15. Cynical Skin

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«Che c'è Way? Non ti ho mangiato la lingua» Disse Frank ridacchiando. Sentivo di essere rosso, bollente, e la febbre se non ce l'avevo me l'aveva fatta venire lui.
Accostò il dorso della sua mano sulla mia guancia e fece un'espressione strana. «Oh... sei bollente» Disse con finto tono gentile, prima di ridacchiare ancora mordendosi il labbro. Io continuavo a guardarlo. Lo fissavo e basta. Dopo mi diedi dello stupido, e reagii.
«Cos'era?»
«Cos'era cosa?»
«Quello.»
Frank Iero fece finta di pensarci, spostando una mano sotto al suo mento e accarezzando quella peluria appena spuntata. Dopo scrollò le spalle e si alzo dal mio letto, da me.
Okay, Frank Iero mi aveva appena... era un bacio quello? No perché se lo era perché avrebbe dovuto farlo. Non è che prendo sul serio il fatto che volesse la febbre anche lui, le persone di solito non fanno così.
Stavo pensando troppo anche in questo momento? No, Frank aveva appena violato il mio spazio vitale. Si era preso il permesso di avere del contatto fisico con me.
Capendo la gravità della cosa, sbottai.
«Ma che ti salta in mente?» Lo guardai con la fronte corrugata, lui mi stava davanti con le mani sui fianchi e l'espressione estremamente tranquilla.
«Dai Way, prendi tutto troppo pesantemente...»
Mi inumidii le labbra con la saliva, chiudendo per un momento gli occhi per non imprecare data la sfacciataggine e il coraggio di quel ragazzo.
Iero si buttò sul tappeto vicino al mio letto e, da sdraiato, faceva dei versi simili a una foca sul punto di morte.
Divertente, pensai sarcasticamente. Volevo vendetta. Quella sì che mi avrebbe fatto divertire.
Allungai una gamba giù dal letto e la puntai sul petto di Frank, dopo ci spinsi sopra in modo poco gentile.
Frank fece una specie di gemito, penso di spavento, e io ghignai sotto i baffi. Lo minacciai con lo sguardo e lui mise le mani attorno alla mia caviglia come per assicurarsi che il mio piede non spingesse di più.
«Vorrei proprio salirti addosso in questo modo, però le tue piccole costole si frantumerebbero in piccoli pezzettini.»
Iero alzò le sopracciglia, e si notava visibilmente che stava cercando di capire se fossi serio o meno. Ero serio. Solo che non l'avrei mai fatto.
Dopo pochi secondi di sguardi animaleschi, Frank Iero provò a tirarmi per la gamba con l'intento di farmi cadere. Io mi misi a ridere e sì, mi buttai giù con lui solo per avere più presa e metterlo meglio in trappola.
Adesso ero con il piede sopra al suo petto premuto più forte di prima e l'altro ginocchio appoggiato accanto al suo fianco.
«Non ti permettere più di fare una cosa simile a quella di prima. Chiaro?» E lì tornai serio, ricordandomi che aveva fatto una cosa, a me, senza il mio consenso. Ero dannatamente serio, anche perché con quel gesto la mia testa era piena più di prima e lo stesso i miei dubbi su di lui.
«No.»
Rimasi sorpreso della sua risposta. Mi aspettavo un sì, giusto per fare tregua, perché non era nella posizione adatta per comportarsi in modo sbagliato.
«Ma che vuoi da me?» Ringhiai tra i denti a quel punto, abbassandomi in modo da sostenere il suo sguardo e fargli capire che non stavo per nulla scherzando.
«Tu che vuoi da me. Mi stai addosso» Disse in modo ovvio, e dio, era sempre più sfacciato. Quel visino da stronzetto l'avrei riempito di schiaffi, però non ero un bullo, o meglio non volevo avere a che fare con il preside eccetera eccetera.
«E ti starò addosso finché non troviamo una conclusione.»
Iero sembrava altamente divertito dalla situazione, eppure lo nascondeva in modo abbastanza discreto, e questo non fece che aumentare la mia frustrazione.
«La trovo io se vuoi, qui, subito»
Mi spuntò un sorrisetto nervoso all'angolo delle labbra.
Iero ridacchiò: «Abbassati di più, Way».
Mi abbassai, ma ero già pronto a prevenire qualche sua mossa strana, infatti non appena la sua testa si mosse in avanti verso la mia faccia io gli diedi una testata. La mia fronte appoggiata alla sua, Iero che aveva schiuso la bocca per il colpo ricevuto.
A quel punto tutta la sfida che si poteva decifrare nei miei occhi, l'irritazione e più che altro la frustrazione, svanirono.
Ma al loro posto, venne qualcos'altro.
Qualcos'altro che non avrebbe dovuto presentarsi con Iero.
Di nuovo stavo provando quella sensazione di desiderio... nei suoi confronti. Io ero di nuovo completamente rosso in viso, e questa volta anche Frank lo era.
I nostri respiri così vicini si mescolavano tra loro e le mie labbra quasi mi spingevano a togliere il fiato, la distanza da Iero. Quasi, perché io mi trattenevo.
Dopo mi morsi il labbro così forte da lacerarmi la pelle. Non dovevo sentirmi così, non volevo.
«Oh, dio» Pronunciai involontariamente, confuso e irritato da quella situazione, e mi alzai. Mi alzai e uscii dalla camera.
Forse non avrei fatto ritorno quel giorno, non me la sentivo.

No, no, no. Ma che avevo io, non Iero.
Iero è un'idiota, e si sapeva, ma io? Che mi stava prendendo? Non volevo ammettere quello che forse stava accadendo. Non l'avrei fatto. Non l'avrei accettato, mai.
Solo perché provo attrazione verso i ragazzi non vuol dire che Iero mi piaccia, no. Continuavo a ripetermelo.
E poi, quando avrei iniziato a provare qualcosa per lui? Come potevo provare qualcosa per Iero? Quella specie di bulletto che si crede chissà chi, che non fa altro che peggiorare tutto, e lo fa dalla prima volta che l'ho incontrato. Io, Gerard Arthur Way, non posso nemmeno permetterlo a me stesso, di farmi piacere una persona simile.
No...
Perchè non me ne sono accorto prima?
Accorgermi di cosa?
Scossi la testa mettendomi passandomi una mano fra i capelli e mordendo le unghie all'altra. Ero seduto su una poltrona della sala principale, ma dopo pochi minuti andai a prendere la giacca dal mio armadietto e uscii dalla struttura.
Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee, e se proprio dovevo farlo, ammettere a me stesso quello che la mia mente voleva oscurare.
Camminai per molti minuti, dieci, forse un quarto d'ora, e non appena mi addentrai in una campagna forse abbandonata mi sedetti su dei pezzi di mattone.
«Okay...» Feci un lungo sospiro, rilassandomi. Il verde, gli uccelli che canticchiavano sottovoce e che si lamentavano mi aiutavano a non pensare troppo velocemente, a elaborare meglio le risposte che mi sarei dato. Mi guardavo intorno, ero solo, completamente. Senza contare gli animali.
Tornai a guardare avanti a me e mi accorsi di avere un anfibio slacciato, così mi piegai leggermente per fare un nuovo nodo.
«Frank Iero...» Sussurrai in un respiro, chiedendomi cosa ci fosse di sbagliato in lui, e cosa ci fosse invece di giusto; se qualcosa c'era.
Frank Iero era un ragazzo troppo spavaldo, troppo presuntuoso, arrogante, sfacciato. La ragione doveva essere sempre la sua, e la vittoria anche. La tregua con lui era assolutamente una posticipazione della lotta con alimentazione del fuoco.
E io non pensavo che quel ragazzo fosse così terribile. Con le altre persone non lo vedevo comportarsi in modo così irritante, ma forse non me ne sono accorto. Invece sembra provare gusto a mandare me in crisi.
Quel giorno mi aveva baciato, e le mie emozioni non hanno corrisposto a quello che ho sempre provato per lui, ovvero rabbia e altre cose negative.
Anche quello che avevo provato in quel momento era una cosa negativa, se nei suoi confronti. Avevo provato piacere, a scambiare quel bacio. È orribile ammetterlo a se stessi, è frustrante, confusionario.
Ho sempre odiato Frank, perché dovrei sentirmi così? Pensavo. Il fatto è che non so ancora adesso come mi sentivo quel giorno, ero realmente un vortice. Un vortice di tutto.
Non potevo nemmeno pensare "mi piace Frank Iero" o "provo qualcosa per lui", perché non era così. Non era così, nonostante avessi provato quelle cose.
Non voglio dare la colpa agli ormoni o robe simili, perché non sono più un ragazzino, ho il controllo di me, so quello che voglio... di solito. Adesso non mi capisco.
Forse dovrei aspettare, vedere, valutare, capire il gesto di Frank Iero, pensai, anche se ero convinto che quella cosa l'aveva fatta per sfottermi.
Più tardi collegai qualcosa, se non molte cose, e ricordai che c'era sempre qualcosa in più che sentivo in presenza di Iero. Qualcosa che si mischiava all'irritazione che provavo costantemente, e che non faceva altro che peggiorare il mio umore, la situazione. Quel qualcosa mi stava tormentando da un po', e solo adesso me ne ero accorto.
Dovevo capire cos'era.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora