E quel giorno, il 31 ottobre, ci vestimmo come progettato.
Eravamo realmente due fighi. Con il mio trucco poi.
Diciamo che ne sapevo qualcosa perché me ne occupavo alle recite del liceo, soprattutto di quelle sanguinolente, dove bisognava fare qualcosa di creepy.
Eravamo davanti allo specchio e continuavamo a guardarci a vicenda, per poi scoppiare a ridere.
«Sembriamo avere tanta autostima.»
«Magari fosse così tutti i giorni!» Esclamò mio fratello ridacchiando, io ridacchiai annuendo.
«Perché tu non dovresti averne? Se ti vestissi tutti i giorni così saresti sempre figo. Non è un look mostruoso, è solo simile al mio stile.»
«Beh... non hai tutti i torti»
Sentii la porta aprirsi e mi girai giusto in tempo per vedere Iero entrare e fissarci, per poi ghignare.
«Dove andiamo di bello?»
«Che fai, ti autoinviti?» Chiesi, ironico.
«Sì.» Si sedette sul suo letto provocando un tonfo e prese a guardarmi intensamente, aspettando una risposta.
«I tuoi amici hanno da fare?»
«Non escono. Sono noiose teste di cazzo»
«Come te» Dissi spostando lo sguardo sullo specchio per aggiustarmi il ciuffo dei capelli.
Lo sentii sbuffare una risata.
«Se vuoi venire con noi, vestiti in modo adatto.»
«E come?» Mi chiese, interessato a partecipare, e io ricambiai il suo sguardo nascondendo un sorrisetto.
«Me ne occupo io».
«Bene... -mio fratello ridacchiò- buona fortuna Frank, a dopo Gee, vado a prendere Bob e Ray.»
Risi quando Mikey diede buona fortuna a Frank, dai, non l'avrei maltrattato... non così tanto. Maybe.
«Vai. Ci vediamo fuori». Dopo aver pronunciato quelle parole mi girai verso Iero, strofinandomi le mani con un ghigno malvagio.
Potei giurare di averlo visto deglutire, e le sue sopracciglia si sollevarono facendo allargare gli occhi.
«Non fare così Way, sei inquietante»
«Peccato.» In un nanosecondo ero davanti a lui, scrutando per un attimo il suo fisico. Sapevo che una taglia M gli sarebbe andata bene, ma mi era venuto spontaneo.
Presi un'altra camicia, quelle nere non ne avevo più quindi presi l'unica bianca che avevo, e gliela buttai tra le braccia.
«Metti quella.»
«È tua?» Chiese, guardandomi.
Io gli lanciai uno sguardo ovvio.
«Di chi sennò?»
Iero mugolò qualcosa in risposta e prese la camicia tra le mani, dopo si alzò dal letto e ce la appoggiò sopra. Nel mentre io avevo già preso un'altra cravatta, quella ce l'avevo rosso scuro, che usavo spesso quando dovevo uscire con determinate persone ed ero obbligato a uscire vestito per bene, elegante, ma pur sempre a modo mio.
Come ultima cosa presi una cintura abbastanza... visibile. Era bianca, ma piena di borchie a punta che la facevano "brillare" alla luce.
Che c'è? Ormai si sa che ho un guardaroba strano, come lo definisce la maggior parte della gente.
Mi girai verso Frank, pronto a dargli il resto della roba.
Lui era mezzo nudo. Si era tolto la felpa ed era intento a girare la camicia in modo così goffo che quasi mi faceva pena. Accennai una risata.
«Ma ce la fai?» Mi avvicinai e lasciai gli accessori sul letto, dopo tolsi la camicia dalle mani di Frank e la girai con molta più facilità. Vidi Frank guardarmi quasi col broncio, ed era... dannatamente...
«Ce la faccio anche da solo cazzone.» Si riprese la camicia con forza, io rimasi con le mani in aria.
Carino, stavo per pensare.
Accennai un sorriso e scossi la testa, lui sembrò notarmi.
«Quella roba?»
«Devi metterla.»
Aspettai che si mettesse la camicia, dopo mise un paio qualsiasi dei suoi jeans; andavano bene, i suoi jeans mi piacevano. In realtà tutto lo stile che ha mi piace, abbastanza. Anche lui non veste colori, e poi ha i piercing, tatuaggi. Il classico bad boy, ma nano.
Appena lo vidi mettersi una mano fra i capelli, con l'intenzione di sistemarli, lo interruppi.
«Na nah.» Iniziai, raggiungendolo. «Questi li sistemo io.»
Andai a prendere la sedia posta sotto la scrivania e gliela misi davanti, facendogli cenno di sedersi.
Frank mi ascoltò, anche se un po' incerto -e sempre con l'espressione preoccupata stampata in faccia. Facevo così paura? Mi faceva sembrare così inaffidabile.
Però ci risi su; Era Frank Iero, era bello vederlo incerto.
Mi posizionai alle sue spalle e lo guardai dal riflesso dello specchio; avevo messo la sedia a pochi centimetri da esso, come dal parrucchiere. Mi sentivo molto leggero quella sera, non so dire perché. Ero, come dire, pronto a fare tutto. Veloce ma efficace. Leggero, con l'anima leggera, sì.
Siccome ero rimasto lì incantato, e purtroppo lo sguardo era rimasto fisso sul riflesso di Iero, lui alzò la testa per guardarmi.
«Allora? Devi stare a fissarmi per molto?»
«Ci vuole un po' di musica.» Mi ripresi senza dargli ascolto, come se non ci fosse stato, e andai a mettere la mia playlist, collegando il telefono alla mia cassa bluetooth.
Se si parlava di musica, come l'arte e i vestiti neri, ero super attrezzato.
Iero sembrò accennare un sorriso, e io tornai dietro la sedia per iniziare a dargli un'acconciatura.
«Posso ripassarti la rasatura?»
«Uhm... non so, non è molto bella credo. La feci da solo qualche mese fa»
«No, ti sta molto bene» Con le dita a mo di forbici, presi la sua rasatura. Era abbastanza lunga, non la tagliava da un bel po'. Lui mi guardò dal basso, annuendo.
«Allora va bene»
Gli ripassai la rasatura con il rasoio, usai quello per la barba perché non ne avevo uno adatto proprio ai capelli, perciò ci misi un po' di più. Finito di fare quella, mi occupai di spazzolare per bene i capelli sulla nuca e il ciuffo. Quel ciuffo ribelle glielo sistemai con il gel, perché proprio non stava fermo.
Adesso era perfetto. Mancava solo un po' di trucco.
Gli misi l'ombretto rosso sotto gli occhi, sempre adattandolo alla tonalità della cravatta, e gli feci un disegno sopra la palpebra con la matita nera. Una croce. Poteva sembrare qualcosa di satanico magari, e andava benissimo così.
Quando mi spostai e Iero si guardò allo specchio, alzò un sopracciglio e mosse la testa un paio di volte per guardarsi.
«Ma i trucchi dove li hai presi?»
«Sono miei.»
«Oh» Sollevò le sopracciglia facendo un sorriso idiota, io roteai gli occhi.
«Allora?»
«Mi piace.»
«Bene» Raggruppai tutte le cose che avevo usato per Frank e prima per me e mio fratello e le andai a mettere in ordine al loro posto. D'un tratto sentii un respiro caldo sulla nuca. Spontaneamente il mio collo si inclinò di lato, così Frank ci mise sopra le labbra, e succhiò appena la mia pelle.
Un sospiro di piacere uscii dalla mia bocca, e volevo morire in quel preciso istante.
Frank si era già spostato, ma era dietro di me, e io non avevo il minimo coraggio di voltarmi e dire qualcosa. Stetti fermo per qualche secondo, il mio viso andava a fuoco, mi sentivo scottare, e non sapendo che fare optai per fingere di continuare a mettere a posto quello che era già a posto.
Frank Iero ridacchiò dietro di me. Io mi morsi il labbro, dopo mi girai di scatto.
Stavo per dirgli qualcosa, ma le sue braccia mi avevano bloccato alla scrivania. Lui si era proteso verso di me e il mio viso che aveva smesso di bollire aveva ripreso a pulsare.
A quel punto le parole non servivano. Afferrai la cravatta che aveva messo in modo malandato e la tirai, avvicinando lui al mio viso. «Smettila di fare cose del genere. È ridicolo.»
«Definisci ridicolo» Disse Iero con un sorrisetto, guardando i miei occhi mentre giocava con il piercing al lato delle sue labbra. Lo faceva di proposito, vero?
Beh, il suo giocò funzionò per un paio di secondi, dopo lo stavo fissando negli occhi.
«Giocare così con me, questo è ridicolo. Ma che credi di fare?»
Credetti di vedere qualcosa negli occhi di Frank, come se le mie parole lo avessero colpito in qualche modo. La sua espressione cambiò, adesso ne aveva una neutra. Nessun ghigno, nessuno sguardo di sfida.
«Giocare?»
Io ero sorpreso quanto lui adesso.
Non ci aveva pensato? Non stava giocando, quindi?
«Sì, beh.»
Frank rise, abbassando il capo; le piccole ciocche che non erano state bagnate dalla lacca caddero sulla sua fronte.
«Non pensavo fossi così idiota.»
«Scusa?»
«Io non gioco. Se voglio una cosa me la prendo»
Di cosa stava parlando?
Stava parlando di me in quel modo? Era me che voleva prendere? Ma chi si crede di...
«E non venire a dirmi che vuoi impedirmelo»
Invece era quello che stavo per fare. Dio, la mia confusione era alle stelle e nessuno poteva capire cosa si provava a non capirci più niente. Ero intelligente, e mi sentivo così stupido.
«Perché...» Chiesi in un sussurro, guardando solo le sue labbra. Ma non con desiderio. In quel momento c'ero ma non c'ero, ero lì fisicamente ma i pensieri erano subentrati nella mia mente e quindi fissavo avanti a me, vuoto.
Non vidi l'espressione di Frank. Ero in uno stato di trance, molto strano, come se fossi in un sogno lucido. Mi sentivo stanco, abbandonato. Come se mi fossi arreso.
Arreso a lasciare che la mia mente capisse.
Frank disse qualcosa, ma non sentii.
Così mi diede una leggera sberla sulla guancia, e io tornai a guardarlo negli occhi, riprendendomi anche se non del tutto.
«Mh?»
«Gerard ma che hai»
Non risposi. Mi guardai intorno un'ultima volta, dopo misi un braccio sulle spalle di Frank e lo avvicinai a me, chiusi gli occhi e lo baciai.
Dovevo capire. Anzi, lo sapevo, ma non volevo capirlo. Perciò dovevo mostrarlo a me stesso ancora una volta.
E dopo il terzo bacio, lo capii, che Frank proprio mi piaceva.
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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
FanfictionMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...