«Comunque, Iero... potrei darti una mano per passare quel provino, sai..»
«Eh?», Accennò una breve risata sarcastica, «Perché non... aah, non perdo tempo con te». Fece per andarsene dalla camera e io, nonostante fossi confuso dalla sua reazione perché non avevo detto nulla di male, lo seguii e gli afferrai un braccio.
«Che c'è, non ti piace essere aiutato dagli altri? Sei un presuntuoso. Avrei dovuto aspettarmelo». Dissi tutto d'un fiato, senza alcuna fatica, e tornai a sedermi sul mio letto.
Ma perché ci perdo io tempo con lui?
Frank Iero mi guardava con una faccia seria e io, più prepotente di lui, non accennavo a spostare lo sguardo dal suo.
«Non è proprio questo. Cioè, in parte sì, ma... che cazzo devo dire a quella!? Farei un'altra figura di merda.» Si spiaccicò una mano sulla faccia facendo un risolino, io alzai gli occhi al soffitto.
«Tutti stanno parlando di te là fuori -indicai la porta mentre lo guardavo con fare saccente- sarebbe meglio rifarsi, non credi?»
Vidi Iero cambiare espressione lentamente, mettendone su una che non avevo mai visto. Sembrava comprendere, e io più che altro ero sorpreso del fatto che volesse comprendere.
Sbuffò. Si era arreso.
«Okay... ma come mi...»
«Come ti aiuterò? Non sono problemi tuoi. Vediamoci qui dopo la fine delle lezioni. Non un minuto di ritardo.»
Spalancò la bocca per la mia sfacciataggine, io ghignai brevemente e alzai il mento soddisfatto.
«Ti sto facendo un favore, non puoi lamentarti». Gli feci l'occhiolino prima di uscire dalla camera, poi mi diressi all'armadietto dove incontrai Ray.
«Ehilà!». Lo salutai con la mano, lui sembrò metterci un po' a captare il messaggio.
«Ge...» Si avvicinò a me e mi palpò le guance, con i suoi soliti movimenti lenti, e poi mi guardò fisso negli occhi tenendo le mani ai lati del mio viso. «Ehi. Tutto bene? Che è successo?».
Lo guardai per un po', dopo scoppiai a ridere.
«Che cazzo? Sto benissimo. E tu?»
«Bene... bene. Sei di buon umore, Gerard, wow.»
«Oh è questo allora. Fanculo Raymond»
«Non chiamarmi Raymond». Disse velocemente ma marcando le parole, facendo un'espressione disperata.
«Sì sì, scusa Raymond.»
Vidi i tre puntini di sospensione uscire dalla testa di Ray e correre verso di me come proiettili affilati. Ridacchiai e me la svignai in classe dopo aver preso i libri necessari.***
Saltai l'ultima ora quando Raymond e Bob mi dissero che Brendon sarebbe tornato e io avrei potuto vederlo dopo tanto tempo. Brendon è il pagliaccio del gruppo, e con lui in effetti le cose cambiano molto, anche se non sembra una persona seria è sempre pronto a sostenerti moralmente in qualsiasi circostanza.
Mi ha detto che in questo mese non ha potuto farsi vivo per via di una gita di gruppo che avevano progettato durante l'estate in onore dell'ultimo anno.
Brendon è più grande di noi di quattro anni - era la seconda volta che ripeteva il quinto anno - ma Bob l'aveva conosciuto attraverso internet grazie a un suo annuncio dove cercava un batterista.
A Brendon piace suonare la chitarra elettrica, peccato però che non era una grande passione e quindi la band che avevano formato quel giorno ha funzionato solo per un paio di mesi.
Mi ricordo che Bob ci restò malissimo, perché finalmente il suo sogno si era avverato e Brendon glielo aveva spezzato senza preoccuparsi più di tanto dei suoi sentimenti.
Ricordo anche che quel giorno diedi il primo pugno a Brendon, giusto per fargli capire che doveva avere più tatto. E da quel giorno io e Beebo, così lo chiamiamo, diventammo grandi amici. Eravamo diventati il duo delle teste calde, così ci chiamava Raymond.
Dopo aver chiacchierato un bel po' sono andato in camera, abbastanza presto, proprio per incontrare Frank Iero.
Aprii la porta e lo vidi bloccarsi al centro della stanza e spostare lo sguardo su di me.
«Sei tu quello in ritardo».
Feci un sorrisetto e abbassai lo sguardo sull'orologio allacciato al mio polso.
«Di cinque minuti. Hai ragione, Iero. Che sbadato». Ridacchiai silenziosamente e mi avvicinai a lui. Sembrava in ansia, ma per cosa?
«È pronto o vuole qualche altro minuto per prepararsi psicologicamente?»
«Way, non fare lo scemo».
Feci una smorfia seccata e mi grattai la nuca, mettendogli poi una mano sulla spalla senza delicatezza. Lui mi guardò, pronto a fare rissa.
Risi.
«Stai tranquillo. Respira profondamente».
Frank sollevò un sopracciglio, io roteai gli occhi.
«Vuoi che ti aiuti o no? Collabora e sta' zitto»
«Non sto parlando»
«Zitto ho detto.» Misi una mano sul suo petto e spinsi il palmo un paio di volte per fargli capire di seguire il mio consiglio. Quando lo sentii fare un bel respiro, chiusi gli occhi e feci un movimento con la mano libera verso l'alto.
«Canta. Quello che vuoi. Fai come se io non ci fossi». Non so dire se avessi chiuso gli occhi per farlo sentire a suo agio o per non vedere le sue espressioni da "mi prendi per il culo?". Per fortuna non ribattè in alcun modo, iniziò, timidamente, a canticchiare una canzone. La prima canzone che aveva messo al suo stereo la prima volta che siamo stati in questa stanza.
Sentii un leggero brivido, aprii gli occhi ma guardai in basso per non interromperlo.
«Più forte.»
«Cos...»
«Canta più forte ora». Dissi duramente, dandogli un colpetto di avviso sul petto.
Riprese a cantare, sempre a bassa voce, prendendo però confidenza mano a mano. Quando capii che stava arrivando il ritornello, sussurrai di metterci tutta la voce, e così lui fece.
Alzai lo sguardo e vidi che lui aveva gli occhi chiusi. Il suo viso era corrugato, per lo sforzo che ci stava mettendo. Riuscivo a sentire l'odore di sigaretta e menta che usciva dalla sua bocca.
Distolsi lo sguardo e lo puntai verso destra, togliendo lentamente la mano dal suo petto.
Lui, dopo aver cantato il pezzo del ritornello, smise e aprì gli occhi. Non aveva finito di cantare la canzone, però.
Feci un passo indietro e lo guardai, dopo annuii.
«Non male per adesso.» Lui mi guardò con un sopracciglio sollevato, io continuai: «Per adesso. Muoviti a esercitarti». Sbadigliai e andai a sedermi sul letto.
«Esercitarmi?»
«Sì, Iero. Quello che hai fatto fino ad ora».
Sembrò essere sorpreso da quello che avevo detto, e io nascosi un piccolo sorriso.
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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
FanfictionMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...