlarmi.
Non l'aveva fatto perché mi vedeva con il mio gruppo, penso. Però non capivo cosa lo bloccasse.
Parlavamo, ogni tanto, del più e del meno, ma Frank non si prese più la briga di toccarmi nel modo in cui aveva fatto. Pensandoci, il mio viso si colorava di quel rosso fastidioso per una pelle chiara. Però non avevo avuto modo di farci troppi pensieri, così mi ci persi in quel momento, proprio accanto a Frank.
La mia mente voleva arrivare a pensare ad un punto preciso, che avevo evitato per molto.
Perché Frank non mi ha più baciato?
Ecco, lo pensai. Accontentai la mia mente, peccato che non fu soddisfatta, non avendo la risposta.
Così lo guardai di sfuggita, mentre il suo viso era rivolto verso quel paesaggio, quel paesaggio così bello di cui non mi ero accorto prima.
Pensando non avevo fatto caso a quanti passi avevamo già fatto, e capii che probabilmente eravamo vicini a quel posto dov'eravamo diretti.
Meraviglia. Riuscii a pensare una volta davanti a quell'estesa riserva naturale. Eravamo soltanto agli inizi, tra le rocce, ma riuscivo a vedere l'acqua che si estendeva come un grande lago. Pura acqua marina, che luccicava al sole non troppo forte di quella giornata.
La guida disse qualcosa, che io non riuscii a sentire, essendo dietro di tutti insieme a Iero.
«Wow»
«Figo, eh?» Disse Frank interrompendo la vista di quel paesaggio per guardare me.
«Già» Ricambiai il suo sguardo e, ridacchiando, annuii.
Riprendemmo a camminare, tra quei sentieri che ci avrebbero portato davanti a quelle acque.
Il sentiero che percorremmo era roccioso - faceva quasi male ai piedi che dovetti camminare sui talloni in certi punti - e pensai che se le guide avevano scelto quel percorso, non volevo immaginare gli altri com'erano.
Dieci minuti dopo eravamo davanti a quella distesa d'acqua, e la guida iniziò a parlare.
«Questa è la Headland Cove Viewpoint. Potete avvicinarvi quanto volete, ma io vi consiglierei di rimanere sulla baia, sapete, si aggirano lontre e leoni marini.»
«E-eh?»
Mi voltai e vidi Iero con un sopracciglio alzato e l'espressione preoccupata, così scoppiai a ridere.
«Non sono leoni, Frank»
Lui borbottò qualcosa.
«E poi credi che li avrebbero lasciati liberi?» Domandai retoricamente, dopo mi girai appena in tempo per vedere uno degli animali di cui stavamo parlando uscire dall'acqua.
«Ow, che carino» Dissi, ridacchiando. «Non è vero?»
«No. Sono delle foche!»
«Che hai contro le foche? Sono carine anche loro.»
«Bleah»
Risi al comportamento di Iero e dopo scossi la testa. Presi il telefono dalla tasca della mia giacca e fotografai il paesaggio e quella "foca", come la chiamava Frank.
All'improvviso lui si protese in avanti, rovinandomi uno scatto. Però la foto venne bene comunque, e anche il suo viso dunque.
«A-ah!» Gli mostrai la foto a distanza, per non farmi rubare il telefono «Adesso ho una tua foto. Posso ricattarti.»
«Ma va', sono bellissimo, postala dove vuoi.»
«Sentilo!» Esclamai alla sua sfacciataggine, e Frank ghingò.
«Vieni qua» Dissi, facendogli un cenno con la mano. Mi guardò interrogativo, così io lo afferrai dalla spalla e, dando le mie spalle al paesaggio, feci un selfie con Iero.
Ridacchiai alla sua faccia confusa, quando avevo ormai scattato la foto, dopo la guardai dalla galleria e, smettendo di ridere tenni il sorriso, notando quanto fossimo venuti bene. Quanto lui fosse bello.
«Fammi vedere come sono venuto» Disse lui sporgendosi verso di me, ma io allontanai il telefono.
«No» Nascosi un sorriso divertito, nel vedere che insisteva e così io alzai il braccio in alto. «Adesso come lo prendi?» Ghignai in modo malefico, lui mi guardò malissimo.
«Stronzo.» Cercò di farmi il solletico ma io riuscii a resistere comunque, solo che indietreggiai e traballai per via di in sasso sotto i piedi. Frank ne approfittò per darsi uno slancio e saltare per prendere il telefono, solo che finii sopra di me. Io, già in bilico, caddi rovinosamente sul terreno.
Feci un lamento per il dolore; mi sentivo la schiena rotta visto che ero caduto sopra i sassi. Per colpa di Frank.
Frank, da sdraiato comodamente sul mio petto, si sollevò mettendosi a cavalcioni.
«Oh cazzo, Gerard stai bene?» Mi chiese, scuotendomi una spalla. Io risposi con un sì incerto, e mi massaggiai la testa, dopodiché strisciai un po' indietro per sollevare il busto.
«Merda... mi dispiace»
«Non preoccuparti» Dissi, facendo poi un grande respiro liberatorio. Appena guardai avanti a me, vidi Iero, che ancora mi guardava preoccupato. Il suo viso vicinissimo al mio, così mi venne spontaneo parlare sottovoce.
«Grazie.» Dissi, ironico. Frank accennò una risata imbarazzata, e si alzò per poi darmi una mano.
Per un momento pensai di farlo cadere accanto a me, ma gli avrei fatto male sul serio, quindi accettai il suo aiuto e mi alzai.
«I miei fottuti pantaloni.» Tirai il tessuto dei jeans per vedere com'erano ridotti da dietro, e vidi tutto quel terreno. Da essere neri, erano diventati marroni. Tutto il di dietro.
«Ehm, ops»
«Me la pagherai» Mi voltai a guardare dov'era il gruppo, e lo notai lontano. «Ma qui se muori se ne accorgono?»
«No.» Rispose Iero prima di afferrarmi il braccio e camminare dal lato opposto alla guida e i nostri compagni.
«Pensi quello che penso io?» Chiesi, anche se Frank stava facendo già di testa sua ed era ovvio che voleva svignarsela. Lui annuii e basta, facendo un sorrisetto.
«Fammi avvicinare all'acqua, così mi pulisco» Feci un'espressione disgustata, pensando al fatto che mi sarei tenuto i pantaloni umidi per tutta la durata dell'escursione.
«Okay»
Non appena ci avvicinammo, mi piegai per pulire alla bell'e meglio i miei jeans. Dopodiché, mi venne in mente una cosa.
Mi affacciai sopra l'acqua, fingendo di aver visto qualcosa, e subito dopo mi allontanai il più veloce possibile.
«Frank, un leone marino!»
Vidi Frank correre allo stesso modo in cui facevo io, solo che mi fermai quasi subito. Mi piegai sulle ginocchia mettendomi a ridere, Frank continuava a correre e solo dopo un po' smise, guardandosi indietro.
«Ciaao!» Gridai, per farmi sentire. Non vedevo l'espressione di Frank, ma scommettevo che era incazzato.
«Così impari» Sussurrai tra me e me, aspettando il ritorno di Iero. Ridacchiai tutto il tempo, godendomi quella lieve vendetta.
Ritornò con il fiatone, e io lo presi per il culo.
«Vai a fanculo Way, sei un'idiota» Mi disse, notai però che non era così arrabbiato come pensavo. Peccato.
«Ti fanno davvero così paura i leoni marini?»
«No ma... se me li vedo spuntare così, sì!»
«Ma se ti stavi preoccupando già solo sentendone il nome»
«Aah, taci»
«Ti piacerebbe.» Dissi io, tenendo un ghigno divertito. Iero mi lanciò uno sguardo di sfida al quale io risposi volentieri.
«Ti faccio stare zitto io adesso»
«Ah sì, e come?» Chiesi, beffardo.
A quel punto Frank si lanciò contro di me, questa volta senza farmi cadere, e tenendosi con le mani alla mia giacca mi guardò fisso negli occhi. Io sostenni il suo sguardo, mentre il mio stomaco improvvisamente iniziò ad attorcigliarsi. Non essendo pronto a una reazione così, schiusi le labbra per respirare più velocemente.
Frank diminuì la forza con cui teneva la mia giacca nei suoi pugni e, lentamente, fece combaciare le nostre labbra. Chiusi subito gli occhi, e lui iniziò a baciarmi con la stessa lentezza - quasi mi sembrò dolce. Lo baciai allo stesso modo, e le nostre bocche si muovevano in simultaneità.
Solo quando riprovai quelle emozioni, mi accorsi di quanto avrei voluto sentire le labbra di Frank su quelle mie durante quei pochi mesi in cui lui non avevamo avuto alcun contatto.
Sollevai le braccia e portai entrambe le mie mani sul viso di Frank, spingendolo verso il mio per approfondire meglio quel bacio, di cui entrambi sentivamo il bisogno.
Sentii Frank irrigidirsi al mio tocco, ma questo non lo fermò e anzi le sue mani lasciarono la mia giacca e finirono ad appoggiarsi al mio petto, strisciando fino ai fianchi.
Dopo quel lasso di tempo, durato più o meno un paio di minuti - quando in realtà a me sembrarono pochi secondi - ci allontanammo per riprendere fiato.
Quando il mio cuore smise di battere con forza, mi riavvicinai a Frank abbastanza da sentire di nuovo il suo respiro finire sulla mia pelle.
«Frank...»
Ero deciso a dirglielo. Volevo dirglielo, non avevo intenzione di perderlo di vista ancora una volta, i miei sentimenti non l'avrebbero permesso. Sentivo che dovevo togliermi quel peso, che dovevo sapere se lui ricambiava, se provava tutte quelle cose che provavo io per lui.
Però lui scosse la testa, allora capii. Capii che mi ero illuso.
«No, non dire niente»
Deglutii. Feci due passi indietro. Lo guardai mentre lui teneva la testa rivolta verso sinistra, e guardava le piccole onde del mare infrangersi sulla costa rocciosa.
«Non devo dire niente. È cosi, quindi?» Chiesi, amareggiato - per il suo comportamento, non per non essere corrisposto, perchè infondo me lo aspettavo che stesse solo passando il tempo.
«Sì, perché io... non voglio sentirmi dire quello che hai da dirmi. Lo capisco già.»
«Ma che cosa capisci tu, di quello che provo io?» Dissi, e la mia voce si spezzò durante le ultime parole. Così mi morsi il labbro. Patetico, pensai. Dannatamente ridicolo. A sembrare un ragazzino che non riesce a tenersi i sentimenti davanti qualcuno a cui non frega niente.
«Qu-quello che... provi?»
Ricambiai lo sguardo di Frank, e notai la sua espressione sorpresa seppur accigliato.
Io lo guardai interrogativo.
«Cosa provi, nei miei confronti?»
Quella domanda mi fece sussultare.
Ero confuso, ma non volevo pensare ad altro che a quella domanda. Dimenticai per un momento di come si era comportato prima; forse avevo capito male qualcosa.
«Io... Tu, Frank,» Alzai lo sguardo verso di lui, puntandolo nei suoi occhi, «Tu mi piaci» Dissi, serrando la mascella. Non avevo idea di che reazione avrebbe avuto. Magari si sarebbe messo a ridermi in faccia.
Mi aspettavo tutto, tranne quello che invece fece.
Si avvicinò a me, guardandomi con un'espressione che mi faceva sentire ancora più confuso. Sembrava come dispiaciuto.
«Provi qualcosa per me?» Mi chiese di nuovo, avvicinando un po' esitante una mano al mio viso.
Io annuii lentamente, osservando i movimenti delle sue dita, che finirono a toccarmi il labbro inferiore. Dopo Frank alzò lo sguardo e mi guardò di nuovo negli occhi, così notai che era rosso in viso, e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non pensavo.» Sembrò volesse dire altro, ma si bloccò lì, e così io mi accigliai leggermente.
«Come?»
«Non lo so, io... non pensavo fosse possibile. Cioè, sembravi odiarmi fino a due secondi fa»
«Perché, non puoi piacermi anche se ti odio?» Mi misi a ridere, sdrammatizzando la situazione, lui abbassò leggermente il capo e rise un po' in imbarazzo.
Infondo avevo appena confermato per la, credo terza volta in cinque minuti, che mi piaceva.
Sospirai, sollevato. Mi ero tolto quel peso dal cuore. Glielo avevo detto, ma il problema era che, beh, non avevo ancora capito se io gli piacevo o no.
«Ehm... Frank?»
Lui alzò la testa, guardandomi interrogativo.
«Ma io ti piaccio?» Chiesi diretto, corrugando la fronte, e lui sembrò volesse ridere.
«Sì. Mi piaci»

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora