Me ne stavo sdraiato tranquillo a leggere uno dei fumetti che mi ero portato quando la porta si spalancò e Frank Iero venne furioso verso di me.
«Dimmi come cazzo ti sei permesso!».
Lo guardai con la mia solita espressione, apatico, e scrollai le spalle. Dopo sfogliai una pagina del piccolo libro e ripresi a leggere.
«Idiota!». Con uno schiaffo fece volare il mio fumetto dall'altro lato della stanza; io rimasi esattamente nella stessa posizione per pochi secondi, dopo mi alzai, afferrai il colletto della sua maglietta avvicinando il viso al suo in modo minaccioso, e dissi qualcosa che poteva sembrare quasi ironico: «Non toccare mai più i miei fumetti». Lo lasciai lì impalato e andai a raccogliere il fumetto dal pavimento, lasciandolo poi sul mio letto dove mi sedetti nuovamente. Alzai lo sguardo su Iero e lo notai fissarmi, ancora impalato, e poi scoppiò a ridere.
«Idiota», ripetè con disgusto nella voce, facendo un sorriso sarcastico. «Perché non vai da Oliver e ti fai dare un'altra fottutissima stanza, eh?»
«Se proprio non mi sopporti puoi farlo tu, lascio in mano a te la cosa». Dissi con indifferenza, ridendo sotto i baffi perché sapevo perfettamente che quell'uomo, Oliver, non l'avrebbe accontentato.
Frank serrò la mascella e se ne andò, sbattendo violentemente la porta.
Sospirai, sarebbe stato un lungo anno, altrochè.* * *
Due settimane senza eventi particolari.
Frank Iero non mi dava ai nervi perché non ci vedevamo quasi mai e Raymond e Bob erano impegnati a studiare, quindi non sono uscito mezza volta se non per studiare o passare il tempo in cortile.
In quei giorni parlai solo con Robert. Lui non è mai stato di quale compagnia, ma almeno iniziai a recuperare i rapporti, e non seppi dire se fosse un bene o un male. Se avessi chiesto a Ray, avrebbe sicuramente cercato di picchiarmi...«Sai, ho parlato un po' con Bert ieri...» mi schiarii la voce, ma abbastanza velocemente da non dare tempo a Ray di aprire le labbra. «Non sapevo avesse ripetuto l'anno». Dissi la prima cosa che mi era venuta in mente.
«Già. Lo ha fatto.»
Ed ecco il Ray freddo.
Ugh... avrei dovuto tenerlo per me?
No. Lui è il mio migliore amico, e io non devo trattenermi a parlare con lui.
«Ray, dai, non cominciare.» Dissi, serrando la mascella mentre osservavo la sua espressione infastidita rivolta alla sua sinistra. «Non ho intenzione di fare nulla se non di passare il tempo con i miei vecchi amici, solo questo.»
«Lui non è tuo amico». Il tono di voce e il suo sguardo, in quel momento, erano dannatamente seri, purtroppo. Quando Raymond è serio, nessuno, e dico nessuno, può ragionarci.
«Ray...»
«Gerard. Io ti capisco, e capisco anche lui. Per questo non voglio che tu ti ci riavvicini: quello non vuole la tua amicizia.»
I miei occhi si sgranarono per un attimo. Pensai per un momento di essere stato così ingenuo, cosa non da me, per tutto il tempo -da quando ero tornato all'università e avevo parlato con Robert-, dopo scossi la testa. Però annuii.
«Ho afferrato.» Dissi semplicemente, e iniziai a camminare verso la mia stanza, seguito dal mio amico che aveva cambiato espressione. Ero offeso, non da lui, ma dal solo pensiero che Robert avesse altre intenzioni dalle mie, che erano totalmente positive, neutre?
«Gee?»
«Mh?». Mi fermai di scatto, notando di aver aumentato il passo involontariamente.
«A che stai pensando..?»
«Io? Beh, a nulla»
«Gerard.»
Dal tono di voce di Raymond puoi capire tutto, perciò decisi di arrendermi subito, senza girarci intorno.
«Sto pensando a quello che mi hai detto. Ne sei sicuro, no? Allora lo tratterò per quello che vale. Te lo prometto, okay?». Dissi tutto d'un fiato, senza pensarci, ma Ray sa che quando dico una cosa è quella, per fortuna. Infatti abbozzò un sorriso e annuì, cosa che mi rassicurò nella scelta.
Non avevo bisogno di nuovo di Robert nella mia vita, infondo, aveva ragione Ray, non ha mai fatto nulla di buono quando è entrato nella mia vita. A parte ingannarmi.
Lo perdonai, sì, anche perché eravamo pur sempre ancora dei ragazzini, ma ciò non voleva dire che gli avrei dato più molta confidenza, e così sarei stato anche più tranquillo -anche Raymond.Pensai di essere ancora solo quella sera -cosa positiva, ovviamente- e invece il bassino rompiscatole era proprio lì. Mi stava già guardando male da come ero entrato, ma io lo ignorai totalmente.
Lo sentii borbottare qualcosa, probabilmente da attirare la mia attenzione così da insultarmi una volta incrociato il suo sguardo. Iniziavo già a capire le sue stupide tattiche, e mi veniva da ridere, ma sapevo che il minimo movimento strano avrebbe causato una discussione.
Mi sedetti tranquillamente sul letto, dopo aver preso il fumetto che dovevo finire, e sfilai con delicatezza il segnalibro sfogliando la pagina da leggere.
«Allora, ci sei per stasera?». Sentii Frank ridacchiare, probabilmente in chiamata; il mio sguardo era incastrato tra le parole, perciò non alzai lo sguardo nemmeno per una frazione di secondo, ma le mie orecchie continuavano imperterrite a sentire quello che Frank stava dicendo.
«Bene, bravo. Porta tutta la merda che hai... non fare il coglione, sai che intendo.» Rise di gusto e alla fine riuscii a distrarmi, così chiusi il piccolo libro con un tonfo e lo lasciai cadere. Proprio come un bambino capriccioso. Pensai di dovermi trovare un posto tranquillo, magari con l'aiuto di Raymond.
Andai diretto alla porta; solo quando uscii lanciai un'occhiata a quel ragazzo e notai che mi stava fissando ammutolito.

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𝐘𝐨𝐮'𝐥𝐥 𝐑𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠
FanfictionMi guardai attorno, tutto era normale. Tutto scorreva lentamente, le voci dei miei amici che riempivano l'aria, mio fratello che aveva messo la sua musica allo stereo. E poi c'ero io, e c'era Frank. C'erano i nostri cuori, che erano in verità la co...