16. I can't Lie

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Era passata una settimana da quell'evento.
Un paio di giorni li passai praticamente sempre nella stanza dei miei amici, mentre nei restanti cercavo di ignorare la presenza di Iero e di passare il tempo solo con mio fratello.
Mikey mi aiutò a levarmi dai piedi Frank, ma la cosa che non capivo è che stavo sbagliando. Mi ero detto di dover capire quello che stava succedendo, e invece rimandavo sempre, e ignoravo Iero, e c'erano solo sguardi che facevano capire tutto e niente.
E appunto una settimana dopo, Frank si stancò, probabilmente.
Ero seduto sul letto a farmi raccontare da Michael i gossip su quelli della nostra facoltà, ma Frank Iero ci venne a disturbare e, prendendomi dal braccio, mi tirò su.
«Che diamine vuoi?» Sbottai guardandolo con l'espressione corrucciata, lui serrò la mascella ma senza dire nulla mi trascinò fuori dalla camera, lasciando mio fratello confuso e perplesso.
«Non mi devi toccare» Dissi alzando il tono della voce, mentre lui continuava a camminare per non so dove, senza darmi ascolto. «Iero!» Strattonai il braccio per farmi lasciare, Frank si girò soltanto a guardarmi, serio in volto.
Rimasi a guardarlo, così lui aprì bocca, per non dire nulla.
«Un attimo.» Sussurrò pochi secondi dopo, diminuendo la forza con cui teneva il mio braccio, e riprese a camminare.
A quel punto stetti zitto. Lo seguii senza farmi altre domande, e arrivammo in cortile, o meglio dietro, dove nemmeno i bidelli andavano a pulire. Eravamo sotto le scale di emergenza, vicino un'entrata che portava chissà dove e che nessuno apriva più da anni. Visibilmente.
Mi guardai intorno, scostando il braccio dalla mano di Iero, dopo deglutii e schiarii la voce. Guardai il ragazzo, pronto ad affrontarlo.
Frank però guardava in basso.
«Mi hai portato qua. Adesso?» Misi una mano sul fianco, irritato, come sempre quando avevo a che fare con lui, e allora mi guardò.
Mi guardò semplicemente, ancora un po'. Quel che bastava però a farmi attorcigliare il cervello. Cercai di reggere, di mantenere intatta quella porta che divideva la realtà dai pensieri, ma questa crollò ancora una volta.
Chiusi gli occhi, sospirando.
«Senti...»
Un tuffo al cuore. Un tuffo sulle labbra.
Aprii gli occhi, Frank iero era petto contro il mio, e di nuovo mi stava baciando. Baciando.
Non ci capii più niente. Non sapevo che fare.
Avrei dovuto fare qualcosa? Cosa, respingerlo? Spegnere la mente? Sì, probabilmente quello.
Lasciai che tutto si spegnesse. Tutto tranne qualcosa. Quel qualcosa ero io, in quel momento ero lucido. E avevo appena messo le mani attorno a Iero. E lo stavo baciando anche io.
Dio, i brividi. Che cosa mi stava facendo...
Quando le sue mani raggiunsero la mia faccia, sentii quasi l'impulso di staccarmi, di non dovermi fare toccare da lui, di non dovermi lasciare andare, aprirmi.
Avrei voluto solo sprigionare il gelo che viveva in me, ma non riuscivo. Lui bloccava quelle porte, quando io non riuscivo a bloccare me stesso.
Era positivo? Era negativo?
Ma cos'era giusto, cos'era sbagliato, in quella situazione?
Zittii la mia mentre premendo le labbra contro quelle di Iero e strizzando forte gli occhi. Ci riuscii. Allora iniziai a sentire il piacere invadermi il corpo, il calore che mi trasmetteva quel ragazzo, il brivido, l'emozione.
Era come stare sulle montagne russe, hai paura ma dopo vorresti risalirci. E io mi sentivo esattamente così.
Avevo paura di quello che stava accadendo, ma era troppo bello per interromperlo. Qualsiasi cosa fosse.
Magari dopo me ne sarei dovuto pentire, magari avevo appena segnato la mia fine. Ma non provavo qualcosa così da tanto tempo, o non l'avevo mai provata.
Cosa succede? Mi chiesi ancora una volta, poco prima che Frank si staccasse da me e dalle mie labbra. Sentii subito il freddo pervadermi, così rabbrividii.
Sentivo le labbra appena gonfie, le sentivo pulsare. Così come le mie guance, e lo stesso il cuore. Batteva forte, e io ero affannato, e guardavo Iero in un modo indecifrabile.
Indecifrabile perché nemmeno io sapevo quale espressione avevo in quel momento.
Dopo un minuto esatto Frank Iero disse qualcosa che mai niente mi avrebbe impedito di cancellare dalla mia testa.
«Non pensavo che baciarti sarebbe stato bello... ed è per questo che l'ho rifatto.»
La mia bocca si aprì, forse boccheggiai un paio di volte.
Mi ricomposi, alzando la testa e guardando meglio Frank.
«Cosa mi stai dicendo?» Chiesi, non sapendo cosa dire, fare.
«Qualcosa che non so. È partito così, non l'ho fermato»
Corrugai la fronte; mi stava confondendo di più in quel modo, con quelle parole.
Lui, notando la mia confusione, spostò seccato lo sguardo alla sua destra.
«Avrei potuto starti alla larga come sempre, ma dopo averti baciato per gioco ho sentito di non doverlo fare.»
«Oh...» Pronunciai spontaneamente, anche se ancora non ci avevo capito molto. Mi stava dicendo qualcosa, ci stava provando, ma non voleva spiegarsi più di tanto; e io non mi accontentai. Incrociai le braccia, sollevando un sopracciglio.
«Quindi?»
Frank Iero tornò a guardarmi e nello sguardo gli leggevo la voglia di alzarmi le mani. Io sorrisi con gli occhi. Con gli occhi, sì, in modo beffardo, si notava ma non troppo.
«In poche parole potrei voler fare una cosa simile ancora una volta» Mi indicò con un dito come se avesse ancora la scena davanti a lui, e la ricreò anche a me. Così la mia sfacciataggine si abbassò, leggermente rosso in viso, ma nonostante ciò alzai il mento, indignato.
«Ah sì? E sei sicuro che te lo permetterò?»
«Sì» Rispose veloce, anche se il suo tono non era molto convinto al contrario di quello che usava quasi sempre.
«Vedremo» Dissi io soltanto, facendo per andarmene.
Frank Iero mi raggiunse da dietro e, con la testa accostata alla mia spalla, mi sussurrò all'orecchio: «Oh sì che vedremo».
Lo guardai con la coda dell'occhio, e una frazione di secondo dopo, lui si era allontanato.
Cosa da tutti i giorni quello che era appena successo. Vero? Non avrei dovuto pensare a nulla perché non era successo nulla di particolare. Cercai di convincere la mia mente, me stesso, in modo stupido, perchè farei di tutto pur di non tornare a pensare a tutti i fottuti dettagli della mia vita. È difficile, più stressante dell'università.
Sospirai sedendomi tra l'erba del giardinetto nel cortile della scuola. Il verde mi aiutava, come sempre, e aggiunsi anche un po' di musica nelle orecchie. Con quella sarei stato al sicuro completamente, e nessuno avrebbe disturbato quel momento, solo per un po'.

𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora