«Gee! Dove sei stato?» Mi chiese mio fratello, vedendomi gironzolare attorno alla struttura dell'università senza una meta. In realtà stavo cercando di rientrare, ma non volevo togliermi le cuffie, interrompere una canzone così bella, e tornare a guardare le facce troppo scontente o troppo sfacciate di quelli che frequentavano questa facoltà.
Dopo una manciata di secondi tolsi solo una cuffietta, scuotendo il capo come a chiedere di ripetere. In realtà gli avevo letto le labbra, ma erano passati decisamente troppi secondi e... Mikey ripeté la domanda.
«In giro»
«Lo vedo. In giro senza fare nulla, con nessuno?» Marcò l'ultima parola con fare interessato, sporgendosi verso di me. Io accennai una risata.
Era proprio tornato mio fratello. L'unico che si impicciava nei fatti miei.
A volte la cosa mi dava fastidio, a volte mi sentivo importante. Adesso semplicemente mi mancava tutto di lui, i suoi modi di fare, perfetti o imperfetti che erano.
Diciamo che mio fratello se doveva lasciare una cosa a metà, non la iniziava proprio.
È un tipo molto deciso, come me sa quello che vuole; a volte mi sembra persino una specie di chiromante, perché cose che lui pensa o dice a volte accadono, e spesso sono previsioni spiacevoli.
«Se vuoi chiedermi di Frank, non so neanch'io cosa volesse.» E beh, in un certo senso non lo sapevo realmente.
«Ah... sì, non lo sai» Disse mio fratello socchiudendo gli occhi e alzando il mento, atteggiamento da uno che non ha creduto a nulla di quello che hai appena detto. «Non hai idea del perché Frank ti abbia trascinato fin qui?»
«Ehi, ehi. Calma. Sono tuo fratello maggiore, non puoi fare il poliziotto con me.» Dissi, indignato dalla presunzione di mio fratello. In fondo entrambi scherzavamo, ma io non sapevo cosa rispondergli, e non sapevo come spiegare quello che provavo per Frank Iero.
Non ero pronto, a dirlo. È una cosa mia, pensai.
«Scusa scusa. Ci ho preso la mano» Ammise mio fratello ridacchiando.
Io sorrisi e gli picchiettai la guancia con l'indice.
«Che devi fare? Torni dentro?»
«Uhm no. Ray mi ha chiesto di uscire, Bob ha da fare. Tu vuoi venire?»
«Naah, vai. Non ho minimamente voglia di uscire ora.»
«Bravo, vai da Iero» Disse mio fratello, allontanandosi, troppo veloce perchè io potessi picchiarlo in quel momento.
Piccolo stronzetto.
Risi, mettendomi una mano in faccia.
Per un piccolo, solo ed unico momento mi passò per la testa di andare a cercare Iero. Ma ovviamente non lo feci.
Però tornai in stanza; fuori faceva freddo.
Mi ricordai, controllando l'agenda che usavo per prendere appunti -e scarabocchiare, più che altro- che eravamo verso la fine di ottobre, e questo stava a significare...«Ad Halloween facciamo qualcosa di figo!» Esclamò mio fratello quasi mettendosi a saltellare per la stanza. Io annuii.
Era una delle poche "feste" che mi piacevano realmente. Nessuno da tempo ci dava più le caramelle, ma i bambini si spaventavano con uno schioccare di dita, quindi era bello ugualmente.
Di solito non mi travesto ad Halloween, faccio solo uscire la parte più oscura di me. Total black, si direbbe. Io dico Gotico. Punk. Quelle sono probabilmente le parole più belle da pronunciare.
Mikey invece ama fare cosplay, di qualsiasi tipo. È in fissa con una nuova serie tv? Vada per il personaggio preferito.
E a me piace, si diverte. Cambia sempre, perchè no. Quella volta mi venne in mente un'idea.
«Che ne dici se, a tua conoscenza, facessimo il cosplay di una coppia di... che so, agenti, quelli fighi. Robe del genere.» Io risi, mentre a mio fratello si illuminarono gli occhi. Quasi non ci credeva, e lo capii dal modo in cui spalancò la bocca; sembrava super contento.
«Cazzo sì!! Ci sta, davvero. Controllo subito» Prese il telefono e iniziò a smanettarlo. Probabilmente stava già mettendo in atto la sua ricerca.
Ero felice della sua reazione, non pensavo che gli avrebbe fatto così piacere. Anche perché è stata una cosa non progettata.
Quasi un quarto d'ora dopo mio fratello, tutto deciso, mi mostrò qualcosa. Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco, visto che mi aveva praticamente messo il telefono davanti agli occhi. Erano personaggi di un manga. Due agenti, come avevo proposto io. Erano impeccabili, come tutti i personaggi di anime e manga giapponesi.
Ridacchiai e annuii: «D'accordo, agente Way al servizio» Unii due dita e le appoggiai alla fronte, per poi fare il saluto militare.
Mio fratello rise dolcemente e fece lo stesso, per poi allontanarsi in modo robotico e andarsi a sedere sul mio letto.
«Agente Way, il suo letto è posto al di sopra del mio. Le chiedo di alzare quelle chiappe mosce e raggiungerlo entro due secondi, o le spezzo le ossa.»
Mio fratello si buttò letteralmente giù dal letto, ranicchiandosi come se qualcuno avesse appena buttato una bomba al suolo. Un po' stranito lo raggiunsi, intento a fargli il solletico, ma lui pronto mi scalciò con i piedi e io risi.
«Mikey.»
«Cosa?» Mio fratello si fermò e mi guardò, interrompendo la sua risata. Probabilmente ero sembrato troppo serio. Non ci diedi peso e sorrisi.
«Mi sei mancato»
«Ma non ci vediamo da pochi mesi!»
«Sta' zitto carogna» Dissi imitando la voce dura, ritornando a fare la parte dell'agente non moderno, e lui riprese a scalciarmi quando io iniziai a fargli il solletico.
Alla fine rimanemmo sul pavimento, Mikey sdraiato con la testa sulle mie ginocchia a messaggiare con qualcuno, io che leggevo il mio fumetto. Passare tutta la serata con lui mi fece un piacere immenso, nella tranquillità del silenzio dopo il casino che avevamo fatto, dopo che mio fratello mi aveva abbracciato. Sembrava tornato tutto come prima, prima della morte di mio padre.
Mio fratello e io eravamo spensierati, proprio come quel piccolo momento. Quel piccolo momento però valeva davvero. Magari anche Mikey stava pensando a quello, magari non riusciva a scrivere qualcosa di senso compiuto al telefono come io continuavo a rigirare la pagina precedente del fumetto perché non ero stato attento alle parole.
Ma, nonostante stessi pensando a qualcosa di triste, stando con Mikey non mi affliggeva, non riusciva a penetrarmi, ad affondarmi. Era solo un pensiero, un triste pensiero che passava come una nuvola grigia, ma che non lasciava pioggia. Questo solo quando c'era Mikey con me, solo grazie a mio fratello.
«Da dove prendiamo le robe? Ci servono camicie ner- »
«No problem.»
Mio fratello ridacchiò, e io insieme a lui. Se serviva qualcosa di nero, doveva chiedere sicuramente a me.
«Poi, cravatte...»
«Le voglio rosse»
«E che rosse siano.»
Alla fine, invece di seguire il look di quegli agenti del manga, finimmo per crearcene uno tutto nostro.
L'immagine che avevo adesso in mente, e che avevo riportato come bozza sul mio quadernetto, era di due agenti abbastanza strani. Se agenti si potevano definire.
Camicie nere, cravatte rosse. Trucco che avrei deciso io, abbinandolo al rosso delle cravatte e le cinture.
Degli agenti abbastanza dark.
A mio fratello piaceva così. Io stavo adorando l'idea ma non lo davo troppo a vedere, però mi dedicai accuratamente alle mie bozze e, dopo aver colorato quella completa, la diedi a Mikey.
«Che te ne pare? Abbastanza figo?»
«FIGHISSIMO.»
Sorrisi a trentadue denti.
Mio fratello era così spigliato e dinamico con me, ma con gli altri era diverso. Si conteneva, forse. Era più, come dire, impostato sull'attenti.
Pensai a quanto potessero fare tre anni di differenza. Ma la differenza la potevo vedere io soltanto, perché Mikey era abbastanza maturo da non farsi prendere in giro, da non farsi usare, e sapeva riconoscere benissimo le persone da evitare. Ecco perché se la cavava sempre, ecco perché lo considero un esempio.
Questa furbizia l'ha costruita man mano che eventi spiacevoli lo colpivano. Ma la sua era una voglia grande di combattere per difendersi, e l'armatura che lo avvolgeva ormai sentiva solo in certi aspetti i colpi che riceveva. Però mio fratello, al mio contrario, non era diventato freddo. Aveva solo perso la sua ingenuità, e anche la sua vivacità.
Ecco, vederlo così con me, così vivace, felice, è davvero la cosa che importa di più per me. Un suo sorriso vale molto più di qualsiasi altra cosa.
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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
FanficMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...