5. Low Self Opinion

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«Ragazzi! So che alla settima ora siamo tutti stanchi, ma prestatemi attenzione per qualche secondo.»
«Quanto mi dà ai nervi questo professore, non arriva mai al punto.» Borbottai strofinandomi il mento con il palmo della mano, e dopo poco notai lo sguardo di Raymond divertito.
«Suvvia Gerard, rianimati un po', sembri uno zombie vivente o una schifezza del genere».
«Schifezza? Guarda che mi offendo eh». Dissi, con uno sguardo che visto da chi non mi conosceva bene sembrava realmente quello di uno arrabbiato.
«Perdonami ma... come potrei offendere un ragazzo con un inesistente cuore, e quindi con inesistenti sentimenti ed emozioni?»
Pronunciai un pftt e ridacchiai silenziosamente, dopo mi guardai intorno e notai che quasi tutti avevano smesso di fare baccano, quindi prestai nuovamente attenzione al professor Gable.
«Quest'anno facciamo una cosa più carina per scegliere i nuovi rappresentanti d'istituto, ed è stato tutto lavoro delle signorine qua presenti». Indicò tutto sorridente cinque ragazze in piedi vicino alla cattedra, probabilmente dell'ultimo anno.
«Wow, siamo in belle mani ragazzi». Disse ironico Ray ai ragazzi dietro di noi, per poi scuotere la testa divertito.
«Ciao ragazzi! Allora, io mi chiamo Christa». Si presentò la ragazza, un po' bassa, con i capelli castani e dei boccoli leggeri sulle punte, prima di cedere la parola alle sue compagne.
«Io Emma»
«Lindsey!»
«Io sono Jamia»
«Beth». Disse infine l'ultima, e lei già mi stava antipatica, con quell'espressione snob.
Non so perché, ma ho sempre sentito a pelle questo genere di cose, e gli altri mi hanno sempre ricordato il detto "non giudicare un libro dalla copertina". Io? Io mi sono sempre affidato ai miei istinti e non ho mai sbagliato.

Una volta spiegati tutti i progetti che avevano in mente quelle ragazze, io avevo cominciato a deprimermi. Riassumendo, i rappresentanti non devono proporsi ma, in base a un torneo di pallavolo, sceglieranno il ragazzo che vincerà, mentre per le ragazze sarà una gara di body painting.
«Fantastico». Dissi giusto per non rimanermene in silenzio tutto il tempo e, ironia del caso, la campanella suonò appena dopo pronunciata la parola. Alzai gli occhi al soffitto, scocciato, e mi alzai dalla sedia per raggiungere l'uscita dell'aula, ma una mano mi bloccò.
«Dobbiamo partecipare assolutamente!». Disse Raymond tutto eccitato, ma io alzai un sopracciglio, e la mia espressione diceva tutto.
«Eddai Gee... non fare il noioso»
«Sai che non mi è mai piaciuto giocare a pallavolo.»
«Sì ma sei bravissimo!»
«Okay Ray, e tu hai sempre fatto schifo»
«Beh grazie!». Esclamò facendomi il broncio, e io risi.
Nel mentre mi avviai al mio armadietto, e intravidi i capelli rasati del bassino; avevamo gli armadietti vicini, e al cambio dell'ora ci vedevamo spesso. E ovviamente non parlavamo mai.
«Ehi, chi stai... ah, Iero»
«Già». Lasciai i libri nell'armadietto e lo chiusi subito dopo con il lucchetto, poi ripresi a camminare.
«Pausa?». Chiesi a Raymond indicando il cortile, e lui annuì sorridendomi.
Non appena ci sedemmo al solito posto, Ray sul muretto e io nell'erba, sfilai una sigaretta dal pacchetto che tenevo nella tasca della felpa e la accesi, facendo un lungo e gustoso tiro. Sputai il fumo dalla mia bocca dopo qualche secondo, a poco alla volta.
Vidi Ray allungare una mano in basso, così gli lasciai la sigaretta tra le dita, lasciando fare un paio di tiri anche a lui.
Appoggiai la testa al polpaccio della sua gamba penzolante e mi misi comodo, osservando i pochi alberi davanti a me con aria assorta, o persa.
Infondo il paesaggio era sempre lo stesso, non mi faceva alcun effetto. Era solo un insulso cortile di una vecchia università d'arte.
«Christa...»
«Cosa?»
«È la ragazza più carina delle cinque!»
«Ray, è la ragazza più carina di quelle cinque o delle centonovantanove che trovi carine qui? Oppure la trovi particolarmente bella.» Ridacchiai, alzando la testa per rivolgergli lo sguardo. Lui mi fece la linguaccia; sembrava imbarazzato.
«Mah...». Scrollò le spalle, «Che ne so». Rise.
«Non la stavi fissando, vero?»
«No... io non mi metto a fissare la gente, a differenza tua. Perché?»
«Ho notato che...». Feci un sorriso beffardo, assottigliando gli occhi, «Ti guardava, ogni tanto».

***

«Ehi, ehi»
«Robert, ciao»
«Hai già compilato la richiesta dei corsi?»
«Sto ancora decidendo cosa scegliere tra scienze e belle arti»
«Anche io! Beh, conoscendoti, sceglierai belle arti»
«Sì... molto probabile»
«Hai sentito del ragazzo di terzo? Ha fatto un provino di canto per una delle assemblee, ma pare non l'abbiano scelto»
«Oh. Quindi?»
«Cercano altre due persone e mi stavo domandando... se ci provassi tu, e io? Sarebbe divertente!». Esclamò con un po' troppa euforia da far girare gli studenti nel corridoio. Io lo guardai stupito, chiedendomi se stesse scherzando o meno.
«Chiedimelo quando vorranno qualcuno che sappia creare dei fumetti. Grazie». Congedai Bert con un cenno della mano e un mezzo sorrisetto e me la svignai, approfittando della folla di studenti che si stava accalcando in quel corridoio.

Frank Iero era un po' nervosetto quella sera, stava sbattendo cassetti e calciando mobili a tutto andare, e io continuavo a sghignazzare sotto i baffi finchè non sentii il mio cellulare squillare. Lo presi e controllai il numero, poi risposi.
«Ray, che c'è?»
«Sai del ragazzo al provino?». Quasi mi rompevo i timpani per il rimbombo delle sue risate. Ma che ha di tanto importante questa storia?
«Sì... come si fa a non passare un provino per una stupida assemblea?».
«Era tutto fatto!!»
«Cazzo, Ray, smettila di gridare!». Allontanai infastidito il telefono dal mio orecchio, facendo roteare gli occhi. «Wow, e menomale allora.» Dissi, riferito al dettaglio che Raymond aveva dato. Alzai lo sguardo su Frank, giusto per assicurarmi che fosse ancora al suo posto, e lo notai fissarmi in cagnesco... che gli ho fatto di male questa volta?
Feci volare una mano sulla mia fronte, senza preoccuparmi di mostrare a Iero la mia disperazione nei suoi confronti.
«Già già, ehi senti, ci vediamo domattina alla seconda ora, abbiamo fisica.»
«Fantastico. A domani allora, ciao Ray».
Lascia il telefono sul letto e tolsi la mano dal mio viso per guardare il ragazzo, che mi stava ancora guardando.
«Cosa?»
«Fanculo»
«Ma che- ».
Era tutto fatto!
Mi vennero in mente le parole di Rory. Dopo collegai la voce di Iero, la chiamata che aveva avuto il giorno prima: porta tutta la merda che hai.
Ma certo...
«Sei tu quello che ha fatto un provino da cani». Confermai mentre un sorrisetto da schiaffi comparve sul mio viso.
Un altro sguardo omicida.
Questo qualche giorno mi uccide, magari nel sonno, e non me ne accorgo nemmeno. Lo so, lo provoco, ma è che mi rende più stronzo e non credo la cosa mi dispiaccia.
«Dai su, non guardarmi così, so che ti piace fare risse ma non credi di essere un po' troppo basso per sfidarmi?»
«Dio sant... non la vuoi proprio chiudere quella bocca, vero!?». Saltò giù dal suo letto e venne incontro a me, io feci finta di essere intimorito e lui si fermò a osservarmi per capire se stessi scherzando o meno.
Feci uno scatto in avanti e mi buttai contro di lui, atterrandolo sul pavimento, senza però fargli male, dopo gli bloccai le braccia e lo guardai con gli occhi pieni di soddisfazione.
«No». Risposi alla domanda di poco prima, allargando poi le labbra in un sorriso sfacciato.
Non appena Frank Iero iniziò a muoversi come un verme sotto di me, mi alzai soddisfatto e tornai a sedermi sul mio letto, tenendo lo sguardo su di lui.
Si alzò subito e mi lanciò un'occhiata tagliente.
«Tu... ti stai facendo odiare.»
«Oh no»
«Lo dirai, e non sarai più ironico»
«Certo». Gli feci l'occhiolino, e lui mi ricambiò con lo sguardo disgustato.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora